Musei e Monumenti
IL TEATRO COCCIA

L’edificio sorse nel luogo già occupato dal precedente teatro morelliano, risalente al XVIII secolo, e venne orientato con la facciata prospiciente via Rosselli. Costruito su progetto dell’architetto Olivieri, inaugurato nel 1888, il teatro fu intitolato a Carlo Coccia, maestro napoletano che per trentadue anni aveva diretto la cappella della cattedrale. L’esterno è dipinto in grigio, a "effetto granito" e su tre lati si apre un portico sorretto da colonne in granito rosso. L’atrio presenta un pavimento a mosaico, quattro colonne in ghisa reggenti la struttura portante e quattro nicchie in cui sono posti i busti di Bellini, Rossini, Donizetti e Verdi. All’ingresso della platea vi sono i busti di Saverio Mercadante e Carlo Coccia. La sala è a forma di ferro di cavallo e contiene quattro ordini. I palchi sono sporgenti, sorretti da colonnine in ghisa: decorati in stile rinascimentale, disponevano di retropalchi e di camerini privati. Il palcoscenico è molto grande, con sfondati laterali e una parte centrale mobile per consentire il passaggio delle scene e dei cavalli usati negli spettacoli equestri.

Il Teatro Coccia è stato recentemente restaurato per meglio rispondere alle esigenze del pubblico e a un gusto moderno.

Per saperne di più sulla storia del Teatro Coccia consigliamo il libro: Un teatro, una città. Il Coccia di Novara, di A. Antonini e B. Macaro, con due interventi di U. Ronfani e G. Tintori, Interlinea-Comune di Novara, Novara 1993.


IL PALAZZO DEL BROLETTO

Il termine broletto, deriva dal latino brolo, che significa cortile. Infatti, prima dell’edificazione del palazzo, questa era un’area libera dove si svolgeva la fiera. L’edificio che vi venne costruito è il più antico di Novara, tanto che di esso si ha notizia in un documento del 1208. Il Broletto costituì, in età medioevale, il Palazzo del Comune, dove si svolgevano le assemblee e si amministrava la giustizia. Per la sua importanza civile e pubblica, venne edificato al centro di Novara, vicino agli altri luoghi importanti della vita cittadina, come la Piazza delle Erbe e il Duomo. Nel suo insieme è formato da quattro corpi disposti attorno a un cortile, costruiti in momenti successivi a seconda della necessità, e non facilmente databili con precisione. Il palazzo rappresenta un esempio di architettura romanica, caratterizzata da una ricerca di stabilità e solidità. Costruito in mattoni, presenta una facciata con pochissime decorazioni; le finestre e gli elementi in cotto sono stati messi in risalto durante i lavori di restauro. Il piano terreno è costituito da un porticato con archi a tutto sesto. Tale porticato aveva importanza notevole nella vita della città, perché sotto di esso, in età medioevale, erano disposti i banchi dei consoli di giustizia, i magistrati incaricati di giudicare le cause civili e la giurisdizione volontaria. I banchi si distinguevano in base a stemmi che ritraevano figure di animali: vi era così il banco dell’orso, del leone, del cervo, dell’aquila. In tal modo venivano facilitati gli utenti, per lo più analfabeti. La scala d’accesso al salone superiore è chiamata Arengaria, ed è stata ricostruita durante i lavori di restauro. Dove ora sono poste le scale d’accesso alla loggia, costruita nel XVIII secolo, sorgeva la Torre dei Paratici, demolita nel secolo scorso.

La fascia pittorica del Broletto è databile tra il 1230 e il 1260-70. Raffigura, in una serie di riquadri indipendenti tra loro, scene di duelli, combattimenti con animali, castelli, figure in fuga. Significativo il dipinto risalente agli anni’30, considerato inizialmente di scarso valore artistico e rivalutato recentemente. Il valore del Palazzo del Broletto consiste principalmente nel ruolo che esso ha svolto all'interno della vita civile di Novara, oltre che nella bellezza artistica delle sue forme semplici ed essenziali.

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"Il cuore antico della città"


IL DUOMO

Il Duomo attuale è stato costruito in luogo del precedente duomo romanico, risalente ai secoli XI e XII. Nel 1831, l’Antonelli, su committenza dei novaresi, propose il maestoso disegno del Duomo neoclassico, la cui realizazzione implicò la distruzione dell’antico Duomo romanico e la sistemazione di tutta l’area ad esso adiacente. Quindi il progetto antonelliano non ha previsto solo il rifacimento dell’edificio, ma anche il suo inserimento nell’urbanistica della città: infatti Antonelli realizzò il porticato volto verso la piazza e sistemò armonicamente il quadriportico, inserendo la chiesa nel tessuto urbano circostante.  Il Duomo presenta un ingresso centrale disposto sotto il pronao, con colonne corinzie dal fusto solcato da scanalature verticali e terminanti con capitello corinzio. Osservando, secondo le proporzioni, il diametro delle colonne e le misure del portone e rapportandole a noi, si può davvero parlare di gigantismo.

L’interno della chiesa è suddiviso in tre navate da imponenti colonne, in stucco marezzato e sempre con capitello corinzio. La navata centrale è coperta da una volta a botte appoggiata su un cornicione decorato da ovali con busti di importanti personaggi religiosi. Le navate minori hanno invece copertura a calotta in ogni campata. L’intervento dell’Antonelli si conclude con la costruzione dell’abside.

Sul fondo spicca l’arco trionfale adorno di vittorie alate, mentre al centro si può osservare una finestra circolare di vetro istoriano, raffigurante l’Assunta, databile al 1969. La ricchezza della decorazione interna contrasta nettamente con quella esterna. Sempre all’interno, è importante sottolineare che non tutti gli elementi decorativi risalgono allo stesso periodo. Alcuni altari, cappelle, statue, arredi o dipinti provengono dal vecchio Duomo romanico e hanno trovato collocazione all’interno della nuova struttura antonelliana. Un esempio di arredo antico è il crocifisso ligneo del XIV secolo, situato sulla parete della navata destra. Tra le innumerevoli bellezze artistiche interne al Duomo, risalta l’altare costruito dall’Antonelli. Costituito da un alto basamento presenta la mensa e bassorilievi in bronzo, tra cui i putti di Thorwaldsen, scultore danese e massimo esponente del neoclassicismo romano. Nella parte mediana è collocato un tempietto formato da otto colonne corinzie in marmo verde di Varallo. Nella zona superiore si nota la statua allegorica della Religione, con ai lati Mosè e San Pietro. Questo modello di altare sarà punto di riferimento per molti altari delle chiese novaresi. Infine riveste importanza storica un frammento di mosaico pavimentale medioevale, risalente ai secoli XI e XII, posto nella pavimentazione del presbiterio.


BASILICA E CUPOLA DI SAN GAUDENZIO

La Basilica di San Gaudenzio fu ricostruita nel XVI secolo, al posto dell’antica Basilica gaudenziana che si trovava fuori le mura di Novara, e venne completata dalla cupola antonelliana nel 1840. L’edificio attuale è opera di Pellegrino Pellegrini che iniziò i lavori nel 1577.

La prima parte della basilica, con il coro, il presbiterio e il transetto era completata, prima della costruzione della cupola, da una copertura di canne, stucco e tele. Tra gli arredi interni spiccano: la Cappella dell’Angelo Custode, con affreschi eseguiti nel 1627 dal Tanzio e la Cappella della Buona Morte decorata da affreschi del Morazzone. Imponente anche il polittico ligneo di Gaudenzio Ferrari, realizzato nel 1514 per la vecchia Basilica. Luogo di culto è invece lo scurolo di San Gaudenzio, aperto al pubblico il 21 gennaio, giorno della festa patronale. In tale occasione le strade adiacenti la Basilica ospitano bancarelle che diventano simbolo del giorno di festa. Dei secoli XVII, XVIII e XIX sono le cinquantanove statue che arricchiscono l’interno della Basilica. La cupola fu progettata dall’Antonelli ed è formata da una struttura autoportante a blocchi successivi che terminano nella lanterna. Il grande artista si rifece ai modelli decorativi di cupole antiche, affidando alle volte costolate che si susseguono il compito di reggere il peso del corpo superiore della cupola, utilizzando strutture arcuate interne come elementi di scarico dei pesi. Internamente ai paramenti esterni si trova cioè una seconda struttura, in mattoni, che sostiene le varie parti della costruzione. La bravura dell’Antonelli consiste, quindi, nell’aver utilizzato una struttura precedentemente progettata per una cupola di diversa natura e dimensioni. Inizialmente dotata di un solo peristilio, la cupola venne poi alzata ulteriormente con un nuovo peristilio, più stretto e poggiante su uno stilobate a finestrelle. Venne infine aggiunta la calotta molto rialzata su cui, nel 1878, fu posta la statua del Salvatore, recentemente restaurata e opera del milanese Pietro Zucchi. La costruzione raggiunge in tutto l’altezza di 121 metri e rappresenta un altro esempio di stile neoclassico, tipico del gusto antonelliano.


IL BATTISTERO

Il Battistero del Duomo di Novara rappresenta un insigne monumento paleocristiano di grande valore archeologico. Non si hanno notizie precise circa la data di costruzione, ma si è ormai certi che la parte inferiore risale al V secolo. I restauri del Battistero iniziarono nel 1959 e si conclusero nel 1967, consentendo di ammirare tale monumento in tutta la sua bellezza. La pianta presenta la tipica tipologia battisteriale paleocristiana, con l’aula ottagonale ad absidi alternatamente rettangolari e curvilinee. La facciata ha tre ingressi. All’interno, protetti da cristallo, sono conservati i residui della primitiva piscina ottagonale battesimale, il pozzo cilindrico, profondo circa 9 metri e ora secco, da cui si ricavava l’acqua per il sacramento e il canaletto di scarico. Tra i reperti antichi, portati alla luce durante i restauri, si può ammirare il monumento funebre romano dedicato dalla liberta Dossa alla matrona Umbrena Polla, databile al II secolo. Si trova in una nicchia laterale, ed era usato come deposito dell’acqua battesimale. La pavimentazione dell’interno, di cui sono rimasti resti marginali, era a formelle quadrate, esagonali o triangolari di marmi bianchi e grigio-scuri. L’originale decorazione delle pareti interne del Battistero era tutta in mosaico a soggetto floreale. Molte tesserine sono state reperite sparse tra il calcestruzzo del pavimento. Famoso è il ciclo pittorico dell’Apocalisse giovanneo. Tale complesso è dominato da otto quadri rappresentanti i sette squilli di tromba annuncianti catastrofici flagelli che si abbattono sull’umanità atterrita. Tra tali riquadri si può ricordare quello che raffigura l’episodio delle acque tramutate in assenzio. Nell’Apocalisse si legge che "molti tra gli uomini morirono per quelle acque". La drammaticità di tale profezia è veristicamente raffigurata negli uomini sfiniti che, in atteggiamento di estrema speranza, tentano di scampare alla morte provocata dalle amare acque del fiume. Nel ciclo pittorico, grandiosa è anche la rappresentazione di uno degli angeli, alto circa due metri, che maestosamente suona lo squillo di tromba, ad ali spiegate e a passo ritmico. Uno degli otto riquadri, posto sulla parete del tiburio, fu ricoperto, nel XV secolo da un altro grandioso affresco di ignota mano lombarda, raffigurante il Giudizio universale. In esso alcune figure di ecclesiastici e laici dell’epoca, poste tra i beati del Paradiso, meriterebbero di essere studiate per ricavare notizie della storia locale dell’epoca. Tale ciclo pittorico è opera di un insigne maestro non individuato, forse vissuto nella seconda metà del decimo secolo. Potrebbe essere lombardo per le spiccate influenze bizantine presenti nella sua opera e per la cultura squisitamente raffinata e delicata. La potenza pittorica dell’intero ciclo rende appieno la maestosa e incantata staticità della visione apocalittica, sia la terrificante tragedia dei flagelli divini contro l’umanità, sia la liricità della sofferenza dell’anonimo artista, vivicata nell’angelo, nei diversi personaggi e nei mostri.


CASA BOSSI

Non si hanno molte notizie storiche riguardanti la settecentesca Casa Bossi: il primo documento risale al marzo del 1848 e vi è allegato anche un disegno dell’edificio, in cui è presente un giardino a forma di "L". Il secondo documento rivela invece il passaggio della proprietà della casa dalla famiglia Desanti, cui originariamente apparteneva, alla famiglia Bossi. Attualmente l’edificio è proprietà dell’istituto civico Dominioni. La casa fu progettata dall’Antonelli, attento a inserirla perfettamente nel quadro urbanistico di Novara, attraverso il giardino e l’imponente facciata ovest che si presenta come una "quinta teatrale" a chiusura della via Pier Lombardo.

La parte centrale della facciata è differenziata dal resto della superficie da un pronao, suddiviso in cinque parti da sei colonne, e terminante con un grande timpano triangolare. Il piano terra è intervallato da lesene che rompono la monotonia della facciata, e dalle porte affiancate da paraste. È separato dal primo piano per mezzo di una grossa fascia decorata da metope, fregi e triglifi e da un cornicione.  Il primo piano è caratterizzato da quattro balconcini protetti da una balaustra di snelle colonnine, ripetuta nel parapetto del pronao. Internamente gli ambienti sono suddivisi da due tipi di scale: una principale, ampia e maestosa, per i transiti di gente importante, e una più piccola di servizio, non visibile dall’esterno e collegata alla cantina e al sottotetto. Particolare è anche la tecnica costruttiva che non prevede solo muri portanti, all’interno della casa, ma anche pilastri e colonne disposte su di un reticolo a schemi geometrici costanti; la struttura è completata dalle coperture ad archi e volte.

La decorazione esterna di Casa Bossi è ottenuta mediante la variazione dello spessore del materiale che costituisce una tecnica a chiaroscuro, fatta di luci e ombre che danno tonalità e nobiltà all’edificio. La decorazione interna è invece realizzata con dipinti di vari colori, a soggetti naturalistici come cieli azzurri, reticoli o griglie di giunchi e fiori di vario genere.

Nella realizazzione della casa, l’Antonelli utilizzò, come sua consuetudine, elementi architettonici tipici dei templi antichi, come ad esempio il pronao o il timpano. Questo per soddisfare i gusti del XVIII secolo, in cui si diffuse uno spiccato interesse per gli elementi e i caratteri dell’arte antica, greca e romana, studiati, analizzati e reinterpretati dagli artisti nelle nuove opere e nei nuovi edifici.

Casa Bossi è simbolicamente al centro del romanzo di Sebastiano Vassalli Cuore di Pietra, Einaudi, Torino 1997.


PALAZZO MEDICI

La piccola palazzina di via Canobio fu fatta costruire nel 1570 circa da un Medici di Marignano, come confermano gli scudi araldici posti sui portali, cui appartenevano, allora, importanti personaggi come papa Pio IV e il cardinale Borromeo. La costruzione di Palazzo Medici fu progettata dall’architetto mediceo Vincenzo Seregni, vissuto nel XVI secolo, che si ispirò al manierismo di Bartolomeo Ammanati.

Dall’alto al basso dell’edificio si possono notare le zanche reggenti la gronda e il tetto, decorate anch’esse, come il resto della facciata, da bianchi stucchi modellati. Più sotto si ammirano cinque finestre decorate con cornici elaborate e con busti di personaggi oggi sconosciuti. Il palazzo si distingue da altre costruzioni civili per importanti innovazioni architettoniche. Esternamente il rivestimento in laterizio è sostituito da stucco modellato; i motivi decorativi fanno riferimento al gusto classico, e sono costituiti da fiori e rigorose geometrie; infine si adottano, per la prima volta, marcapiani riccamente ornati all’esterno che, gradualmente, diventano più lineari verso il cortile.

All’interno si trova il cortile quadrato su cui si affacciano le quattro pareti del palazzo, completate con bugnato al piano inferiore e con stucchi e lesene nei due piani superiori. Le finestre si affacciano sul cortile per avere da esso luce e aria. Sul lato sinistro del palazzo è collocata una piccola loggia, con colonne rastremate di tipo classico, che immetteva nel giardino. Particolarmente elaborati sono anche gli stucchi delle volte del portone.

L’importanza di Palazzo Medici consiste, perciò, nelle novità strutturali e architettoniche che ne fanno un singolare edificio all'interno dell'urbanistica novarese.


PALAZZO FOSSATI

Palazzo Cacciapiatti Fossati, oggi sede del Tribunale e trasferito in via Azario alla fine del XIX secolo, fu costruito tra il 1670 e il 1674. Le due ali che danno verso il baluardo vennero aggiunte in seguito.

L’edificio è di gusto pienamente barocco e presenta caratteri settecenteschi. La facciata è liscia e omogenea, non interamente decorata da stucchi ma solo intonacata. L’elemento decorativo principale è costituito dalle finestre, incorniciate da stucchi bianchi, morbidamente modellati. La caratteristica significativa di Palazzo Fossati è rappresentata dalla ricerca di elementi architettonici belli ed elaborati, ma soprattutto funzionali. Inoltre le decorazioni investono anche elementi accessori dell’edificio, come la ringhiera del balcone e la cancellata oltre il portone, realizzate in ferro battuto. In tal modo il palazzo diventa concreta sintesi di sobrietà ed eleganza.

Il cortile è circondato da una loggia al piano terra ed è più grande per consentire l’ingresso alle carrozze. Dove ora vi sono le ali del palazzo, volte al baluardo, un tempo vi era un giardino


CASA DELLA PORTA

Un esempio di palazzo di civile abitazione, della fine del XV secolo e dei primi anni del XVI, è Casa della Porta, situata in via Canobio, e attualmente proprietà della Banca San Paolo di Torino. Venne ampiamente restaurata negli anni 1920-30 dall’architetto Carlo Nigra, e i restauri hanno fatto luce anche sulla storia di questo palazzo. Il nucleo primitivo è costituito interamente da materiale frammentario romano, usato nelle costruzioni risalenti al 1000. Un esempio sono i cilindretti di terracotta usati per rialzare i pavimenti delle stanze da scaldare. La casa assunse il suo aspetto attuale nel XIV secolo e, all’inizio del XV, il cardinale Arcidino della Porta acquistò l’edificio per farne sua residenza, e da allora è rimasta la denominazione di Casa della Porta. Il costruttore potrebbe essere il novarese Bartolino di Maestro Giovanni da Novara, ma non si ha alcuna certezza data la mancanza dei documenti storici relativi all’edificio.

Il tetto della casa è a falde, in legno come quello originario. Sotto il tetto si possono ancora vedere i buchi delle mensole di legno, utilizzate per sorreggere la gronda. Al primo piano spiccano tre grandi finestre incorniciate dalle decorazioni in laterizio cotto stampato, applicate su una muratura di mattoni a vista. Sono interessanti gli stemmi incastonati nella ricca decorazione laterizia che inquadra tali finestre: in quelle a destra vi è lo stemma della famiglia Della Porta, sormontato da un cappello cardinalizio e dalle iniziali gotiche C.P. (Corrado della Porta). Nella finestra centrale domina, invece, lo stemma raffigurante il biscione visconteo, del casato della moglie di Ardicino e di chi governava Novara nello stesso periodo.


LA CHIESA D’OGNISSANTI

La Chiesa D’Ognissanti venne forse edificata nella prima metà del XII secolo, e si trova tra il vicolo Ognissanti e la via Silvio Pellico, nei pressi del collegio Carlo Alberto.

La pianta è a tre navate, formate ciascuna da quattro campate, e presenta un transetto che non sporge, la cupola e l’abside semicircolare. I restauri, compiuti negli anni cinquanta hanno messo in luce le forme romaniche della chiesa, eliminando ogni traccia dei precedenti adattamenti barocchi. All’interno la decorazione è costituita da affreschi di cui oggi restano solo pochi frammenti, tra i quali è significativo ricordare quello raffigurante la Madonna del Latte, risalente al XV secolo.

Esternamente la chiesa è ornata da archetti pensili che scorrono sotto la gronda del tetto, poggianti su piccole mensole in cotto di diversa sagomatura. La muratura è formata da mattoni disposti in modo regolare. L’elemento architettonico di maggior rilievo è rappresentato dalla cupola, collocata su un alto tiburio ottagonale che riceve luce da monofore, a volte appaiate.


I MUSEI CIVICI

Novara è sede di alcuni importanti musei. Il Museo Civico, situato nel Palazzo del Broletto, raccoglie affreschi sacri provenienti dalla provincia, tele del’500 e del’600 e armi rinascimentali, per le quali è stata allestita un’intera sala. Si possono ricordare i dipinti di Gaudenzio Ferrari, del Tanzio da Varallo, del Moncalvo, del Cerano, del Nuvolone e del Pianca. La sezione archeologica ospita reperti del periodo preistorico, romano, celtico e longobardo, che riconducono ai primi albori della vita nel novarese. Tale sezione, infatti, contiene suppellettili e diverso materiale ritrovato a Novara e nelle zone limitrofe. Numerosi sono anche gli oggetti e gli ornamenti dell’epoca romana.

Si possono ammirare reperti archeologici dell'età romana, paleocristiana e medioevale anche nel Museo Lapidario, che si trova nel Chiostro della Canonica di Santa Maria.

Novara, inoltre, dopo il Museo Regionale di Storia Naturale a Torino, possiede la più bella e preziosa raccolta zoologica del Piemonte nel Museo Faraggiana. Tale collezione comprende circa 300 esemplari di mammiferi, 640 di uccelli e 130 fra rettili, anfibi e pesci di tutto il mondo. Si possono ammirare anche pelli, corna e trofei di mammiferi nostrani ed esotici, come le teste e le corna di rinoceronte nero. Si aggiungano poi alcuni reperti fossili e mineralogici, oltre a un erbario di recente donazione.

Infine è significativa la collezione Etnografica del Museo Ferrandi che comprende più di un migliaio di oggetti, raccolti da Ugo Ferrandi durante i suoi viaggi in Eritrea e Somalia, risalenti al periodo tra il 1886 e il 1920. I cittadini novaresi hanno poi arricchito la collezione donando oggetti provenienti da altre regioni africane, americane e dell’Estremo Oriente.

(testi raccolti a cura di Laura Bermani)

Le Mura romane
Novara divenne municipium con Giulio Cesare e fu in epoca imperiale uno dei comuni più fiorenti dell’Italia settentrionale. A questo periodo risalgono i numerosi reperti collocati presso i Musei Civici ed il Museo Lapidario, come pure le tracce della cinta muraria, ascrivibili al I sec. a. C., ancora conservate nella maglia urbana attuale, come quelle visibili in piazza Cavour. Le mura sono realizzate ad opus mixtum con ciottoli fluviali interi legati tra loro con malta alternati a basse fasce orizzontali di mattoni, secondo un modello costruttivo molto comune a quel tempo nell’Italia settentrionale.

La Basilica di San Gaudenzio e la Cupola Antonelliana
Il progetto della basilica novarese fu affidato all’architetto Pellegrino Pellegrini, detto il Tibaldi; i lavori ebbero inizio nel 1577, e furono completati nel 1659. All’interno, nello scurolo di Francesco Castelli, è custodito il corpo di S. Gaudenzio, patrono della città, mentre nella cappella della Natività è conservato un famoso polittico di Gaudenzio Ferrari (1516 ca.). All’esterno sorgono il campanile settecentesco di Benedetto Alfieri e la cupola di Alessandro Antonelli (1844 - 88), su cui svetta dal 1878 la statua del Salvatore, opera dello scultore Pietro Zucchi.

La Chiesa di San Marco (1607 – 1614)
L’ edificio fu costruito su progetto di Lorenzo Binaghi per i Padri Barnabiti nel luogo dove già sorgeva la chiesetta di San Marco. Fu il Vescovo Bascapè a porre la prima pietra nel 1607. La Chiesa è costituita da un’unica navata, sulla quale si aprono sei cappelle laterali, con cupola a base rettangolare. All’interno numerose opere dei secoli XVII e XVIII. Degni di particolare attenzione, per la raffinatezza d’intaglio e per la complessità compositiva, sono i confessionali ed il pulpito.

Il Broletto e il Museo Civico Novarese
Il complesso del Broletto è costituito da quattro edifici sorti in epoche diverse che propongono elementi architettonici, decorativi ed artistici disomogenei tra loro. Trovano qui sede il Palazzo dell’Arengo del XIII sec., il Palazzo del Podestà (fine XIV.– inizio del XV sec.), il Palazzetto dei Paratici (XIII sec.) con l’antistante loggetta settecentesca, ed infine il Palazzo della Referendaria (fine XIV-inizio XV sec.). Attualmente all’interno del Broletto sono conservate del Museo Novarese la sezione archeologica, con reperti locali, e la sezione storico-artistica, con opere che vanno dal Medioevo all’Ottocento.

Piazza delle Erbe
Cinta da case porticate, si presenta come uno spazio triangolare, il cui vertice occidentale conduce alla Piazza del Duomo. In epoca medievale lo spazio era conosciuto come "Piazza delle Beccherie Maggiori": qui erano allestiti i banchi dei beccari (cioè i macellai), dei calzolai e dei mercanti che fecero di quest’area destinata al commercio il centro della vita cittadina. Nel 1506 la piazza fu ristrutturata, le colonne in legno e cotto sostituite con altrettante in serizzo, sino ad ottenere un assetto non dissimile da quello odierno, con file regolari di portici ad arcate a tutto sesto, retti da colonne, in parte sormontate da capitello lavorato, in parte da capitello tuscanico.
Il Duomo Neoclassico e la Cappella di San Siro
L’attuale struttura del Duomo risale alla seconda metà dell’Ottocento, costruita in stile neoclassico su progetto di Alessandro Antonelli. La parte più antica, e la sola che si è conservata del precedente Duomo romanico, è il pavimento a mosaico del presbiterio. Decora la navata centrale una serie di nove arazzi fiamminghi intessuti intorno al 1565 che narrano gli episodi della vita di Salomone.
 Fra i dipinti ricordiamo le opere di Bernardino Lanino e Lo sposalizio mistico di S. Caterina di Gaudenzio Ferrari. Attigua alla sacrestia si trova la Cappella di San Siro, edificata nella seconda metà del XII sec. come oratorio privato del vescovo. Sulle tre pareti dell’aula sono raffigurate scene della vita di S. Siro e sulla volta il Cristo in Maestà, entrambi del XII sec.; sulla parete ad est si trova una Crocifissione dei primi del XIV sec.

Il Battistero
L’edificio paleocristiano, che sorge di fronte al Duomo, risale al IV-V sec. d.C. ed è il monumento più antico della città. All’interno del battistero, a base ottagonale, si alternano cappelle rettangolari e semicircolari; sono visibili antichi affreschi che illustrano scene dell’Apocalisse (sec. XI) e del Giudizio Universale (sec. XV).

Il Teatro Coccia
Il teatro, inaugurato nel 1888, sorge nella zona dove già esisteva un teatro più antico, ma non ritenuto idoneo in relazione alle mutate esigenze della città. La facciata principale presenta aperture e paraste, ed i lati est, sud e ovest sviluppano un ampio portico architravato retto da colonne in granito. Internamente la sala è a ferro di cavallo, a quattro ordini che si concludono con la galleria. I palchi sono sorretti da colonnine in ghisa e sono decorati da cigni dorati. Questo monumento testimonia la grande tradizione musicale, vanto della città di Novara.

Il Castello Visconteo – Sforzesco
Nel 1357, durante il dominio di Galeazzo Visconti, fu eretto il castello sull’area dove già sorgeva una precedente fortificazione duecentesca. Ma è a partire dal 1472, con un radicale intervento di restauro, che il castello ebbe una ristrutturazione integrale per opera dell’architetto Bartolomeo Gadio, arrivando così all’aspetto definitivo austero e massiccio che tuttora conserva