Lo
stemma dei Quattro Mori ha origini antiche, ma lontane dall’isola, che
risalgono al 1106. In quell’anno, Pietro I, re di Aragona, riconquistò gli alti
Pirenei sconfiggendo, nella piana di Alcoraz, di fronte alla città di Huesca,
il re saraceno Abderramen. Dopo la vittoria fu issata, insieme alle insegne dei
Conti di Barcellona (lo scudo con quattro pali rossi in campo oro [giallo]), la
bandiera dei Quattro Mori, o meglio, lo stemma che riportava, nei quattro
quarti bianchi formati dalla croce rossa (la croce di San Giorgio, loro
protettore) la testa del moro con la benda sulla fronte (simbolo di regalità),
per ricordare la battaglia e la sconfitta del sovrano
avversario.
Sulla tradizione
iberica si innestò la tradizione sarda che, contro ogni evidenza storica,
legava lo stemma al leggendario gonfalone dato da papa Benedetto II ai Pisani
in aiuto dei Sardi, contro i crudeli saraceni di Museto che in quegli anni
minacciavano di conquistare Sardegna e Italia (1017).
Intorno al
1150 il Regno d’Aragona si fuse col Principato di Catalogna e, negli anni
successivi, per garantirsi le vie del ricco mercato Mediorientale, iniziò a
conquistarsi una “rotta” che comprendeva le Baleari, la Sardegna, La Corsica,
la Sicilia e Cipro. Una successione di attracchi sicuri e ben congeniati.
Utilizzando, per i loro traffici, la copertura della “difesa del cristianesimo”
fu facile ottenere dalla Santa Sede, nel 1297, l’autorizzazione al possesso
della Sardegna e della Corsica, uniti nominalmente in un solo Regno. Nel 1324,
dopo aver sottratto ai pisani il Giudicato di Cagliari, di Torres e della Gallura, il “Regno
di Sardegna e Corsica” iniziava ad essere istituito anche di fatto. La Corsica,
però, resistette ai vari tentativi d’invasione e rimase genovese.
Il “Regno di
Sardegna e Corsica”, pertanto, divenne solamente “Regno di Sardegna” che, a
partire dal 1420, comprendeva tutta l’isola essendo ormai stato sconfitto il
Giudicato d’Arborea che per molti anni aveva combattuto contro gli iberici per
l’egemonia sull’isola. Con l’istituzione del “Regno Sardo” i
catalano/aragonesi tennero per sé la bandiera con i “Quattro Pali Rossi in
Campo d’Oro” e cedettero alla Sardegna quella dei “Quattro Mori con le bende
sulla fronte”.
Nel XVIIo
secolo, si ritiene per un errore di stampa, le bende coprirono gli occhi ai
Mori… con questa errata rappresentazione lo stemma è rimasto, a rappresentare
l’isola, fino all’arrivo dei Savoia
(1720) che vi aggiunsero “l’Aquila Sabauda portante una Croce Bianca in Campo
Rosso bordato di Azzurro”. Questa nuova veste fu inserita nel tricolore,
adottato da Carlo Alberto (1848) e lì rimase fino alla proclamazione del Regno
D’Italia (1861) la cui nascita poneva termine al Regno di Sardegna dopo 567
anni d’esistenza.
Lo stemma
dei Quattro Mori ricomparve nel 1921, quando alcuni reduci della Grande Guerra
fondarono il Partito Sardo D’azione… Caso volle che questi, interessati più
alla politica che alla storia dell’isola, non solo scegliessero, come simbolo
di riscatto, lo stemma consegnatoci dai dominatori, ma che adottassero anche
quello con la grafica sbagliata: i Mori con la benda sugli occhi e non sulla
fronte. Dei poveri ciechi, dunque, e non dei re.
Nel 1950, lo
stemma dei Quattro Mori (ciechi) divenne il simbolo della Regione Autonoma
della Sardegna per voto della maggioranza qualificata dei componenti del
Consiglio Regionale. Solo nel 1999 lo stesso Consiglio ha rettificato l’errore
grafico stabilendo di riportare la benda sulla fronte dei Mori… così questi
possono, finalmente, “vedere” che i sardi, in ossequio al loro servilismo
atavico, continuano ad utilizzare, come simbolo rappresentante la loro etnia,
uno stemma appartenente ad altra cultura.