LA STRAGE* DEGLI ARMENI

e il puzzle Caucaso

http://denisdonikian.blog.lemonde.fr/category/1-a-la-veille-du-genocide/page/2/  in francese

I vilayet: Erzurum, Bitlis, Van, Karput, Sivas, DiabekirChiameremo per ora così* quello che per anni fu identificato come genocidio e che oggi per un certo panislamismo di sinistra (lo stesso che si schiera contro gli ebrei come al tempo di Hitler e Mussolini) si cerca di declassificare a semplice repressione di rivolta popolare. Questo in forza di un revisionismo di diversa matrice che da qualsiasi parte politica tende a salvare del secolo dei genocidi, i grandi macellai. A che pro? si dirà: ma naturalmente per salvare il c... ai prossimi macellai. Il popolo armeno è un'etnia d'origine caucasica** appartenente ad una chiesa cristiana, scismatica sia nei confronti di quella cattolica che di quella ortodossa. Viveva in parte, all'epoca dei fatti, in sei province turche al confine russo e in Cilicia e contava circa due milioni di persone. Gli armeni più colti e industriosi (alta borghesia) vivevano in città della costa sull'Egeo come Smirne e Costantinopoli. Gli armeni in genere sono contadini, non sono maggioritari nelle loro province e sono costretti a dividerle coi Curdi che sono pastori e che non amano quindi i contadini coi loro steccati. Ruggine di sempre.  All'epoca del censimento del 1927 dopo la "mattanza", gli armeni rimasti saranno 123.000 !!!. Gli armeni, come le altre confessioni discendenti da Abramo, sono per i mussulmani infedeli protetti perché gente del Libro (Bibbia). La protezione mussulmana naturalmente costa (tasse aggiuntive), ed è carica di divieti per questa comunità considerata più fedele delle altre. Quando l'impero ottomano inizia a sfaldarsi gli armeni tuchi riescono ad ottenere (1863) la qualifica di nazione religiosa ma non politica. Con l'ultima disastrosa guerra con la Russia del 1878, che porta all'indipendenza di molti stati balcanici, si inizia a parlare nel trattato di Berlino del problema armeno. Il Sultano passa fra i regnanti europei indifferenti ai massacriSi vuole evitare che la Russia, con la protezione delle zone caucasiche abitate anche da armeni, si espanda verso il medio oriente rotta dei nuovi traffici marittimi (canale di Suez) e ricco di un nuovo prodotto chiamato petrolio. Nasce un partito clandestino, Federazione Rivoluzionaria Armena che scatena coi suoi adepti (fedais) una rivolta (pogrom) repressa  nel sangue (80.000 morti). Questi rivoluzionari (marxisti) non sono ben visti dalla Russia zarista e il loro integralismo non è ben visto neanche in occidente. Altri disordini da settembre 1895 a gennaio 1896 provocano la morte di 50.000 persone. Si distinguono nelle repressioni i Curdi, che la sublime porta considera i più fedeli cani da guardia (cavalleria Hamidjie). Da tenere presente quando oggi questi si piangono addosso come perseguitati. Altre rivolte fino al 1908 provocano un totale finale di circa 300.000 morti fra gli armeni. Il 1908 rappresenta una svolta nell'impero, poiché un gruppo di giovani ufficiali con un golpe impone al sultano Abdul Hamid il ripristino della costituzione, temporaneamente concessa nel 1876. Dalle urne  usciranno 262 deputati di cui 10 armeni. Principali rappresentanti della rivoluzione due ufficiali Enver Bey, Jemal Bey, e un impiegato delle poste Talat, che diventeranno tristemente famosi come il triumvirato della morte. I tentativi del sultano di rovesciare il parlamento non vanno a buon fine e alla fine non gli resta che abdicare a favore del fratello MaomettoV. Nella repressione della controrivoluzione, a Adana, ci vanno di mezzo anche gli armeni che non stavano parteggiando per nessuna delle parti. La Turchia sta perdendo tutta l'Africa Settentrionale, Creta, la Bosnia, Rodi. Nel 1913 i giovani rivoluzionari turchi spazzano via gli ultimi uomini del sultano per occupare i centri di potere e chiamano l'anno dopo al comando dell'esercito un tedescoLiman Von Sanders Liman Von Sanders (foto a lato). La Germania da tempo corteggia i Turchi e spende soldi per la ferrovia Berlino-Baghdad. Il nuovo alleato, sono sicuri, non dirà loro di no allo scoppio dell'immane conflitto. La guerra contro la Russia dovrebbe convenire anche a loro. Agli Armeni viene chiesto di fare da guida  per l'attraversamento del Caucaso, che conoscono bene come loro patria d'origine,  onde battere lo Zar alle spalle con l'aiuto degli  Armeni Russi. Ricompensa: uno stato vassallo a guerra finita. Gli armeni russi si arruolano però nell'esercito zarista e altrettanto fanno diversi armeni turchi. Il 16 novembre 1914 viene lanciata la Jihad: guerra santa contro gli infedeli. Un mese dopo un'armata turca avanza verso il Caucaso incurante dell'inverno. Sarà una strage per i turchi che fuggono inseguiti dalle armate dello Zar. I russi invadono anche parzialmente e temporaneamente le province (vilayet) armene di Van, dove il prefetto era  il cognato d'Enver Bey (lo chiamavano maniscalco per lo stesso trattamento, in uso per i cavalli, fatto sugli Armeni), Erzurum e Bitlis. I turchi accuseranno gli armeni di tradimento e sabotaggio e gli armeni  risponderanno con pogrom e razzie. I soldati armeni dell'esercito turco (circa 300.000) vengono disarmati ed avviati al lavoro forzato. Di loro non si saprà più nulla. In aprile nei Vilayet scoppiano rivolte represse come sempre. Sabato 24 aprile 1915 i gendarmi compiono una retata contro la borghesia armena di città. Spariscono secondo alcuni circa 2.000 persone. Un decreto "Evacuazione necessaria dalle zone di guerra" da il via a sei mesi di genocidi. Gli armeni vengono invitati a lasciare le loro case con destinazione provvisoria deserto arabo siriano. E' una marcia della morte, una battaglia per restare in vita, contro il caldo, la sete e gli attacchi di regolari e non. In pochissimi arriveranno a destinazione. Dei fatti barbarici riportano relazioni fatte ai propri governi, sia i tedeschi che gli americani  non ancora in guerra. Armeni in campo profughiSi salvano solo gli Armeni rifugiatisi in Russia, quelli di città nascondendosi (li chiamavano l'armata dei granai -solai) e quelli di Mussa Dagh (5.000) nella baia d'Antiochia, messi in salvo dai Francesi dopo 53 giorni d'assedio. In Germania esce nelle librerie per pochi giorni un rapporto sui massacri subito ritirato dal Governo per la protesta ufficiale dell'ambasciatore turco e per non guastare l'alleanza. In Inghilterra esce il "Libro Blu" (ufficiale) di denuncia, con prefazione d'Arnold Toynbee. Il 30 ottobre 1918, a guerra persa, a bordo della Lorelei fuggono diversi ministri escluso Talat. L'11 giugno 1919 il nuovo Gran Vizir (primo ministro) turco sentito a Parigi alla conferenza di pace conferma che gli armeni morti sono almeno 800.000. Forte del fatto che in Turchia si sta svolgendo un processo a carico del precedente regime, spera in un trattamento di favore ma è invitato invece seduta stante ad abbandonare il paese entro 48 ore. Il capo dei servizi segreti Aziz Bey ha provveduto a bruciare tutti gli archivi, e quel poco che giunge sui tavoli del processo è ugualmente agghiacciante. I processi porteranno a 1400 condanne di cui molte a morte ma non eseguite. I nazionalisti Armeni non sono disposti a voltar pagina. Ha inizio l'operazione "Nemesi" dei giustizieri armeni che colpiranno in Europa i principali responsabili della strage. In Turchia si fa intanto avanti un "Giovane Ufficiale" non coinvolto col passato regime di nome Mustafà Kemal Pascia, più noto come occhi di tigre poi Ataturk (padre dei turchi).  La sua azione militare contro le potenze occidentali libera il paese e cancella l'ultimo sogno d'indipendenza Armeno. Lenin nel 1918 aveva autorizzato la nascita di una federazione transcaucasica con tre stati indipendenti Georgia, Armenia, Azerbaigian.  Il trattato di Sevres del 1920 prevede ancora uno Stato armeno, i cui confini dovrebbero essere disegnati da Wilson. Il sogno è breve: due anni dopo Kemal si accorda con Lenin. L'Armenia turca torna alla Turchia e le repubbliche caucasiche dentro la Federazione Russa.  Svanisce qui anche il progetto della Georgia colonia italiana. D'ora in poi si negherà perfino l'esistenza del problema armeno. Gli storici riduzionisti o revisionisti ridussero tutto a reazione da provocazione. Toynbee, già bollato di propaganda, scriverà correggendo il tiro "…Una calcolata brutalità al fine di massimizzare il numero dei morti......ma non è detto che le minoranze perseguitate risultino esenti da ogni colpa, soltanto perché soffrono" !!!!. Il calcolo preciso dei morti non sarà mai fatto ma indicativamente superò il milione. Gli ultimi 600.000 armeni si ripartirono fra la Russia, la diaspora universale e la dissoluzione etnica.  

Effendi (Funzionario) Armeno**la conquista del Caucaso da parte degli Zar di Russia ha inizio nell'800 con la presa della Georgia, dell'Azerbaijan del nord, del Karabach poi di Erevan e Nakhicevan. La fine degli zar conseguente alla rivoluzione Russa del '17 seminano nuove speranze indipendentiste e autonomiste nei popoli del Caucaso. La pace separata  della Russia di Lenin che cede ai Tedeschi nel '18 sembra rafforzare questa speranza, anche se il nuovo padrone è la Turchia fedele alleato di Berlino.  Il trattato di Sevres, i principi Wilsoniani dell'autodeterminazione, sempre disattesi (tanto che l'Italia fu la prima a farne le spese), disegnarono a carico della Russia e della sconfitta Turchia uno stato Armeno, dai confini indecisi e senza garanzie di difesa, come invece venne fatto per Danzica.  I russi hanno intanto infiltrato sia in Georgia che in Armenia uomini del Partito.  Nel 1921 le terre Armene, Georgiane e Azere invase dai Russi diventano federazione caucasica. Tempo al tempo dopo la normalizzazione di Stalin ( e repressione di rivolte)  a questa federazione viene accordato lo status di repubblica nell'ambito dell'URSS. Stalin non procede alla ricompattazione degli armeni  che vengono lasciati separati in diverse enclave al pari di altri gruppi etnici nel variegato puzzle caucasico,  propendendo per una loro integrazione razziale. L'integrazione favorevole agli Azeri (padroni del petrolio di Baku) sottintendeva una più vasta area etnica che comprendeva gli Azeri dell'Iran al dato ufficiale (ma l'Iran non rilascia statistiche corrette) 17 % della popolazione da valutarsi in almeno il doppio (circa 20 milioni). Una repubblica Azera nell'Iran (Tabriz) venne temporaneamente proclamata nel 1944 e sciolta nel '46 http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_azera .

Da Nuovi mondi media. Dal 1944 in avanti, le ambizioni delle potenze straniere nei riguardi nelle riserve petrolifere iraniane diventano sempre più manifeste. La Gran Bretagna, tramite la Anglo-Persian Oil Company (poi Anglo-Iranian), controlla già dal 1909 quasi tutta la produzione petrolifera della nazione. Da parte loro, i russi appoggiano i partiti secessionisti azeri e curdi, che tra il ’45 e il ’46 proclamano la nascita di repubbliche indipendenti. L’Iran riprende il controllo di quelle aree soltanto dopo aver garantito ai sovietici concessioni sul petrolio. Nonostante le promesse fatte allo Shah, gli eserciti di occupazione restano in Iran sino alla primavera del 1946.

In 1945 at Soviet instigation, an Azerbaijan Democratic Republic was proclaimed in Iranian Azerbaijan. It lasted only until Soviet forces withdrew a year later; in the aftermath, some thousands of Iranian Azeris were killed.The Soviets had to recognize that their ideas on Iran were premature. The issue of Iranian Azerbaijan became one of the opening skirmishes of the Cold War, and, largely under the Western powers' pressure, Soviet forces withdrew in 1946. La cavalleria  CurdaThe autonomous republic collapsed soon afterward, and the members of the Democratic Party took refuge in the Soviet Union, fleeing Iranian revenge.In Tabriz, the crowds that had just recently applauded the autonomous republic were now greeting the returning Iranian troops, and Azerbaijani students publicly burned their native-language textbooks. The mass of the population was obviously not ready even for a regional self-government so long as it smacked of separatism. Many of the leaders took refuge in Soviet Azerbaijan. Jafar Pishevari, who was never fully trusted by Stalin, soon died under mysterious circumstances. Prime Minister Kordary was jailed for many years by the Shah and later released.  I proventi derivanti dal petrolio non toccavano che marginalmente i cittadini iraniani: basti pensare che, nel solo 1947, la compagnia anglo-iraniana aveva incassato 112 milioni di dollari, dei quali solo 7 destinati allo stato iraniano (poco più del 6%). I risultati dell'integrazione sono sotto gli occhi di tutti, basta aprire il telegiornale (quando ne parla), a seconda delle simpatie e degli umori  per Putin e per Teheran del governo italiano in carica.

Charles Aznavourian: «Un film per non dimenticare» 
Il cantante francese Aznavour(ian) è armeno, e ha finanziato questo film uscito nel 2002 sullo sterminio del suo popolo

   Regia: Atom Egoyan

Interpreti: David Alpay, Charles Aznavourian , Eric Bogosian, Brent Carver, Marie-Josée Croze 
Questo è un film dentro un film che racconta l'epica storia dell'olocausto di un milione e mezzo di armeni nell'impero Ottomano, focalizzando su come questo cambia la vita di un giovane addetto ai lavori del set. http://members.xoom.virgilio.it/Voce_Armena/hhh/armeni.htm  produzione franco canadese.

(Il Resto del Carlino Martedì 21/05/2002)

CANNES — L'Armenia è una terra misteriosa, dimenticata. Quasi da fantascienza. Ha una capitale che si chiama Yerevan, delle chiese bellissime in mezzo a colline metafisiche. E ha una popolazione in gran parte lontana da lì, perduta nel mondo. Tre milioni di armeni in Canada, Egitto, Stati Uniti, Francia. E pochi nella loro terra. Uno degli armeni della diaspora è Atom Egoyan, regista amatissimo a Cannes, regista giovane, già vincitore della Palma d'oro,  che nel suo film, «Ararat» (nelle foto piccole delle scene), disseppellisce il cadavere martoriato del suo popolo. Hitler per convincere il suo Stato maggiore di procedere con l'Olocausto disse: "nessuno si ricorda più del massacro degli Armeni» (e nessuno si ricorderà poi dei nostri). Chi sa che nel 1915 lo Stato turco fece uccidere, massacrare, violentare, sventrare migliaia e migliaia di armeni, uomini donne e bambini? «E' questo ciò' che volevo mostrare con questo film», dice Egoyan. «Non si discute sul fatto che ciò sia avvenuto: niente di quello che c'è nel film è esagerato. E' tutto nei documenti. Non nei libri di storia riscritti dai Turchi (e anche in quelli occidentali), che hanno cancellato l'Olocausto. E' tutto vero, è tutto dimostrato, e la mia responsabilità è di comunicarlo alle nuove generazioni». Per farlo, ha scelto il volto stanco, attraversato dalle rotte delle rughe, di uno degli artisti più famosi del secolo: Charles Aznavour o Aznavourian (nella foto grande) che interpreta il ruolo del Regista. Armeno come Egoyan, come la cantante Sylvie Vartan, come lo scrittore William Saroyan, come il pittore Mondrian, come il direttore d'orchestra von Karajan, come il calciatore Boghossian, come lo scacchista Petrosjan.  E Aznavour non se la dimentica, la sua origine: «Mia madre me le raccontava, le storie che il film racconta. Quando ho letto il copione, il mio pensiero è corso al grande scrittore Saroyan, lo stesso nome del mio personaggio, autore del libro "Che ve ne sembra dell'America?". Anche qui, nel film, come nel romanzo, si raccontano storie di emigrazione, di paura, di perdita delle radici. Ma questo non è un film di rivendicazione, di odio. Io sono cresciuto senza conoscere l'odio. Ma questo è il film che speravo venisse fatto sull'Olocausto dimenticato». Arsinée Khanjan, moglie di Egoyan, preziosa attrice per lui in molti film e anche in questo, va oltre, e a muso duro dice: «I Turchi oggi negano il genocidio, ma è innegabile che ci sia stato. Ma il film non è solo la storia di questa tragedia: è la storia di un pittore armeno in esilio, la storia di due fratellastri innamorati, la storia di una donna che tradisce il suo uomo portandolo al suicidio. E la storia di una coppia di omosessuali che si vergognano, di fronte al padre di uno dei due. E' un film sulle discriminazioni, su quello che accade ogni volta che ci sono due comuinità che si scontrano». Una storia che viene raccontata, nel film, da un ragazzo fermato alla frontiera. E' dentro la sua voce che tutte le altre storie si incastrano e trovano posto. «Tutto è molto fisiologico - dice Egoyan — quando scrivo, è in questo modo che mi vengono in mente i film. E il ragazzo racconta la storia al poliziotto come Sheherazade la racconta al sultano. Raccontare la propria storia diventa un modo per farsi capire, per farsi credere, per sopravvivere». di Giovanni Mogani (N.d.r. Le premesse per fare un film storico c'erano tutte ma poi si è passati a raccontarlo per brevi istanti. La delusione più grande si ha alla fine quando si scopre che il film è sponsorizzato dal servizio antistupefacenti della polizia di frontiera Canadese)
 

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