GUERRA DI SPIE IN ADRIATICO

     
nota*- Le navi assegnate in conto danni di guerra a fine conflitto erano in effetti il Lika II e il Triglav II poichè quelle operative a maggio del 1915 erano affondate il 29 dicembre. The Tatra Class destroyers comprised six ships - Tatra, Balaton, Csepel, Lika, Triglav and Orjen. Built by Porto Ré, a subsidiary of Danubius & Ganz, they were launched in the years 1912 and 1913. Unfortunately, both Triglav and Lika were sunk by mines near Durazzo on 29 December 1915. Six further destroyers had been authorised in May 1914 to increase the number of destroyers but never started before the outbreak of the war. Four units were authorised in 1916 to replace the losses during war. These four ships were named Dukla, Uzsok, Triglav II and  Lika II as  Replacement.    da Mine e Spie del Com.te G. Pagano di Melito Un telegramma dell’Ammiraglio ci obbligò subito a partire per le isole Tremiti, dove gli Austriaci tre giorni prima avevano bombardato e distrutto il semaforo, Dovevo fare una minuziosa inchiesta e riferire. Alle isole Tremiti gli Austriaci avevano fatto una gita di piacere. Un caccia nemico, il Lika Classe Tatra (verrà assegnato all'Italia in conto danni di guerra col nome Cortellazzo ma radiato subito dopo-1923), aveva distrutto con pochi colpi il semaforo (anche quì mettendosi in posizione adatta per non danneggiare l’abitato); poi, mentre un altro caccia, il Triglav (anche questo verrà assegnato all'Italia in conto danni di guerra col nome Grado ma poi declassato*) vigilava al largo, si era avvicinato e distese le cime a terra, si era comodamente ormeggiato in vicinanza del casotto di approdo del cavo telegrafico. Manco a dirlo il cavo fu reciso, ed i marinai che compirono l’operazione si distesero a terra ad asciugarsi sugli scogli, pancia all’aria... Non era forse la stagione dei bagni di mare? Quei bravi nemici rimasero alcun tempo così, forse perché dagli spalti a picco sulle loro teste vedevano molte persone specie di sesso femminile affacciate a guardare. Di più, la curiosità delle tremitesi era legittima, potendo esse finalmente vedere in piena luce certi attributi che con buona pace di tutti gli uomini validi alle armi e dei componenti il presidio, a Tremiti dovevano certamente scarseggiare! Il lettore potrebbe supporre, come del resto supponevo io, che la presenza di un Capitano e di ottanta soldati in pieno assetto di guerra, fosse intesa a scopo di protezione e difesa dell’isola. Errore! Quei bravi militi avevano ordine di non fare alcun segno di resistenza. Ordine del Capitano il quale era intransigente su questo punto.

Il Comandante Gennaro Pagano di Melito

Maffio Maffii - Guerra di mare Cap. XII
DURAZZO QUATTRO VOLTE VIOLATA
Dal mare, dicembre.
È un nostro ufficiale di Marina che ha forzato due volte una base navale austriaca; c'è un altro ufficiale italiano che l'ha forzato due volte: due in compagnia del precedente e due da solo.
Sono due giovani: il primo è il tenente Berardinelli; l'altro è il tenente Pagano di Melito.
Ogni loro incursione è stata un miracolo d'audacia, di scaltrezza, d'intelligenza e di fortuna. Non sono mai penetrati nelle acque sbarrate del nemico senza colargli a picco navi di tonnellaggio importante. In generale, i miracoli non si ripetono. Essi ne hanno rinnovato uno ad ogni nuova spedizione, vincendo in ciascun viaggio le barriere sempre maggiori e i più fieri ostacoli accumulati dal nemico dopo l'amara esperienza del viaggio precedente. ....

VIESTE **, 27 luglio. - Semaforo scopre navi nemiche ore 5. Avverte *** S.0.S. non risponde per 9 minuti. Nemico inizia fuoco e distrugge parzialmente Semaforo...

  Nessuno doveva attentarsi di sparare una fucilata senza ordine suo. Giorni prima era trasceso a vie di fatto contro un soldato che aveva sparato contro un aeroplano nemico disceso a bassissima quota per osservare. Il velivolo aveva lasciato cadere molte frecce di acciaio. Tutte queste cose accertammo durante la visita al semaforo semidistrutto. Salpammo e ce ne andammo alla fonda in una baia a nord dell’isola dove poche sere prima un pescatore locale asseriva di aver visto un sommergibile nemico tranquillamente ormeggiato. A sentire quelli di Tremiti, in ogni insenatura dell’isola c’era di notte un sommergibile e quel pescatore che li aveva visti si chiamava Pallesca. Un nome che era tutto un programma! Restai a Tremiti un giorno di più per assodare bene i fatti e scrissi il rapporto che avrei trasmesso a Brindisi col primo mezzo.
Il mio rapporto seguì sua traccia. Passò da Brindisi al Comando del Corpo di Armata di Bari. Fu ordinata una severa inchiesta ed il capitano, dopo qualche settimana, fu trasferito al fronte dove gli ordini circa il comportamento delle truppe in cospetto del nemico non lasciavano luogo a dubbi.
Uguale sorte toccò ad un tenente che comandava a Torre Mileto il distaccamento della Territoriale preposta a difesa, quando due navi austriache distrussero il semaforo sparando da 200 metri di distanza. Anche là il Gianicolo (la mia nave) fìccò il naso... Ma non basta. Da qualche giorno Della Posta era spesso intento a studiare il suo canovaccio. Partendo da Torre Mileto mi disse che accadeva un fatto stranissimo. Tutte le volte che i semafori della costa avvistavano navi nemiche e davano l’allarme al centralino telegrafico di …. per avvertire subito il Comando Navale a Brindisi, non rispondeva alla chiamata.

  <<<<Stralcio

Pagano di Melito verrà nominato console in Hong Kong nel 1934 e si troverà impossibilitato al rientro allo scoppio del conflitto perchè in zona di guerra. Dopo l 8/9 viene internato in un campo di prigionia  Giapponese a Pechino dove muore nel 1944.

Il 22 maggio 1916, il Mas 19 attaccò è catturò il motoscafo austriaco “Leni”. Ma che la musica stesse per cambiare fu chiaro a tutti la notte tra il 6 e il 7 giugno, sempre del 1916, quando i Mas 5 e 7, al comando del Ten. di Vascello Pagano di Melito forzarono la rada di Durazzo affondando il piroscafo austriaco “Lokrum”. Pagano di Melito tornò poi alla carica (dividendosi tra Durazzo e la rada di San Giovanni di Medua) il 15 e il 25 sempre di giugno e poi ancora il primo d’agosto, ma la fortuna non fu più dalla sua: o non trovò prede o i suoi siluri andarono a vuoto.

     

G. Pagano di Melito. Consul General of Italy in Hong Kong from 1934 until 1941. In the picture is on the left, as captain of the Gianicolo, a pirate ship (Nave Pirata). He died near Beijing in 1944 while in custody of japanese military police.

  Ce n’è abbastanza. Qui bisogna agire di sorpresa... Oh povero Gullino! Nemmeno questa volta si ferma a Vieste. Si passa, si fischia, il solito sventolio di biancherie diverse; ma il Gianicolo prosegue. Avranno da aspettare un po’ le ragazze di Vieste! Della Posta ed io rileggiamo con attenzione il notiziario. Mettiamo in correlazione il ripetersi della strana circostanza cogli avvenimenti svoltisi dal principio delle ostilità. Il nemico compare ogni tanto da Manfredonia in su, bombarda e si dilegua ad alta velocità verso le sue coste, senza che unità nostre abbiano mai agio di potere intervenire o comunque intercettarlo sulla via del ritorno.
Il nemico sa benissimo che stazioni radio noi non abbiamo a nord di Brindisi; quindi l’avviso alle unità in crociera potrebbe partire solo per radio da Brindisi quando quel Comando Navale fosse avvertito in tempo. Invece Brindisi è informato dei bombardamenti solo dopo tre o quattro ore quando nelle località bombardate i danni alla linea telegrafica sono stati riparati, e quando ogni misura sarebbe tardiva ed inutile.
Si aggiunga che Manfredonia, Vieste, Torre Mileto, Tremiti fanno capo con la loro linea telegrafica al centralino di ……. e il centralino non risponde mai. Coincidenza? Bizzarro gioco del caso? Mi ricordo del calcolo delle probabilità una delle mie tesi di esame degli anni trascorsi: Una coincidenza è sempre probabile, due sono difficili, tre impossibili. Qui invece il caso è costante. Occorre indagare, prendere senza indugi misure decisive... Ma come? Noi, direttamente non possiamo far nulla. D’altra parte l’inconveniente è sempre accaduto a dei sottufficiali semaforisti in diverse date e da località diverse. Se un’accusa del genere fosse formulata, il centralino di ….. negherebbe subito.
Il terzo attacco a Durazzo è stato portato a fondo da una silurante sola: quella del tenente di vascello Pagano. Smarritosi per la foschia lungo la costa nemica, senza un punto di riferimento che gl'indicasse la direzione della rada, perse due ore per ritrovarne l'entrata. Finalmente ci fu dinanzi. La spedizione passata gli aveva insegnato a diffidare del rottame del vapore greco ancora emergente presso la linea degli sbarramenti. Concepì l'idea di distruggere quello strano posto di vedetta. Aiutato dalle tenebre questa volta fittissime, gli si avvicinò a trecento metri di distanza e gli scagliò il siluro. Il fruscio caratteristico di questo fu subito udito dalle vedette che aprirono un vivo fuoco di moschetteria e lanciarono sull'acqua i soliti razzi illuminanti. Intanto il siluro rasentava la poppa del bastimento greco senza urtarvi e, continuando la sua scia verso l'interno del porto, andò a picchiare contro un piroscafo alla fonda. Il piroscafo saltò in aria e scomparve; mentre tutte le batterie costiere, ridestate dall'allarme, iniziavano il tiro verso il mare. Sotto il grandinare delle pallottole e delle granate sparate alla cieca nel buio, la silurante italiana fa marcia indietro e si dirige verso l'uscita. Ad un tratto, il fuoco nemico cessa come ad un ordine dato. Perché ? La domanda trova presto risposta. C'è un'ombra nera, dalla parte dei pontili, che si sposta eruttando fumo rosso, fiamme e faville. Nave da guerra nemica, certo; se ne scorgono a poco a poco i fumaioli. Essa forza l'andatura. Non v'ha dubbio; è mandata alla caccia e all'inseguimento della nostra silurante.
Il comandante Pagano intuisce in un attimo il pericolo. E' grossa ; sembra veloce. Bisogna sfuggirle a qualunque costo. A tutta forza egli simula una rotta per seguir la quale il cacciatorpediniere austriaco e obbligato a descrivere un largo semicerchio attorno al maestoso piroscafo da noi affondato nel precedente viaggio. Nel compiere cotesto giro, il nemico perde un tempo prezioso. Quando il caccia, rapidissimo, esce nel mare aperto, la silurante italiana è scomparsa nelle tenebre.
  Vieste e il faroEd allora i Comandi cadrebbero nel dubbio: è xxxx ***che non risponde o sono i semaforisti che non fanno il loro dovere e che scappano dagli apparecchi non appena si scorge il nemico?. Avevo deciso di fare io stesso una corsa a Brindisi per esprimere all’Ammiraglio il nostro sospetto; ma a mezza strada mutai partito e diressi invece per Manfredonia. Giornata di riposo per l’equipaggio; ma non per noi. Quando Della Posta doveva risolvere un problema del suo canovaccio, perdeva il sonno e comunicava anche a me l’insonnia. Visitammo in apparenza la città, i bastioni, non so quale chiesa; ma ci fermammo alla caserma dei Carabinieri ed al Comando del Presidio dove prendemmo degli accordi. Al Comando di Brindisi avevano telegrafato in chiaro di aver rilasciato a Manfredonia per riparare una piccola avaria di macchina.
L’alba del giorno seguente ci ritrovò Della Posta e me con un Tenente dei Carabinieri ed un Capitano di Cavalleria, alla porta dell’Ufficio Telegrafico.
Entrati che fummo invitammo il telegrafista di guardia di chiamare Precedente assoluta. Scoperta navi nemiche!
— Ma... dove sono le navi nemiche,., — fece l’altro.
— Lei non se ne curi, faccia come Le dico io, poi annulleremo,..
E mentre quegli obbediva noi eravamo tutti con l’orologio in mano.
PA. Scoperta,.. P.A. Scoperta,.. P.A, Scoperta,,, Batteva il tasto continuamente e i minuti passavano senza che …. rispondesse! Trascorsi undici minuti rispose finalmente; ma per dire che si ripetesse il segnale che risultava incomprensibile!!! Occorsero sedici minuti. Il Lika a Castelrosso dopo il 1921 (ma non oltre il 1923)Dopo i quali annullammo il segnale e... redigemmo un verbale firmato debitamente da tutti noi. Verbale che fece la sua strada e che fu la determinante di una severa inchiesta, di minuziose perquisizioni nelle case di persone sospette della centrale telegrafica di ….. Il risultato fu che una quindicina di persone furono mandate a vedere il sole a scacchi per molti anni….

Nota **All'alba del 24 maggio 1915, al momento dell'inizio delle ostilità con l'Austria, il Lika cannoneggiò il castello di Vieste. Successivamente lo stesso cacciatorpediniere, insieme all'incrociatore Helgoland e i caccia Csepel e Tatra, rivolse i cannoni contro il cacciatorpediniere Turbine, accorso in aiuto di Vieste, affondandolo a poche miglia dalla città.

Era già pieno inverno quando Pagano di Melito volle forzare l'entrata di Durazzo per la quarta volta. C'era uno dei maggiori trasporti austriaci da colare a picco. Ma questa volta il nemico aveva tèso, per proteggere il suo naviglio in porto, un nuovo sistema di ostruzione, impossibile ad oltrepassare. La piccola silurante si trovò di fronte ad un ostacolo inatteso e formidabile. Come fece, nonostante questo, ad avvicinarsi a portata di lancio dal grande piroscafo da attaccare, senza svegliare l'attenzione delle sentinelle ormai insonni, vigili, esperimentate? Come poté varcare l'insormontabile barriera e deludere una sorveglianza divenuta perfetta ? Non è lecito rivelarlo. Basti sapere che il portentoso scafo italiano accostò a distanza brevissima il fianco del trasporto da guerra nemico e lo silurò con due siluri, mandandolo a picco. Fu solo il rumore dei proiettili subacquei che dette l'allarme a tutti gli organi della difesa costiera e marittima. La fucileria e le cannonate echeggiarono quasi istantaneamente dopo la doppia esplosione. La rapidità con la quale i proiettori della laguna s'accesero e i segnali di allarme si propagarono e la precisione che fin dai primi colpi dimostrò il tiro avversario, fornirono la prova che gli organi della difesa austriaca erano stati bene ap-parecchiati e congegnati.   L’Analfabeta però non ci sfuggiva! Tant’è vero che l’amor proprio offeso rende cattivi, che provai una specie di sadica gioia nello stringergli la rete addosso. Era accaduto questo che colui per sua mala ventura, s’era trovato a bordo del Gianicolo a mezzodì e che avendo noi ceduto come di solito quasi tutte le nostre scorte di cambusa al presidio di Pelagosa, eravamo privi di parmigiano. Della Posta su quest’affare del parmigiano non transigeva; ma l’unico bottegaio di Vieste che ne avesse chiudeva inesorabilmente alle dodici. L’Analfabeta udì e si offerse, untuoso e servizievole com’era, di mandarci il formaggio. Ne aveva dell’ottimo a casa sua, lo avrebbe mandato subito. E si allontanò nel suo battellino.
Aprile aveva già scodellato quando tornò il battello col figliolo dell’Analfabeta e col formaggio. Della Posta fa cadere sugli spaghetti fumanti la bianca nevicata del cacio... Ma ecco il mio sguardo cade sull’involucro del dono ricevuto... Numi del cielo! E’ un foglio « Riservatissimo» del Capo di Stato Maggiore della Marina!!!. Anche a Della Posta cade la forchetta di mano, il che basti rivelare ai profani la enormità peccaminosa della cosa.
Il foglio è recente, porta la data del 12 giugno. Impartisce degli ordini di carattere segreto circa la trasmissione di telegrammi in caso di avvistamento di unità nemiche... Invece di essere gelosamente custodito nell’archivio riservatissimo come i regolamenti prescrivono, è là che serve da involucro al nostro formaggio! Desinato, capitammo senza indugio in casa dell’Analfabeta.
- La ringrazio del formaggio; ma mi mostri il registro delle sue « Riservatissime » e l’archivio..- Il pover’uomo presentì la burrasca; cercò di divincolarsi; ma occorreva essere inesorabili. La verifica condusse alla inverosimile constatazione che mancavano cinque lettere dall’archivio; mancava poi il famoso P. V. T., la chiave cioè di tutti i telegrammi segreti di guerra!
La contingenza era di una gravità eccezionale. Notai per altro la nessuna cura che l’Analfabeta si dava di ricercarlo.

Trieste

L'inseguimento dello scafo italiano non venne fatto da una sola unità nemica, ma da un'intera squadriglia, questa volta. Evidentemente era già pronta all'agguato. l fasci dei proiettori non abbandonarono mai la nostra silurante, che spazzata dagli sprazzi d'acqua e di spume sollevati in aria dalle esplosioni dei proiettili scoppianti a pochi metri da lei, dovè difendersi col cannone alle cannonate degl'inseguitori.
Prese caccia, mordendo, con la furia d'una piccola belva ferita. Né cessò di mordere finché, a forza di scatti, di serpeggiamenti, di corse repentine e di ringhiosi ritorni, non ebbe trascinata la squadriglia austriaca, sempre alle sue calcagna, sotto il fuoco di nostri pezzi d'artiglieria molto più considerevoli di quelli troppo modesti coi quali aveva cercato di tener testa da sola a tanti segugi Appena s'accorse che l'ostinarsi nell'inseguimento poteva costarle eccessivamente caro, la squadriglia nemica abbandonò la caccia e manovrò in fretta per un ripiegamento inglorioso, ma prudente. Il comandante Pagano poté tornare a prendersi la sua quarta medaglia
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  Ciò rendeva manifesto che egli sapeva dove il delicato codice si trovasse. Io gli dissi netto che se non mi conduceva subito da chi aveva il codice lo avrei fatto arrestare dai carabinieri e deferito al Tribunale di Guerra. “ Badi, mio caro, che lei rischia di essere fucilato” gli dissi in ultimo per rinfrescargli la memoria. Un po’ con le buone, un po’ con le minacce mise fuori il rospo. Confessò piagnucolando che il Codice era da un tale che aveva bottega in piazza. Egli non era capace di decifrare i telegrammi e si faceva aiutare da un egregio fabbricante d’intrugli di Vieste... Ripeto, la colpa non era sua, era di chi lo teneva in quel posto.
Fu così che alle due del mattino il fabbricante d’intrugli dovette fare un’alzataccia, consegnare il codice, subire un meticoloso interrogatorio, firmare un verbale... Da sei mesi quel volume gelosissimo era abbandonato senza controlli. Risultò da mezze parole che due mesi prima della guerra il libro era stato in aliene mani per molto tempo. L’uomo era evidentemente in buona fede. Aveva tenuto il volume per rendere un servizio all’Applicato di Posto (L’analfabeta); ma intuiva la gravità del fatto ed aveva di me un folle terrore. Io passavo a Vieste per uomo inesorabile. Anche Gullino mi aveva dato del « crudel capitano » nei suoi versi! A scanso di equivoci, egli volle mettere in chiaro che l’Analfabeta era andato da lui solo allo scoppio della guerra o pochi giorni prima. Da chi si facesse decifrare i telegrammi nei mesi precedenti egli non sapeva.,. Mi accorsi di uno sguardo supplichevole dell’Analfabeta.
- Benissimo: se non volete dirlo a me, lo direte domani all’Avvocato Militare. Voi siete in arresto e verrete con noi sul Gianicolo a Bari dove vi consegnerò al Tribunale Militare. - La sola minaccia valse a sciogliere la lingua al messere. Sapemmo così che il codice era stato nelle mani di un tale ex-timoniere della R. Marina, proprietario di due trabaccoli coi quali faceva il traffico con la costa dalmata. Questi aveva sposato una donna di Spalato.
Ci recammo a ricercarlo guidati dallo stesso Analfabeta; ma la casa era chiusa. Al mattino sapemmo dai carabinieri che pochi giorni dopo la mobilitazione colui era partito improvvisamente con la moglie nè si era più visto in paese.

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