Oriente

Sri Lanka

Ceylon - L'isola del te (2006)

Dopo una nevicata, come non si vedeva da vent'anni, partiamo per Sri Lanka sperando di trovare un po' di sole. Il tempo a disposizione è breve, pertanto acquistiamo un viaggio preconfezionato che inizia subito male, con l'aereo in ritardo di 3 ore.
All'aeroporto di Colombo, il nostro gruppo, composto da 26 persone, si raduna sotto un sole cocente. Abbiamo a disposizione un bus un po' malandato, una guida, un autista ed un aiuto autista con una barba che ricorda il capitano Akab di Moby Dick.
Siamo già fuori tempo massimo per il programma previsto e quindi si va di corsa in albergo. Di corsa, si fa per dire, visto che per fare 160 km impieghiamo 6 ore, compresa una breve sosta per un magro spuntino in un locale fatiscente.
Nonostante le premesse non brillanti, l'Hotel Kandalama è un'ottima sistemazione, anche se non riesce a convincerci del tutto la parete del bagno in vetro trasparente. Guarderà pure verso la foresta, però ...

Una scimmiettaIn braccio alla mamma

Il mattino seguente ai templi di Anuradhapura, dove si trova un albero dell'illuminazione famoso in tutto il mondo buddista, facciamo conoscenza con i tremendi venditori ambulanti locali.
Sono un vero incubo, chiedono cifre assurde e non mollano la presa fin quando, sperando di avere finalmente pace, decidiamo di comperare qualcosa. Ma è inutile, l'oggetto appena acquistato viene subito riproposto a metà prezzo, senza il minimo pudore e con un'insistenza degna di migliore causa.
Non c'è pace nemmeno sul pullman perché continuano ad ammiccare dai finestrini e poi, naturalmente, l'assedio ricomincia alla fermata successiva, senza pietà.
Un'altra particolarità locale sono le scimmiette dispettose che si incontrano dappertutto, più o meno come da noi i piccioni. Guai a dare loro da mangiare perché si fanno impertinenti ed arrivano persino a scippare borse o quanto altro, a loro parere, potrebbe contenere cibo.
Giungono con i loro misfatti fino al nostro bucato, infatti sulla mia maglietta azzurra troviamo tracce di manine sporche. Come a casa con la nipotina!

Un VaranoUn varano

E' il turno della visita a Sigiriya, un bellissimo tempio-fortezza sito su una rocca naturale di gneis, che torreggia sulla pianura.
Saliamo percorrendo una ripida scalinata che a tratti pare sospesa nel vuoto. Qualcuno, anche nel nostro gruppo, si scoraggia e rinuncia.
Peccato perché il panorama è stupendo ed il sito è interessante.
In questo luogo, molti giovani, un po' troppo insistenti, cercano di guadagnare qualcosa aiutando i turisti nella salita o improvvisandosi guide turistiche.
Nella stessa zona, dimostrando maggiore fantasia, un pescatore si è inventato un lavoro curioso.
Pulendo il pesce in riva al fiume spesso gli capitava che dei varani uscissero dall'acqua per mangiare gli scarti e dei turisti di passaggio, assistendo alla scena, lasciassero delle mance.
Oggi si è adeguato, compera i pesci al mercato e riesce a tenere sempre a riva alcuni di questi mostri foraggiandoli riccamente.
Il turismo, a tempo pieno, è la sua nuova attività, infatti questi draghi, lunghi quasi due metri e con un aspetto inquietante, fanno spettacolo e fermano molti curiosi, noi compresi.

Le grotte di DambullaLe grotte di Dambulla

La notte Fernanda accusa problemi di allergia con i cibi locali ed è quindi costretta a rinunciare alla visita del monastero di Dambulla che si trova su un altro sassone, più piccolo del precedente ed è composto da cinque grotte, di notevoli dimensioni, nelle quali sono state ricavate delle cappelle contenenti un'impressionante quantità di statue di Budda.
Il luogo va molto al di là di questa scarna descrizione ed è estremamente suggestivo.
Verso la fine della visita uno scroscio monsonico mi coglie mentre sto cercando di recuperare le scarpe rimosse a causa di un divieto di sosta.
La storia può sembrare ridicola non sapendo che per entrare nei templi, si devono sempre togliere le scarpe. Al ritorno, questa volta, non le trovo più. Sono l'unico paio che ho e quindi sono costretto ad un'affannosa quanto inutile ricerca.
Ormai alla disperazione, chiedo aiuto ad una guardia e per fortuna questa mi spiega che le ho lasciate in un posto riservato ai monaci e quindi sono state asportate.
Con mio grande sollievo, dopo avere pagato una piccola multa, mi vengono restituite.
Bagnato come un pulcino, raggiungo il bus che sta aspettando in basso presso il tempio d'oro ma mi accorgo di avere perso gli altri e di essere tornato troppo presto. Approfitto del vantaggio per asciugarmi e poi esco di nuovo, giusto in tempo per un altro scroscio.
Alla spicciolata arriva anche il resto del gruppo maledicendo i monsoni nonché tutti i loro parenti ed affini.
Il nostro guido (maschile), che porta un nome troppo simile a Brandy per usare la dizione corretta, compie gli anni proprio oggi. Ci invita quindi ad una festicciola in casa dell'autista che si trova in fondo ad una stradina di campagna non transitabile con mezzi pesanti. Veniamo sistemati su dei tuk-tuk che, arrancando sotto la pioggia battente, raggiungono faticosamente la meta e qui brindiamo con acquavite di cocco, mangiamo pezzi di cocco coperti di miele di cocco, beviamo latte di cocco ed il dolce, chissà come mai, è una torta di cocco.
Per fortuna a me il cocco piace!
Umidi ma felici torniamo in albergo dove ritrovo Fernanda in condizioni decisamente migliori del mattino.

Raccolta di foglie di te

Il programma prevede il trasferimento a Kandy con sosta all'orto botanico. In realtà si tratta di un ignobile pretesto per venderci unguenti ed altri intrugli vegetali a prezzi esorbitanti.
Un sedicente medico, che parta un italiano fluente ma sgrammaticato, ci mostra tutte le essenze presenti nel giardino, descrive tutte le "miracolose" qualità dei prodotti ricavati da queste e poi, con una memoria prodigiosa, ricorda il loro numero di classificazione nel magazzino ed il prezzo. Inoltre ci consegna gli acquisti, fa il conto e ci manda alla cassa.
Forse, schiacciando il bottone giusto, è anche in grado di fare il bilancio, liquidare le imposte e chissà quant'altro.
Ma non è finita qui, infatti dopo questa "beauty farm" visitiamo anche un orefice che "sa tutto sulle pietre preziose di Sri Lanka".
Durante queste visite è vietato distrarsi, altrimenti l'accompagnatore si interrompe fissandovi con occhi torvi ed inoltre, alla fine, vi interroga, come a scuola, coprendovi di ridicolo.
Approfitto di una tregua e infilo, non visto, un'uscita di sicurezza per cercare rifugio nel bus, abbandonando vigliaccamente Fernanda.
Più tardi, mentre prendiamo alloggio all'Hotel Regency vedo un grosso cobra che passeggia indisturbato nel posteggio. Si tratta del defunto proprietario dell'albergo, ci spiega il guido, gli avari si reincarnano sotto questa forma e lui è tornato per proteggere il suo investimento. Naturalmente tutti i dipendenti conoscono la storia e lo trattano con timore reverenziale.
La sera, a cena, approfittando di un piano che suona dal vivo, una signora del nostro gruppo che aveva timidamente accennato al canto, ci stupisce intonando "O sole mio" con una raffinata voce da soprano che, senza microfono, è in grado azzittire la grande sala e di coprire gli strumenti.
Cristina possiede infatti una di quelle rare voci capaci di suscitare incredibili sensazioni, tanto che, durante questi brevi ma intensi minuti, molti di noi non sanno trattenere le lacrime.

Una macelleria nel mercato di Kandy

Con una gita in montagna di 5/6 ore andiamo a vedere le piantagioni di te ed a visitare una fabbrica per il primo trattamento delle foglie.
Come sempre anche un piccolo negozio fa parte del programma, però i prezzi, questa volta, ci sembrano ragionevoli. Cambiamo opinione nel pomeriggio, visitando il mercato di Kandy, dove troviamo prodotti simili a cifre molto inferiori ed oltretutto, a soli 10 minuti di viaggio.

L'inutile giro sulle montagne, al quale abbiamo dedicato un'intera giornata, c'impedisce di visitare con la dovuta calma il celebre "Tempio del Dente", dove è custodita la venerata reliquia di Budda ed il magnifico giardino botanico di Peradeniya.
Riusciamo tuttavia ad arrivare, in tempo per la poppata, all'orfanatrofio per elefanti di Pinnawela.
Una mandria di 60 bestioni che sale dal fiume affamata è uno spettacolo davvero insolito ed altrettanto si può dire del ritorno, per il bagnetto digestivo.
Comodamente seduti in un bar in riva al Maha Oya, sorseggiando una birra "Lion" gelata, ammiriamo i pachidermi che sguazzano nell'acqua bassa e che si dedicano poi, con gusto, al bagno nel fango.
Il ritorno a Colombo è mesto perché, per noi, la vacanza è finita. Sono più fortunati i nostri simpatici compagni di viaggio che si fanno, tutti, un'altra settimana alle Maldive.

A Male salutiamo i nuovi amici e poche ore dopo, a casa, ritroviamo la neve.




Ruwanveli Maha Seya.
Un albero contorto.
Ritratto di bambina.
Pesce secco al mercato di Kandy.
Orchidee al giardino di Peradeniya.
Una cerimonia a Colombo.


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