Dopo una nevicata, come non si vedeva da vent'anni, partiamo per Sri Lanka sperando di trovare un po' di sole.
Il tempo a disposizione è breve, pertanto acquistiamo un viaggio preconfezionato che inizia subito
male, con l'aereo in ritardo di 3 ore.
All'aeroporto di Colombo, il nostro gruppo, composto da 26 persone, si raduna sotto un sole
cocente. Abbiamo a disposizione un bus un po' malandato, una guida, un autista ed un aiuto autista
con una barba che ricorda il capitano Akab di Moby Dick.
Siamo già fuori tempo massimo per il programma previsto e quindi si va di corsa in albergo. Di
corsa, si fa per dire, visto che per fare 160 km impieghiamo 6 ore, compresa una breve sosta per
un magro spuntino in un locale fatiscente.
Nonostante le premesse non brillanti, l'Hotel Kandalama è un'ottima sistemazione, anche se non
riesce a convincerci del tutto la parete del bagno in vetro trasparente. Guarderà pure verso
la foresta, però ...
In braccio alla mamma
Il mattino seguente ai templi di Anuradhapura, dove si trova un albero dell'illuminazione famoso
in tutto il mondo buddista, facciamo conoscenza con i tremendi venditori ambulanti locali.
Sono un vero incubo, chiedono cifre assurde e non mollano la presa fin quando, sperando di avere
finalmente pace, decidiamo di comperare qualcosa. Ma è inutile, l'oggetto appena acquistato
viene subito riproposto a metà prezzo, senza il minimo pudore e con un'insistenza degna
di migliore causa.
Non c'è pace nemmeno sul pullman perché continuano ad ammiccare dai finestrini e poi, naturalmente,
l'assedio ricomincia alla fermata successiva, senza pietà.
Un'altra particolarità locale sono le scimmiette dispettose che si incontrano dappertutto, più o
meno come da noi i piccioni. Guai a dare loro da mangiare perché si fanno impertinenti ed arrivano
persino a scippare borse o quanto altro, a loro parere, potrebbe contenere cibo.
Giungono con i loro misfatti fino al nostro bucato, infatti sulla mia maglietta azzurra troviamo
tracce di manine sporche. Come a casa con la nipotina!
Un varano
E' il turno della visita a Sigiriya, un bellissimo tempio-fortezza sito su una rocca naturale
di gneis, che torreggia sulla pianura.
Saliamo percorrendo una ripida scalinata che a tratti
pare sospesa nel vuoto. Qualcuno, anche nel nostro gruppo, si scoraggia e rinuncia.
Peccato perché il panorama è stupendo ed il sito è interessante.
In questo luogo, molti giovani, un po' troppo insistenti, cercano di guadagnare qualcosa aiutando i turisti nella
salita o improvvisandosi guide turistiche.
Nella stessa zona, dimostrando maggiore fantasia, un pescatore si è inventato un lavoro curioso.
Pulendo il pesce in riva al fiume spesso gli capitava che dei varani uscissero dall'acqua per
mangiare gli scarti e dei turisti di passaggio, assistendo alla scena, lasciassero delle mance.
Oggi si è adeguato, compera i pesci al mercato e riesce a tenere sempre a riva alcuni di questi
mostri foraggiandoli riccamente.
Il turismo, a tempo pieno, è la sua nuova attività, infatti
questi draghi, lunghi quasi due metri e con un aspetto inquietante, fanno spettacolo
e fermano molti curiosi, noi compresi.
Le grotte di Dambulla
La notte Fernanda accusa problemi di allergia con i cibi locali ed è quindi costretta a
rinunciare alla visita del monastero di Dambulla che si trova su un altro sassone, più piccolo
del precedente ed è composto da cinque grotte, di notevoli dimensioni, nelle quali sono state ricavate
delle cappelle contenenti un'impressionante quantità di statue di Budda.
Il luogo va molto al di là di questa scarna descrizione ed è estremamente suggestivo.
Verso la fine della visita uno scroscio monsonico mi coglie mentre sto cercando di recuperare le
scarpe rimosse a causa di un divieto di sosta.
La storia può sembrare ridicola non sapendo che
per entrare nei templi, si devono sempre togliere le scarpe. Al ritorno, questa volta, non le
trovo più. Sono l'unico paio che ho e quindi sono costretto ad un'affannosa quanto inutile
ricerca.
Ormai alla disperazione, chiedo aiuto ad una guardia e per fortuna questa mi spiega
che le ho lasciate in un posto riservato ai monaci e quindi sono state asportate.
Con mio grande sollievo, dopo avere pagato una piccola multa, mi vengono restituite.
Bagnato come un pulcino, raggiungo il bus che sta aspettando in basso presso il tempio d'oro ma
mi accorgo di avere perso gli altri e di essere tornato troppo presto. Approfitto del vantaggio
per asciugarmi e poi esco di nuovo, giusto in tempo per un altro scroscio.
Alla spicciolata arriva anche il resto del gruppo maledicendo i monsoni nonché tutti i loro
parenti ed affini.
Il nostro guido (maschile), che porta un nome troppo simile a Brandy per usare la dizione corretta,
compie gli anni proprio oggi. Ci invita quindi ad una festicciola in casa dell'autista che
si trova in fondo ad una stradina di campagna non transitabile con mezzi pesanti. Veniamo
sistemati su dei tuk-tuk che, arrancando sotto la pioggia battente, raggiungono faticosamente
la meta e qui brindiamo con acquavite di cocco, mangiamo pezzi di cocco coperti di miele di cocco,
beviamo latte di cocco ed il dolce, chissà come mai, è una torta di cocco.
Per fortuna a me il cocco piace!
Umidi ma felici torniamo in albergo dove ritrovo Fernanda in condizioni decisamente migliori del
mattino.
Raccolta di foglie di te
Il programma prevede il trasferimento a Kandy con sosta all'orto botanico.
In realtà si tratta di un ignobile pretesto per venderci unguenti ed altri intrugli vegetali a
prezzi esorbitanti.
Un sedicente medico, che parta un italiano fluente ma sgrammaticato, ci mostra tutte le essenze
presenti nel giardino, descrive tutte le "miracolose" qualità dei prodotti ricavati da queste e
poi, con una memoria prodigiosa, ricorda il loro numero di classificazione nel magazzino ed il
prezzo. Inoltre ci consegna gli acquisti, fa il conto e ci manda alla cassa.
Forse, schiacciando il bottone giusto, è anche in grado di fare il bilancio, liquidare le imposte
e chissà quant'altro.
Ma non è finita qui, infatti dopo questa "beauty farm" visitiamo anche un orefice che
"sa tutto sulle pietre preziose di Sri Lanka".
Durante queste visite è vietato distrarsi, altrimenti l'accompagnatore si interrompe fissandovi
con occhi torvi ed inoltre, alla fine, vi interroga, come a scuola, coprendovi di ridicolo.
Approfitto di una tregua e infilo, non visto, un'uscita di sicurezza per cercare rifugio nel bus,
abbandonando vigliaccamente Fernanda.
Più tardi, mentre prendiamo alloggio all'Hotel Regency vedo un grosso cobra che passeggia indisturbato
nel posteggio. Si tratta del defunto proprietario dell'albergo, ci spiega il guido, gli avari si
reincarnano sotto questa forma e lui è tornato per proteggere il suo investimento. Naturalmente
tutti i dipendenti conoscono la storia e lo trattano con timore reverenziale.
La sera, a cena, approfittando di un piano che suona dal vivo, una signora del nostro gruppo che
aveva timidamente accennato al canto, ci stupisce intonando "O sole mio" con una raffinata voce
da soprano che, senza microfono, è in grado azzittire la grande sala e di coprire gli strumenti.
Cristina possiede infatti una di quelle rare voci capaci di suscitare incredibili sensazioni,
tanto che, durante questi brevi ma intensi minuti, molti di noi non sanno trattenere le lacrime.
Una macelleria nel mercato di Kandy
Con una gita in montagna di 5/6 ore andiamo a vedere le piantagioni di te ed a visitare una
fabbrica per il primo trattamento delle foglie.
Come sempre anche un piccolo negozio fa parte
del programma, però i prezzi, questa volta, ci sembrano ragionevoli. Cambiamo opinione nel pomeriggio, visitando
il mercato di Kandy, dove troviamo prodotti simili a cifre molto inferiori ed oltretutto, a soli 10 minuti di viaggio.
L'inutile giro sulle montagne, al quale abbiamo dedicato un'intera giornata, c'impedisce di
visitare con la dovuta calma il celebre "Tempio del Dente", dove è custodita la venerata reliquia di Budda ed il
magnifico giardino botanico di Peradeniya.
Riusciamo tuttavia ad arrivare, in tempo per la poppata, all'orfanatrofio per elefanti di Pinnawela.
Una mandria di 60 bestioni che sale dal fiume affamata è uno spettacolo davvero insolito ed
altrettanto si può dire del ritorno, per il bagnetto digestivo.
Comodamente seduti in un bar
in riva al Maha Oya, sorseggiando una birra "Lion" gelata, ammiriamo i pachidermi che sguazzano
nell'acqua bassa e che si dedicano poi, con gusto, al bagno nel fango.
Il ritorno a Colombo è mesto perché, per noi, la vacanza è finita.
Sono più fortunati i nostri simpatici compagni di viaggio che si fanno, tutti, un'altra settimana alle Maldive.
A Male salutiamo i nuovi amici e poche ore dopo, a casa, ritroviamo la neve.
Ruwanveli Maha Seya.
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Un albero contorto.
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Ritratto di bambina.
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Pesce secco al mercato di Kandy.
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Orchidee al giardino di Peradeniya.
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Una cerimonia a Colombo.
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