LA LEGIONE REDENTA
"Dimenticate dove siete stati e cosa avete fatto, cosa avete visto e sentito. Questo colloquio non ha mai avuto luogo e noi non ci siamo mai visti. Evitate d'ora in poi ogni cosa che possa richiamare la pubblica
attenzione su di Voi e evitate di parlarne anche in famiglia" |
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(4 febbraio 1920). Queste le probabili frasi che si sentirono rivolgere Trentini, Friulani e Dalmati sul ponte della nave dall'Ufficiale comandante. Loro, ex soldati dell'Imperial Regio Esercito, ex prigionieri in Russia ed ora ex soldati del Regio Esercito Italiano, da 6 anni lontani da casa, erano ormai giunti in vista delle coste triestine. E dire che quando erano partiti la Svobodnaja Sibir aveva scritto
" La Russia non dimenticherà mai il sangue versato dagli italiani nell'oscura tajga di Kansk. Ai nostri fedeli alleati auguriamo oggi con cuore sincero buon viaggio. Portino il saluto della fredda Siberia all'Italia solatia e raccontino in Europa quel che hanno visto da noi. L'esperienza della nostra patria infelice serva di ammonimento affinché non avvenga mai tra di loro quel ch'è avvenuto nel nostro paese".
Anzichè dirigersi alla Stazione Marittima il bastimento
attraccava ad un molo commerciale lontano, semideserto. Non vi erano altre
navi ormeggiate e l'unica cosa che rendeva viva quella zona era un treno "milleporte"
sbuffante. A fianco del treno e in testa al molo una lunga fila di Carabinieri Reali e una ambulanza; neanche fossero appestati o forzati. Molte cose qui erano cambiate. Tutto era cominciato con lo scoppio della guerra nel 1914. L'Esercito Imperiale aveva chiamati e spediti in Galizia, trentini, friulani, triestini, istriani e dalmati.
Gli ufficiali austriaci che li inquadravano non avevano fiducia degli italiani.
-Comando Supremo Imperiale e Reale Austriaco Dalla sede di campo 6 agosto 1915 n.
13725 -.”Come risulta da un rapporto pervenuto dal Comando della fronte sud-ovest i soldati di nazionalità italiana non hanno corrisposto durante il combattimento alle nostre aspettative. ... Per l'impiego alla fronte sud-ovest le compagnie di marcia dovranno pertanto essere costituite da elementi di pura razza tedesca. ... Gli elementi di nazionalità italiana dovranno essere assegnati a quelle unità che combattono sul teatro di guerra della fronte nord-est [il fronte russo]. Spetterà al Comando Supremo di suddividere in tanti piccoli gruppi questi elementi fra molti reggimenti. La divisione netta dell'elemento di nazionalità italiana da quello di nazionalità tedesca deve avvenire subito ed oltre a ciò le unità di marcia formate da elementi italiani dovranno essere oggetto di una disciplina più severa e di una costante sorveglianza da parte dei superiori tutti". |
Poi un giorno durante una offensiva erano caduti prigionieri in molti
(
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/diari/viezzoli.htm
.
Come tutti i prigionieri, finiscono in un campo di concentramento dove la lotta per la sopravvivenza era quotidiana ma nulla in confronto di quella contro il freddo dell'inverno. Quando l'Italia chiese per loro il trattamento di "non ostili", o collaborativi non ristretti, la possibilità di procurarsi cibo fuori dal campo aumentò e con questo le possibilità di sopravvivenza. Per cercare di raccogliere quanti più prigionieri possibile fu creata e inviata a Pietrogrado nell'Agosto 1916 una speciale Commissione, con lo scopo di organizzare capillarmente la ricerca di questi militari.
Già nel Settembre
(24) di quello stesso anno un primo contingente composto da 33 ufficiali e 1665 uomini di truppa
lasciava la Russia da Arcangelo (Mar Bianco) sul piroscafo inglese Huntspeal. Il 1° Novembre partì un secondo scaglione
da Kirsanoff che prese imbarco sullo stesso piroscafo con una forza di circa 1.660 uomini.
Poco dopo partiva un terzo contingente di 665 uomini imbarcati sul
trasporto francese Medie. Circa 4.000 erano già sfuggiti con questo
sistema alla "palude" Russa percorrendo l'unica via (il Polo Nord)che collegava questo
paese al resto d'occidente .
"Con la partenza del magg. Squillero e del cap. Moda per Arcangelo, onde proseguire per l'Inghilterra e per l'Italia, io rimango l'unico ufficiale dell'Arma distaccato in Russia... Finora abbiamo raccolto e spedito per l'Italia circa 1700 prigionieri al comando dei predetti due Ufficiali; un altro scaglione altrettanto forte partirà il mese venturo... Io sono destinato al comando di un terzo scaglione di eventuale formazione e d'incerta partenza, per la probabile chiusura dei mari polari”.
diceva il Maggiore dei Carabinieri Marco Cosma Manera, responsabile poi
dell'organizzazione da marzo. |
Sloveni e Croati (di lingua) d'Istria s'erano messi in fila con gli Italiani della Missione e molti furono "de facto" naturalizzati, nonostante emissari serbi gli promettessero a fine guerra uno stato slavo a spese di tutti
i vincitori. Il caos sociale e la rivolta ormai covavano da mesi e nel marzo esplosero con la deposizione dello Zar da parte di Kerenski, rivoluzionario moderato. Una piccola pausa estiva poi nel campo di Kirsanoff e Volodga l'inverno arriva. Preceduto da un crescendo di avvenimenti importanti quali la presa del palazzo d'inverno, scioperi di intere armate etc, il giorno 8 Novembre 1917 (Rivoluzione d'Ottobre secondo il loro calendario) veniva destituito il Governo provvisorio di Kerenski. Il subentrante Comitato Rivoluzionario, presieduto da Lenin, decretava un armistizio per la cessazione delle ostilità al fronte. Con la chiusura del porto di Arcangelo
(e l'inagibilità di quello di Murmansk) e la nuova situazione politica si decise di dirigere verso Vladivostok, all'estremo est asiatico, alla spicciolata e in piccoli gruppi i restanti prigionieri riscattati. Le partenze da Kirsanoff cominciarono il 28 Dicembre 1917 con ogni treno in partenza per la Siberia nella speranza che in quel porto vi fosse qualche probabilità d'imbarco e di rimpatrio nonostante il caos. Manera non si perse d'animo: l'unico lembo di terra amica era la concessione italiana a Tien-Tsin in Cina. La raggiunsero nel marzo del 1918 a dispetto delle pessime ed insidiose strade della Manciuria, tra le località di Nikolsk-Ussuiski, Harbin e Laosciaogao, dopo aver attraversato quasi 17 paralleli! A Tien-Tsin il neobattezzato battaglione Irredenti fu raggiunto
dal corpo di spedizione italiano, comandato dal Colonnello barone Edoardo Fassini-Camossi, per essere impiegato in Siberia accanto agli altri contingenti alleati nella lotta antibolscevica. Di quel gruppo di 2650 prigionieri ex austriaci partito da Kirsanoff, circa 850 vennero arruolati successivamente tra gli effettivi del Corpo di Spedizione italiano. I rimanenti uomini che non chiesero l'arruolamento furono avviati al centro di raccolta dei prigionieri di guerra dove svolsero servizi di guardia in attesa del rimpatrio. Nonostante queste difficoltà piccoli gruppi di irredenti continua a giungere ad Arcangelo.
A
Kazan, poco distante da Samara da anni viveva il Ragioniere Angelo
(Andrea) Compatangelo commerciante di Napoli (Benevento), cronista per l'Avanti a tempo perso. Qui nell'estate del
'18 per sua iniziativa con resti di prigionieri dispersi viene costituito un piccolo contingente composto di circa 300 uomini i quali dettero vita a quel reparto irregolare italiano che assunse la denominazione di "Battaglione Savoia"
o battaglione Rosso dalle mostrine per distinguerlo dagli altri italiani
che erano partiti dall'Italia e montavano le mostrine nere, mostrine che
poi monteranno gli altri raccolti da Manera quando arriveranno in Cina. L'unica forza operante a cui appoggiarsi
per ora era la legione Ceca (oltre 50.000 uomini) con ufficiali superiori Francesi in ritirata verso la Siberia e Vladivostok.
La storia di
Compatangelo, che qualcuno chiama anche Andrea, è stata negli ultimi
anni approfondita ma non quel tanto da passare per informazione vera e
certificata. Mi limito quindi a citare qualcuno col beneficio
d'inventario....
In questo quadro, di per sé caotico, si inserisce
una vicenda romanzesca. Quella del misterioso Compatangelo. Secondo
alcune fonti si chiamava Angelo, secondo altre Andrea. Non si sa come
fosse arrivato in Russia né esattamente come si guadagnasse da vivere.
Viene descritto come ragioniere o come commerciante (una cosa non
esclude l’altra) proveniente da Napoli o da Benevento (fonti diverse),
pare anche avesse collaborato con il quotidiano L’Avanti. Di sicuro
doveva essere una persona piuttosto decisa… .da
http://angelobenuzzi.wordpress.com/2011/06/23/compatangelo-e-il-battaglione-savoia/
.
Partendo da qui qualcun altro aggiunge che nel luglio del 1918
Compatangelo requisì un treno e partì verso oriente sulla transiberiana.
Bisogna aggiungere, perché non sembri troppo assurda l'affermazione, che
chiunque avesse un minimo di organizzazione e una forza in armi
possedeva (aveva requisito) un treno normale o blindato. La Russia, dai
racconti, sembrava allora pullulare di treni (ricorderete certamente il
Dott. Zivago). Il fatto che uno l'avesse non voleva dire che lo
mantenesse perché gli assalti e le bombe ne portavano molti sui binari
morti, o rovesciati a fianco, dove venivano regolarmente riparati,
se possibile, riforniti (il legno e il carbone non mancavano in Russia e
quantità impressionanti di rubli o altro circolava anche in assenza (era
morto) dello Zar). Il battaglione Rosso (ma non confondiamola con
eventuali battaglioni bolscevichi chiamati da tutti rossi per le
bandiere comuniste che innalzavano) quindi si scontrava e si offriva
allo scontro per aprirsi la strada verso oriente sulla ferrovia che
risultava a tratti controllata dall'una o dall'altra forza, ma non
sabotata nelle installazioni sulla quale avrebbero potuto circolare
anche i treni dei Soviet. Sullo stesso percorso operava la legione ceca
comandata dai Francesi i cui scopi secondari non sarebbero mai stati
chiariti. Doveva combattere i tedeschi ma andava ad Est. Nel viaggio
verso Est qualche volta tornava indietro tanto da far sorgere il dubbio
che altri fossero gli scopi politici peraltro ribaditi da numerosi
studiosi che li inquadrano nel complesso di forze atte a rovesciare il
socialismo o comunismo "prima che infetti il resto del mondo". Ma anche
questa è una mezza verità. Arrivato a Krasnojarsk Compatangelo si
proclamò dittatore di quelle terre in attesa di qualcuno che lo aiutasse
e lo soccorresse.
In altra parte del sito abbiamo messo una descrizione
della situazione in loco anche se posteriore
(Krasnojask 18/5/19) Più di cento treni
hanno deragliato. Si sapeva che bande bolsceviche, o meglio dei briganti
, facevano scorrerie lungo la linea; ma si ignorava assolutamente il
numero. Solo da pochi giorni i comandi sanno che più di cinquanta bande
sono lungo la Transiberiana, organizzate magnificamente, tutte in
comunicazione con il grosso accampato nella foresta. I commissari
bolscevichi, che non sono pochi, reclutano di continuo uomini e hanno
una fabbrica di munizioni con grandi magazzini di materiale e di viveri:
Tutto ciò è sorto di nascosto nell’ immensa foresta trasformata in veri
villaggi, dove la banda vive con le donne e i loro figli: La popolazione
di Krasnojarsk è invasa dal terrore: nelle vie non c’è anima viva e
tutti sono in casa con le imposte chiuse e le porte barricate. Gianluca
Nicoletti (LA STAMPA 4marzo2005).
Il treno quindi
ripartì quindi per Vladivostok (dove
si poteva sperare in un imbarco, verso la nostra colonia di Tientsin). Lì vennero accolti da
veri ufficiali italiani e dalla notizia della fine (vittoriosa per gli
alleati non per la loro nazione in cui avevano vissuto) della
Guerra, avvenuta due mesi prima. Il viaggio era durato
circa sei mesi. Compatangelo tolse la divisa e prese una lunga vacanza
di riposo in albergo. Ebbe un incontro con Cosma Manera, ma non sappiamo
cosa si dissero. Subito dopo Compatangelo lasciò i suoi soldati, che lo
adoravano, e scomparve nel nulla. Le avventure di questi soldati
continueranno, come abbiamo visto, per un altro anno col C.S.I.E.O. Il
fatto che Compatangelo sparisse fece sorgere il dubbio che si trattasse
di un agente segreto, uno dei tanti delle nazioni che nella Russia
Zarista o al post crollo pensava di metterci sopra le mani.
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Quando Lenin dal palco disse ai convenuti che Cavriago (di Reggio Emilia) aveva mandato una offerta pro rivoluzione, tutti si chiesero dove diavolo fosse questo Cavriago e da dove uscissero tanti soldi.
"Il consiglio. .(comunale di Cavriago)... accogliendo l'invocazione di dolore e di fame che i fratelli della Russia lanciano al mondo troppo estraneo alla grande sventura, interpretando nel soccorso oltre all'aiuto materiale, la morale assistenza, l'incoraggiamento al Governo proletario sovietista delibera di elargire un sussidio non inferiore a £ 500" .
La citazione di Lenin non passò inosservata d’altronde non erano stati in molti a dare contributi. La storia poi andò come andò. Lenin morì
e la sua Mummia continuò ad essere esposta al Cremlino. In Italia forse Mussolini ignorava questi
particolari. Solo nel secondo dopoguerra è stato possibile fare
a Cavriago il monumento a Vladimir Ilich Lenin. Per anni una delegazione governativa Russa è venuta qui ogni anno a ringraziare di quella generosa offerta
sentendosi in debito, poi come sapete anche in Russia andò come andò e Lenin è stato degradato.
Rabbini, ortodossi e mussulmani vorrebbero seppellirlo come si fa di
prassi con i cadaveri, ma Putin tiene duro e ogni tanto gli cambiano
anche gli abiti che sono gli unici che diventano vecchi. La piazza col busto di Lenin
a Cavriago c’è ancora, forse una delle ultime nel mondo.
http://www.comune.cavriago.re.it/portal/page?_pageid=38,46377&_dad=portal&_schema=PORTAL
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Il 26 maggio 1918, quando la Legione Ceca iniziò il ritiro verso oriente aprendosi la strada con la forza, i contrasti coi Soviet locali che volevano disarmarli deflagrò in scontri feroci. I Cechi nel loro procedere a cavallo del tracciato della ferrovia Transiberiana su più colonne venivano alternativamente in contatto con Russi bianchi (monarchici) e rossi (comunisti) determinandone di volta in volta le sorti politiche e militari. A Krasnojarsk nei territori neutrali dell'ammiraglio Kolciak e dell'Atamano Cosacco Semionov si trincerarono in attesa degli eventi. A questo punto favorevole anche gli Usa parte la missione di soccorso internazionale per portare a casa la Legione ceca. Con la costituzione del C.S.I.E.O. (Corpo di Spedizione Italiano in Estremo Oriente-Luglio 1918) l'Italia ritira la propria Missione militare italiana a Pietrogrado (Leningrado) ed apre col T.Colonnello Vittorio Filippi di Baldissero la missione militare in Estremo Oriente, a Vladivostok. La ricerca dei prigionieri di guerra di lingua italiana proseguì per tutto l'anno 1919 raccogliendone altri 2.500 entro la fine dell'anno. Questi uomini, man mano che affluivano a Vladivostok venivano inquadrati in una unità speciale detta "legione Redenta", mostrine rosse, che venne utilizzata, per scarsità di altre truppe, anche per servizi armati. Il contingente metropolitano italiano destinato in Manciuria era costituito da una sezione di carabinieri, da una sezione di artiglieria da montagna, da un mezzo battaglione di fanteria e dai servizi. Il comandante era il colonnello FASSINI CAMOSSI un veterano dei Boxer. Il piccolo corpo giunse a Tien-Tsin col piroscafo Roma e a VIadivostok il 17 ottobre 1918 . Con gli irredenti in loco vennero costituiti due battaglioni di fanteria e servizi per un totale di 1800 uomini con bandiera italiana irregolare
e mostrine
nere. Il 25 era a Harbin, il 17 novembre a Irkusk e il 21 a Krasnojarsk. Soltanto nell'agosto 1919 il corpo fu concentrato a Krasnojarsk per avviarne il rientro in patria. In quel paese freddo e disastrato l'unica cosa che continuò a funzionare per anni come un orologio fu la ferrovia. Carbone e riparazioni si trovavano ad ogni angolo. A scaglioni gli italiani, provenienti dalle zone di combattimento, rifecero in treno il viaggio verso la Cina, colpita in quel momento dal colera. La quarantena e la scarsità di navi impedirono l'imbarco dei combattenti fino al 26 novembre. Gli ultimi uomini del contingente italiano lasciavano la Manciuria il 23 febbraio 1920 e il 2 aprile rientravano in Italia sbarcando a Napoli. Stesse le avvertenze allo sbarco. Al posto dell'ambulanza un furgone dello Zoo municipale venuto a ritirare
due orsi (Panda?***). Manera
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ebbe 27 onorificenze e decorazioni e fu promosso colonnello.
LUIGI Stracciari era uno dei sessanta volontari,
tutti giovanissimi (classe 1900), del 7° Genio Telegrafisti che verso i
primi d’ottobre del 1918 lasciarono Mantova diretti in Estremo Oriente per
raggiungere i Battaglioni Neri e due anni dopo fecero il mesto ritorno a
Napoli. Erano tutti diciottenni come Eduardo de Filippo e per una sola
classe di leva avevano perduto la possibilità di coprirsi di gloria nella
Grande Guerra come quelli "del ’99" (i ragazzi). In questa campagna vedevano una
occasione per il loro battesimo del fuoco.***
Fu lui a portarsi dietro uno dei famosi orsi
e a donarlo allo zoo di Roma. La nipote Maria Rosaria Nappi ancora ricorda
di aver sentito parlare di quell’orso nei racconti di sua nonna, l'animale
si chiamava Miska e visse almeno fino al 1940.
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Una compagnia della legione redenta rientrava portando nome e insegne di Bersaglieri. Il vessillo dei "Bersaglieri Friulani" veniva depositato ufficialmente al Museo Storico di Gorizia, ma se ne perdevano successivamente le tracce.
Il Governo, a interrogazione Parlamentare, aveva risposto che non
c'erano e non c'erano stati soldati italiani in Oriente
http://www.trentinocultura.net/doc/radici/storia/grande_guerra/prigionieri_h.asp
russia 1914
Rare foto del contingente italiano
http://www.trentinocultura.net/doc/radici/storia/grande_guerra/battaglioni_neri_h.asp
e dei battaglioni neri
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/diari/viezzoli.htm Diario
I parte e II parte
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/diari/viezzoli1.htm
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*Per la singolarità della loro avventura ricordiamo le vicende di sette degli undici disertori zaratini che combatterono per l'Italia nel Corpo Italiano di Spedizione nell'Estremo Oriente (C.S.I.E.O.).
Con lo scoppio della guerra ALBORGHETTI Simeone, PORTADA (de) Nicolò, CONFALONIERI Paolo, SUBOTICH Natale,
KAITNER Giovanni, ZAUNER Andrea, MATESSI Antonio, erano stati destinati con altri reparti austriaci in Galizia, sul fronte russo. Nel giugno 1916, quando l'offensiva di Brussilov travolse gli austriaci, quegli "irredenti" disertarono e passarono ai russi. Vennero inviati in un campo di raccolta, ma in attesa di potere raggiungere l'Italia e combattere con l'Esercito italiano, furono coinvolti dagli avvenimenti della rivoluzione bolscevica. Abbandonati a se stessi, da Kirsanoff, per Vologda, attraverso la Siberia, dopo mesi di patimenti, raggiunsero fortunosamente Harbin, in Manciuria. Proseguirono attraverso la Cina, ed il 18 giugno 1918 erano a Pechino. Entrarono a far parte del reparto italiano che, al comando del maggiore Cosma Manera, presidiava la Legazione d'Italia. Dopo un paio di settimane furono trasferiti a Tien-Tsin, dove era arrivato dall'Italia il Corpo di Spedizione italiano nell'Estremo Oriente. Inquadrati nel battaglione degli "irredenti" - "battaglione nero", dal colore delle mostrine - vennero aggregati al C.S.I.E.O. Il 15 settembre 1918 prestavano giuramento di fedeltà al Re d'Italia. Durante quell'inverno - mentre la guerra in Europa finiva - e sino al giugno 1919 combatterono sul fronte siberiano contro i bolscevichi. Il 25 novembre 1919, nel porto di Cin-Quan-Tao, s'imbarcarono sul piroscafo Nippon, per rientrare in Italia. Furono necessari sessantanove giorni di navigazione prima di arrivare a Brindisi. Proseguirono via mare, ed il 4 febbraio 1920 sbarcarono a Trieste. L'8 febbraio 1920 riapprodavano a Zara, dopo cinque anni e mezzo di assenza. Il Ministero della Guerra concesse a questi sette un "Encomio Solenne", ed a Matessi, Kaitner e Zauner anche la croce al merito di guerra.Degli altri quattro che combatterono con il C.S.I.E.O.,DRAGHICEVIC Giacomo MLADINOVICH Giuseppe MAESTROVICH Giuseppe OGRISEVICH Vladimiro non si hanno particolari notizie, ma certamente furono protagonisti di un'analoga odissea.
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**…Questa nobile figura di Soldato, sul cui petto brillano ben 27 onorificenze, può con legittimo orgoglio, chiamarsi il Padre dei Redenti, perché, conscio del servizio che rendeva alla Patria e all'Umanità, non curante dei disagi della tremenda responsabilità che andava assumendosi, ma mosso solo dalla molla della fede e dei patriottismo, ridonò alla Patria oltre 10. 000 nuovi cittadini, dei quali più di 3. 000 indossarono ancora in quella lontana terra del Levante il
grigio-verde, per tener alto il nome d'Italia in quei tempi sì burrascosi.
A lui che ci sottrasse da una penosa prionia, che ci tolse dalla miseria la più avvilente, che ci strappò da morte sicura, giungano, in quest'ora di commossa gioia nel poterlo rivedere, il nostro saluto, e i sentimenti della nostra riconoscenza, assieme a quelli di tutto le famiglie alle quali ridonò i suoi Cari……
Qualcuno dalla Cina rientrava via Pacifico, Stati Uniti e non
Canale di Suez come
risulta da un documento in lingua Inglese di un comitato di assistenza
di Fort Dix. VICTORY SERVICE STAR COMMITTEE
Formed May, 1918 Mrs. Louis R. Page, Chairman; Mrs. Percy
M. Chandler, Vice-Chairman; Mrs. Stanley MacD. Smith, Secretary; Mrs. W.
Barklie Henry, Treasurer. The purpose of the Committee was to provide
comfort kits and a cheerful send-off for the selected men leaving
Philadelphia for training camps. The Committee cooperated with the
fifty-one local draft boards, who advised them the number of men leaving
their districts, so that an individual kit was provided for each man.
The kits were made of bright colored cretonne and contained the
following articles: writing-pad, envelopes, tooth paste, shoestrings,
soap, pencil, tooth brush, chewing gum, towel, housewife, and tobacco
and games whenever possible. When rush orders were received, 500 to 700
were completed in a day. The committee also provided many hundred
sweaters and socks; and besides supplying the drafted men with kits,
provided them for individuals and groups of service men who could not
procure them otherwise. When the barracks at Cape May burned on July 4,
1918, a request for 700 kits for the men who had lost everything was
received. In less than twenty-four hours the entire number of kits had
been delivered to the men. Three hundred kits were sent to
Camp Dix to an equal number of Italian Irredenti from Northern Italy,
who had been taken prisoners by Austrians, escaped by way of Russia, and
were making their way back to Italy by way of the United States.
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