ROBERT CAPA

VERO O FALSO ?, FU VERA GLORIA ?

Tutti hanno ben presente la foto che ritrae il miliziano della guerra civile di Spagna mentre cade, a  braccia aperte, centrato da un proiettile, ma nessuno ne ha mai  visto il cadavere e ora si scopre che non c'e' neppure un pezzo  di carta che certifichi il decesso. Le ricerche fatte da un appassionato italiano di fotografia, Luca Pagni, che la lavora per ( http://www.fotostorica.it/) gettano nuove ombre sul mito di Robert Capa, all'anagrafe Endre Erno' Friedmann, autore della celebre immagine del ''miliziano colpito a morte'', divenuta l'emblema della Guerra Civile.

Un altro contributo a questo argomento trovato in rete è quello della giornalista Maria Grazia Cutuli uccisa nel 2001 in Afghanistan:

Afghanistan " lancio d'agenzia. "MARIA GRAZIA CUTULI, News Organization: CORRIERE DELLA SERA, Ambushed Nov. 19 as she and three colleagues traveled on the road from Jalalabad to Kabul, Afghanistan's capital. The journalists were riding in the second and third vehicles in a four truck convoy when they were stopped by six gunmen, taken into the mountains and shot. Also murdered: reporter Julio Fuentes, TV cameraman Harry Burton and photographer Azizullah Haidari. Cutuli, a 39-year-old Italian newspaper reporter for Corriere Della Sera Italian Newspaper, told friends she thought it "imprudent" to make the trip, but went anyway. One witness heard a gunman shout, "The Taliban are still here!" The journalists did not have an armed escort-

Testata: Epoca - Data pubblicazione: 20/09/96 - Numero: 38 Pagina: 98

Titolo: ORA SAPPIAMO CHI E' QUEST'UOMO
Spagna, settembre 1936: il fotografo americano Robert Capa ferma sulla pellicola l' uccisione di un miliziano durante la guerra civile. L' immagine dell' uomo che cade abbandonando il fucile diventa un simbolo e apre una polemica: se fosse un falso?. Sessant' anni dopo, "Epoca" è in grado di affermare che la foto è autentica e di rivelare l' identità dell' ucciso. Chi era? Lo scoprirete leggendo la storia di un' immagine entrata nella Storia. "Secondo gli archivi un solo miliziano risultava ucciso quel giorno nella battaglia di Cerro Muriano. Era Federico" O il crollo di quel soldato, con il fucile in aria e le gambe flesse, che sembrava trascinare nella sua caduta i detriti e le illusioni di un' epoca, era un' agonia "posata"?

Ecco, fissato da Bob Capa, l' istante della morte, a 24 anni, di Federico Borrell Garcia, durante uno scontro con i franchisti. Più di mezzo secolo per risolvere il dubbio che ha diviso gli storici della fotografia: La morte del miliziano, una delle immagini più famose di Robert Capa, scattata nel 1936 durante la Guerra di Spagna, un clic destinato a trasformare un frammento di storia nel simbolo di una tragedia, è una foto autentica?


Un falso costruito da uno sconosciuto fotografo in cerca di successo, quale era allora Robert Capa? Ebbene, a sessant' anni di distanza dalla prima pubblicazione della foto sulla rivista francese Vu, il 23 settembre 1936, il dubbio sembra risolto: il soldato morente è stato identificato. Si chiamava Federico Borrell Garcia, aveva 24 anni, faceva il mugnaio ad Alcoy, vicino ad Alicante. Fu ucciso il 5 settembre 1936, sul fronte di Cerro Muriano, nella zona di Cordoba. A dare una svolta alla vicenda è stata Rita Grosvenor, una giornalista britannica residente ad Alicante, che ha rintracciato i parenti del miliziano; e assieme a lei, Richard Whelan, autore di una biografia di Robert Capa, che ricostruisce le tappe del viaggio spagnolo del celebre fotografo. Ma cominciamo dalla Grosvenor... La giornalista è venuta in possesso di un documento, affidato a un notaio da un certo Mario Brotons, originario di Alcoy, che a 14 anni aveva combattuto sul fronte di Cerro Muriano, contro le truppe franchiste del generale Vela. Per chiudere le polemiche sulla foto di Capa, Brotons prima di morire ha consultato gli archivi militari di Madrid e di Salamanca. Poi, ha lasciato per iscritto la sua versione dei fatti. A cominciare dal luogo dello scatto. Non Cadice, come si era detto, ma Cerro Muriano. Secondo Brotons, Capa si trovava lì il 5 settembre 1936, giorno dell' offensiva del generale Vela. C' è poi l' equipaggiamento del soldato fotografato: camicia dal collo sbottonato, pantaloni chiari. Più che una uniforme sembra un abito da lavoro, corredato però da fucile, cartuccere e giberne, equipaggiamento caratteristico dei 300 civili di Alcoy inviati su quel fronte. L' ultimo tassello viene dagli archivi militari: tra i miliziani feriti nella battaglia del 5 settembre, solo uno risulta morto. E' un giovane di Alcoy che Brotons conosceva bene: Federico Borrell Garcia, membro fondatore del movimento anarchico sindacalista, la Juventudes Libertarias. Seguendo questa pista, Rita Grosvenor rintraccia i parenti di Federico Borrell. E va ad Alcoy: "Cinque piani di scale in un caseggiato, nascosto tra i negozi di un vicolo spagnolo", racconta. "E' la casa dove ha vissuto Evaristo, il fratello più giovane di Federico, che combatté con lui a Cerro Muriano". Il padrone di casa è morto da tempo. Ma la moglie, Maria, 78 anni, ricorda tutto, specialmente i giorni dopo la battaglia del 5 settembre, quando il marito tornò dal fronte. "Evaristo mi disse che Federico era stato ammazzato", racconta la vecchietta. "Non era riuscito a vedere come era successo. Ma gli amici gli avevano riferito che Federico aveva alzato in aria le braccia ed era immediatamente caduto a terra, colpito alla testa". Proprio come il soldato della foto. "Non siamo riusciti a seppellirlo. L' area era finita in mano ai nazionalisti ed era impossibile prelevare il cadavere". La vedova, riferisce la giornalista britannica, è sicura che il miliziano fotografato da Capa sia il cognato: "Federico non era alto, ma aveva le gambe lunghe e la mascella forte, tipica dei Borrell". Evaristo le aveva parlato della foto. Il berretto che il soldato sembra avere in testa con una specie di pon pon, secondo la donna, è solo un effetto ottico: un ciuffo di capelli sul cranio spappolato dal proiettile. Il resto è un lutto di famiglia, consegnato alla storia solo per caso. Ad Alcoy Rita Grosvenor incontra il nipote di Federico, che oggi ha 46 anni, lavora come imbianchino, porta il nome dello zio e ha battezzato alla stessa maniera anche il figlio: "Se avrò un nipote", dice, "spero si chiami pure lui Federico". In quanto all' autenticità della foto, anche l' uomo non ha dubbi: "Troppe coincidenze e una straordinaria somiglianza con le immagini dello zio in vita". Né lui né la madre sanno invece che fine abbia fatto Marina, la ragazza che avrebbe dovuto sposare Federico. "Le nozze erano state rimandate, perché lui era partito per il fronte", dice la signora Maria, "così l' abito da sposa rimase appeso nell' armadio". Ma bastano i malinconici ricordi dei Borrell a ristabilire la verità, dopo 60 anni di polemiche, sollevate da Piero Berengo Gardin (cugino del fotografo Gianni), dal biografo di Capa, Philip Knightley, e da Ando Gilardi, autore del libro "Storia sociale della fotografia" ?. Se Capa aveva sempre dichiarato di aver scattato a caso, nascosto dietro un mucchio di terra e tirando fuori il braccio con la sua Leila, mentre attorno sparavano e lui moriva di paura, Berengo Gardin, che aveva esaminato gli archivi del fotografo, sosteneva invece di aver trovato un rullino che mostrava la curiosa sequenza di un miliziano prima colpito, poi vivo e vegeto insieme ai compagni. Certo, l' immagine, era sfocata... Poteva trattarsi di una copia della pellicola originale, riprodotta in senso contrario. Ma... Richard Whelan, autore del volume Robert Capa: una biografia, non ha dubbi: "Capa il pomeriggio del 5 settembre era sicuramente a Cerro Muriano". Le testimonianze di coloro che sostengono il contrario, per il biografo, non sono credibili: né quella di Hans Namuth, uno dei fotografi presenti sul fronte, che dopo aver messo in dubbio l' autenticità della foto si era infatti ricreduto, né quella di un giornalista britannico, O' Dowd Gallagher, che aveva dichiarato di aver diviso con Capa una stanza d' hotel a San Sebastian (vicino al confine francese, lontano dalla battaglia), proprio nei giorni in cui sarebbe stata scattata la famosa foto a Cerro Muriano. "Gallagher diede tre versioni diverse", dice Whelan, "probabilmente confuse Capa con qualcun altro". Sul sospetto che la foto fosse "posata" Whelan taglia corto: "E' una falsa pista. E, comunque, la morte del miliziano è una grande immagine, il simbolo stesso della Spagna repubblicana". LA STORIA DI CAPA, A CUI UNA ZINGARA PREDISSE: NON MORIRAI NEL TUO LETTO ROBERT: SEMPRE IN PRIMA LINEA. MA E' SALTATO SU UNA MINA Una carriera che era cominciata con un incidente. E che si è conclusa tragicamente in Vietnam. Diceva: "In guerra non esistono foto belle o brutte, ci si deve solo chiedere quanto si era vicini all' azione". Tanto vicini da rimetterci la pelle. Robert Capa, uno dei fotografi più famosi del nostro secolo, ebreo ungherese nato nel 1913, morì a poco più di quarant' anni, saltando su una mina in Vietnam. La sua storia di fotografo comincia nel 1932 ritraendo Lev Trockij che predica la rivoluzione mondiale. Robert si chiama in realtà Andrè Friedmann, ha appena lasciato la Germania con le sue croci uncinate, dove era andato a 18 anni, e vive a Parigi. Con un nuovo nome, e una ragazza bionda a fianco, Gerda Taro, parte per la Spagna, a documentare la guerra civile. Un carro armato schiaccia Gerda e con lei muoiono le illusioni del giovane fotografo. Ma non la vocazione. Capa va in Cina, documenta la vittoria sul Giappone. Torna in Europa, per lo sbarco degli alleati in Sicilia. Poi di nuovo a Parigi per spedire a Life gli ultimi documenti sulla vittoria. Viene mandato in Israele e poi in Vietnam. Tempo prima aveva raccontato: "Una zingara mi ha detto che non morirò nel mio letto"immagine e rappresentazione della guerra civile spagnola http://195.62.160.66/soprintendenza/SPAGNA/sez1-saggio14.htm 

LA SPAGNA DEL 1936: QUELLA GUERRA FECE UN MILIONE DI MORTI 

Repubblicani contro franchisti, un milione di morti in tre anni di guerra e un regime, quello del generalissimo Francisco Franco, destinato a durare 40 anni. La guerra civile di Spagna scoppia nell' estate del 1936, mentre Hitler occupa la Renania e Mussolini si avvicina alla Germania. Scoppia accompagnata da una delle più gravi crisi economiche e sociali della storia del Paese: le elezioni del 16 febbraio 1936 che hanno portato al potere il Fronte popolare. Uno schieramento eterogeneo formato da repubblicani borghesi, socialisti, comunisti, anarchici, che hanno di fatto spaccato la Spagna, compresi i ceti più poveri. Se la destra, formata da proprietari terrieri, ufficiali dell' esercito, conservatori ed ecclesiastici, non accetta il responso elettorale, anche le forze di sinistra sono divise tra chi propone un orientamento democratico-borghese e chi aspira alla rivoluzione proletaria. Randolfo Pacciardi Mentre esplode la collera delle masse contro la Chiesa e i latifondisti, con massacri, uccisioni e violenze, insorgono le truppe controrivoluzionarie capitanate da generali come José Sanjurjo, Emilio Mola e Francisco Franco. In un paio di mesi, partendo da Cadice, Siviglia e Cordova, i golpisti si impadroniscono delle regioni occidentali. Il 29 settembre 1936, Franco viene nominato "generalissimo" e la sede del governo ribelle viene spostata a Burgos. La Germania e l' Italia spediscono a Franco 60 mila volontari, mezzi e armi. La guerra assume subito un carattere fortemente ideologico. Se a fianco dei franchisti si schierano i conservatori di tutto il mondo, a sostegno dei repubblicani intervengono le brigate internazionali: 40 mila volontari, tra i quali spiccano personaggi come il giornalista americano Ernest Hemingway, lo scrittore inglese George Orwell, il socialista italiano Pietro Nenni. Barcellona cade il 26 gennaio del del 1939. Madrid resiste 28 mesi all' assedio dei franchisti, fino al 28 marzo. Il 27 febbraio Francia e Gran Bretagna avevano riconosciuto il regime di Franco. In Spagna rinasceva la monarchia.

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