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Il Vescovo Albino Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I, appena eletto alla Cattedra di Vittorio Veneto, andò a visitare il suo amico sacerdote Antonio Mazzer, moribondo. Alcuni giorni dopo ai funerali di questo presbitero rivelò una preghiera che aveva fatto al Signore: di avere l'ascendente sui preti che aveva monsignor Mazzer e la carità che aveva don Felice Rosada, parroco di Mel, scomparso alcuni giorni prima del suo ingresso in Diocesi.
Don Domenico Persico , parroco di Mel e per due anni cappellano di don Felice Rosada, in un'intervista
di Loris Robassa al quotidiano " Il Gazzettino " tra le altre
cose afferma: "Ho vissuto poco tempo al fianco di don Felice,
deceduto il 2 gennaio 1959. Era una persona saggia, intelligente e santa.
Quei pochi mesi non li ho mai dimenticati. I suoi insegnamenti sono stati
un valido aiuto per tutto il mio servizio pastorale". Don Domenico
parla di don Felice come di "una stella per la sua vita".
Mons. Gabriele Rui, che fu cappellano di don Felice dal 18 agosto 1950 al
24 agosto 1954, in una sua memoria manoscritta scrive tra le altre cose:
" Signore, ti ringrazio di avermi fatto oggetto della tua bontà
infinità. Tu mi hai dato la grazia di poter conoscere e vivere la vita di
un “santo”. Dire che la vita di don Felice fu sempre edificante è dire poco.
Non è facile esprimere a parole ciò che si è potuto rilevare vivendo
assieme a lui.La sua vita ha avuto un unico obiettivo: amare Dio nei
fratelli a cominciare dal suo più vicino collaboratore. Non vi fu persona
che incontrandolo non rimanesse edificata sia che abbia avuto contatti di
spiritualità oppure contatti di semplice incontro”.La sua carità, sotto l'aspetto dell'aiuto materiale ai bisognosi, era senza limiti, tanto da far dire a parecchi parrocchiani che era una carità " esagerata", perchè non pensava a sè neppure nelle cose più necessarie.
Era tutto per gli altri. Quasi ogni giorno si avvicendavano in canonica alcuni bisognosi della Parrocchia per i quali aveva dato disposizione di servire loro il pranzo.
Don Rui
poi racconta un fatto straordinario e misterioso avvenuto una
notte d'inverno dopo un'abbondante nevicata. Durante la notte,
sotto la canonica, una voce femminile chiama il parroco e don
Felice va alla finestra per vedere chi fosse. Vede una
donna che lo avvisa che nel paesino di Gus, nella famiglia
P., una persona stava per morire e che quindi era richiesta la
sua presenza. Don Felice dice alla donna di aspettare per poter
fare la strada insieme, considerato che era notte. Sveglia
il sacrestano per farsi aprire la chiesa, prende il breviario,
il Santissimo e l'olio santo e parte a piedi.
Non trova
però ad attenderlo sotto la canonica la donna che lo aveva svegliato,
sapeva comunque dove abitava la famiglia.
Ma raggiunto il posto lo attendeva una sorpresa:
"il malato" e i familiari si meravigliarono della sua
presenza perché nessuno di loro lo aveva chiamato, inoltre il
capo famiglia non era ammalato. Don Felice rimane alquanto sorpreso
di ciò, ma capisce che forse una mano lo ha guidato in quanto
il capofamiglia decide di confessarsi e di comunicarsi. Poi, sempre
di notte, ritorna in paese a Mel. Il mattino dopo lo avvisano
che Gustavo P. era morto.
Don Felice non è mai riuscito a sapere chi fosse la donna
che era venuta ad avvisarlo.
DOCUMENTAZIONE:
LA
GAZZETTA DI S. TEONISTO
DON DOMENICO PERSICO A "IL GAZZETTINO"
ANNIVERSARIO
2 GENNAIO 1999
CINQUANTESIMO
2 GENNAIO 2009
SESSANTESIMO
2 GENNAIO 2019
L'AZIONE
29 MARZO 2009
LA SQUILLA A VENT'ANNI DALLA MORTE
FOTOCRONACA
DEI FUNERALI
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