FRANCESCO LORENZO PULLE'

le opere

" U N  U O M O  D ' A L T R I T E M P I "
... quando egli morirà portatelo con voi e riducetelo in miriadi di stelle ed egli farà si’ bella la faccia del cielo che il mondo intero s’innamorerà della notte e più non s’accorgerà del lucente sole Shakespeare
 

 

F. L. P illustrò così le finalità della sua raccolta: "Io non ho inteso di offrirvi oggetti di mera curiosità, o freddi documenti della storia di religioni, di culture e di arti esotiche. Intesi riportarvi le tracce rimaste impresse su quelle dal genio civilizzatore degli avi nostri; e in pari tempo indicare le fila per le quali il genio moderno degli Italiani potrà ristabilire la corrente degli antichi scambi fecondi. Il richiamo, a voi Giovani, lavoratori del pensiero, dell'esempio dei lavoratori del braccio, pionieri nostri sulle vie dell'Oriente, valga a incoraggiarvi; insieme coll'esempio di condiscepoli di poco preceduti, che a quella parte hanno rivolti i loro studi e che fatti già benemeriti presso i dotti Indiani, ne ebbero incarico di edizioni critiche dei testi sacri, e sono stati ora invitati nell' India per andarvi a tenere insegnamenti sopra la loro medesima letteratura." . F.L. Pullè, discorso inaugurale anno accademico 1911/12 "Annuario Università", 1911/12, pag. CV.

 

  Il Museo di Etnografia Indiana

1935 "l'Università Italiana”  articolo di O. Assirelli dal titolo "Francesco Lorenzo Pullè nei ricordi di uno scolaro".

"Gli studenti della Facoltà di Lettere (Bologna), uscendo dalla grande aula ancora risonante della voce di Carducci, salivano le scale, per recarsi in un altra aula, più modesta, quasi appartata, dove erano sicuri di venire accolti dalla cordiale, signorile ospitalità del Prof. Pullè. [...] Ciò che spingeva i giovani a seguire l'insegnamento di Pullè era la consapevolezza di poter accedere ad un universo nuovo ed inesplorato: l'India, con la sua arcana e millenaria sapienza. I giovani rimanevano affascinati, dalle prospettive aperte dal risveglio di studi sull'India, iniziati in Germania e favoriti in Italia dalle Opere di Pullè stesso" .

In questa atmosfera si svolgeva l'insegnamento di F. L. P a cui si dedicava con slancio e minuzioso lavoro. Il desiderio di comunicare agli altri il frutto della sua ricerca lo portò a creare durante l'anno accademico 1907-1908 il "Museo di Etnografia Indiana", che fu aggregato come una sezione al Gabinetto di Glottologia dell'Università di Bologna. Nelle intenzioni di Pullè esso intendeva dedicarsi principalmente all'illustrazione della storia delle religioni e dei culti, delle arti e delle civiltà dell'Asia; in particolare dell'India. Il Museo si  costituì intorno al nucleo di oggetti, di inestimabile valore, portati da un suo viaggio in India e Indocina, e di cui fece donazione, in larga parte, all'Università. L'occasione per questo viaggio si era presentata nel 1902, quando Pullè prese parte al XIV Congresso Internazionale degli orientalisti, tenutosi presso l'appena sorta École Française d'Extrême-Orient, in cui egli rappresentava ufficialmente l'Italia insieme al sinologo Ludovico Nocentini. Intraprese questo e altri viaggi per un suo innato bisogno di indagare i fenomeni nei luoghi in cui questi si manifestavano, rivelando nella sua personalità un originale connubio tra cultura e avventura. I pezzi più interessanti della raccolta sono costituiti da testi sacri in pali, pracrito e altri dialetti sanscritici che gli erano stati dati, in parte, da alcuni marana . impara il sanscrito con noi  http://www.bifrost.it/Lingue/Sanscrito.html 

 

LA CARTOGRAFIA ANTICA DELL’ INDIA Parte III. Il Secolo delle Scoperte. By FRANCESCO L. PULLE’

 

 

(Studi Italiani di Filologia Indo-Iranica. Vol. X.) Firenze: G. Carnesecche e Figli 1932. 182pages; facsimile rnaps, with separate “Atlante” (Studi italiani Voi. IV, Tav. 5-12).
This is the third part of Signor F. L. Pullè’s valuable studies in the history of the geographical knowledge of India. It deals with the period of the discoveries of the travellers of the thirteenth to fifteenth centuries and of the early Portuguese navigators, carrying the story down to the close of the sixteenth century, when, the author says, pre-eminence in cartographical knowledge and execution and, as a result, ascendancy in commerce, wealth, and colonial power passed from Italy to more northern countries. Attention has naturally been devoted chiefly to maps and records of Italian origin, and of these Signor Pullé gives a full and careful chronological survey. The method followed is to trace the evolution of the cartography of India and the Far East by studying the delineation of the countries by each cartographer with reference to his individual knowledge as well as the general knowledge existing in his time. A systematic investigation of this character reveals the paramount influence exerted by the Ptolemaic ……

    Le Università Popolari
     

Uno dei problemi che Pullè associa alla maturità dei tempi e degli eventi apportatrici inerenti ad essa, è l'emigrazione, la quale ha rappresentato e rappresenta per l'Italia forse l'episodio capitale della lotta per l'esistenza: "Lo stigma dell'alfabetismo, segue il lavoratore italiano cui la dura necessità pone in mano il bastone dell'emigrante". E aggiunge di fatti da lui veduti in Asia, dove trovò "gli esempi più stridenti del come nelle mani dell'impresario straniero l'arma della inferiorità culturale distrugga divorando tanta parte del frutto della assiduità, della parsimonia, della genialità del lavoratore italiano".  Già nel Congresso tenuto dall'Istituto di Cultura Italiana all'estero "Società Dante Alighieri" a Ravenna nel 1901 Pullè espresse la seguente opinione: "La Società Dante Alighieri, estendendo il concetto della difesa della italianità alle correnti della emigrazione, doveva nel cuore del suo programma al termine di irredentismo sostituire quello di redenzione; redenzione dal giogo della servitù intellettuale dell'uomo italiano dovunque [...] la prima e più forte difesa dell'italianità all'estero si deve fare in casa, altrimenti servo in patria, egli sarà ripetutamente schiavo allo straniero". Francesco Lorenzo Pullè conclude il suo saggio Vent'anni di vita delle Università Popolari riaffermando la sua consapevolezza nel ritenere che, nonostante il perdurare dell'enorme percentuale di analfabeti, la istituzione dell'Università Popolare fosse destinata a una non effimera e sterile esistenza nella vita italiana.

Dal sito ufficiale delle Università Popolari

Le Università Popolari, iniziarono ad impegnarsi non soltanto istruendo un numero sempre crescente di cittadini di ogni età e condizione sociale, ma anche coinvolgendo professionisti ed illustri uomini di cultura che desideravano offrire parte del loro tempo e delle loro competenze in questa impresa che appariva loro come una sfida affascinante e, per l'epoca, "anticonformista". Ricordiamo alcuni tra i nostri docenti di allora: Giovanni Bovio, Gabriele D'Annunzio, Benedetto Croce, Ludovico Mortara, Roberto Ardigò, Gioacchino Volpe, Luigi Einaudi, Gaetano Salvemini, Francesco Pullé e molti altri.
Nel contempo venne fondata a Mantova nel 1901 la Rivista diretta dall’anarchico Luigi Molinari fino al 1918. Nel 1906 si tenne il primo congresso internazionale per l’educazione popolare, dove si confrontarono le posizioni dei socialisti e degli anarchici. I primi
erano fautori dell’intervento statale nell’istruzione, i secondi sostenevano che l’educazione e l’istruzione dovevano essere completamente estranee al controllo dello Stato.

 

Logo odierno Università popolari o della terza età

  Il desiderio di diffondere il sapere tra i ceti meno abbienti, Una foto di Pullè a Pisadi non arroccarsi nei suoi propri privilegi, ma di fungere da stimolo propulsore per tutti coloro che desideravano ampliare le proprie conoscenze, è un tratto saliente della figura di F.L. Pullè. Ritorniamo, a questo proposito, alle parole del suo allievo Oddone Assirelli: "Il Professore sotto l'apparenza aristocratica della sua persona nascondeva un cuore prodigo e bene affetto per gli umili e per il loro elevamento morale ed intellettuale. In questo senso si spiegano le sue simpatie al movimento sociale in sui primi del secolo, quando erano moventi ideali e spirituali, non alieni e discordi dal sentimento patrio, quelli che lo ispiravano; e l'Università Popolare, di cui egli fu anche presidente, sembrò, e in parte fu, un mezzo efficace di divulgazione scientifica tra il popolo e di avvicinamento dell'alta cultura all'anima nazionale".

L'impegno sociale e politico che Pullè profuse in quegli anni è testimoniato dal diretto coinvolgimento ad istituire e diffondere le Università Popolari. Se "i lavoratori del pensiero" dovevano prendere ad esempio i "lavoratori del braccio", come scriveva Pullè a proposito del Museo Etnografico, quasi a sancire una non diversità tra il lavoro intellettuale e quello manuale, a maggior ragione "i lavoratori del braccio" dovevano avere gli spazi e le possibilità di affinare le proprie conoscenze, in un inter-scambio continuo di cui beneficiava l'intera comunità. Le Università Popolari quindi come mezzo di divulgazione scientifica tra il popolo e di avvicinamento dell'alta cultura alla gente comune. Riportiamo alcuni stralci di un discorso tenuto da Pullè in qualità di Presidente Onorario, in occasione dei "Vent'anni di vita delle Università Popolari", in cui egli illustra la nascita di tali istituti e le motivazioni profonde che l'avevano accompagnata.
"Vent'anni sono passati. Nel tragico '98 (quello di Bava Beccaris), a Firenze, un gruppo di giovani laureati e professionisti e di geniali artisti fermò il proposito di costituirsi in società per raccogliere e comunicarsi materiali di cultura, coi mezzi più moderni; portando ognuno il contributo di sue speciali nozioni, delle sue ricerche, de' suoi viaggi, in conferenze illustrate dalla fotografia in proiezioni. Quella società prese il nome di Pro Cultura. Ma ecco scaturire l'idea che, uscendo fuor di se stessa, la Pro Cultura potesse volgersi all'avanzamento della educazione più larga del popolo. Non mi peritai accettare la presidenza di una tale iniziativa, che in duro momento pur sotto l'incubo degli stati d'assedio e dei tribunali militari poteva, al di là dei sospetti e dell'odio di classe, segnare gli albori di nuovo ordine di concetti di solidarietà sociali e umani. [...] A Bologna il terreno trovavasi preparato da un precedente: la Lega per la istruzione del popolo, alla quale avevano appartenuto i massimi luminari dello antico Ateneo: Carducci, Ceneri, Filopanti e demofili come il Belluzzi, l'Altobelli ecc. Di più essa si innestava sovra un tronco già robusto, d'onde essa dovea trarre il suo felice rigoglio. Era il tronco del Comitato d'istruzione della Società Operaia Maschile. La Società Operaia apriva i suoi battenti alla Università Popolare, ponendo una condizione: che vi dovesse avere la sua sede perpetua. [...] La istituzione doveva fornire due ordini di conferenze, l'una pei soci, l'altra pel popolo. L'anno seguente 1899 la Pro Cultura accoglieva nella sua sede 500 autentici operai fiorentini alle conferenze che si succedevano in serie ordinate: ogni festa dal gennaio al giugno".
Nello scritto Il primo congresso internazionale delle opere di educazione popolare, (pubblicato sulla Nuova Antologia, Roma, 1906) Pullè racconta del Congresso che si svolse a Milano nel 1906 dove tenne una relazione nella quale dava motivo delle circa 70 Università, scuole libere ed associazioni pro-cultura popolare, che erano sorte dall'inizio del secolo:
"Le Università Popolari debbono conservare il loro carattere di istituti destinati a diffondere in tutte le forme più libere e più largamente accessibili la cultura scientifica ed estetica e la educazione morale e civile, indirizzando l'opera loro non esclusivamente ad una determinata classe, sia pur questa demograficamente la più vasta ed economicamente e moralmente la più bisognosa, ma a tutto quanto il popolo, ossia a quella massa che, rispetto alla cultura, non trova nei ristretti e privilegiati congegni dell'insegnamento e all'educazione ufficiale il necessario soddisfacimento".
Nell'ottobre del 1908 si tenne a Parigi il II Congresso Internazionale di Educazione Popolare. Una particolare distinzione venne usata alla rappresentanza Italiana grazie ai buoni ricordi riportati a Milano nel 1906. Infatti, fra i due Congressi, alcune delle principali Università Italiane avevano ricevuto la visita delle consorelle francesi. A Parigi, dunque, nel 1908 fu proclamata la costituzione della Confederazione Internazionale delle UU.PP., e ne fu affidata la presidenza a Pullè. E' da notare l'assenza della Germania da questa Società della Nazioni (SDN), che si costituiva con lo scopo di creare una mentalità comune e un comune intento educativo dei popoli. Sottolinea ancora F.L.Pullè: "a completare l'azione internazionale delle UU.PP. federate giova ricordare come ad esse si sia rivolto il Comitato permanente di istruzione costituito nel seno di quei congressi per la Pace, che dovevano resultare come una preparazione della Società delle Nazioni. E similmente nel Parlamento Interalleato, che è stato battezzato come il Parlamentino Europeo, durante la guerra fu proposta la cooperazione della Università Popolare ne' suoi intenti di stabilire quei legami di intellettualità sui quali, assai più presto che sulle combinazioni diplomatiche, potrà contare la SDN per tradursi in una realtà effettiva".

 

Se non diversamente indicato i brani sono tratti dalla Tesi di laurea della N.D. Contessa Dott.ssa Lina Barbara Pullè . Le immagini della famiglia ed altri testi in consultazione provengono sempre dalla stessa fonte.Il testo integrale della tesi con i diari è consultabile al sito  http://pulle.filippoforlani.org/storia/TESI-LINA PULLE-DIARI FRANCESCO LORENZO PULLE.pdf  

     

Impegno politico e sociale


F.L.Pullè, uno studioso eclettico, si interessò anche del rapporto uomo-ambiente, profetizzando idee di estrema contemporaneità. Il suo impegno nel sensibilizzare le istituzioni su problemi ambientali, al fine di limitare i danni derivati da uno sfruttamento o incuria dell'uomo sulla natura può trovare riscontro nell'articolo:
I Paesi che se ne vanno - Le frane dell'Appennino modenese (pubblicato nella "Rivista d'Italia" nel 1901) che contiene intuizioni quasi profetiche: "Certo, l'aumento della popolosità e i crescenti bisogni di una coltura intensiva, si opporranno al quesito della silvicoltura nelle zone montane. Ma non dovrà suonare strano alla saviezza di uno stato previdente che i milioni salvati dalle spese per la difesa dei fiumi al piano e dei danni delle inondazioni, vadano a compenso lassù dove alla loro origine si possono e si dovranno impedire le cause dei mali. Il principio di una solidarietà amministrativa tra regioni e regioni emerge dal sentimento evolventesi della solidarietà umana".

Castello Sestola


Le origini aristocratiche non gli impedirono quindi di professare idee progressiste, ma il suo impegno nel sociale non fu solamente teorico, come racconta il Dr. Landi nel volume
Sestola storia di una rocca tre volte millenare. Pullè acquistò nel 1907 la Rocca o Forte di Sestola di cui concesse gratuitamente per un trentennio al governo la parte più alta per mantenervi il Regio Osservatorio Meteriologico. Nell'edificio detto Carcere Nuovo fondò una colonia estiva per una trentina di bambini rachitici, arrivati poi fino a 200, dell'Istituto Umberto I di Modena, mentre in un'altra palazzina, posta entro il Forte stesso, costituì una Colonia Climatica permanente per l'Opera Nazionale Maternità e Infanzia. Piantò inoltre le conifere dell'attuale bosco che circonda la Rocca.

 

GABINETTO DI GLOTTOLOGIA A PISA

Dopo il breve periodo napoleonico l’École Normale Supérieure di Pisa viene riaperta il 15 novembre 1847. Anche questa sua breve vita è legata agli avvenimenti risorgimentali che la faranno, dopo 13 anni, confluire nelle nuove scuole del Regno. Nel 1890 alle facoltà esistenti viene aggiunto l’Istituto di Glottologia, con il nome di Gabinetto di Glottologia Sperimentale, primo in Europa, su iniziativa di Francesco Lorenzo Pullè, che lo diresse fino al 1899, affiancando la Geografia e l’Archeologia. I tre Istituti compaiono ufficialmente costituiti nell'Annuario 1898-99; ma non ebbero vita facile. "Archeologia stava confinata in due stanze a pianterreno e Geografia in una stanza della Biblioteca. Sorte migliore, se possiamo dire, l’ebbe il Gabinetto di Glottologia sperimentale, al cui direttore Pullè - vero martire del metodo storico - sono dedicate, nell’Annuario ’98-’99 le seguenti righe di sapore amaro: «Questo gabinetto, il primo del genere, fu istituito dal professore suddetto nel 1891, avendo ottenuto dal Ministero un primo assegno di L. 1.000 e successivamente nel 1892 di L. 350 e nel 1896 di L. 250. L’Università ha fornito i locali e il mobilio. Per il resto è mantenuto a cura e spese del professore suddetto». 

CONCLUSIONI


Nonostante il loro grande valore documentaristico, i diari in generale rimangono soprattutto scrittura personale: appaiono cioè piuttosto come strumento attraverso il quale esorcizzare la paura e la solitudine dello scrittore, che non come documento da trasmettere ai posteri. Nel diario di Francesco Lorenzo Pullè sono peraltro evidenti entrambe le caratteristiche: da un lato, egli utilizza ampiamente abbreviazioni e nomi in codice, comprensibili solo da chi scrive; dall'altro, riporta in modo rigoroso stralci di discorsi tenuti da senatori e generali, certamente cosciente dell'importanza storica di tali affermazioni. Inoltre, l'autore annota sul diario le cifre relative alle proprie entrate e uscite finanziarie, usandolo come promemoria per i suoi affari personali; ma vi annota anche dati relativi all'esercito: ad esempio, dati e numeri inerenti ai rifornimenti o ai capi di vestiario. Da sottolineare anche le numerose fotografie e cartine che arricchiscono (anche oltre i limiti consentiti dalle norme per la sicurezza militare) di precise testimonianze iconografiche il testo, già importante di per sé. Il Pullè registra con cura i suoi spostamenti repentini da una città all'altra: da Bologna, dove segue l'attività accademica, a Laveno, Sestola e San Venanzio, dove cura gli interessi di famiglia, a Roma, per l'impegno al Senato, e ancora tanti altri e diversi luoghi connessi alla sua partecipazione alla guerra. Nelle pagine del diario, Pullè non manca di evidenziare l'insofferenza che prova di fronte al clero, a qualsiasi livello gerarchico. Del resto la sua appartenenza alla massoneria pregiudica ogni valutazione sugli uomini di chiesa. Dalle pagine ingiallite di questi 14 quadernetti emerge la figura di un uomo che ha affrontato con impavida compostezza, degna della propria estrazione sociale, lo scontro bellico, noncurante dei pericoli e della paura, perchè sicuro di combattere per una causa nobile: l'unità della Nazione e delle sue genti.

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