PIA FERRARA E LA CANZONE NAPOLETANA Si nasce
predestinati. A quel magma indovino della cenere che diventerà: alchimia
vulcanica di una passione che brucia troppo presto in patimento. Sì, predestinati ad una melodia che sceglie di sedurre il fuoco
della passione proprio con la polvere del patimento. Perché, solo a Napoli, si nasce con una voce che ha corde
mandolinate e speciali risonanze tufiche. Pia Ferrara nasce
così: con quella canzone napoletana che fa subito la conta al suo destino
artistico. Ricordi fotografici la ritraggono mentre
cerca di tatuare Napoli-sulla sua voce di bambina. Brani classici dal
repertorio partenopeo serviranno a svezzare la superba cantante che c'è in
lei. Ma saranno un luogo ed un personaggio a
garantirne un giorno l'iniziazione. È il 1967, già
diplomata in canto e pianoforte, il soprano Pia Ferrara debutta al
"San Carlo" di Napoli. A saggiame il talento c'è tra gli altri il
grande Salvatore Papaccio, noto esponente della triade, formata con Giovanni
Pasquariello e Vittorio Parisi, che ha scolpito la gloria della Canzone
Napoletana. Papaccio resta abbacinato dalla sua voce (ancora vivo il ricordo
della figlia, Maria Papaccio: "Pia Ferrara era diventata la stella
polare di mio padre"). Con quel fatale incontro, la canzone napoletana
bacia per sempre la carriera luminosa di Pia Ferrara. E
lo fa stranamente nel tempio consacrato alla lirica, il teatro "San
Carlo". Fu una congiunzione astrale -il termine è
d'obbligo per colei che sarebbe assurta a stella polare per Papaccio. Come se la musica napoletana volesse rivelarsi in quel momento
nella sua essenza divinatoria: nell'apparente leggerezza che predice il più
profondo lirismo della Canzone. Da allora, Pia Ferrara aveva elaborato
il suo comandamento: "ho sempre rispettato
nella melodia napoletana il dettato dei grandi maestri compositori, dando,
senza forzature e paludamenti, un naturale sbocco lirico alla mia
interpretazione". Venne poi lo studio con il Maestro Luigi Vinci. E vennero gli anni in cui Pia Ferrara, attraverso
le principali stazioni della sua vicenda artistica,
si fa ambasciatrice della Canzone napoletana. Perché una devozione artistica,
fedele alleata del proprio Genius loci, suggerisce sempre alla giovane
cantante napoletana di concludere i suoi concerti
con almeno un capolavoro della sua terra. Così, a mo' di suggello
campanilistico. Un rosario di successi a Toronto (Canada)
nel 1968 presso l'Atenoeum della "Gorge Harvey Secondary School", a
Briancon (Francia) nel 1988 presso l'" Association Brinconnaise
Grangesises", al Teatro "Verdi" di Pisa nel 1968, a Milano
presso la "Famiglia Meneghina" nel 1973, a Castel Sant'Angelo
(Roma) nel 1974, e a Ravello e in tutta la costiera amalfitana dove è stata
direttore artistico dei "Corsi Vacanze Musicali" per 25 anni.
Nel 1982 Pia Ferrara fonda il Centro Incontri Musicali, formazione
corale composta da allievi e cantanti
professionisti, a cui non manca di consegnare il testimone della melodia
partenopea. Nel concerto per la "Commemorazione di Enrico
Caruso" (1993), le Canzoni eseguite sono profumo di Napoli che esala
direttamente dalle voci dei tenori del C.I.M. Si replica nel 1996 a Pompei,
nella serata dedicata alla "Canzone di Napoli", al Teatro
"Cos1anzo": performance del Centro Incontri salutata con favore da
Roberto Murolo, presente in sala. Le ultime sortite del coro nel vasto
repertorio della "musica all'ombra del Vesuvio" risalgono al
concerto del 2005 presso il Teatro "Trianon" di Napoli, nell'ambito
di una rassegna sulla Canzone napoletana organizzata dal Mastro Giuseppe
Vessicchio, in qualità di direttore artistico, e
presso il teatro di Castel Sant'Elmo, nel 2006, in un concerto offerto in
beneficenza a favore dei malati dell'ospedale "Pascale" di Napoli.
Di recente è nata una fiorente collaborazione tra il "Centro Incontri
Musicali" e il Maestro Armando Soricillo, autore di
celebri pagine della Canzone napoletana: battesimo di questo sodalizio
artistico, tutto made in Naples, è stata l'esecuzione da parte del coro di
Pia Ferrara del brano "Italiani nel mondo", scritto dal Maestro
Soricillo in occasione dell"'Omaggio a Caruso", tenutosi nel 2004
nella Sala Scarlatti del Conservatorio di Napoli "San Pietro a
Majella". Dovunque,
ma soprattutto a Napoli, le canzoni sono passepartout della memoria.
A volte possono bastare anche due titoli per concedere a ricordi sparsi e
personali il calpestio di una Storia comune. Due canzoni scelte in un
repertorio fin troppo vasto: "Me voglio fa' na
casa" e "Fenesta che luciva". Pia Ferrara, da cantante
d'opera, sentirebbe di sicuro il richiamo della loro nobile attribuzione
(Donizetti e Bellini). Resta da capire come due titoli, messi insieme, possano comporre la fotografia-simbolo di una intera
carriera. Per dirci di quella bambina, di nome Pia Ferrara,
che decise un giorno di fare della Musica la sua casa. E di una finestra che luceva sempre al centro di quella dimora.
Di una finestra che, per lei e per tutti, resta la Canzone Napoletana. |