LA COMPAGNIA MOTO DEI BERSAGLIERI
L'uso di automezzi durante
la Grande Guerra fu diffuso principalmente nei reparti delle salmerie, sanità,
artiglieria ed altri supporti come il genio
(vedi sotto sidecar Barella (Usa) e italiana porta colombi) etc…. La moto divenne importante
fin dall'inizio per i portaordini quando ne era possibile l'uso al posto dei
ciclisti, cavalieri o appiedati secondo le condizioni del terreno e del fuoco
nemico. Ricordiamo che c'erano le comunicazioni radio, ma c'erano anche gli
intercettatori.
Facevano uso di moto e sidecar gli ufficiali superiori, anche
dei bersaglieri, carabinieri con moto a volte importate come la Indian (usa) e
la Excelsior. Per l'utilizzo della moto in campo strettamente bellico si dovette
aspettare circa due anni. L'uso sempre più diffuso di mitragliatrici anche
pesanti, coi loro liquidi di raffreddamento, mal si prestava ai vecchi trasporti
di fanteria (muli, cavalli). Essendo la disponibilità di camion centellinata,
si giunse all'utilizzo di motocarrelli per la difesa aerea. Nel 1918 invece si
formano vere e proprie sezioni e compagnie di motomitraglieri su mezzi Frera,
Bianchi, Borgo. I bersaglieri (la scarsità di notizie e immagini giunteci non
ci permette più approfondite analisi), costituirono almeno 4 compagnie di cui
una (Ten. Bertone) figura tra i reparti (LXXII arditi e 3 ° ciclisti) che
entrarono a Vittorio Veneto. Altre immagini, di cui una sotto, illustrano l'uso
del mezzo nella spedizione di Fiume a fianco di D'Annunzio. Con la fine della guerra, causa le restrizioni e la
demilitarizzazione, l'uso di motocicli perde interesse pur sviluppandosi in
campo civile e sportivo. Bisognerà aspettare circa 10 anni per vedere di nuovo
una ricerca sui materiali e coniugare il mezzo a due ruote alle nuove dottrine
meccanizzate. Alla fine del 1931, presso la caserma del 2° reggimento
Bersaglieri a Trastevere, è costituita a fini sperimentali una compagnia
motociclisti. Senza specifiche regolamentazioni, non esistendo una dottrina di
impiego, si costituirono tre plotoni, più uno comando, di tre squadre cadauno
composte da 13 bersaglieri e due fucili mitragliatori. Le moto che giungono in
caserma sono le GUZZI 500 monoposto e alcuni motocarrelli. La compagnia è
sottoposta a intensa attività addestrativa: compie esercitazioni notturne,
invernali, estive, con compiti di esplorazione, avanguardia, fiancheggiamento e
retroguardia.
I Motomitraglieri dovevano avere una perfetta conoscenza delle
armi automatiche, percorrere sentieri, mulattiere, possedere uno spiccato senso
dell'orientamento e saper leggere una carta topografica. Molti di loro non sanno
neanche andare in bicicletta, ma diventano ugualmente buoni motociclisti. Il
bersagliere che viene a trovarsi isolato in trasferimento o in combattimento,
deve essere in grado di prendere anche decisioni autonome velocemente. I
fucili mitragliatori vengono inizialmente portati a tracolla, ma la posizione
appare subito poco idonea, per l'equilibrio in sella, e troppo lungo il tempo
per metterli in azione in caso di agguato. Viene così ideata una culla posta
sullo sterzo che ne facilita il trasporto e in casi estremi l'uso dal bordo del
mezzo fermo. Il motto della compagnia è "PALPITANDO IRROMPO". Nel
1933 la compagnia in tre tappe si trasferisce da Roma a Torino. Oltre alle GUZZI presso la compagnia si provano Gilera e Frera. Presso la compagnia
funziona una officina per le riparazioni, per le frequenti rotture
nell'addestramento e nei percorsi fuori strada. Dopo questi periodi di prova la
formazione del reparto è modificata, nel 1936, con l'adozione delle biposto e
la costituzione di un battaglione moto, all'interno delle brigate corazzate. Nel
1938, considerati eccessivi gli uomini per squadra, furono dimezzati adottando
fucili-mitragliatori supplementari. La compagnia motociclisti a questo punto è
atta a svolgere alcuni compiti per unità superiori come spostarsi su strada a
velocità di circa 35 km orari !! e piombare di sorpresa sulle avanguardie
nemiche sviluppando una notevole massa di fuoco. Molti di questi compiti abbiamo
già visto erano stati sviluppati dai Motociclisti tedeschi a Caporetto In
negativo il reparto è facilmente individuabile dall'alto, di difficile
rifornimento, non avendo una sezione apposita, e vulnerabile in caso di
difficoltà a disimpegnarsi dalla strada principale o nel caso dovesse
abbandonare i mezzi. I compiti principali che sono quindi assegnati alla nuova
specialità sono:
La velocità di 35 km orari ora farebbe ridere, ma allora era la massima a cui andavano i più veloci mezzi militari italiani. A questa andatura continua erano comunque previsti tutta una serie di inconvenienti ai mezzi che ne sconsigliavano velocità superiori. E' chiaro che in questo campo la nostra tecnologia non poteva o non voleva offrire di più. Il trasporto di munizioni e carburante è possibile solo in piccola quantità coi motocarrelli, che però hanno lo stesso motore delle moto con un peso maggiore, e quindi una velocità minore. Le moto in dotazione non saranno sempre delle 500. I tedeschi nello stesso periodo sviluppavano una 750 di cilindrata.
Resta sconsigliato l'attacco al nemico attestato a difesa
poiché le nostre armi non hanno la gittata e la forza di quelle nemiche.
Dal
capitano Guercio " Tali reparti se impiegati al momento opportuno possono
produrre risultati decisivi, a ciò si giunge con l'adozione di mitragliatrici e
con l'adozione di mezzi a larga autonomia logistica". Coloro che avrebbero
fatto presto da antipasto al nemico avevano la certezza che un minimo errore
poteva risultare fatale: così successe in Russia dove ai primi scontri un
bersagliere, dimenticando di abbassare la testa per tempo dietro ad alcuni
mucchi di paglia, venne falciato. Un esempio che servì di monito a tutti. La
sostituzione diffusa delle moto al posto delle biciclette aveva si motorizzato i
bersaglieri delle nuove Brigate Corazzate, ma aveva anche acuito i difetti sopra
detti. I granatieri corazzati tedeschi, a cui il bersagliere stava
assomigliando, andavano in linea con semicingolati protetti e armati.
L'esplorazione poi era effettuata da reparti veloci ma protetti. Gli americani
scontarono la versatilità della jeep in avanscoperta nei caduti che ebbero per
la assoluta mancanza di protezione. Nel corso della guerra molti battaglioni
moto vennero quindi riconvertiti in compagnie moto e armi da accompagnamento,
mortai, antiaeree, controcarri, o ridistribuiti ad altre unità, come reparti
divisionali o di corpo d'armata, come vedremo. La
dottrina d'impiego non è cambiata in 50 anni. Con mezzi più adatti, nella
prima Guerra del Golfo, piccole unità francesi (su moto di produzione italiana) hanno
svolto nelle distese desertiche diverse funzioni di supporto e alleggerimento
per la sicurezza lontana ed immediata delle unità corazzate. Per queste il
nemico del motociclista, ma non solo, ancor oggi è il fantaccino con un bazooka o il suo erede moderno
invisibile in una buca in attesa.
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