Cesare Ricotti Magnani

Data di nascita: 30/01/1822
Luogo di nascita: Borgo Lavezzaro (No)
Data del decesso: 04/08/1917
Luogo di decesso: Novara
Padre: Giuseppe
Madre: Pisani Margherita

Professione: Militare di carriera (Esercito)
Carriera: Colonnello (Regno di Sardegna) (14 giugno 1860)
Maggiore generale (Regno di Sardegna) (15 ottobre 1860)
Tenente generale (Regno di Sardegna) (14 settembre 1864 - 6 gennaio 1895. Data del collocamento a riposo)
Ministro della guerra (7 settembre 1870- 25 marzo 1876), (23 ottobre 1884 - 4 aprile 1887), (9 marzo -11 luglio 1896) Ministro della marina "ad interim" (26 dicembre 1870-24 marzo 1871)

Senatore dal 1890

Coniuge: Fumagalli Virginia Figlia: Margherita Ricotti Magnani

Ricotti Magnani entra giovanissimo nelle scuole collegio militari (ginnasio) per poi accedere alla Accademia di Torino che lo licenza coi gradi di Tenente di Artiglieria nel 1840 a soli 18 anni. Nella campagna del 1848 viene ferito (a Peschiera è in comando a una cp Pontieri) e promosso Capitano per Merito di guerra per lo scontro di Goito. Alla ripresa della guerra è di nuovo in “batteria”. Nel 1852, in occasione dello scoppio della polveriera di Borgo Dora a Torino, per i salvataggi compiuti, ebbe la Medaglia d'Argento al Valore Militare. La guerra di Crimea lo vede presente ed anche qui si distinse nella Battaglia della Cernaia meritando una Menzione Onorevole quale comandante della 13° batteria della Brigata Montevecchio (2a divisione già di Alessandro Lamarmora). Nel 1859 è Capo di Stato Maggiore della 3ª divisione, meritando l'Ordine Militare di Savoia (OMS). Tenente Colonnello a S. Martino si distinse sul campo guadagnandosi la medaglia di commendatore dell'OMS e da parte francese il rango di cavaliere della Legion d'Onore. Colonnello nel 1860 è Maggiore Generale nello stesso anno a pochi mesi di distanza. Le carriere allora non si giocavano con l’anzianità, probabilmente. Dopo il comando di unità impiegate nella campagna meridionale passò alla direzione generale delle armi speciali per conto del ministero della guerra italiano. Promosso Tenente Generale nel 1864, prese parte alla Terza guerra d'indipendenza italiana come comandante della 12a divisione che però non venne coinvolta in alcuno scontro. Comandò le Divisioni militari di Parma e di Milano poi, dal 1870, è Ministro della Guerra fino al 1876. Nel frattempo era stato sindaco di Novara dal 1860 al 1869 e nel 1863 tra i soci fondatori del CAI.

Fu in questo nuovo incarico che attivò un nuovo ordinamento dell'Esercito Italiano meglio conosciuto come ordinamento o riforma Ricotti. Ministro della guerra durante l'Assedio di Roma del 1870, emanò in questo periodo leggi fondamentali sul reclutamento e sul servizio militare obbligatorio. Particolarmente importante fu la sua prima nomina a ministro nel governo Lanza in sostituzione del generale Govone, che era ormai inviso alla casta militare per aver accettato i tagli decisi dal ministro delle finanze Sella. Il 7 settembre Govone fu costretto alle dimissioni e il nuovo ministro approvò i piani che il 20 settembre portarono alla presa di Roma (i piani erano comunque già pronti e i corpi armati in movimento). L'esercito era ora con la riforma organizzato in 10 corpi d'armata territoriali con esercito di seconda linea o milizia territoriale in sostituzione della Guardia Nazionale. -La pessima dimostrazione del corpo della Guardia Nazionale, seguita dal lenirsi del fenomeno del banditismo nel corso degli anni, assieme ad altre considerazione di carattere prettamente politico e sociale evidenziarono la sua inutilità, la pericolosità e l’insostenibile peso economico del suo mantenimento. I tentativi di rivitalizzare l’istituzione inserendo in essa ufficiali della riserva dell’esercito professionale fallì presto. Sin dal 1870, con l’istituzione della Milizia Territoriale, "gemella" della Guardia Nazionale, quest’ultima iniziò a perdere forza ed effettivi. Le riforme ed i disegni di legge diretti al suo scioglimento si sprecarono sin dal 1872 (in particolare Riforma Ricotti) fino al suo scioglimento ufficiale con legge n. 160 del 1876. Wikipedia
Le riforme si ispiravano al modello prussiano che aveva impressionato gli ambienti militari europei dopo la vittoria senza appello del 1870 sulla Francia che aveva portato alla Repubblica e alla fine dei Bonaparte. Ricotti diminuì i reparti esistenti in tempo di pace confidando nella possibilità di mobilitare, in caso di bisogno, una massa più estesa di coscritti. A differenza del modello prussiano però si volle evitare il reclutamento su base territoriale (i land tedeschi, residui degli stati e dei regni che ancor oggi costituiscono federazione). Questo (il reclutamento su base regionale) poteva infatti costituire una potenziale minaccia all'unità nazionale da pochi anni realizzata e non solo. Erano gli anni delle prime manifestazioni sociali. Si pensi alle agitazioni internazionaliste e all'esperienza della Comune di Parigi. Ha scritto lo storico Rochat che i reggimenti venivano "formati da reclute di almeno due regioni diverse (in un tempo in cui solo una piccola minoranza parlava italiano, la presenza di due dialetti diversi bastava ad impedire la formazione di un blocco unico dei soldati ed offriva agli ufficiali infinite possibilità di divisione), ed essi erano stanziati in una terza regione, in modo da poter reprimere eventuali ribellioni senza scrupoli; ad evitare inoltre la creazione di legami tra sottoufficiali e la popolazione, i reggimenti vennero fatti ruotare tra le varie sedi ogni quattro anni".
Egli svolse la sua azione riformatrice con determinazione per superare le tante opposizioni, tra le quali principalmente quelle del generale La Marmora (Alfonso). Lo fece con larghezza di vedute, tanto da far compiere al nostro esercito la svolta più importante della sua storia più che centenaria. Con le riforme l'Italia poté disporre di un esercito adeguato al rango di grande potenza europea.
http://xoomer.virgilio.it/ramius/Militaria/ordinamento_ricotti_magnani_1873.htm 

sotto foto da "L'Esercito italiano nella Grande Guerra (1915-1918) Volume VII -

Le operazioni fuori del territorio nazionale - Tomo 1 - Il Corpo

di Spedizione Italiano in Estremo Oriente - Roma 1934 - XII (Collana

Min. della Guerra - Comando del CSM- Ufficio Storico)

VITTORIO FILIPPI DI BALDISSERO

 

Legato ai Ricotti Magnani è questo secondo personaggio già visto nei capitoli della missione Italiana in Cina e nella Siberia Russa del 1918 e di cui diamo riassunto di seguito. La rivoluzione russa del 1917 aveva sconvolto gli equilibri di questo immenso stato e per le alleanze concluse dallo Zar anche gli equilibri internazionali creando vuoti istituzionali e militari. Tra settembre e ottobre 1918 gli Alleati e quindi l’Italia inviarono in Siberia il CORPO DI SPEDIZIONE INTERNAZIONALE (sigla CSIEO per l’Italia). Il 12 settembre arrivò a Tientsin (nel possedimento italiano in Cina) anche il Ten. Col. (S.M.) Vittorio Filippi di Baldissero, che era stato nominato Capo della Missione militare italiana in Siberia. Il comando, per naturale evoluzione, avrebbe dovuto andare a Cosma Manera che finora aveva avuto un ruolo preminente. Questi non rimase molto soddisfatto e chiese di rimpatriare, ma non gli venne concesso.(DA” La Russia in fiamme di BAZZANI). Vediamo anche la missiva che scrisse Vittorio Filippi di Baldissero sul Manera (rapporto «riservatissimo» del 1° settembre 1919), perorandone l'avanzamento per meriti speciali, nonché la prestigiosa nomina ad ufficiale dei SS. Maurizio e Lazzaro: «Dando uno sguardo a tutta l'opera spiegata in Russia dal Maggiore Manera non si può non rimanere ammirati di fronte a tanta feconda attività. Sono tre anni interamente dedicati alla causa dei redenti che di lui sono stati e sono la occupazione e la preoccupazione costante, che di lui hanno assorbita ogni attività fisica e intellettuale, attraverso difficoltà d'ogni genere dalle quali solo una tempra salda quale è quella del maggiore Manera poteva trionfare (...) si tratta di ufficiale che conta 25 anni di spalline, la maggior parte dei quali impiegata in importanti missioni all'estero i cui ottimi risultati dicono delle di lui elevate qualità personali (...) ottimo conoscitore di uomini e di cose, dotato di spirito di penetrazione, sa in ogni questione scegliere la via giusta e va senza tergiversare.
La missione militare che accentrava di fatto tutti i poteri dell’Area (sostegno alle forze antibolsceviche, diga all’espansionismo giapponese e recupero dei prigionieri ex Austro Ungarici di lingua italiana e della corposa Legione Ceca nelle nostre stesse condizioni) giunse a Vladivostok Il 5 ottobre 1918. I componenti della Missione militare furono presentati agli ufficiali delle forze Interalleate (Giapponesi, Americane ecc. ): Filippi di Baldissero, capo, Cosma Manera Capo della Missione per i prigionieri di Guerra in Siberia (Bazzani suo ufficiale addetto) e del Servizio polizia, con sede a Vladivostok e il Colonnello FASSINI CAMOSSI : Capo del Corpo di Spedizione dell’ESTREMO ORIENTE, inviato dall’Italia a Krasnoiarsk (all’interno della Siberia). Di fatto poi operarono come due enti ben distinti Missione Militare da una parte e recupero prigionieri dall’altra.

 

Viveva infatti a poca distanza dalla villa dei Moreali in Spezzano di Modena (Francesca Moreali era moglie di Ciro Menotti e uno dei figli, Massimiliano Menotti http://digilander.libero.it/fiammecremisi/approfondimenti/menotti.htm già aiutante di campo del Re aveva la sua di villa qui vicina ai Campori) la figlia di Cesare Ricotti Magnani Margherita andata in sposa al Marchese Pietro Campori. La figlia Virginia sposerà per l'appunto Vittorio Filippi di Baldissero. Plausibilmente dono di nozze del conte Bulgarini Visconti per il matrimonio della figlia Marianna con il marchese Carlo Càmpori, colonnello della Guardia Nobile d'Onore Estense, morto nel 1857, villa Campori venne in quell'occasione ristrutturata e risistemata. Morto Cesare, successe nella proprietà della villa il figlio Pietro con la moglie Margherita Ricotti Magnani e le figlie Adele, Virginia ed Anna. Ospite fisso durante l’estate il Gen. Ricotti Magnani che avrà incontrato spesso il Menotti quando questi si ritirò per motivi di salute nelle terre della madre, ove si spense l'11 giugno 1889.
 

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