Nuovo esercito Italiano 

L'Esercito Italiano nasce ufficialmente il 4 maggio 1861 quando la Gazzetta Ufficiale del Regno pubblica il R.D. che ne sancisce la fondazione: "Vista la legge in data 17 marzo 1861, colla quale S.M. ha assunto il titolo di Re d'Italia, il sottoscritto rende noto [...] che d'ora in poi il Regio Esercito dovrà prendere il nome di Esercito Italiano, rimanendo abolita l'antica denominazione di Armata Sarda, firmato Manfredo Fanti, Ministro della Guerra".  

All'indomani della II guerra di indipendenza, con l'incorporazione delle province centrali e meridionali, le brigate di fanteria di linea passano da 14 a 26 + 2 brigate di granatieri. i Comandi di divisione da 5 passano a 14. (+3 divisioni lombarde, 3 emiliane, 2 toscane, 1 mista). Per l'assorbimento dei soldati borbonici  si dovettero affrontare i  problemi di fedeltà e professionalità dei nuovi cittadini ed altro trattato in altri capitoli nel sito. Su 3.600 domande di incorporazione di ufficiali ne vennero accolte solo 2.300. Dei sottufficiali e truppa solo un terzo fu accolto (20.000). La cavalleria italiana all'atto della proclamazione del regno (marzo 1861) ha 17 reggimenti. I garibaldini in genere, rifiutati, non trovano nemmeno collocazione in  una proposta particolare di Guardia Nazionale vista come il fumo negli occhi (Garibaldi vivente). Molti ufficiali di Garibaldi passano però nei ranghi dell'Esercito regolare col grado acquisito artatamente e con la sicurezza dell'avanzamento di carriera così come molti si danno alla politica "infestando" tutta la restante parte politica del secolo. Negli anni che intercorrono con la III guerra di indipendenza si aggiungono le brigate dalla 27a alla 36a. I granatieri passano a 4 brigate (granatieri di Sardegna, Lombardia, Napoli, Toscana (poi Lupi di Toscana), la cavalleria a 19 Rgt. e i bersaglieri a 40 battaglioni. Il totale degli uomini ora in armi è  di circa 250.000 persone, su un totale mobilitabile più che doppio. Nel 1871 dopo la presa di Roma si aggiungono altre 4 brigate.  Tutti i reggimenti saranno da qui in avanti su 3 battaglioni (ma per i bersaglieri questo scatta dopo a 12 rgti x 3 btg = 36 quando i corpi d'armata salgono a  12). Con la riforma Magnani Ricotti del 1872 la ferma viene accorciata a 3 anni e la leva obbligatoria si compone di 1/3 degli iscritti ai distretti + 1/3 in ferma breve e gli altri a casa per diversi motivi (allora non era come adesso: i giovani erano più numerosi dei vecchi). All'esercito di linea si affianca al posto della Guardia nazionale la Milizia Mobile o secondo esercito e quella Territoriale formata dalle classi più anziane
 

BRIGATE DI FANTERIA REGGIMENTI E COLORI MOSTRINE

Bergamo 25° 26° Blu con una riga rossa al centro
Pavia 27°  28°  Verdi con una riga rossa al centro
Pisa   29° 30° Verdi con due righe nere laterali
Siena   31° 32° Nere con due righe gialle laterali
Livorno 33° 34° Arancione
Pistoia 35° 36° Arancione con una riga nera al centro
Ravenna 37° 38° Bianco con due righe rosse al centro
Bologna  39° 40° Bianco con una riga rossa al centro
Modena 41° 42° Bianco con due righe viola ai lati
Forlì 43° 44° Bianco con due righe cobalto ai lati
Reggio 45° 46° Bianco con due righe verdi ai lati
Ferrara 47° 48° Cobalto con due righe rosse si lati
Parma 49° 50°  Cobalto con due righe bianche ai lati
Alpi  (Cacciatori) 51° 52° Verdi

La scelta dei nomi è indicativa delle terre "conquistate" dopo il 1859

che vanno dalla Lombardia, alla Toscana, all'Emilia

LA LEVA POSTUNITARIA

http://www.labassaromagna.it/binary/bassa_romagna_new/edizioni/opuscolo_bassa.1319644475.pdf 
Allo spostarsi delle frontiere nelle guerre di indipendenza corrispondeva anche quello delle leggi. La legge Sarda si applicava subito sui territori di competenza salvo aggiustamenti che sarebbero arrivati appena possibile. Non esistendo ancora la struttura militare dei distretti il primo livello della leva era demandato ai sindaci (di nomina prefettizia). La mobilità delle gente specie in agricoltura e la carenza delle registrazioni dello stato civile (negli stati della chiesa si faceva in parrocchia) faceva della massa dei coscritti una entità molto variabile e sconosciuta. Il 1° gennaio di ogni anno quindi i sindaci notificavano ai giovani conosciuti l’invito a iscriversi alla leva e ai relativi padri di dare il consenso poiché per legge questi erano minorenni. Per le esenzioni c’era ancora tempo. La lista, compilata dal sindaco nello stesso mese di gennaio sulla base delle dichiarazioni pervenutegli e delle indagini compiute nei registri parrocchiali e dello stato civile (a caccia di errori) 22, doveva essere pubblicata entro il mese di febbraio. Il secondo passo era quello che seguiva la notifica della lista esatta al prefetto. Il Prefetto incaricava il Commissario di leva del capoluogo di mandamento affinché in pubblica adunanza, alla presenza di sindaci, iscritti o loro rappresentanti, la si verificasse ancora e si procedesse alla compilazione della lista d'estrazione, assegnando a ciascun iscritto un numero progressivo. Questo numero veniva trascritto su schede poste in un'urna e poi estratte a sorte dagli iscritti presenti. I sorteggiati andavano a costituire il contingente di 1a categoria immediatamente mobilitabile. Le esenzioni erano le più varie, dal sostituto (che faceva il militare per te) alla somma versata (non era una tangente per stare a casa) ed altre per malattie difetti etc. Erano inoltre esentati i figli maschi unici, i figli unici di madre vedova, gli orfani e coloro che avevano un fratello o arruolato nella medesima lista o sotto le armi. Di quelli estratti però molti si davano alla macchia o sparivano. Le percentuali più alte si avevano al sud (media nazionale 11,5%). I prefetti rappresentanti del Governo cercavano anche di fare pubbliche relazioni esaltando l’utilità sociale del servizio militare e garantendo che i giovani sarebbero tornati più istruiti e ordinati oltre che ingrassati. Si garantiva anche l’aumento della moralità ma non si spiegava come. Uno strumento di carattere eccezionale che venne disposto dal governo nel 1861 nei confronti di coloro che «si ostinano a tenersi latitanti», fu quello di «collocare presso le singole famiglie dei refrattari un picchetto di soldati che campava alle spalle della famiglia del renitente fino al suo ravvedimento». Con l’abbondanza che c’era allora …. Scendendo sul piano pratico per una recente ricerca sulla Lombardia:

Dalla relazione del Gen. Federico Torre al ministro della Guerra 1864
… Unita la Lombardia al Piemonte, i soldati Lombardi che si trovavano sotto le bandiere austriache, in virtù dell'articolo 13 del trattato di pace segnato in Zurigo tra la Sardegna, la Francia e l'Austria, e ratificato poi in Torino il 17 del mese di novembre del 1859, furono liberati da quel servizio, ed a drappelli rimandati successivamente nella loro patria. Questi militari erano 45.503. Dovendo questi uomini essere versati nel R. Esercito, con Decreto Reale del 10 novembre 1859 vennero determinati i nuovi obblighi militari cui dovevano essere sottoposti, e nel tempo stesso venne stabilita la durata e la decorrenza della ferma che dovevano percorrere. A pareggiare intieramente la sorte dei soldati lombardi a quella dei soldati delle antiche Provincie, fu fissata la medesima ferma per tutti, assegnando senza eccezione i Lombardi alla classe della Leva corrispondente al loro anno di nascita, come la legge sabauda del 20 marzo 1854 N. 1676 sulla leva prescriveva per i Piemontesi. Siccome però per la Patente Imperiale del 17 settembre del 1820, che regolava la coscrizione in Lombardia, i giovani erano soggetti al servizio militare a principiare dall'età di anni 20 compiti, così fu prescritto, per una massima generale, che la ferma dei soldati Lombardi dovesse intendersi decorrere dal mese di gennaio dell'anno in cui avevano compiuto il ventunesimo di loro età, niuna distinzione fatta per coloro che fossero stati chiamati sotto le armi in tempo diverso. Nello stesso Decreto fu provveduto a riguardo degli individui che avevano disertato la bandiera austriaca ed ai molti refrattari alle Leve fatte dall'Austria, uguagliando i loro obblighi a quelli dei militari concittadini regolarmente istituiti dal Governo Imperiale, non potendosi naturalmente mettere in dubbio il diritto di esigere dai medesimi che restassero ora al proprio paese un tempo di servizio pari quello cui ancora erano tenuti i soldati coi quali furono ascritti. Nel R. Decreto sopra citato del 10 novembre 1859 circa li obblighi militari, nel R. Esercito, de' Lombardi già al servizio austriaco, fu determinato che, siccome gli uomini delle classi 1828 e 1829 delle antiche Provincie, classi che erano le più anziane fra quelle tuttora vincolate al militare servizio, sarebbero stati fra breve congedati, così si dovevano considerare come sciolti da ogni obbligo ulteriore i Lombardi nati anteriormente all'anno 1833. legge N. 1676/1854 sulla leva piena di omissis a 160 anni di distanza
http://www.dircost.unito.it/root_subalp/1854.shtml 
22 Il sindaco poteva ad esempio iscrivere d'ufficio un giovane che si sapeva o presumeva fosse in età di servizio militare, anche se questi non si era iscritto di sua volontà. Spettava poi al giovane presentare eventualmente documenti comprovanti la sua minore età.
25 I coscritti erano divisi in due categorie, il numero della prima era stabilito di anno in anno dal Parlamento in base alle esigenze militari: nel decennio dal 1861al 1871 variò tra i 40mila e i 55mila soldati. La ferma per la prima categoria era di 11 anni di cui 5 in servizio sotto le armi e 6 in congedo illimitato (Riserva). La lunga durata si spiega con la volontà di creare un esercito di qualità secondo il modello francese. La seconda categoria doveva invece sottostare, almeno in tempo di pace, tutt'al più a 40 giorni di addestramento; questo permise di allargare la formazione militare, provando così a conciliare il principio di qualità con quello di quantità, proprio del modello prussiano, cfr. F. CAPPELLANO, Cenni sull'evoluzione del reclutamento obbligatorio nell'esercito italiano, in Fare il soldato. Storie del reclutamento militare in Italia, a cura di N. LABANCA, Milano, Edizioni Unicopli 2007, pp. 336-337.

 

- Milizia Mobile: era formata da congedati di medio livello, ovvero le prime quattro classi più giovani in congedo dopo i 5 di leva (ridotti poi 3 anni). Costituita il 19 luglio 1871 come milizia provinciale era formata da 960 compagnie di fanteria di linea (48 rgt di 3 Btg cad), 60 compagnie di bersaglieri su 18 btg. Nel 1873 muta il nome. La Cavalleria contava su 144 squadroni e gli Alpini, costituiti di recente su 6 reggimenti di prima linea, contavano su 36 cmp presidiarie.
- Milizia Territoriale: costituita nel 1876 era formata dalle sette classi di leva più giovani in congedo dopo le quattro della Milizia Mobile (3+4+7=14=uomini di 34 anni).  La fanteria in caso di necessità poteva schierare 320 btg e gli alpini 30. La milizia territoriale poteva disporre solo di artiglieria da fortezza (100 cmp) e genio zappatori (30 cmp)

Con la creazioni del corpo delle truppe alpine si formano, dalle compagnie presidiarie di montagna, 6 reggimenti Alpini. All'inizio della Prima Guerra Mondiale furono mobilitate 38 compagnie di Alpini della Milizia Mobile. Normalmente la Milizia Mobile negli Alpini era inquadrata nei btg. "Monte" e 63 compagnie di Alpini della Milizia Territoriale inquadrati nei btg. "Valle". La cavalleria sale a 22 reggimenti nel 1883. Con la riforma Ferrero del 1894 i reggimenti di fanteria salgono a 96 compreso i due di granatieri (47+1 brigate vedi specchio e colori mostrine a fondo pagina). Negli anni dal 1897 al 1909 gli alpini aggiungono 2 nuovi reggimenti (7-8°). Bersaglieri (12 reggimenti e 36 battaglioni) e fanteria restano invariati. Per il servizio di colonia si costituiscono  di volta in volta formazioni temporanee prelevate da tutti i reggimenti o nuove specialità illustrate nei singoli capitoli.

FERMA MILITARE nell'Esercito
1854 - 5 anni e 40 giorni (8 in cavalleria) - 1869 - 3 anni e 9 mesi
1870 - 3 anni e 3 mesi - 1875 - 3 anni fanteria (5 in cavalleria)
Fine '800 - 2 anni e mezzo fanteria (4 in cavalleria)

Naturalmente in caso di Guerra (ma questa arrivò 45 anni dopo) il personale combattente diviso fra primo esercito e secondo esercito (Territoriali e Mobile) non avrebbe raggiunto i numeri desiderati anche perché molti dei coscritti poteva aver cambiato lo stato fisico. Sulla III Categoria, che era sparita dai conteggi, e che comprendeva anche tutti i coscritti con difetti fisici, si poteva forse puntare ma si trattava di uomini che non avevano avuto addestramento militare neanche temporaneo. Esaurite tutte le possibilità con il richiamo completo della riserva si cominciò ad alzare le classi di leva (fino a 40 anni). I richiami selvaggi attuati dopo il primo anno di guerra sula II cat. portarono in linea di tutto, con grave disappunto dei comandanti di minore unità. Tant'è, se si formavano ufficiali in 6 mesi quanto ci voleva per un buon soldato ?. Ma ora è prematuro parlarne.

Ordinamento Bersaglieri dal 1861 al 1906  
Dopo la campagna del 1860 i battaglioni bersaglieri che erano diventati 27, con la nascita del Regno d'Italia si ordinano poi su 36 effettivi incorporando leva dal Sud. Dai 17 originali piemontesi si erano aggiunti prima 3 toscani 18/19/20°, 21 (già 1° della Romagna) 22° (detto di Reggio Emilia), 23° (detto di Vignola di Modena), 24° (2° romagnolo), 25° (detto di Parma), 26° (3° Romagnolo) e 27°(4° Romagnolo). Prima un Ispettorato poi un Generale di Corpo intendono al servizio dei Bersaglieri. L'impiego per battaglioni, ormai consueto, trovò quindi nel '60 - '61 evoluzione in quello per raggruppamenti sotto unico comando, all'avanguardia oppure in riserva. Tale nuovo orientamento operativo ebbe sanzione ufficiale con il Regio Decreto del 24 gennaio 1861 che riordinò appunto il Corpo elevandolo a 36 battaglioni (7 costituiti in aprile e 2 in dicembre) che nel gennaio 1862 assunsero il nome di reggimenti, numerati progressivamente(da 1 a 6) ed assegnati ai sei Corpi d'Armata esistenti. I reggimenti avevano funzioni prevalentemente di controllo amministrativo e non poteva essere altrimenti perché, ridotti successivamente a cinque (1864) e costituiti altri battaglioni, ne ebbero alle dipendenze, ognuno, dieci dislocati su tutto il territorio nazionale e frazionati in molteplici distaccamenti. Per assicurare unitarietà di indirizzo all'addestramento dei reparti fu quindi istituita a Livorno nel 1862 una Scuola Normale dei bersaglieri che ebbe vita fino al 1870. La Scuola, diretta dal Comandante del 5° reggimento, si avvalse di ottimi ufficiali istruttori e tenne corsi semestrali frequentati ognuno da due ufficiali e due sottufficiali di ogni battaglione. Presso la Scuola operò inoltre una speciale Commissione presieduta dal generale de Saint Pierre (già Comandante del Corpo) per apportare i necessari aggiornamenti alla Teoria dei bersaglieri.

Alla data del 1861 queste risultavano essere le sedi dei battaglioni (Btg) indipendentemente dalle sedi dei reggimenti del pannello successivo riferite al 1864.

La dislocazione dei reparti è già molto meridionalizzata probabilmente per l'insorgere dei primi focolai di "brigantaggio".

Quasi la metà sono stanziati nelle ex province del Regno delle Due Sicilie. A titolo indicativo si riassume l'ordinamento e le variazioni intervenute successivamente relativamente al 3° reggimento Bersaglieri dalla costituzione a Porta Pia

I btg (Tagliacozzo AQ)
II btg (Potenza)
III btg (Nola NA)
IV btg (Milano)
V btg (Potenza)
VI btg (Bologna)
VII btg (Bologna)
VIII btg (Lonato BS)
IX btg (Cuneo)
X btg (Castiglione delle Stiviere MN)
XI btg (Rimini FO)
XII btg (Urbino)
XIII btg (Lauro AV)
XIV btg (Orvieto PG)
XV btg (Milano)
XVI btg (Terni PG)
XVII btg (Avellino)
XVIII btg (Ariano AV)

All’indomani dell’Unità d’Italia (ma manca Roma, e le tre Venezie) il 3° reggimento Bersaglieri è di sede a Modena ed è costituito dai battaglioni XXV (caserma a Guastalla zona di frontiera col Veneto austriaco: La provincia di Mantova era stata divisa e Mantova stessa restava attaccata al Veneto), XX (Capitanata Foggia), XVIII, III (Napoletano), V (Basilicata), XXIII (Sicilia).  Per la repressione del brigantaggio esisteva infatti un comando ad Hoc. Nel 1860/61 l'impiego per battaglioni, ormai consueto, trovò quindi evoluzione in quello per raggruppamenti sotto un unico comando e i Bersaglieri se ne rendevano conto quando rientravano alle sedi o da li passavano per problemi burocratici. Il nuovo orientamento operativo ebbe sanzione ufficiale con il R.D. 24/1/1861 che riordinò appunto il Corpo elevandolo a 36 battaglioni che solo nel gennaio 1862 assunsero il nome di reggimenti (6), numerati questi progressivamente ed assegnati ai 6 C.d.A esistenti. I reggimenti avevano però funzioni prevalentemente di controllo amministrativo e non operativo e non poteva essere altrimenti perché, ridotti successivamente a cinque (1864) e costituiti altri battaglioni, ne ebbero alle dipendenze, ognuno, addirittura 10 dislocati come prima su tutto il territorio nazionale. Per assicurare l'unitarietà d’indirizzo dell'addestramento fu quindi istituita a Livorno nel 1862 una Scuola Normale dei Bersaglieri che ebbe vita fino al 1870.
- Il III btg.era partito da Parma e col V dalla Basilicata era confluito sul Napoletano. Il III rientrò per trasferirsi a Reggio Emilia nel 1863 poi l’anno dopo a Carpi ed infine a Montecchio (RE). Nel 1866 all’atto della guerra era a Piacenza.
- Il V è di sede ad Avellino nel 1864 e l’anno dopo risale al nord passando per Parma poi a Milano da dove fa servizio di frontiera (alpina).
- Il XVIII dopo due anni di guerriglia (1863) rientra a Torino e nel 1865 raggiunge Brescia.
- Il XX viene trasferito nella zona di Ascoli solo nel 1864 e di qui a Lucca. Seguono Modena poi Torino dove fa di guarnigione col XVIII poi di nuovo Modena e Piacenza.
- Il XXV era sceso al sud nel 1862 per i fatti di Garibaldi poi vi era rimasto. Nel 1865 venne spostato a Pesaro poi ad Ascoli e l’anno dopo alla vigilia della guerra a Torino con le classi del 1845 e i richiamati dal 1834 al 1840.
- Il XXIII (23°)operò sempre in Sicilia e rientrò a Modena nel 1865.
- Il XII che non era fin qui compreso entra a far parte del 3° reggimento il 31/12/1864 e raggiunge Napoli il 29 maggio 1865
- il XXVIII come il XII entra in organico nel 1864 e un anno dopo viene trasferito a Taranto. Come tanti altri battaglioni torna al nord in prossimità della terza guerra di indipendenza. Con questo i battaglioni sono ora 8 a cui se ne aggiungerà durante il conflitto un altro il 43° XLIII e il 48° XLVIII (entrambi complementi).
Per la III guerra di indipendenza i battaglioni vengono dispersi in varie divisioni. Il comando o deposito reggimentale rientrerà a Parma il 21 novembre 1866 a guerra conclusa.

XIX btg (Ascoli)

XX btg (Portici NA)
XXI btg (Palermo)
XXII btg (Cesena FO)
XXIII btg (Modena)
XXIV btg (Livorno)
XXV btg (Guastalla RE)
XXVI btg (Macerata)
XXVII btg (Torino)
XXVIII btg (Fondi CE)
XXIX btg (Napoli)
XXX btg (Napoli)
XXXI btg (Potenza)
XXXII btg (Napoli)
XXXIII btg (Candela FG)
XXXIV btg(Potenza)
XXXV btg(Livorno)
XXXVI btg (Livorno)

http://xoomer.virgilio.it/ramius/Militaria/esercito_italiano_1861.html       gli altri dell’esercito qui sotto

Per praticità di lettura i battaglioni dei riquadri sottostanti vengono indicati in numero arabo anziché romano come tradizione. D'ora in poi in caso di indicazione congiunta si farà ricorso alla dizione es.1/1°Rgt=1°battaglione del 1° reggimento . Successivamente (1864) i battaglioni salgono a 40 poi a 50 e i reggimenti a 5 (vedi sopra quelli del 3°).  Nel 1866 si costituisce il 41° Volontari veneti (o esteri) che combatte con Garibaldi.  I battaglioni dal 42 al 45 sono in fase di approntamento al campo del Ghiardo ma non trovano impiego in combattimento. Col decreto Ricotti del 1870 i battaglioni ridiscendono a 40 e vanno a formare 10 reggimenti effettivi di 4 battaglioni cadauno,  uno per ogni corpo d'armata. Nel 1882 i corpi d'armata salgono a 12 e i reggimenti bersaglieri vengono riordinati su 3 battaglioni ciascuno per un totale di 36 sopprimendone 4. La numerazione romana soppressa effettivamente nel 71 è reintrodotta nel cinquantenario del Corpo (1886) per decreto reale. In calce lo schema che resterà invariato per decenni, in uso tutt'ora  (2007) per i battaglioni ancora attivi.

Alla tabella sottostante è stato aggiunto il nome del comandante in corso al 1864 (per reggimento e battaglione) e la sede principale (deposito e comando).

 

1°reggimento

Col. Galletti cav. Angelo

2°reggimento

Col.Lanzavecchia di Buri Conte Giuseppe

3°reggimento

Col.Torre Cav.Giuseppe

4°reggimento

Col. Soldo Cav. Luigi

5°reggimento

Col.Ratti Cav. Giuseppe Andrea

6°reggimento

Col. Volpe-Landi March. Francesco

1° Franchini Enrico 2° De Maria Giov. B. Pautrier  6° Giolitti Cav. Davide 14° Reyneri Alessandro Felice  28°Donetti C. Giovanni   
9° Guerrieri   Giusiana Gaetano E.  Reggio Cav. Enrico  Cavalli di S. Germano cav. Enrico 24°Brunetta  29° Rossi Cav. Ferdinando Luigi   
13° Arri 8°Murari Bra      18° Caccia  11°Delfino 26° Prevignano Cav. Carlo 30° Bianchi  
19° Vaccheri Nob.Luigi 10° Girola Cav.C.Felice   20° Gandolfo Cav. Camillo Ottavio  12° Barbavara di Gravellona Cav.Ottavio 34° Pescetto Cav. Carlo Antonio 31° Disperati Achille  
21°Spinola Cav. Tito 15°Pinelli Cav. Macedonio 23°De Petro Vittorio   16° Garrone  35° Devecchi Pellati Francesco 32° Rossi C. Emanuele   
27°Lavezzeri Roberto   17° Aichelburg Bar. Ulrico Paolo 25°Fumagalli   22° Sironi Enrico  36° De Foresta Cav.Francesco  33° Biancardi Cav. Enrico
L.T. Col. De Biller cav. Augusto - Bighini di S. Giorgio Cav. Paolo L.T. Col. Quadrio di Peranda Cav. Giovanni Battista L.T. Col. Caldellary cav. Giovanni Battista L.T. Col. Sauli Cav. Francesco Alessandro L.T. Col. Zanoni Cav. Achille L.T. Col. Crispo Cav. Augusto
Aiut. magg cap. Daminelli Vittorio Giuseppe Aiut. magg cap. Mastici Pietro Aiut. magg cap. Bagnoli Francesco Aiut. magg cap. Rovero Cav. Evaristo Aiut. magg cap. Fiore Cav. Federico Carlo Aiut. magg cap. Dall'Olio Leopoldo
sedi  - Cuneo

 Como 

Modena

Ravenna

Livorno

Capua

Alla data del 1885 l'Esercito Italiano è composto da 12 Corpi d'Armata (uno per ogni regione militare) composti cad. da 2 divisioni
(24) di 4 Brigate (48) comprendenti in totale 94 reggimenti fanteria e 2 granatieri (Brigata Granatieri). (ogni brigata aveva due
reggimenti). La cavalleria su 120 squadroni (22 reggimenti 10 Lancieri 12 Cavalleggeri) schierava 10 squadroni ogni Cda. Una unità
superiore l'Armata disponeva di un parco artiglieria da fortezza, un parco genio, 24 ospedali, magazzini vestiario e viveri, veterinari.
In caso di mobilitazione la Guardia di Finanza poteva disporre di 23 battaglioni. I Carabinieri concorrevano in organico con 11 legioni
e 1 di allievi. Gli effettivi totali ammontavano a c.a. 1,5 milioni: 185.000 Esercito permanente, 340.000 di Milizia Mobile e 1.020.000
di territoriale. Richiamabili 570.000 uomini non incorporati all'atto della leva (non solo per difetti fisici).
 

Il corpo  a 12 reggimenti per 12 corpi d'armata nel 1886

RGT btg. btg btg sede comandante
1 1 7 9 Treviso CARLO AYMONINO
2 2 4 17 Asti PIETRO NASCIMBENE
3 18 20 25 Roma GIOVANNI CHAVASSE
4 26 29 31 Cremona ORESTE BARATTIERI
5 14 22 24 Torino FELICE SISMONDO
6 6 13 19 Palermo/Peschiera BRUNO BRUTI
7 8 10 11 Firenze ANTONIO BALDISSERA
8 3 5 12 Napoli ONORATO MASIN VERANI
9 28 30 32 Vittorio LUIGI FECIA DI COSSATO
10 16 34 35 Genova ALESSANDRO MASSA
11 15 27 33 Caserta GUIDO VASSALLI
12 21 23 36 Verona COSTANTINO MOROZZO  DELLA ROCCA

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