a
prima guerra di indipendenza si era conclusa con un taglio agli organici
dell'esercito
sardo come previsto nei trattati di pace. Il corpo dei bersaglieri era sceso
a 3 battaglioni. L'anno successivo l'organico era di nuovo risalito a 6
e in dicembre a 9 battaglioni. Il 18 marzo 1852 i battaglioni costituiti
sono 10 (2 per ogni divisione) su 4 compagnie ciascuno. Con la ferma
prolungata del tempo, se non intervengono altri fatti bellici, si può dare omogeneità e
comunità di spirito, curando anche esercitazioni, istruzioni e campi.
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Brigata Casale |
Brigata Acqui |
Allo scoppio della II guerra d'indipendenza
l'organico dell'esercito
sardo è su 23 reggimenti di fanteria, 2 di granatieri, una
divisione di cavalleria e il corpo dei Cacciatori delle Alpi, volontari di
Garibaldi su 3 reggimenti effettivi, passati poi a 5 coi cacciatori
degli Appennini, e una
compagnia Bersaglieri Garibaldini
poi battaglione e 1 di "Bersaglieri Valtellinesi" del maggiore
Vachieri.
I volontari, coi quali
(Ippolito Nievo) avanzava lietamente incontro al nemico, s’erano
attirati, poco oltre Casale, per qualche colpo sparato nella notte senza
ragione, quella fulminea ramanzina di Garibaldi: “Questa notte i
Cacciatori delle Alpi hanno mostrato che sono coscritti e che hanno
paura; il milite patriota non spara il suo fucile invano; farà punire
ecc.,,; ma appena giunti sul suolo di Lombardia, ove precedevano gli
eserciti alleati, fecero stupire tutti quanti con la rapidità. delle
marce e col valore dei combattimenti. Erano, in principio, non più di
3100 uomini, in tre reggimenti di due battaglioni ciascuno, male armati
e peggio equipaggiati, ma comandati da ufficiali di sperimentato
coraggio che venivano dalle guerre di Spagna e d’America, dalle difese
di Roma e di Venezia, dalle più temerarie congiure e insurrezioni e
dalle carceri: colonnelli come Enrico Cosenz, Giacomo Medici e Nicola
Arduino, capo di Stato Maggiore il Carrano, sottocapo Clemente Corte,
e poi il Marocchetti, Gaetano Sacchi, Montanari, De Cristoforis, Narciso
Bronzetti, Gabriele Camozzi, Nino Bixio, i Cairoli. Tra i semplici
gregari, secondo la pittoresca rassegna di Alberto Mario, “nobili e
plebei, milionari e soliti straccioni, studenti e laureati, analfabeti,
artisti, possidenti, letterati, poeti ,,. Dei giovani di censo e di
studio quelli usciti da famiglie povere sentivano il fascino più che il
dominio, perché li vedevano uscire pronti dalle file ad ogni chiamata.
C’erano venti ingegneri nell’esigua compagnia del genio: sovrabbondavano
gli studenti di matematica nella scarsissima artiglieria; nelle
ambulanze, con Bertani, valenti medici e operatori, che al momento
opportuno impugnavano il fucile. Eleganti patrizi si mostravano provetti
ad apprestare barche sui laghi lavorando di mazza e di scure. E si narra
di Giacomo Medici che un giorno stava incerto nella nomina di un
caporale avendo da scegliere tra
quattro avvocati !!. Tra gli artisti si
additavano i pittori Eleuterio Pagliano, Gerolamo Induno, Valentini, De
Albertis, Cattaneo e lo svizzero Trezzini, gli scultori Antonio Induno,
Tantardini e Isolo, il poeta in vernacolo Antonio Picozzi. Vestivano un
cappotto turchino grigio, pantaloni grigio-azzurri con ghette di cuoio,
portavano un berrettino con visiera, zaino a pelo in spalla, cinturone
nero con giberna, bande verdi, distintivi argentei sulle maniche, come i
soldati regolari.
Una divisa più scura e meglio disegnata avevano le
poche guide a cavallo che, nella piccola schiera, rappresentavano il
fiore della gentilezza e dell’eroismo: si offrivano alle imprese più
arrischiate; deponevano talvolta la divisa, entravano nascostamente
nelle città ancor soggette agli austriaci, riportavano al campo preziose
informazioni. E il Nievo (Ippolito) cavalcando con loro aveva la fortuna di
trovarsi a fianco di Zazio, Nullo, Missori, Simonetta, i quali
confermavano nella sua mente l’alto concetto ideale che poteva avere del
patriottismo coraggioso e disinteressato. Ma sopra tutto lo affascinava
la soave serenità e l’indomita energia del gran comandante.
Successivamente all'entrata in
guerra i reggimenti di fanteria vengono portati a 28. L'alleanza
Franco -Piemontese, conclusa a Plombiers, prevede l'intervento
dei francesi in caso di aggressione da parte Austriaca. Non ci addentriamo sulle vicende
che provocano, non occasionalmente, il casus belli, ma
solo sull'atto che provoca il ricorso alla mutua assistenza del patto
firmato. Ed è l'ultimatum
da parte di Vienna al Piemonte di disarmare e sciogliere i corpi
volontari affluiti da ogni parte d'Italia la goccia che fa traboccare
il vaso dell'intervento. Giulay, che ha sostituito
Radetzky, deve
battere i Piemontesi, prima dell'arrivo dei francesi, ma tentenna a
lungo, e quando si decide non riesce ad ingaggiare il grosso delle truppe. Le Guardie austriache in
avanscoperta sono arrivate fino a Chivasso (To) e Ivrea ma non
all'armata in campo (non c'erano
telefoni e sorveglianza aerea per avvisare degli spostamenti). Via mare e via
terra giungono intanto oltre 70.000 soldati francesi. Il 4 maggio 1859 a
Valenza Po, le artiglierie austriache cominciano a battere il ponte
ferroviario sul Fiume. Il Tenente Macedonio Pinelli del 10° Bersaglieri, in avanscoperta, viene gravemente
ferito. Durante la notte il fiume si ingrossa e l'inondazione delle
golene, isola diversi avamposti, messi in salvo poi con le barche. Anche l'8°
battaglione viene impegnato assieme al 5° al ponte
di Casale. A Frassineto,
il 9
maggio, i bersaglieri che sorvegliano le sponde si accorgono che gli
austriaci accumulano barche gettaponte per attraversare il fiume. Saini,
Vitaliano, Chappaz e Marino, bersaglieri del 6° battaglione si offrono per
una missione proibitiva. Attraversare il fiume a nuoto ed incendiare il
materiale da ponte. I primi due sono travolti dalla piena. Il terzo viene
ricuperato più a valle sfinito mentre l'azione di Marino va a buon fine: a tutti viene concessa la medaglia d'argento.
Lo
scontro di Montebello (20 maggio) convince gli austriaci che, come lo
zio nel 1796, Napoleone III li aggirerà sulla loro sinistra per prendere
Milano. Nella bassa
milanese (Lomellina) viene quindi concentrato il grosso dell'esercito
Austro-ungarico, fra
i fiumi Sesia e Ticino. Utilizzando la ferrovia Alessandria-Vercelli,
l'armata francese si porta invece sulla strada per Milano, da Nord. Il
21 maggio, per non lasciare
scoperto il fianco sud dei francesi e per mascherare le nostre reali
intenzioni, viene l'ordine di forzare il Sesia. Il fianco Alpino dei
laghi è protetto in questo momento dai
Cacciatori delle Alpi di Garibaldi che, come si dice, vanno di successo
in successo ma non nel caso del forte di Laveno, che narriamo nel
capitolo Bersaglieri Garibaldini.
MEDAGLIA D'ORO AL 3° REGGIMENTO
ZUAVI FRANCESI Data del conferimento: 24- 7- 1859 motivo del
conferimento: Per essersi maggiormente distinti nei fatti d'armi di
Palestro addì 31 maggio 1859.
Il Gen. Cialdini forma due colonne
d'avanguardia, di cui una coi bersaglieri del 6 e 7° (Maggiore Chiabrera,
quello dei sassi di Crimea)
e due squadroni di cavalleria. Guadato il fiume i bersaglieri si
attestano, sull'altra sponda dopo violenti scontri. Due
giorni dopo il 7° giunge a
Palestro
per saggiarne le difese. Qui nell'arco di 2 giorni si affrontano
Piemontesi e Austriaci decisi gli uni a vendicare Novara e gli altri a
fermare anzitempo l'alleanza.
http://palestro150.retor.it/diario.html Dopo
alterne vicende e numerosi atti di eroismo, la vittoria è
nostra.
"Per la bella condotta tenuta alla presa di
Palestro" il 7°
viene decorato di Medaglia d'oro.
Il 4 giugno gli austriaci in difetto
numerico si scontrano con Napoleone III a Magenta. Il 9° bersaglieri è l'unico
battaglione assegnato ai francesi in quel momento. Lo comanda il
Maggiore Angelino e le compagnie sono di Grosso-Campana, Franchini,
Migliara e Grossardi. La località di
Mercallo viene raggiunta di corsa, lasciando a terra i pesanti zaini ( nello zaino c'era la
vita ). Si percorrono gli ultimi 3 km fino a
Corbetta d'un fiato, ingaggiando un nemico presto in fuga. La via per Milano
è aperta. Il giovane imperatore d'Austria, Francesco Giuseppe, sfiduciato
Giulay ha
assunto personalmente il comando delle forze. Il 24 giugno, in una serie
di scontri cruenti ed in parte imprevisti (gli austriaci in
retromarcia ripresentarono la fronte): sulle colline
Veronesi ad ovest del Mincio, si consumò l'ultimo atto della guerra. Lo
schieramento generale prevedeva i francesi al centro a
Solferino e gli italiani alla loro sinistra fino al lago di Garda
passando da San Martino.
Tralasciamo gli scontri dei francesi conclusi nel primo pomeriggio per
passare alle vicende dell'esercito piemontese. I bersaglieri
del 6 e
7°, dopo i fatti Palestro, sono assegnati alla riserva. Il 6° sostiene
brevi scaramucce a Monte Suello nell'alto lago D'Idro. Il 2° ad
esclusione della compagnia di Vayra non partecipa a scontri.
Da
Edmondo de Amicis i momenti cruciali
" Alle 2 la battaglia tace,
che avranno fatto gli altri?. Dopo aver perduto sui colli ( presi e
persi più volte) il fior fiore
dei nostri vecchi reggimenti il generale Mollard è indeciso sul da
farsi.
Una staffetta percorre il campo e porta la notizia della vittoria
francese. Ordine tassativo, anche noi dobbiamo vincere. La brigata Aosta
e il 1° bersaglieri verranno ad aggiungersi ai suoi. Alle 4 quando
lo schieramento da Madonna della Scoperta, Pozzolengo, S. Martino e
Rivoltella sul lago è pronto, scoppia uno di quei temporali estivi che
rovescia sul campo in breve centimetri d'acqua che corrono via tra
torrenti e rigagnoli. la 5a divisione arriva in rinforzo. La Brigata
Casale e l'8° bersaglieri andranno all'assalto sulla destra del nemico,
il 5° bersaglieri e il 17° fanteria faranno fronte a Peschiera. Lo
scontro ha inizio. per due ore gli sforzi si frangeranno contro le
colline presidiate....che questo giorno solenne, sospirato invece di
rifarci delle antiche sventure, ce ne aggravi una di più?...Sono le
sette di sera. Viene ordinato l'assalto su tutta la linea con tutti gli
uomini. I fanti delle brigate Aosta, Casale, Acqui, i bersaglieri
del 1°,5°,8° muoveranno all'unisono...l'ultimo raggio di sole vi saluti
in vetta a quei colli, non tramonti con esso la gloria della nostra
bandiera....lo spazio interposto fra il nemico e noi scompare.
L'austriaco si turba, indietreggia, volta le spalle: è fatta".
http://www.battlefieldanomalies.com/solferino/index.htm organici a
Solforino
http://www.battlefieldanomalies.com/solferino/images/old_map.gif
mappa battaglia
Dopo 13 ore di scontri,
al calar della sera, grazie
anche alla divisione di Manfredo Fanti, che da Pozzolengo a Madonna
della Scoperta (3 e 4° bersaglieri ) martellava con l'artiglieria le spalle
degli Austriaci, questi volgono oltre il Mincio per rinchiudersi nel
quadrilatero. Vittoria era stata, ma a caro prezzo. Il
campo di battaglia è coperto da oltre 5.000 morti e quasi 30.000 feriti. E'
qui che nasce l'idea della Croce Rossa (vedi capitolo) che 5 anni dopo,
a Ginevra, vedrà la luce ufficialmente. Napoleone III, impressionato dal
campo di battaglia, non fa inseguire il nemico. Gli sono giunte notizie di una parziale mobilitazione da parte della Prussia. Il 5
luglio invita Francesco Giuseppe ad
aprire un negoziato per la cessione della Lombardia e la fine delle
ostilità. A fatto compiuto Vittorio Emanuele impossibilitato a
continuare da solo deve accettare. Cavour si dimette.
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MEDAGLIERE |
FATTO STORICO
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http://www.solferinoesanmartino.it/ |
Bronzo
al 6° |
Per
il combattimento al Sesia
21 maggio |
Bronzo
al 7° |
Per
il combattimento al Sesia
22/23 maggio |
Bronzo
al 1° |
Per
il combattimento di Rivoltella
24/6 |
Bronzo
al 3° |
Per
il combattimento di Madonna
della Scoperta 24/6 |
Bronzo
al 10° |
Per
il combattimento di S.Martino
24/6 (Controcania) |
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