Virginia Oldoini 
Contessa di Castiglione

  

 

 

 

 

 

“Io sono io, e me ne vanto; non voglio niente dalle altre e per le altre. Io valgo molto più di loro. Riconosco che posso non sembrare buona, dato il mio carattere fiero, franco e libero, che mi fa essere talvolta cruda e dura. Così qualcuno mi detesta; ma ciò non mi importa non ci tengo a piacere a tutti".

Virginia nasce a Firenze il 22 marzo 1837 da Isabella Lamporecchi e dal marchese Filippo Oldoini.  “Nacqui nell’istante in cui una stella cadente passava sulla mia culla. Correva l’anno 1843 e non 1840” (cosi si era già tolta 6 anni).  Per una presunta crisi mistica entra giovinetta alle Orsoline. Il suo ritiro dura poco. Con molti amori alle spalle, Virginia (detta Nicchia dal D'Azeglio) a 19 anni incontra il Conte Francesco Verasis Asinari di Castiglione Tinella (feudo), cugino di Cavour. Alta, bionda, di figura armoniosa e snella, una statua di carne, come la definì non senza invidia la principessa di Metternich, aveva gli occhi cangianti tra l'azzurro e il verde e il nasino all'insù. Non furono sufficienti gli  avvisi allo sposo sulla libertà dei costumi della ragazza e la di lei ritrosia per le unioni vincolanti a fermare la cerimonia. Dalla breve unione nacque un figlio, Giorgio. La coppia viveva a Torino e frequentava la corte, dove venne presto notata da Re Vittorio Emanuele II. Le sue relazioni amorose non cessarono, coinvolgendo anche i rampolli dei Doria. A uno spasimante "Non credo che la vostra fantasia riesca a farvi immaginare la mia persona al di là dei vestiti. Essa è troppo bella e perfetta per la vostra immaginazione. Le forme di una fiorentina di antica stirpe superano ogni vostra comprensione. " Virginia, "Nicchia", Verasis, contessa di Castiglione Tinella e Costigliole d'Asti, nata Oldoini Lamporecchi. Cavour, vista la perspicace intraprendenza e intelligenza della cugina,  passò dalla disistima parentale al rispetto e ritenne fosse giunta l'ora di inserirla nelle sue trame segrete. Cavour a Virginia: «Cercate di riuscire, cara cugina, con il mezzo che più vi sembrerà più adatto, ma riuscite».
"Una bella contessa è stata arruolata nella diplomazia piemontese. Io l'ho invitata a civettare, se le riesce, a sedurre l'imperatore. In caso di successo le ho promesso che chiederò, per suo fratello, l'incarico di segretario a Pietroburgo. Ieri con discrezione ha cominciato la sua missione, al concerto delle Tuileries"

Inviata in Francia col preciso scopo di frequentare la corte Imperiale, Virginia non tardò a farsi notare, non solo da Eugenia, ma dallo stesso Napoleone III. Una volta l'imperatrice Eugenia de Montijo disse alla Contessa (che indossava un vestito trasparente - protetta solo da un grande cuore in posizione strategica) - Signora, voi avete il cuore troppo in basso..!!.-. Era il 1855 e il piccolo Piemonte si apprestava alla campagna di Crimea. A Parigi le venne messa a disposizione una villa dalla quale partiva per incontrare Napoleone III. La sua infiltrazione a corte durata un anno stava per affievolirsi. La moglie Eugenia, si disse, fece organizzare dal capo della Polizia un finto attentato con la morte di un certo Cappelletti, ignaro italiano circuito sulle vere fasi dell'azione e sui fini politici. Rientrata in Italia cercò, in occasione della venuta dell'Imperatore (1859), di incontrarlo. La sua richiesta di ritornare in Francia fu accolta, ma le fu consigliato di evitare la corte. Alle sue misere finanze ora si aggiungeva la causa di divorzio che il marito le aveva intentato con ampia documentazione sulle "scappatelle". La sua stella, ormai tramontata, la portò più volte in Francia sul luogo del "delitto", ma altre concorrenti, più giovani e più belle erano arrivate e la stella stessa di Napoleone III era in scadenza. Il suo ultimo ritorno in Francia, alla disperata ricerca d'un passato ormai lontano, coincise col 1870, anno della presa di Roma, della disfatta di Sedan e della definitiva caduta del Monarca Francese, ultimo dei corsi. Dopo la tragica morte del marito non le restarono che i ricordi. Il 28 Novembre 1899, all'alba del nuovo secolo, moriva nella sua casa di Parigi, con gli specchi velati per non risaltare la sua sfiorita bellezza, senza clamore. Chiese di essere sepolta con la camicia da notte, leggera e preziosa che stava tutta nel pugno di una mano e che aveva indossato la notte di Compiègne, e i suoi gioielli. "Noscitis et nobiscum". Nessuno dei suoi estremi desideri fu esaudito: ebbe una regolare funzione religiosa in presenza dei camerieri, di un duca e di un agente di cambio (un prestadenaro). L'imperatrice EugeniaNon indossò neanche la famosa camicia da notte, né i suoi gioielli, che furono prontamente sottratti dagli eredi. Subito dopo la sua morte la polizia e i servizi segreti frugarono tra le sue carte e bruciarono tutte le lettere e i documenti a lei inviati dalle massime personalità del tempo, re, politici, papi e banchieri. E' sepolta al Père Lachaise, il cimitero monumentale di Parigi , come aveva ordinato il Re Umberto I. La tomba ora è stata completamente restaurata a cura del Premio Grinzane Cavour. 

Père Lachaise tutte le sepolture (O-Oldoini) http://www.pere-lachaise.com/  http://www.meijsen.net/graveyart/pl/htmls/fr_bgr_links_pl.htm  

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