Lotta indigena - Appunti sul discorso di Pablo Mamani

Premessa

Finalmente noi indios boliviani ci siamo alzati. C'è stata finalmente una territorializzazione della lotta indigena. Ma vediamo un po' di cifre per fare chiarezza.
La Bolivia ha circa 10 milioni di abitanti, 62,5% si sono autodefiniti indigeni, tuttavia questa cifra non tiene conto delle persone con meno di 15 anni d'età. Secondo i nostri calcoli arriviamo al 77%, ma c'è anche chi ritiene che siamo l'80%. I più numerosi sono gli Aymara e i Quechua. Gli Aymara sono il 25% e i Quechua sono il 30%, mentre le altre popolazioni come quella amazzonica, formano il 45%. Alla base della bandiera, che noi preferiamo chiamare Huipala perché il termine bandiera ci ricorda troppo gli spagnoli, sta il discorso di differenze che formano uno Stato. Rappresenta diversi pensieri, idee e ritmi della storia, che però non restano divisi ma si uniscono. Noi solleviamo una visione del mondo diversa, sfaccettata, dinamica per arrivare ad una filosofia nuova. In quest'ottica bisogna osservare la lotta Indio.

La lotta indigena

In Bolivia c'è una lotta indigena. Non intendo solo degli abitanti delle Ande, solo quelli che vestono con le piume. Noi viviamo nelle città, nella capitale, nel palazzo del Governo. Alcuni non possono definirsi del tutto indigeni. I centri principali di lotta sono Achacachi e la zona dove ha la sua leadership più forte Evo Morales. L'altro centro è El Alto, una città di circa un milione di abitanti, dove c'è stata la rivolta antineoliberista. Gli esempi sono i minigoverni di quartiere. Un'altra regione calda di lotta è la regione di Guarani, ma anche Cochabamba da dove siamo riusciti ad espellere una multinazionale dell'acqua. È quindi difficile parlare in senso singolare dei movimenti boliviani. Certo si possono avvicinare nel bisogno, ma sono distinti e diversi. Abbiamo una strategia di rotazione della leadership che non permette ritorsioni, corruzione e assassini mirati. A Calachanca è stata dichiarata la guerra civile indigena, il 20 settembre 2000, anche le donne si sono unite e quando saremo tutti morti saranno le montagne, che parleranno per noi. Evo Morales proviene da una zona forestale, di emigrati dalla montagna, portandosi dietro tutta la tradizione.

La legittimazione politica e i possibili sviluppi

Fino alla strage dei 16 cocaleros del 1988 Evo era considerato solo un buon organizzatore di eventi. Questa scintilla lo fa diventare un protagonista dei primi anni '90. Parallelamente in altre zone tuttavia nascono anche altri movimenti. La Huipala rappresentava la bandiera, ma soltanto delle élite indigene, adesso invece tutto il mondo sa cos'è la Huipala e cosa rappresenta. Adesso sorgono governi territoriali autonomi indigeni e lo Stato perde autorità e sovranità. Benché rappresentassimo il 77% della popolazione, non avevamo forza politica per far sentire la nostra voce. Adesso però questo è un fatto incontrovertibile, abbiamo spazio, è quella che io chiamo geopolitica indigena. È in questa prospettiva che posso spiegarmi la presenza di Evo Morales al potere, non ci riesco altrimenti. In questo modo abbiamo abbattuto il potere dello Stato. Avevano sempre deciso per noi, ma adesso con i nostri microgoverni locali abbiamo tracciato una nuova strada. Per gli indios non c'è stata un'indipendenza nel 1825. I criolli e i mestizi sono stati i nuovi colonialisti fino ad oggi.Se a questo poi si aggiunge la componente del modello neoliberista oltre ai problemi interni e strutturali, si capisce la nascita di pensieri di lotta indigena, che a volte sfociano nella lotta militare.
Possiamo osservare due progetti: uno di autodeterminazione popolare indigena e la riforma attraverso la costituente. Questi due progetti si affrontano ma ci sono anche momenti in cui si uniscono. È una disputa storica che viene dagli anni '70. L'autodeterminazione di basa su tre categorie:

  1. autonomia indigena nel rispetto delle leggi statali
  2. inserimento della componente straniera e criolla nel progetto indigeno, sotto l'egemonia indigena
  3. allontanamento violento degli Spagnoli del 1700 e autogoverno indigeno.

Attualmente viene discusso quale debba essere adottato. Perché non si può pensare ad un autogoverno quando c'è una maggioranza dell'80% della popolazione? Ovviamente nel rispetto dei diritti delle minoranze. Se l'assemblea costituente fallirà, com'è previsto, ci sarà un colpo di Stato. E che sia! Sarà guerra indigena. Siamo di fronte ad uno scenario con moltissime possibilità di sviluppo. La logica è quella della huipala, per ricollegarmi all'inizio, ovvero una comunione e una partecipazione, con tutte le differenze e le particolarità.


Pablo Mamani



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