Sacra Spina

Sabato 27 marzo!!

    L’autenticità della reliquia

Prima della spedizione in Italia, le reliquie della passione di Cristo erano custodite nella chiesa della Sainte Chapelle di Parigi, fatta erigere appositamente da un predecessore di Carlo VIII, il quale aveva portato con sé il cofanetto allo scopo di ottenere protezione dai pericoli che avrebbe potuto incontrare durante l’impresa.

Come mai si trovavano in Francia?

La corona di spine della passione di Cristo era inizialmente custodita a Gerusalemme, dove era oggetto della venerazione dei pellegrini che visitavano la Terra Santa. Esistono varie attestazioni al riguardo, tra cui quella di San Paolino da Nola dell’inizio del V secolo.

Più tardi, verso l’XI secolo, la reliquia fu portata a Costantinopoli e la sua presenza in quella città, capitale dell’impero bizantino, è testimoniata da una lettera del 1082 dello stesso imperatore Alessio Comneno a Roberto di Fiandra.

Nel 1238 il re di Francia Luigi IX acquistò la corona di spine dall’imperatore Baldovino di Costantinopoli, che si era recato in Francia durante un viaggio in Europa per raccogliere finanziamenti per il suo stato.

Ma gli ambasciatori francesi, recatisi a Costantinopoli per prelevare la corona, appresero che nel frattempo essa era stata impegnata dai ministri dell’imperatore a favore della Repubblica di Venezia. Dovettero recarsi allora a Venezia, dove riuscirono a riscattare la reliquia e a portarla a Parigi.

La storia della corona di spine è quindi sufficientemente documentata fin dalle epoche più remote, mentre per il periodo relativo alla spedizione di Carlo VIII in Italia e il suo passaggio nelle mani di Vistallo Zignoni, esistono diverse relazioni, di parte francese e veneta, che riferiscono i fatti in termini sostanzialmente concordanti.

 

 

    L’arrivo della Sacra Spina a San Giovanni Bianco

Non sono note le circostanze nelle quali una delle spine della corona arrivò a San Giovanni Bianco.

Forse furono le stesse autorità venete a concederla allo Zignoni, o più probabilmente fu lui stesso ad impadronirsene di propria iniziativa, prima di consegnare il cofanetto al doge, e a portarla in dono alla sua Parrocchia.

Si ritiene che la sacra reliquia fosse già a San Giovanni Bianco alla fine di quello stesso anno, tuttavia la prima testimonianza ufficiale della sua presenza nella chiesa parrocchiale è posteriore di una quarantina d’anni ed è registrata negli atti della visita pastorale del vescovo di Bergamo Pietro Lippomani del 1536.

Nell’elenco degli arredi sacri della parrocchiale viene infatti indicato “un bellissimo reliquiario ricoperto di damasco, contenente una spina della corona di Nostro Signore”.

Anche successive visite pastorali, compresa quella apostolica di San Carlo Borromeo del 1575, confermano la presenza della reliquia, la quale nel frattempo era divenuta oggetto della venerazione popolare.

 

Il prodigio del 1932

Nella storia recente della Sacra Spina, autenticata da atti ufficiali e vissuta personalmente da molti fedeli che, ancor vivi, la testimoniano, sono memorabili i fenomeni prodigiosi del 1921 e del 1932, anni in cui la data del 25 marzo coincise con il Venerdì Santo.

Già nella ricorrenza del Venerdì Santo 25 marzo 1910 il padre gesuita A.Ferreto, studioso della passione di Cristo, aveva avvertito il parroco don Giovan Maria Brigenti, pregandolo di osservare se la Sacra Spina rivelasse segni di una “fioritura”.

Ma l’avviso giunse in ritardo e si dovette rimandare la verifica del fenomeno alla successiva scadenza del 25 marzo 1921.

Per una comprensibile prudenza il fenomeno fu però allora osservato solo da poche autorità religiose e laiche. Ci si convinse così appieno della fondatezza di tale connessione cronologica e con animo fervoroso la popolazione si dispose all’attesa del 25 marzo 1932.

Con la costruzione di un nuovo tempietto tabernacolo in bronzo, la consacrazione del nuovo altare dedicato alla Sacra Spina e il restauro generale della chiesa, si curò il decoro esteriore, consono al grande avvenimento.

Con corali esercizi di pietà e di rinnovamento spirituale si disposero gli animi alla corretta comprensione dell’annunciato fenomeno prodigioso.

Perché poi non mancasse il carattere dell’ufficialità, si nominò una commissione vescovile, composta da autorità religiose e da studiosi delle varie scienze, con il compito di osservare, anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">anal">analizzare ed esprimere un autorevole giudizio sull’eventuale natura miracolosa dell’atteso fenomeno.

Venne dunque il 25 marzo, senza che però sulla Sacra Spina si registrasse alcun segno particolare.

Non per questo venne meno la fiducia dei fedeli: si moltiplicarono, anzi, i riti propiziatori e le veglie di preghiera, nella convinzione che il miracolo fosse imminente.

Ed avvenne, infatti: nel giorno di Pasqua, 27 marzo, alle ore 23.10 circa, la Sacra Spina si tinse di una macchia sanguigna.

Le spontanee acclamazioni di gioia dei presenti salutarono il compimento dell’aspettativa generale, il giudizio della commissione esaminatrice confermò il carattere straordinario dell’evento, i 200 mila fedeli accorsi in pellegrinaggio trassero motivo di ispirazione per una condotta più consona al richiamo dell’amore evangelico.

Ed è appunto questo spirito che animò la venerazione di illustri pellegrini, tra i quali anche il futuro papa Giovanni XXIII, e che ancora oggi accomuna in un ideale di fede l’intera comunità di San Giovanni Bian

 

    Suoni, luci e colori di una festa sempre viva

  Col passare degli anni il culto della Sacra Spina, lungi dall’essersi affievolito, ha ravvivato il carattere di solennità religiosa e popolare che richiama migliaia di fedeli, diventando un preciso punto di riferimento per l’intera comunità vallare.

La Parrocchia, nell’organizzare la festa, si avvale della collaborazione del Comune, di varie associazioni e soprattutto del Gruppo Sacra Spina, il benemerito comitato di volontari che si occupa di rendere sempre più suggestiva e partecipata la ricorrenza, curandone in particolare l’aspetto esteriore e diffondendone la conoscenza tramite i mezzi d’informazione.

Sul piano religioso, la solennità della Sacra Spina, che si celebra ogni anno la quinta domenica di Quaresima, è preceduta da una novena di preparazione, caratterizzata da una serie di incontri di preghiera rivolti alle varie categorie sociali, da elevazioni musicali e da celebrazioni liturgiche presiedute da eminenti prelati.

La sera della vigilia al carattere religioso della festa si affianca quello tipico della sagra paesana: l’imponente e multiforme illuminazione trasforma il paese in un tripudio di luci e colori, la parrocchiale, i ponti, le case si addobbano di variopinte luminarie, sopra la corrente del Brembo viene disegnata l’immagine della reliquia e migliaia di lumini vengono collocati sulle sponde del fiume e fatti scorrere sull’acqua, mentre sulle alture circostanti si accendono decine di imponenti falò, eco gioioso di antichi riti popolari.

Dopo la solenne esposizione della Sacra Spina al suono delle campane in allegrezza, la chiesa si affolla del devoto e incessante concorso di fedeli che arrivano anche da lontano per venerare nella reliquia il mistero della passione.

Più tardi la gente si accalca nella piazza Zignoni, antistante la chiesa, per assistere al concerto del Corpo Musicale, poi invade le vie del centro, attratta dalle tradizionali bancarelle, prima di assistere allo straordinario spettacolo pirotecnico, ogni anno sempre nuovo e sorprendente, con i suoi numeri che  non hanno eguali in tutta la valle.

La festa raggiunge il culmine la domenica, con il solenne pontificale presieduto dal vescovo di Bergamo e, nel pomeriggio, con la processione della reliquia per le vie del paese, momento di devozione e intensa suggestione collettiva, mai venuto meno nei secoli, nemmeno negli anni più difficili della storia di San Giovanni Bianco.