Dalla Diaspora all’Affare Dreyfus

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Di fatto la Diaspora non ebbe inizio con la distruzione del Tempio al tempo della dominazione romana; il fenomeno in questione era già cominciato ai tempi del Re Salomone, ma in quel caso per ben altre ragioni, legate ai traffici commerciali degli Ebrei con gli altri popoli.

Le successive dominazioni “straniere” (e.g. il periodo babilonese) comportarono deportazioni, i cui effetti furono scarsamente curati dall’occasionale favore di questo o quel personaggio, come ad esempio Ciro il Grande (molti Ebrei non avevano neanche interesse a lasciare la loro dimora attuale per tornare in patria); cosicché, già al tempo della dominazione romana, la Diaspora aveva portato alla costituzione di molte comunità israelitiche, sparse tra l’Africa settentrionale, il Medio Oriente e l’Asia, dotate di quei luoghi di culto noti come Sinagoghe, rese necessarie dalla lontananza dal Tempio di Gerusalemme[1].

 

L’AntiSemitismo come "opposizione agli Ebrei" (sarebbe infatti più corretto chiamarlo anti-Ebraismo o anti-Giudaismo) si manifestò fin dal IV secolo d.C. e fu un sottoprodotto della distanza tra l’Ebraismo ortodosso ed il Cristianesimo[2].

Con la Rivoluzione francese le cose cambiarono.

 

“I giorni piacevoli del trinomio Liberté Egalité Fraternité durarono per gli Ebrei un po’ più di dieci anni. Verso il 1870, l’anno magico in cui la libertà religiosa fu accordata in Germania, in Austria, in Ungheria, nella Svizzera, in Svezia e a Roma, i principi dell’emancipazione ebraica sembrarono aver raggiunto un trionfo definitivo”[3]

 

Perdendo terreno la questione religiosa, l’astio verso gli Ebrei, molto spesso presenti con ruoli importanti e qualificati nella vita sociale, cominciò, con una serie di altri pretesti (etici e genetici) e rinfocolato dalle tensioni interne ed internazionali, ad assumere i connotati razzisti che porteranno allo sterminio di massa nel corso della II G.M.[4].

Durante il XIX secolo l’AntiSemitismo si estese a livello nazionale e poi transnazionale, in Francia, Olanda, Polonia, Austria, Romania, Russia, fino a diventare persecuzione violenta.

Verso la fine del XIX secolo l’opposizione antisemita

 

 “... prese un nuovo aspetto. Verso l’Ebraismo essa praticava una sdegnosa tolleranza, ma cambiò le basi dei suoi pregiudizi, i quali da religiosi divennero essenzialmente nazionali”[5]

 

Il caso Dreyfus[6] (1894-1906)  fu un esempio della forza dell’AntiSemitismo perfino nella terra della Rivoluzione liberale.

 

L’asprezza delle persecuzioni della fine dell’800 portò ad un mutamento della distribuzione degli Ebrei in Europa, con un esodo di grandi proporzioni dall’Europa orientale verso Ovest e ad una crescita della Comunità in Inghilterra e, soprattutto, negli Stati Uniti d’America.

 

L’impennata del tasso d’immigrazione verso Occidente provocò una progressiva linitazione dei flussi di frontiera; nondimeno, alle soglie della I G.M., gli Stati Uniti d’America contavano il numero d’Israeliti più alto del mondo.



[1] Giosia, figlio di Amon e nipote di Manasse, fu Re di Giuda nella seconda metà del VII secolo a.C. e come tale  sancì con un Decreto l’unicità del Tempio e la proibizione di edificarne altri altrove.

[2] Il Cristianesimo si era largamente diffuso in Europa, Nord-Africa e Medio-Oriente, dopo la crocifissione di Gesù, fino a diventare religione di Roma imperiale per l’appunto nel IV secolo d.C. con l’Imperatore Teodosio.

[3] “Storia del popolo ebraico”, C. Roth, Silva Editore, Milano, 1962, pagina 577.

[4] Le inaudite violenze del 1881, esplose in Russia in seguito all’assassinio di Alessandro II, sono rimaste emblematiche poiché furono il battesimo del Pogrom (devastazione, strage, sterminio).

[5] “Storia del popolo ebraico”, C. Roth, Silva Editore, Milano, 1962, pagina 578.

[6] Alfred Dreyfus era un israelita, capitano dell’artiglieria francese. Egli fu accusato e condannato alla colonia penale a vita, con una falsa accusa di spionaggio a favore dei Tedeschi, sulla base di una lettera anonima rinvenuta in un cestino.  A suo favore Emile Zola scrisse il famoso “J’accuse”. Dreyfus restò in prigione fino al 1899, quando, per mutate condizioni politiche, il caso fu riaperto; a fronte di una banale riduzione della pena a 10 anni, il Presidente Loubet concesse la grazia al condannato, ma fu solo nel 1906 che Dreyfus fu definitivamente prosciolto dalla Corte di Cassazione. La riabilitazione scaturì da una perizia calligrafica eseguita su basi scientifiche dal  matematico Henri Poincaré. Alfred Dreyfus fu scarcerato dall’Isola del Diavolo,  nella Guyana   francese, reintegrato nell'esercito con il grado di Maggiore e ricevette anche la Legion d'Onore. La colpevolezza di Alfred Dreyfus era stata sostenuta dalla Corte Marziale per mero opportunismo,  nonostante l’ammissione di colpevolezza del vero autore della lettera incriminata, cioè un altro ufficiale, persona di pochi scrupoli, chiamato Esterhazy.

 

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