Alessandro La Marmora Biografia dal 1848 alla morte, 3a parte I SACRARI |
Nel capitolo della storia a lui dedicato, abbiamo lasciato il fondatore dei bersaglieri che si appresta alla campagna d'armi della 1a guerra di indipendenza |
L'8 aprile 1848 al ponte di Goito, battesimo del fuoco dei bersaglieri: La Marmora viene ferito alla mandibola. Curato dal Dott. Lai dovrà portare un ferro che stringe la faccia per la guarigione. Al rientro, la fortuna ci arride fino a Luglio, quando nelle piane moreniche veronesi viene la prima sconfitta. L'armistizio che ne segue, l'impegno a rafforzare il dispositivo militare in tempi assolutamente proibitivi, lo trovano sempre disponibile, anche quando il Re Carlo Alberto lo affianca ad un generale straniero che dovrà portarci fuori dalla palude austriaca. La nuova guerra è breve e sfortunata. Si ricomincia tutto da capo. Un nuovo Re, un nuovo governo. Per l'Italia sarà necessario un grande piano. E il grande piano inizia a Sebastopoli in Crimea, dove Cavour inizia a tessere le fila di una diplomazia che porterà l'Italia alla unificazione. Il 25 aprile 1855 un corpo di spedizione al comando di Alfonso La Marmora, il fratello, s'imbarca per la Crimea dove sbarca il 14 maggio. Fra i 18.000 soldati inviati (5 brigate di fanteria) ci sono 5 battaglioni di bersaglieri, che dovettero subire la falcidia del colera. |
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Foto della apertura dei sepolcri !? |
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" Mia cara Rosetta" così scriveva a casa Alessandro La Marmora comandante dei bersaglieri il 30 maggio 1855 una settima prima di morire " Dopo otto ore di soggiorno in Costantinopoli siamo giunti a Balaclava. Vi sono alquanti ammalati, ma però senza importanza fuorchè qualche caso di colera nei siti bassi stante la cattiva aria di paludi e di 2000 turchi lì sotterrati ........... son persuaso che non farà strage il colera essendo siti molto ventilati e purchè non bere, stare coperti." |
… per la qual cosa fece
cingere dì mura i vani posti ov’eransi sotterrati e soldati e infermieri e
medici e suore della carità e ufficiali erigendo sulle alture di Balaclava
al di sopra del castelo de’ Genovesi un piccolo monumento militare alla
rimpianta e durevol memoria de’ generali Montevecchio, Lamarmora e Ansaldi
ed altri: nel quale si leggono queste iscrizioni commemorative:
Anche sul
Bosforo dove furono seppelliti i morti per ferite o infermità, fu
provveduto e stanziato di erigere un modesto monumento funerario, dove
leggonsi le parole: |
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Sappiamo da poco che La Marmora, essendo Comandante di presidio nel 1854 a Genova, ebbe occasione di toccare con mano quanto il colera fosse pericoloso. Dovranno passare ancora molti anni prima che Koch ne scopra il bacillo (1882) ed altri 100 prima che si possa effettivamente curare. La città portuale ligure vedeva arrivare giornalmente navi che facevano la rotta del Mediterraneo, toccando porti del vicino Oriente già infettati. La vastità del fenomeno e la città che non poteva essere blindata, lo portarono a valutare fra vari provvedimenti quelli che potevano essere di minima difesa. Furono sottoposti ad accurate pulizie tutti i locali di caserma, ritinteggiati con calce. Fu vietata la vendita nelle caserme di frutta e acquavite. Il problema restavano le fogne, le latrine e le stalle, con gli uomini che vivevano a stretto contatto con queste a cielo aperto. Con la sua determinazione si annotava ricoveri ed esiti. Da questi numeri appare evidente quanto il tempestivo intervento ai primi sintomi e i l ricovero in ospedali attrezzati, influisca sulla risoluzione del contagio e la non propalazione. I militari colpiti erano il 4,8% e i morti il 2,4 %, mentre i civili avevano percentuali quasi doppie. "Attendo con impazienza le tue lettere" concludeva La Marmora dalla Crimea. La posta allora impiegava 15 giorni per arrivare e quelle risposte non le avrebbe mai lette. Il 7 giugno il colera non gli lascia scampo. Il suo corpo viene tumulato a Kadikoi con quello di altri militari caduti nella campagna come a fianco descritto. |
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Le sepolture piemontesi non
vennero raccolte in un solo campo per le difficoltà logistiche della penisola,
degli ospedali che raccoglievano i moribondi e della assoluta necessità di
liberarsi al più presto della salma. La storia di queste sepolture e delle
azioni avviate per la loro raccolta e onoranza 25 anni dopo la guerra (e
traslate a Kamari ?) è stata trattata da Rivista
Militare sul n.° 5 del 2007 e qui ne diamo breve accenno con il verbale di
riesumazione del 1911.
I SACRARI |
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Tenente Colonnello Saint Pierre “Fui alle tombe di La Marmora, Ansaldi, Montevecchio, San Marzano, che si trovano presso l’ospedale della Marina, sul versante meridionale della montagna, di fronte al Mar Nero. Il luogo, visibile di lontano dal mare, è bene scelto. Vicino e dirimpetto ad esso trovansi le rovine dei porti genovesi*. Tale ricordo della patria e della sua dominazione in queste lontane contrade produce quasi l’illusione che i loro resti mortali non sieno in terra straniera. Il monumento è assai modesto, ma ciò non sarebbe un difetto se fosse solido. Le tombe dei nostri valorosi sono collocate sopra una base in muratura larga 4 metri ed alta dal suolo 80 centimetri (ca), al di sopra s’innalza una piramide tronca di 60 centimetri e sulle quattro face di questa vi sono le quattro lapidi sepolcrali in granito colle relative iscrizioni. Una povera balaustra di legno circonda il monumento”. (la descrizione è molto sommaria e corrisponderebbe a un modellino pubblicato sulla Rivista Militare 5/2007 e proveniente dall'Istituto storico dell'Arma del Genio) Tale la descrizione di uno dei primi viaggiatori che ebbe la possibilità di visitare il posto. Si presume che negli spazi antistanti venissero sepolti anche altri ufficiali. Altre sepolture erano a Balaklava e dintorni (si cita Kamari, cimitero Marina etc. ma anche di Kadi-koi che sarebbe la prima sepoltura di La Marmora e Leni-koi. Dipinti di Induno, foto come sopra e altre testimonianze lasciano più di un dubbio alla soluzione di Rivista Militare). Il rientro del contingente non potè far altro che far assegnamento sulla pietà dello sconfitto e sul suo onore per la cura e custodia dei luoghi. 15 anni dopo il Col. Sironi che visita i luoghi riporta fenomeni di profanazione e distruzione, cosa non riscontrabile nei cimiteri di Francia e Inghilterra che hanno provveduto ad una loro riorganizzazione. Trascorreranno altri 10 anni prima che si possa dar vita all'Ossario di Kamari costruito sul monte Hasfort (inaugurato 3 anni dopo e in custodia al Console di Sebastopoli) e così descritto dal Conte Negri Pier Eleonoro. |
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....... Il cimitero racchiudente gli avanzi dei
soldati morti in Crimea durante la guerra 1855/56 ed eretto sul poggio
denominato Osservatorio dei Sardi (Piemontese prospicente la Cernaia)) nelle vicinanze di
Kamari il quale
cimitero si compone: A) Di un ricinto di muro ad opera incesta, con
porta di pietra da taglio e cancellata di ferro a due battenti Per molti anni non si registrarono fatti vandalici che comparvero solo a fine secolo con il peggioramneto delle vicende politiche e sociali interne (prerivoluzionarie). Passarono altri anni e nel 1909 il Maggiore Negrotto (poi leone del Merzli nel '15), di stanza a Milano, lanciò la proposta di riportare in Patria le spoglie di Alessandro la Marmora in occasione dei 75 anni del corpo e del 50° dell'Unità. Parlò con tutti quelli che condividevano la grande passione per il Corpo, ufficiali e civili, fino ad ottenere l'appoggio di un giornale. Una sottoscrizione popolare fece il resto, per convincere anche il Ministero della Guerra a concedere un Trasporto per la Crimea. Il 20 maggio 1911 la nave Agordat leva le ancore per l'antica Tauride. All'arrivo un comitato accoglie la missione italiana. Si contano anche vecchi soldati che hanno fatto la campagna di Crimea, e che il destino ha voluto preservare fino a quel giorno. |
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…. Dal verbale di
esumazione ... Secondo le indicazioni desunte, specialmente per mezzo di
riportate parole del fu Colonnello del Genio Gherardini che dell’antico Cimitero
a Kadikoi qui ricompose nel 1881 le salme e ricostruì il monumento - si stimò
che sopra detto angolo dovevano aprirsi le piccole volte che formavano le Cripte
racchiudenti le spoglie dei Generali La Marmora e Montevecchio secondo lo
schizzo tracciato. La demolizione di tutto il massiccio angolare compreso fra le
Cripte indicate coi n. i e 2 procedette lenta e faticosa, sia per la compattezza
del materiale, sia perché si volle procedere in modo che non si potesse
derivarne qualche frammento o altro che arrecasse danno alle venerate ossa. Alle 12h e 30m comincia a scoprirsi la parete in laterizio della Cripta n. 2, alle 14.1 5 quella della Cripta n.1 (La Marmora foto sopra ?). Alle 14.25 si scopre su quest’ultima un mattone portante scritte a lapis, le seguenti parole “Alessandro Limentri, di Canton Ticino, ha lavorato 15 agosto 1 881. Sgombrato completamente da materiale l’angolo demolito, si procede all’apertura della Cripta n. 1. Alle 14.38 si demolisce con precauzione la parete, appare la cassa racchiudente la salma del Gen. La Marmora il cui coperchio, infradicito dall’umidità e dal tempo, è rotto e in vari punti sfondato. Il Barone Fernando Ferrone di San Martino, Gentiluomo di S.A.R. la Duchessa D’Aosta, discendente da cugino germano del Generale, e qui presente come rappresentante la famiglia, mettendosi supino su un tappeto disteso davanti alla apertura della Cripta, dichiara di leggere sul coperchio della cassa, chiaramente scritto con vernice rossa il nome di Alessandro La Marmora. Tale constatazione viene eseguita dai Sigg. Magg. Negrotto e Ten. Ansaldi i quali a loro volta erano penetrati nella Cripta. In seguito il Barone estrae il coperchio e tutti i presenti possono leggere chiaramente scritto il nome e cioè Alessandro La Marmora. Rimane quindi allo scoperto nell’interno del sepolcro giacente sul fondo della cassa antica con cui dal Gherardini fu posata in una nuova nel 1881 (traslandola da Kadikoi) la salma,cenere e ossa disgiunte, composta ancora nella forma con cui dalla pietà del fratello e dei commilitoni fu deposta nella tomba. |
*Nel XIII secolo, in seguito al trattato di Ninfeo i genovesi presero il posto dei veneziani nel controllo degli stretti per il Mar Nero e si stabilirono a Sebastopoli e Caffa (ora Feodosiya) in Crimea , ove stabilirono un'imponente colonia fino alla fine del XV secolo battendo anche moneta (aspri bilingui genovesi e tartari o tatari battuti fra il 1420 - 26). Le città commerciali in mano ai genovesi vennero conquistate dal generale turco ottomano Gedik Ahmet Pasha nel 1475. Dopo quell'anno i Khan di Crimea governarono come principi tributari dell'Impero Ottomano fino al 1774, quando caddero sotto l'influenza russa. Successivamente, nel 1783, l'intera Crimea fu annessa all'Impero Russo. Intanto ....nei primi decenni dell'800 si era formata in seguito ad alcune ondate migratorie una nuova colonia italiana proveniente dalla Puglia. Si trattava in maggioranza di contadini per le terre incolte di Crimea e di marittimi: pescatori, addetti ai cantieri navali e marinai abili a guidare le navi nello stretto tra Mar Morto e Mar d'Azov, dove sorge il porto di Kerc eletto a loro nuova patria. .. come andò a finire in entrambi i casi, degli italiani e dei piemontesi? chiedi e scrivi |
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Essendo impossibile l’estrazione della cassa, che è divenuta fragilissima e che
cadrebbe a pezzi al minimo movimento, producendo la dispersione delle ceneri,
viene deciso, — approvando il rappresentante della famiglia — di estrarre a poco
per volta le sacre ossa in un lenzuolo all’uopo disteso a canto a lui. Per eventuale aiuto assistevano il Colonnello Bovara e il Maggiore dei Bersaglieri Pericle Negrotto. Il Barone Ferrone inizia il penoso lavoro: le ossa e le ceneri del Generale La Marmora, fra religioso silenzio e la commozione dei presenti, vengono da lui estratte e raccolte nel candido lenzuolo. Alle 15 e 5 minuti il Barone Ferrone estrae il teschio; il Generale Ravina con voce rotta dal pianto esclama “Salutiamo il nostro Istitutore’ Il voto di tanti anni, il voto dei Bersaglieri ecco è compiuto!’ Il rito sacro e solenne procede per breve tempo ancora. Estratti ormai tutti i resti, il Barone Ferrone, il Generale Ravina, il Colonnello Bovara, il Comandante Albamonte Siciliano; il Maggiore Negrotto, awolto il lenzuolo in una Bandiera Nazionale della R.N. Agodart lo depongono nell’urna. Su di esso per desiderio del Barone Ferrone a nome della famiglia viene posata un’immagine sacra. L’urna viene chiusa e saldata indi dai marinai dell’Agodart** e trasportata nella Cappella del Cimitero. Alle 15.20 viene aperta la Cripta n. 2, appare la cassa contenente le spoglie del Generale Montevecchio. Si tenta di alzarla per estrarla internamente ma questa si mostra assai fragile e il fondo rimane attaccato alla parete inferiore della Cripta. Approvando il rappresentante della famiglia Conte Ermanno Gabrielli di Montevecchio, nipote dell’estinto, vien deciso di estrarre la salma nel modo con cui fu tolta quella del Generale La Marmora. Da principio non appare sulla cassa alcuna iscrizione, dopo più accurato esame il Tenente Ansaldi penetrando in parte nella Cripta, puo scorgere, scritto in vernice rossa sul coperchio stesso le parole: ‘Gabrielli di Montevecchio. Portato poi alla luce tali parole sono lette chiaramente da tutti i presenti. Impedendo la viva commozione al Conte di Montevecchio di procedere al lavoro di estrazione, a questo si offre spontaneamente — in omaggio all’estinto ed al proprio nonno, commilitone di lui ed anch’egli qui giacente — il Tenente Ansaldi. La salma è ancora composta nella sua forma ed avvolta in un sudano di tela ma fatta ormai ossa e cenere, i resti vengono a poco a poco alla volta estratti e messi in un lenzuolo che per desiderio del Conte di Montevecchio è già posato nell’urna. Sono le 15.45. lI Tenente Ansaldi estrae il tronco ancora intero e composto che insieme col frammento di fondo dell’antica cassa su cui posa, viene messo nell’urna. Alle 16 e 3 m., l’esumazione è ultimata; il lenzuolo funerario è coperto con un’altra bandiera nazionale dell’Agodart, sulla quale viene appuntata un’immagine sacra, e l’urna viene chiusa, saldata e portata nella cappella. Vengono nuovamente deposti nelle rispettive cripte, i pezzi dei coperchi delle casse, tranne una parte del coperchio del feretro del Generale La Marmora, che, dietro autorizzazione del Barone Ferrone, vien consegnato al Colonnello Bovara per il Museo Storico dei Bersaglieri. Nella Cripta poi vien lasciato il tappeto che aveva servito per l’esumazione; indi viene subito iniziata la muratura delle Cripte. Il Tenente Ansaldi dichiara di essere convinto dell’identità delle salme estratte, viste le condizioni di assoluta sicurezza in sepolcreto, rinunzia alla visita delle osse del Generale Ansaldi**, suo avo, anch’egli qui composte preferendo non turbare nella quiete solenne del sepolcro i resti a lui cari, quindi non si procede ad ulteriori scavi. Il presente Verbale venne redatto a bordo della Regia Nave Agodart** in navigazione da Sebastopoli a Costantinopoli nella sala del Consiglio, il giorno 1° giugno 1911 (primo giugno millenovecento undici) alle ore 11, alla presenza dei Signori qui sottoscritti ai quali fu letto e dai quali fu approvato. |
** Giorgio Ansaldi nacque alla Torre di Mondovì l’8 luglio 1795: tempo di
rivoluzione e di guerra; entrò soldato Volontario ne’ Cacciatori di Savoia nel
1806, e morì maggior generale, comandante la brigata di riserva nella impresa di
Oriente in Crimea. Nelle file del battaglione de Cacciatori di Savoia ordinato
da Carlo Emanuele IV nell’ anno 1 799, quando arrivò esule nell isola di
Sardegna, si arruolò il giovinetto Ansaldi nel 1 806, di appena undici anni,
educandosi precocemente agli studi, alle pratiche ai sentimenti della milizia. E
vi fece buona prova: poiché all’età ancor verde di 19 anni meritò essere
nominato sottotenente, e fu poi innalzato al grado di tenente nell’anno 181 7.
dopo aver dato le prime nobili testimonianze di valore nella brevissima guerra
del 181 5, correndo i Cento giorni famosi del ritorno di Bonaparte. da “I piemontesi in Crimea” di Mariano d’Ayala - 1858 |
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**Per tutto l'articolo su Rivista Militare la R.N viene chiamata Agodart al posto di Agordat (gemella del Coatit). | ||
Prima tomba di A. La Marmora a Kadi-Koi sede
del Quartier Generale nei pressi di Balaclava |
Solo le spoglie di La Marmora, con quelle di Gabrielli di Montevecchio rientrano quindi in Patria. Le ceneri di La Marmora accompagnate da tutti i colonnelli dei 12 reggimenti, rientrano dopo 56 anni nella tomba di famiglia a Biella in San Sebastiano.
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Ipotesi | ||
1-l'immagine sopra a sinistra è di "fantasia" o una tomba provvisoria. 2-L'immagine di Induno qui sopra a destra è veritiera e il sacello viene inglobato 26 anni dopo così com'è nel recinto del sacrario, ma non si spiega la reincassatura dei resti e l'uso di due toponimi diversi 3-la tomba qui sopra (o quella di destra) è stata smontata e rimontata, con un basamento aggiunto ma non si capisce perchè doveva proprio stare in un angolo del recinto dell'ossario come da disegno. Altre ipotesi ? |
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