La guerra in Terragnolo e altopiano dei Fiorentini e Tonezza

il 2° Reggimento Bersaglieri da "Montagna"* del 1915 4a parte

Andrea Graziani  

1864-1931

Graziani comandante 11° reggimentoAndrea Graziani nasce nel 1864 a Bardolino, sulla sponda veronese del Garda. Sottotenente nel 1882, fu in Eritrea nel 1887 e nel 1904 insegnante alla Scuola di Guerra. Passa col grado di capitano dal 2° alpini al corpo di S.M. della divisione di Ancona nel 1895 nello stesso decreto che vede Caviglia nel comando della divisione Perugia. Durante il terremoto di Reggio e Messina (1908) meritò un encomio speciale e la medaglia d’oro di benemerenza per i soccorsi prestati. Colonnello nel 1915 al 15° bersaglieri per pochi giorni (lui proveniva dall’11°), poi maggior generale (C.S.M. V° C.d.A), comandò le brigate Jonio e Venezia in Val Sugana e la 44a divisione sul Pasubio durante la Strafexpedition del maggio-giugno 1916.

(Emilio Faldella, storico della Prima guerra mondiale, tracciò un giudizio assai severo di Graziani, definendolo «come notoriamente animato da spirito offensivo, ma anche irrequieto, autoritario, impulsivo, durissimo coi dipendenti, poco propenso a dare importanza alle perdite umane). A tal proposito un navigatore mi segnala che Graziani era presente anche nel corso dell’azione sul Basson del 25 agosto 1915 in cui andò quasi distrutto un reggimento della Brigata Treviso (rif. Pieropan in “ 1915 Obiettivo Trento “ pag. 209 Ediz. Mursia 1982) in qualità di Capo di S.M. del V° Corpo d’Armata. Graziani era personaggio che scriveva poco. Dava disposizioni ed ordini verbali come conferma il Generale Murari Brà nelle sua opera “ Sulla fronte della 1ª linea della 34ª Divisione colla Brigata Ivrea” Ediz. F. Casanova & C.ia – Torino -1922 “ pag 56 che trascrivo: “ In luglio (…) per ordine verbale dato dal Capo di Stato Maggiore del Comando del V° Corpo d’Armata, si occupò il ciglio orientale del Bosco di Varagna e si avanzò fino al margine occidentale del bosco, per portarsi in vista della linea nemica. Il 25 agosto 1915, dopo un bombardamento di dieci giorni, fu sferrato un attacco…. (omissis).
 

Di questo spirito autoritario Graziani darà prova anche nel marzo 1917, quando gli verrà assegnato il comando della 33a divisione operante sul Carso. La disciplina all’epoca era saltata e non stupisce poi il fatto di Caporetto come chiosa naturale. Nella relazione della Commissione d’inchiesta su Caporetto, resa nota a guerra conclusa, si legge tra l’altro che i soldati «spesso sparavano dai treni, insultavano borghesi, operai e ferrovieri quali imboscati, […] al punto che si dovettero adottare severissime misure per la loro traslocazione», disposizioni che si possono leggere nelle circolari del 28 marzo, del 5 giugno e del 16 luglio 1917, nonché del 5 gennaio 1918 a gestione Diaz.

Ma Graziani era già stato protagonista di un episodio di "ritorsione" nel 1915 sulle prealpi vicentine narrato dagli stessi tedeschi e "addolcito" dagli italiani.

... Zehn Tage lang herrschte verhältnismäßige Ruhe auf der Hochfläche von Folgaria, doch dann nahmen die Italiener ihre Angriffe wieder auf. Am 19., 20. und 21. Oktober 1915 stürmten sie wiederholt die gleichen Ziele wie zu Monatsbeginn an. Da und dort gelang es ihnen, die feindlichen Hindernisse zu überwinden, der Widerstand der Verteidiger war aber zu heftig, so dass die angestrebten Ziele auch dieses Mal nicht erreicht werden konnten. Die Verluste der Brigade „Milano“ in diesen dreitägigen Kämpfen waren hoch: 10 Offiziere und 76 Soldaten tot, 28 Offiziere und 576 Soldaten verwundet, 68 Soldaten vermisst.  Die Beschießung wurde fortgesetzt, die Infanterieangriffe aber nicht mehr erneuert. Ende Oktober schwächte auch das Artilleriefeuer ab. Wohl flackerte es von Zeit zu Zeit wieder auf; im allgemeiner aber herrschte auf Folgaria bis zum Frühjahr 1916 verhältnismäßige Ruhe. Dieci giorni di relativa calma sull'altopiano di Folgaria, poi la lotta riprende. Il 19, 20 e 21 Ottobre 1915 stavano sugli stessi obiettivi  d’inizio mese. Qua e là avevano superato gli ostacoli. Le perdite della Brigata "Milano" in questi tre giorni di combattimenti sono alte: 10 ufficiali morti e 76 soldati, 28 ufficiali e 576 soldati feriti, 68 soldati dispersi. 
Am 23. Oktober wurde die so erfolglos agierende 9. italienische Division durch die 35. Division abgelöst und an den Isonzo verlegt, ihr glückloser Kommandeur (General Calderari) aber seines Postens enthoben und durch General Maurizio Gonzaga ersetzt. Zum Schluss noch ein bezeichnender Vorfall als Beweis dafür, wie stark die Moral der italienischen Soldaten durch die vergeblichen Angriffe auf die österreichischen Stellungen auf der Hochebene von Folgaria gelitten hatte. Am 24. Oktober 1915 traf bei dem als Reserve vorgehaltenen IV. Bataillon des 2. Bersaglieriregiments eine mit Sonderrationen und alkoholischen Getränken beladene Maultierkolonne ein. Eine kleine Gruppe Bersaglieri schloss daraus, dass die gefürchteten Stellungen auf dem Durer wieder angegriffen werden müssten, brüllte: „Ihr Schufte, Ihr wollt uns betrunken machen und dann zur Schlachtbank führen!“ und warf die Muliladungen den Abhang hinunter. Daraufhin erteilte General Andrea Graziani, der Generalstabschef der italienischen 1. Armee, den Artilleristen den Befehl, von hinten in die Reihen des 2. Bersaglieriregiments zu feuern, wobei es viele Tote gegeben haben soll. Il 23 Ottobre 1915 viene sollevato dal comando lo sfortunato Gen. Calderari e il suo posto viene preso dal Gen. Principe Maurizio Gonzaga. Infine, un episodio più significativo come prova della sofferenza morale (2000 perdite). Il 24 Ottobre 1915 è arrivato un battaglione di riserva del 2 ° Bersaglieri con razioni speciali e alcol a dorso di mulo. La voce si sparge fra i soldati che avrebbero esclamato: "Voi bastardi, volete farci ubriacare, e quindi portare al macello": e il mulo col liquore finì nel burrone a calci. Andrea Graziani C.S.M della 1a armata italiana diede allora ordine al comando artiglieria di tirare nei ranghi del 2° Bersaglieri.

Graziani ispettore della MVSNLa versione Italiana: Ottobre 1915: gli attacchi italiani continuano inutilmente verso il Plaut, Bocca di VallOrsara; il Gen. Andrea Graziani guida da Costa d’Agra l’assalto al Dürer: al fallimento dell’azione si mette a sparare sulle immediate retrovie per evitare una possibile nostra ritirata. A finire sul banco degli imputati, con l'accusa di vigliaccheria, anche un gruppo di bersaglieri che si "ammutina" seduta stante gettando viveri e alcol in uno strapiombo. Graziani ordina allora alle artiglierie di sparare stavolta contro di loro, causando diversi morti wobei es viele Tote gegeben haben. Queste azioni vengono messe subito a tacere e per anni circoleranno solo tramite Radio Gavetta. Solo con Caporetto si arriverà ad una "parziale" resa, più che di conti e di metodi, di professionalità e capacità (commisurata ai mezzi) ma non con lui il “fucilatore” che avrà una brillante carriera. Nota redazionale: gli errori nei tiri d’artiglieria erano comuni ancor più ad inizio conflitto, poi radio gavetta ingigantiva il fatto che qui viene narrato e comunque confermato.

Anche il generale Graziani dette in quei mesi il suo contributo alla giustizia militare. In data 14 giugno 1917 Angelo Gatti registra nel suo libro di memorie, "Caporetto, diario di guerra inedito (maggio-dicembre 1917)" che il maggior generale Graziani lasciò ogni azione di comando della 33a divisione dal 23 al 26 maggio per dare la caccia con il moschetto ai soldati che tornavano indietro dagli assalti, al punto che una volta -il gen. Ciancio dové cercarlo per 4 ore inutilmente-. Non basta: il Bounty Killer Graziani si era reso responsabile pochi giorni prima dell’esecuzione sommaria del soldato novarese Pietro Scribante, del 113° fanteria, fucilato dopo «una parvenza di processo», come denunciò l’Avanti del 7 agosto 1919, e dopo che già gli era stata approntata la bara. Per l’esecuzione Graziani “scelse” tutti amici e compaesani del condannato. Nel novembre 1917 ebbe il comando del 1° raggruppamento alpino e nel maggio 1918 fu, con la divisione cecoslovacca da lui costituita, nel settore di M. Altissimo. Nei tragici giorni della ritirata ebbe l’incarico speciale di Ispettore Generale del Movimento di Sgombero delle truppe in ritirata tra Piave e Brenta, ufficio ricoperto dal 2 novembre 1917 fino agli ultimi giorni dello stesso mese quando assunse il comando del 1° raggr. alpino. Lo zelo profuso da Graziani nell’assolvere l’incarico di Ispettore Generale del Movimento andò ben oltre il suo mandato e gli valse la fama di “generale delle fucilazioni”. Fu collocato a riposo (ma d’ufficio, in seguito alle risultanze della commissione d’inchiesta su Caporetto) nel gennaio 1919 e nel 1927 promosso generale di C.d’A. nella Riserva. Fu comunque Luogotenente Generale (2 stelle) con compiti ispettivi nella Milizia V.S.N. (sopra), grado ricoperto dal 1923 fino al momento della sua morte violenta (1931), in circostanze mai chiarite. Riassunto da http://www.centrostudiluccini.it/pubblicazioni/materiali/19/loverre.pdf 

LE CIRCOSTANZE DELLA MORTE MISTERIOSA
Venerdì 27 febbraio 1931: manca poco alle ore 7 del mattino. Il personale viaggiante del treno 3651, partito da Prato in direzione di Firenze alle 6.25, scorge sulla scarpata ferroviaria un’ombra scura. Il treno rallenta e il personale si rende subito conto che la sagoma è il cadavere di un uomo. Il 3651 prosegue fino alla stazione di Calenzano, tra Prato e Firenze. Poco dopo sopraggiunge sul posto, in senso inverso, il diretto n. 38 da Firenze: anche da quel treno si nota il cadavere. Carabinieri e militi ferroviari si recano sul posto, al chilometro 16631; il corpo senza vita, steso su un fianco, è quello di un anziano signore vestito di nero, capelli e barba bianchi intrisi di sangue. Esso giace sulla scarpata sinistra della massicciata, pertanto presso il binario che da Prato va a Firenze (direzione sud),con i piedi accostati al binario stesso. Si avverte il magistrato: dai documenti si accerta che il morto risponde al nome di Andrea Graziani, di anni 67, nato a Bardolino in provincia di Verona nel 1864 Luogotenente generale della M.V.S.N. un grosso calibro del regime. Dai documenti di viaggio risulta che Graziani era in possesso di biglietto ferroviario rilasciato in data 26 febbraio, valido per la tratta Roma-Bologna-Verona (direzione nord).
Graziani comandante del Corpo CecoPRIMO ENIGMA: che cosa ci faceva il corpo di Graziani sulla scarpata sinistra della massicciata, cioè dalla parte della linea ferroviaria sulla quale marciano i treni diretti a Firenze, ovvero in direzione opposta al treno su cui avrebbe dovuto trovarsi?.
SECONDO ENIGMA: a quando risale la morte? E da quanto tempo il suo corpo stava là? Questo enigma viene presto sciolto: se il biglietto porta la data del 26, l’unico diretto della notte Roma-Bologna con coincidenza Verona-Brennero e con carrozza diretta Roma-Verona è il n. 36, che transita da Prato alle 21.15, pertanto il luogotenente della Milizia è caduto dal treno pochi minuti prima di quell’ora del 26 notte e il suo cadavere, rinvenuto come sappiamo prima delle sette del 27 mattina, è rimasto sui binari per 10 ore c.a. prima di essere ritrovato.
TERZO ENIGMA: com’è caduto dal treno il luogotenente? Voleva recarsi alla toilette e ha sbagliato porta, dicono alcuni; no, impossibile, il generale era un viaggiatore abituale e non poteva confondere la porta della latrina con quella d’uscita, che tra l’altro sono sì vicine, ma disposte in modo da non poterle confondere. Dunque? Qualcuno l’ha spinto fuori con forza, molti pensano. Perché mai? Si obbietta che nelle sue tasche sono state rinvenute 4.100 lire in contanti, più una busta chiusa, che ne conteneva altre 1.500, recante la scritta “appartenente al generale Graziani”: chi l’avesse voluto uccidere l’avrebbe prima rapinato di una così cospicua somma. Ma un uomo che cade per errore dal treno non va a finire sulla scarpata opposta a quella di marcia: sarebbe risucchiato dal convoglio in corsa e maciullato sotto le ruote, perciò solo una forte spinta l’avrebbe fatto finire così lontano… Sì, ma il movente dove sarebbe,se escludiamo la rapina? Appunto, quale potrebbe essere il movente? L’indagine viene subito chiusa. Il 28 febbraio si tengono a Prato i solenni funerali alla presenza delle massime autorità, tra le quali si segnala quella del Segretario federale Pavolini; nel tardo pomeriggio Verona tributerà “imponenti manifestazioni di compianto alla salma” .

*con questa definizione non viene indicato un reparto organicamente organizzato per la guerra in montagna o a tal uopo addestrato, ma solo una anomalia, delle tante, che distinguevano e distingueranno l'esercito italiano per l'improprio impiego in terreno non confacente alla caratteristica del reparto. Vedi poi nella seconda guerra mondiale gli alpini in trincea sul Don o la Folgore nelle buche del deserto.
 

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