STREGHE

Disclaimer: Questo racconto è frutto della mia fantasia, i personaggi di x files sono stati presi in prestito, sono di proprietà della Fox television e del suo creatore Cris Carter senza il quale la mia vita non sarebbe diventata ogni domenica sera così interessante. Questo racconto non ha nulla a che vedere con il telefilm "streghe" o con il film "The Blare Witch project" che non sono andata a vedere al cinema. Scrivo per divertirmi non a fini di lucro.

Note dell'autrice: Nomi e date presenti nel racconto sono veri, frutto di un'accurata ricerca sulla storia di Salem. Sono appartenuti a donne che realmente esistite sono state condannate come streghe, ingiustamente, da uomini ottusi. Con questo racconto voglio ricordare che persone innocenti sono state condannate ingiustamente per un crimine mai commesso. L'ignoranza, la paura e l'isterismo collettivo portano all'incomprensione, all'intolleranza e alla morte.

A Terry che ama tanto X files e mi ha spronato ad andare avanti.

Ho iniziato questo racconto in ottobre, ma solo negli ultimi due mesi mi sono messa di impegno per scriverlo. Non è una storia shipper, ma c'è molto rispetto e amicizia.

Per i termini medici mi sono stati molto d'aiuto i libri di Patricia Cornwell e Caty Reichs.

Buona lettura e fatemi sapere se vi è piaciuto, per le critiche mandatemele a questo indirizzo dscully@snet.it

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Salem Ottobre, 11 1999

Nella tranquilla e antica città di Salem i preparativi per Halloween, la festa di Ogni Santi erano quasi al termine. La gente non vedeva l’ora che il 31 ottobre arrivasse per travestirsi e divertirsi per una serata speciale; i bambini non aspettavano altro per mascherarsi e abbuffarsi di dolci, gli adulti trovavano interessante e misteriosa la venuta degli spiriti dei morti sulla terra, festeggiando anche loro per le strade o in feste private.

Quell’ottobre stranamente così mite di temperatura con le cime degli alberi che iniziavano appena a colorarsi di giallo rosso e arancione sarebbe diventato per i cittadini di Salem un vero incubo. Tristemente nota in tutto il mondo come la città delle streghe, Salem è un’antica città del Massachussets. Una bella città non rovinata dal progresso, gli architetti negli ultimi 50 anni hanno saputo fondere sapientemente il vecchio e il nuovo. Il National Park Service è il punto di riferimento per i visitatori, che specie in questo periodo dell’anno arrivavano a centinaia. Dal National Park Service girando subito l’angolo si arriva ad un’antica costruzione, il Peabody Essex Museum fondato nel 1799 dalla East India Society di Salem. E' un importane museo navale contenente parecchi reperti artistici e storici risalenti alle spedizioni del Capo di Buona speranza e di Capo Horn. Ogni anno vengono fatte Convention e mostre.

All’ interno del museo si trova una fornitissima libreria la Phillips library con testi moderni e antichi, computer con accesso a internet e diversi documenti risalenti alla fondazione di Salem, informazioni genealogiche, foto risalenti all’inizio del ‘900.

Dal Peabody Essex Museum si arriva alla centralissima Essex Street, la strada principale di Salem, fulcro del commercio, ricca di negozi e ristoranti. In fondo a questa strada si affaccia Derby Square, sulla sinistra è situata un antica costruzione di mattoni rossi risalente al 1816, oggi sede della camera di commercio di Salem.

Al lato opposto della piazza si trova il comune, se non fosse stato per il tetto ricoperto di antenne, l’edificio si sarebbe potuto scambiare tranquillamente per un albergo molto in.

Sempre lungo Essex street ma sul lato sinistro si trova il museo delle streghe, un tempo il luogo maledetto in cui si tenevano i processi alle streghe, ora l’attrazione principale di Salem.

All’angolo tra Essex e Sammer street, si trova la casa delle streghe, costruita nel 1642 era la casa di un magistrato, Jonathan Corwin, che ebbe grande importanza nella condanna alle streghe nel 1692. La casa rimase propietà dei Corwin fino al 1800.

Percorrendo Sammer street si incontrano altri negozi ed edifici un po’ più recenti. In fondo alla strada era stata da poco trasferito il dipartimento di polizia nel nuovo edificio in cemento secondo criteri antisismici, ultra moderno. La polizia era molto efficiente, ma non aveva tanto lavoro da fare. Le solite cose di routine, incidenti stradali, risse, multe, gli unici delinquenti in prigione vi rimanevano solo per pochi giorni per aver bevuto un goccetto di troppo. Anche se per la verità non c’era bisogno di tutti questi cambiamenti, il consiglio comunale aveva deciso che era meglio dare un senso di sicurezza alla città e il modo migliore per farlo era dare nuove attrezzature alla polizia, visto che le donazioni dei privati non mancavano.

Man mano che ci si allontana dal centro si arriva alla zona residenziale, verde tranquilla con le villette a schiera, ordinate tutte dello stesso colore rosa antico.

La parte meno interessante di Salem era costituita dalla periferia, al di fuori della città si trovava il centro commerciale, grande e moderno che causava non poco danno ai piccoli negozi nel centro che avevano grande successo solo nei mesi vicini alla festa di Halloween.

Sono tornata….. per vendicarmi. Per portare dolore e morte…. Ero innocente e mi avete torturata…. Ero innocente e mi avete condannata… ero innocente e mi avete uccisa… sono tornata per gettare su questa città un’ombra di terrore e odio.

La piccola Rebecca Stoughton non vedeva l’ora che arrivasse la sua festa preferita per due motivi. Il primo era che la mamma le stava confezionando un bellissimo vestito rosso e nero stile damina del settecento, così sarebbe andata in giro con le sue amiche Mary Sue e Jane per Salem a chiedere dolci o a fare scherzetti, il secondo era che lei era nata proprio il 31 ottobre e avrebbe ricevuto un sacco di regali, non solo dolci.

"Ciao mamma esco, vado da Mary Sue a fare i compiti torno per cena, non preoccuparti". "Prima di passare da Sue fammi un favore, prendi i soldi dal mio borsellino, prendimi un litro di latte, per sta sera devo preparare le frittelle di riso", "si mamma, ma il latte te lo posso portare per cena? Se no faccio tardi…." "va bene allora vorrà dire che le prepareremo assieme". Rebecca prima di uscire corse a prendere i soldi il cappottino verde i suoi libri e diede un bacio alla sua mamma, che subito pensò a quanto fosse fortunata ad avere avuto quel tesoro di bimba. Già perché la sua gravidanza, avvenuta dieci anni prima, non era stata facile, ci erano voluti mesi di riposo e sacrifici per averla. Subito dopo la sua nascita, avvenuta prematuramente, Rebecca aveva dovuto passare molto tempo in incubatrice, sembrava non volere crescere, poi con il tempo le cure e l’affetto era diventata la splendida bambina vivace e allegra che lei amava.

Mentre dalla finestra guardava il cappottino verde allontanarsi pensò, con una stretta al cuore, cosa sarebbe successo se avesse perso sua figlia…. Poi si disse che non doveva pensare a cose così brutte e iniziò a preparare la cena.

Jack quel giorno non riusciva proprio a concentrarsi , non aveva intenzione di stare a sentire la solita noiosissima lezione di storia di Mrs Packok, la storia americana era una cosa così noiosa e specialmente la storia di Salem, a lui non importava chi fosse il fondatore di Salem o quante epidemie ci fossero state nel 1692 o quanti processi alle streghe o a chi fossero stati fatti; voleva incontrare Sarah dopo la scuola e stare assieme a lei. Per questo motivo decise di strappare un foglio dal suo block notes, di scrivere ora e data dell'appuntamento e farlo passare a Sarah dal suo vicino di banco. Stava per passare il foglio a Tom quando : "signor Jack Hawe mi sa dire in che periodo il porto di Salem vide una grande esportazione di gamberi che portarono ricchezza e prosperità alla città grazie al commercio con le indie? ….. vedo che lei è più interessato al commercio di biglietti aerei, non le chiederò di mostrarmi il contenuto, la prego soltanto di stare più attento in classe." Tra le risate dei compagni Jack mise via il biglietto, lo avrebbe dato a Rose a fine lezione, odiava talmente tanto quell’insegnante grassoccia e saccente, gli e l’avrebbe fatta pagare.

Sarah era seduta nel giardino della scuola, sotto un albero di ciliegi. Faceva caldo quel pomeriggio, cercava un po' d'ombra e un posto tranquillo dove pensare. Era così contenta, il foglio che Jack le aveva dato dopo la lezione diceva: domani sera al South Park ore 18.00 sotto la grande quercia, non farmi aspettare. Jack.

Non vedeva l’ora di incontrarlo e passare con lui ore di passione travolgente, come la definiva lei, carezze, sguardi languidi e baci molto dolci. Conosceva Jack da una vita, da 17 anni per l’esattezza. Suo vicino di casa ultra pestifero, quando era piccola, non lo aveva neanche considerato come possibile innamorato. Troppo occhialuto, timido nascondeva dietro le lenti spesse due occhi neri intelligenti e furbissimi. Per gli altri era un bimbo riservato che non avrebbe mai fatto male a una mosca, ma con lei si trasformava in una vera e propria peste, sempre pronto a farle dispetti di ogni genere, tirarle i capelli, metterle rospi nella cartella. Sarah non era certo da meno, il suo motto era chi la fa l’aspetti. Si vendicava passandogli compiti sbagliati, preparandogli per il compleanno biscotti al pepe e coprendolo di fango da testa ai piedi in estate, facendogli cadere addosso secchielli preparati precedentemente. Era stato nell’ultimo anno che aveva cominciato a notare il cambiamento, Jack aveva fatto molto sport, si era irrobustito aveva messo le lenti a contatto quell’estate le aveva chiesto una tregua, scherzando e ridendo le aveva chiesto di diventare la sua ragazza e lei aveva accettato.

L’incontro era previsto sotto la grande quercia. Da secoli questo imponente albero era stato il simbolo degli amori di buona parte degli abitanti di Salem. Era tradizione che tutte le coppie si dichiarassero proprio lì sotto. Anche i genitori di Sarah si erano dichiarati in quel magico posto una sera d’estate, sua madre glie lo raccontava sempre.

Voleva così bene al suo ragazzo, si domani sarebbe stata una giornata fantastica.

Washington ottobre, 13 1999

Quel pomeriggio l’agente speciale Dana Scully era uscita prima dal suo ufficio, lasciando il suo collega a bocca aperta. "Cosa c’è Scully, ti vedo distratta, capisco che i casi burocratici non siano di tuo gradimento, meglio vampiri, uomini vermi, virus alieni letali, ma dobbiamo anche fare questo, purtroppo"; Mulder stava indicando la pila di pratiche sulla sua scrivania. Scully si scusò dicendo che aveva un impegno improvviso da sbrigare, se c’erano grossi guai di chiamarla sul cellulare, non ci avrebbe messo molto, solo un paio d’ore e uscì di corsa.

In realtà Scully aveva un impegno che Mulder non doveva sapere ed era anche abbastanza problematico. Proprio oggi il suo collega compiva gli anni e non sapeva cosa regalargli.

Decise di andare a far spese, in un paio d’ore sarebbe riuscita a sbrigare tutto. "Ma cosa cosa regalare a un uomo che ha tutto… O quasi…. " Scully avrebbe voluto regalargli la cosa più importante per lui, sua sorella Samantha, ma questo era proprio impossibile.

Giorni prima aveva pensato di regalargli una foto di Samantha in una cornice d’argento, ma ormai non c’era più tempo, non era riuscita ad andare da sua madre, spiegarle cosa voleva fare, il lavoro era sempre tanto. Decise che quello sarebbe stato il suo regalo di Natale per lui.

Stava girando nel reparto di gioielleria, quando la sua attenzione fu attirata dai pendagli.

Ce n’erano di vari tipi e forme. Dagli orsacchiotti, alle stelline, poi moto, fragole, racchette da tennis… e anche una chiave. Gli avrebbe regalato una chiave; era lunga tre centimetri e abbastanza spessa, ma non pesante. dietro ci avrebbe fatto incidere queste parole: "Questa piccola chiave ti aiuterà ad aprire porte che trovi sempre chiuse, portandoti alla verità".

In quel piccolo ciondolo d’argento Scully metteva tutto l’affetto per un amico che considerava davvero speciale. L’aveva aiutata nei momenti più difficili della sua vita, senza essere troppo ossessivo o apprensivo. Questo piccolo regalo era il suo modo per ringraziarlo e poi sapeva che Mulder non se lo aspettava, la sorpresa sarebbe stata doppiamente gradita.

Stesso giorno Salem

Il corvo appollaiato sul ramo della grande quercia in South park stava assistendo ad uno strano spettacolo. Una ragazza e un ragazzo si baciavano sotto di lui, parlavano e continuavano a baciarsi, poi ad un tratto il corvo aveva piegato il collo a sinistra per poter guardare meglio. Si era accorto che qualcosa di strano stava per succedere.

Gracchiò e spiccò il volo, una bellissima piuma nera cadde a terra.

La ragazza, ancor prima di spaventarsi per il corvo era stata presa di peso e sgozzata… al ragazzo prima che potesse urlare o difendersi era stato rotto il cranio con un colpo secco. Il corvo guardava ancora incuriosito i due corpi venire issati su un ramo. Il ramo degli impiccati. Quello stesso ramo era servito quattrocento anni prima per uccidere le streghe.

Voglio le mie vittime, voglio causare dolore, dolore e pena….. questa notte sono tornata per uccidere, per colpire ancora.

Il messaggio di Scully diceva: "incontriamoci da Boe alle 19.30 per bere qualcosa. "Che cosa sta macchinando? Non è che sta ancora male e non me lo vuole dire per non farmi preoccupare?" Il dubbio si era insinuato nella sua mente in modo insistente.

Arrivò nella piccola tavola calda in anticipo, Scully non era ancora arrivata. Non c’era molta gente nonostante fosse mercoledì sera. Il locale era piccolo, ma pulito, i tavoli erano apparecchiati con tovaglie azzurre di carta, il colore si intonava con la carta da parati alle pareti. Dalla cucina si sentiva un buon odore di lasagne e stufato. Voleva ordinare una birra e subito iniziò l’attesa.

Non l’aveva mai vista così assente, tranne quella volta che aveva scoperto di avere il cancro. Nei giorni prima che gli dicesse di essere malata, gli sembrava stanca, triste. Solo dopo che l’aveva messo al corrente riuscì a capire finalmente il suo comportamento. Lui si era reso conto di essersi comportato in maniera fredda all'inizio, forse perché lei aveva creato tra loro una barriera, non voleva essere di peso a nessuno, soprattutto a lui. Lui c'era rimasto male, ma poi si era fatto forza, ripromettendosi che le sarebbe stato vicino. Poi finalmente lei si era ripresa. Ma aveva avuto paura di perderla.

"ti accorgi dell’importanza delle persone care solo quando ti vengono portate via" pensò.

In quel momento arrivò la cameriera, una donna sulla trentina con capelli neri e un corpo robusto ma ben fatto. Aveva un sorriso contagioso, gli chiese cosa voleva mangiare, disse che aspettava la sua collega e ordinò una birra per se e una coca light per Scully.

Dopo un quarto d’ora arrivò trafelata, si scusò con Mulder per il ritardo e capì di aver fatto un errore. "Scusa Mulder per il ritardo ma…" La donna si era seduta, aveva appoggiato la borsa a terra, stava per continuare ma fu interrotta dal collega. "Scully che ti prende, vuoi farmi venire un colpo? Io non ti capisco…. Oggi sei veramente strana non è che stai ancora male?"

"Oh no, no Mulder non preoccuparti, il fatto è che oggi è il 13 ottobre e…" Scully si interruppe vedendo arrivare la cameriera: "Allora cosa vi porto?" chiese sorridente.

"Per me lasagne e stufato e un’altra birra" disse Mulder, ignorando l’occhiataccia di Scully. "Per me insalata di gamberi e una fetta di torta di mele" disse Scully. "tra quindici minuti sono da voi" e se ne andò con un sorriso.

"Allora cosa c’entra che oggi è il 13 di ott… ah" stava cominciando a capire, guardando Scully con stampato in faccia uno sei suoi rari meravigliosi sorrisi, iniziò a capire perché fosse stata così strana. "Lo sapevo" disse Scully, "Ci avrei scommesso che non ti saresti ricordato la data del tuo compleanno, Mulder" ogni anno che passa diventi sempre più smemorato…" disse ridendo. "Memore dell’anno scorso ho voluto farti anch’io un regalo. Spero che ti piaccia" disse porgendogli il pacchetto.

Rebecca stava tornando a casa, era stato un pomeriggio di intenso studio, il giorno dopo avrebbe avuto un compito in classe di matematica e storia, si era trattenuta dall’amica più del dovuto. Per fortuna che era già andata a comprare il latte per la mamma. Stava attraversando la strada quando vide verso il parco una cosa che la incuriosì molto. La mamma le aveva detto di non andare nel parco la sera, era pericoloso e buio. Ma la cosa era molto bizzarra. Che avessero già iniziato a mettere gli addobbi per Halloween? Appesi alla grande quercia c’erano due manichini, dovevano raffigurare di sicuro due streghe impiccate, Rebecca lo sapeva molto bene, perché la storia era una delle sue materie preferite, in particolare la storia di Salem l’aveva sempre affascinata molto. Quest’anno per la festa avevano deciso di creare delle sfilate con carri a tema, folletti, maghi, streghe, i primi abitanti di Salem. La gente per l’occasione si sarebbe dovuta vestire con i vestiti del 1600 ed anche la città e le strade sarebbero state addobbate.

"Anche se è tardi andrò lo stesso a vedere come sono vestite le streghe". La bambina si avvicinò alla quercia, era buio e per sua fortuna non vide molto bene i due corpi impiccati, proprio mentre era sotto i corpi le cadde sulla fronte un liquido. "uff ci sono gli uccelli che pisciano anche di notte", corse via un po’ spaventata verso la strada e quando arrivò alla luce iniziò ad urlare, il suo bel cappotto verde e la sua fronte erano macchiati di sangue.

Sull’asfalto era rimasta soltanto la scatola di latte rotta, il liquido bianco defluiva in un tombino poco distante.

Il dottor James Carter era allibito, quella sera stavano morendo troppe persone a Salem.

L’epidemia di influenza non era una cosa impossibile, ma era strano che arrivasse ad ottobre, in genere i germi attaccano l’organismo quando è più deperito a causa dello stress o del gelo. L’influenza sarebbe dovuta arrivare verso gennaio o febbraio.

La cosa che non riusciva a spiegarsi era che questa influenza, provocava febbre alta dolori ai muscoli e vomito. I pazienti più gravi presentavano tremori e stato confusionale, solo uno, un uomo anziano, era in coma. Era già conciato male quando lo avevano portato in ospedale a causa della bottiglia, gli piaceva alzare il gomito e aveva un fegato da buttare via. Già dieci persone erano ridotte in questo stato pietoso ad ottobre, sarebbe stato un lungo inverno.

C’era anche l’altro problema dei due ragazzi trovati morti la sera prima. Era la prima volta che capitava una cosa del genere a Salem. "Erano così giovani poveri ragazzi" pensò. Il suo collega il dottor Benton, il primario dell’ ospedale aveva fatto l’autopsia …

Il dottor Jim Benton era un uomo di colore sulla settantina, aveva capelli bianchi e radi, corporatuta robusta, un viso segnato da tante rughe, troppe per la sua età, aveva visto troppi orrori e troppe morti. Prima di trasferirsi a Salem aveva vissuto con la sua famiglia a Charlotte nel Nord Carolina, città violenta e dura, era difficile viverci a causa dei continui crimini che venivano commessi. Come medico legale aveva fatto migliaia di autopsie su corpi giovani straziati dai proiettili, dalla droga, dall’alcool; su corpi anziani distrutti dalle malattie e dalla vecchiaia o da qualche squilibrato in cerca di nuovi piaceri sadici. Per questo non si era mai sposato, ci aveva provato ma a causa della sua professione non era mai riuscito ad avere una relazione stabile per più di sei mesi. Erano vent' anni che si era trasferito in questa piccola cittadina, forse un po’ troppo provinciale, ma tranquilla. Forse troppo tranquilla. A sessantacinque anni sarebbe dovuto andare in pensione, ma a fare che cosa? A lasciarsi morire d'inedia? No, per lui era davvero impossibile rimanere inattivo. Il suo lavoro era la sua vita, avrebbe continuato a lavorare fino alla fine dei suoi giorni. E ora se lo sentiva addosso, aveva un brutto presentimento. Stava succedendo qualcosa…. Nel week and aveva fatto l’autopsia su 5 corpi, un brutto incidente stradale, ora quei due poveri ragazzi.

Erano troppe le cose brutte che aveva visto, era questo il motivo per cui continuava a fare il suo lavoro, si sentiva in dovere di scoprire e indagare sul perché la gente muore. I corpi dei suoi pazienti fornivano tantissime prove per sbattere in carcere a vita i colpevoli.

Come i corpi di quei due poveri ragazzi. Si trattava di sicuro di omicidio. Non si trattava di suicidio, una ragazza con la gola squartata non avrebbe potuto di sicuro rompere il cranio del ragazzo e impiccarlo e impiccarsi a sua volta. Si sarebbe potuto dire lo stesso per il ragazzo. La ragazza era morta a causa di un taglio netto alla gola. Le era stata tranciata di netto la orta. Nel giro di due minuti il sangue le era entrato nei polmoni impedendole di respirare, in dieci aveva perso tanto sangue da non riuscire neppure a farle un prelievo. Poi era stata calata sull’albero, sul collo non c’erano segni di strangolamento. Sulle braccia non c’erano lividi, sotto le unghie non era stata trovata alcuna traccia, né di pelle né di capelli. Il ragazzo era stato più fortunato se di fortuna si poteva parlare: aveva ricevuto un colpo alla parte frontale del cranio. Il colpo era stato talmente forte da fargli uscire gli occhi dalle orbita. Presentava segni di contusione su petto e braccia. Questo significava solo una cosa, che il poveretto aveva visto morire la sua ragazza, aveva tentato di difenderla e difendersi disperatamente, ma l’assassino lo aveva bloccato e con una forza incredibile gli aveva spaccato la testa in due.

Quella povera piccola che gli aveva trovati, aveva sentito piangere un pianto straziante di donna, ma nel parco non c'era nessuno. Anche la polizia l' aveva confermato.

Il dottor Benton capì che non era un caso normale, si sarebbe fatto aiutare da un suo vecchio amico che lavorava nell’Fbi da parecchi anni, lo avrebbe di sicuro aiutato, da giovani erano stati in Vietnam, avevano combattuto e si erano aiutati reciprocamente.

Washington ottobre 18.1999

Fbi headquarter

Ore 08.30

"Allora agente Scully sei pronta a dare la caccia alle streghe?" chiese Mulder divertito vedendo entrare la collega con il suo caffè macchiato senza zucchero.

"Perché vuoi portarmi a Salem per ogni santi?" chiese Scully e vedendo la faccia di Mulder seria disse "non dirai mica sul serio vero? E che cosa dirai a Skinner che vuoi andare a Salem per vedere volare su una scopa le streghe ?"

"Veramente è stato lui a passarmi il caso. Questa mattina è entrato nel bunker con un’aria preoccupata mi ha dato questo fascicolo e mi ha chiesto di indagare, sembrava riluttante, ma è un favore che deve a un suo vecchio amico."

"Nella città di Salem stanno succedendo cose strane, morti violente, epidemie di influenza." "il Coroner non è sicuro che siano morti normali e hanno chiesto la nostra presenza". "Preparati a volare su una scopa, Agente Scully." Lo sguardo di Scully non ammetteva altre battutacce del genere, il suo collega lo capì e sorridendo si avviò verso la porta per chiudersela alle spalle.

Salem ottobre 18.1999

Ore 17.30

Gli agenti Mulder e Scully erano arrivati a Salem nel tardo pomeriggio, preso alloggio in una confortevole pensione "La Strega Bianca" in Essex Street. La loro caccia era iniziata.

Scully era andata dal dottor Benton per chiedergli di controllare i referti medici sulle giovani vittime. Mulder aveva deciso di andare al Parco per controllare il luogo dell'omicidio.

Scully era seduta di fronte alla scrivania del dottor Benton, l'uomo la osservava con attenzione. Non riteneva possibile che una donna così minuta potesse fare il suo stesso lavoro, ma i tempi erano cambiati. La donna dai capelli ramati aveva iniziato a controllare i referti. "Il taglio alla gola era profondo e netto, l'assassino aveva agito veloce, deciso e spietato." Pensò Scully, nello stesso momento squillò il cellulare. "Ehi, Scully, scoperto qualche cosa?" "Ho appena iniziato Mulder, lasciami un po' di tempo. E tu?" "Io si. Ho chiesto ad alcuni testimoni che abitano vicino al parco, i corpi erano tutti e due impiccati a più di 10 metri di altezza. Si sono accorti dei due cadaveri a causa delle urla di una bambina di 10 anni. Se non fosse stata così curiosa non li avrebbero mai visti. Probabilmente sarebbero stati appesi per un bel po'. Su questo albero ogni anno per la festa mettono due manichini, rappresentano le streghe condannate."

"Sarà il caso di interrogare la bambina, visto che è stata la prima a vederli. Ci andremo dopo, raggiungimi all'ospedale, ho una cosa da farti vedere." Scully rimise a posto il cellulare e sorrise al dottor Benton.

St Raphael Hospital ore 17.45

"Cosa dovevi farmi vedere? Ero così comodo seduto a 10 metri d'altezza. Salem è una città carina. " Scully gli sorrise, porgendogli i referti. Iniziò il resoconto "Gli oggetti usati per uccidere i due ragazzi sono molto probabilmente un coltello da sub o da cucina molto affilato e una grossa pietra. Come vedi abbiamo solo la pietra." Scully passò al collega le foto facendogli notare il taglio netto alla gola. "Il dottor Benton sostiene che il coltello ha una lama zigrinata. Infatti la pelle al microscopio risulta non liscia." In quel momento entrò il dottore, si presentò e salutò con una solida stretta di mano Mulder. "Spero che riusciate a risolvere questo caso. Non è tra i più brutti che mi sia capitato, ma so che se un assassino inizia a prenderci gusto diventa molto pericoloso e non si ferma alla prima vittiama." "Sempre meglio fermarlo in tempo." Disse Mulder, continuando "Come mai ha chiesto proprio il nostro intervento?" Questo mi sembra un caso normale, omicidio di due giovani." Il dottor Benton era davanti a lui, mezzo sorriso gli incurvava le labbra. "Sento che c'è qualcosa che non va, è una strana sensazione. Come quando avvertivo le mine antiuomo dei Vietcong." I due agenti lo guardarono stupiti. "Si ho conosciuto Walt in Vietnam. Ero il suo comandante, siamo riusciti a salvarci per un pelo, forse grazie alle mie sensazioni. Ora sento che c'è qualcosa di cattivo. Sono sicuro di aver fatto bene a rivolgermi a lui. Mi ha mandato i suoi agenti migliori. " Mulder lo guardò stupito, quell'uomo era strano, ma gli dava fiducia. Il suo viso segnato da rughe profonde gli conferivano saggezza. "Come mai il ragazzo non ha tagli sul corpo?" chiese Mulder "Se la ragazza è stata sgozzata, perché non ha attaccato con la stessa arma?" Scully provò a rispondergli "Forse c'è stata una colluttazione e lo ha colpito con la prima cosa a tiro." "Eh già, la gente di solito non se ne va in giro con delle pietre nella ventiquattrore." Aggiunse Mulder.

"Stavo spiegando a Mulder il Modus operandi dell'assassino." Disse Scully rivolta al dottor Benton. "L'assassino è molto probabilmente mancino, ha sorpreso la vittima alle spalle. Il taglio è marcato a destra, meno profondo a sinistra; un destrorso fa esattamente l'opposto. Il ragazzo era spaventato, ha tentato di difendersi. Ci sono lividi sul petto e sulle braccia, dopo il colpo è morto sul colpo."

"I colpi erano due." La corresse il dottor Benton, continuando la sua spiegazione " Il ragazzo presenta una serie di fratture. Gli sono stati inferti due colpi. Il primo ha provocato una frattura nella parte occipitale sinistra, ma non ha sfondato il cranio; il secondo, in mezzo alla fronte, è stato decisivo. Quando la scatola cranica viene colpita ha la stessa reazione di un palloncino, pieno d'aria. L'osso rientra per poi fuoriuscire dalla parte opposta." Scully rimase soddisfatta dalla spiegazione del dottore. Mulder chise al dottor Benton: "Conosceva questi due ragazzi?" "Solo di vista, conosco i genitori. Le assicuro che sono brave persone. Sono amici e vicini di casa. Era normale che i due giovani stessero assieme. I genitori amici, hanno frequentato le stesse scuole dall'asilo. Non si sono mai separati, nemmeno nella morte." Disse tristemente.

"Proviamo a ricostruire la scena" disse Mulder che aveva già ben chiara nella sua mente. "Tu, Scully farai la parte della ragazza. Lei dottore sarà l'assassino, io il ragazzo."

Mulder si mise accanto a Scully, prendendola per un braccio e facendola sedere per terra insieme a lui. Il dottor Benton andò dietro a Scully dicendo "Sono dietro alla ragazza, l'afferro e le taglio la gola in una frazione di secondo." Prese la donna per le spalle immobilizzandola, mimò il gesto con un righello; lei stette al gioco, si portò una mano alla gola e si accasciò a terra. "Ora siamo io e il ragazzo, faccia a faccia." A parlare fu sempre il dottore. La prima cosa che fece Mulder fu quella di guardare prima Scully, poi l'assassino. "A questo punto una persona adulta sarebbe scesa a patti, cercando di temporeggiare, ma stiamo parlando di un ragazzo di 17 anni, alto 1.80" disse Mulder che si avventò sul dottor Benton. Caddero assieme sul linoleum dell'obitorio.

Mulder riuscì a disarmare l'assalitore, ma questi fece finta di prendere una pietra dal terreno, colpendo il cranio di Mulder che stramazzò al suolo. "Molto bene, deve essere proprio andata in questo modo." Disse rialzandosi il medico. I due agenti fecero lo stesso. "Spero di non averle fatto troppo male" Si scusò Mulder. "Affatto, alla mia età un po' di movimento fa bene." Sorrise il dottor Benton. Sentirono bussare, era un infermiere. "Dottor Benton, il dottor Carter la desidera al reparto di immunologia." Il dottore guardò i due giovani. "Ora devo proprio andare, ma se avrete ancora bisogno di me rimango a vostra disposizione." Tutti e tre uscirono dall'ufficio, il dottore andò verso sinistra, i due agenti verso l'uscita dell'ospedale. Era ormai notte, una notte fresca d'autunno. Le stelle brillavano nel cielo, tante capocchie di spilli, in un manto di seta nero.

Salem ottobre 19,1999

La mattina si era presentata nuvolosa, una pioggerellina fitta cadeva sulla città che appariva triste e grigia, nonostante fosse circondata dal verde del parco e dei prati ben tenuti delle villette. La zona residenziale in cui viveva Rebecca Stoughton era tranquilla. Villette a schiera color verde chiaro, giardini ben tenuti, strade pulite.

Mulder e Scully arrivarono alla villetta verso le 10.00. Il giardino della Signora Stoughton era in ordine, le foglie secche erano state rastrellate, qua e la si vedevano cespugli di rose, prive di fiori.

Suonarono il campanello. La donna aprì la porta. Mulder rimase sorpreso, era davvero una bella donna, di media altezza, occhi azzurri, capelli biondi raccolti in una treccia. Indossava un paio di Jeans che mettevano in risalto le lunghe gambe snelle, una camicetta bianca e un golfino verde fatto a mano.

"Agenti Mulder e Scully, siamo venuti per il caso…" Mulder mostrava il tesserino lo stesso faceva la collega davanti a lui, stava per continuare, ma fu interrotto. "Si lo so, siete venuti per interrogare Rebecca. E' sconvolta povera piccola. La polizia è già venuta. C'è proprio bisogno di torturarla ancora?"

"La prego signora, ci faccia parlare con sua figlia." Insistette Scully, "Non le ruberemo molto tempo." La donna li fece entrare in casa. Una casa pulita e ordinata. Rebecca era in camera sua, al secondo piano. I due agenti salirono accompagnati dalla mamma della bambina. La mamma entrò nella camera, poi riaprì la porta e fece entrare i due agenti.

La cameretta di Rebecca era allegra e luminosa. Sui muri c'erano tanti poster colorati di animali, gattini, delfini, orsacchiotti. Una parete era piena di libri, oltre a quelli scolastici c'erano anche fumetti e libri di storia. Appoggiate a uno scaffale c'erano delle bambole di porcellana, con vestiti del '700 e dell'800. Rebecca era seduta sul letto, abbracciava la sua bambola di porcellana preferita. Una damina del 700 bionda con un vestito azzurro. Quando vide entrare i due estranei si girò verso di loro e li salutò educatamente. A Mulder si strinse il cuore, notò subito il viso tirato della bimba, le occhiaie che non sarebbero dovute comparire su un viso così dolce.

"Ciao Rebecca" si presentò Mulder con il migliore dei suoi sorrisi. "Io e la mia collega vorremo farti un paio di domande, ma se non te la senti devi dircelo. Non vogliamo obbligarti." Scully si guardava in giro, era attirata anche lei dalle bambole e dai libri di storia. Si voltò verso la bimba e le sorrise. "Siete agenti dell'FBI? Siete venuti per arrestarmi?" chiese la bimba sgranando gli occhioni, stringendo al petto la bambola. "No, non preoccuparti, arrestiamo solo i cattivi" Le rispose Mulder cercando di tranquillizzarla. La bimba ora sembrava più calma, si mise la bambola sulle ginocchia. Scully si avvicinò al letto, chiese a Rebecca se poteva sedersi accanto a lei, la bimba assentì. Mulder prese la sedia dalla scrivania. "Ho visto che hai tanti libri di storia, era anche la mia materia preferita." Le disse Scully. La bambina le sorrise. "Che bella bambola, coma si chiama?" le chiese. "Costance, era un personaggio di Dartagnan." Mulder guardò la bambina e Scully, notò che si assomigliavano, gli occhi azzurri, i capelli rossi. Ora sembrava a suo agio, avevano stabilito un buon contatto. "Rebecca, cosa è successo nel parco? Hai sentito dei rumori strani, visto delle ombre?" Rebecca si ristrinse al petto la bambola, Scully le mise un braccio intorno alle spalle, come per farle coraggio. "Io, io….. Ho solo visto i due impiccati. Da lontano sembravano manichini. Sapevo che dovevano metterli per la festa. Così sono andata a vederli. Mi sono accorta che erano dei cadaveri solo quando il sangue mi è caduto sul cappotto nuovo." Iniziò a piangere, grosse lacrime bagnavano il vestito della bambola. Scully la strinse un po' di più per cercarle di darle conforto. Fu Mulder a parlare "Non preoccuparti per il cappotto, si può sempre lavare…." La bimba tirò su col naso, in fondo l'agente aveva ragione. "Mi sono spaventata molto, la notte sogno che i due impiccati scendono e mi vengono a prendere, mi portano via dalla mia mamma." Scully alzò il faccino della bimba e le disse "Rebecca, stai tranquilla. Credimi, i morti non fanno del male. Tu non hai fatto niente, loro non verranno mai a cercarti. I morti sono persone che in vita hanno vissuto e amato. Come potrebbero fare del male a te che sei una bimba così brava." Le parole di Scully la convinsero, sembrava più tranquilla. Guardò l'uomo di fronte a lei, si ricordò di una cosa. Lo disse ai due agenti. "Prima di scappare, ai piedi dell'albero ho sentito qualcuno piangere, lamentarsi. Ma non ho visto se c'era qualcuno, era buio e io avevo troppa paura…" Mulder si alzò in piedi, Scully fece lo stesso "Grazie Rebecca, ci hai aiutato molto. Sei stata molto brava." Si congedarono dalla bambina e dalla madre. Stavano per entrare in macchina quando suonò il cellulare di Scully che rispose. "Agente Scully, sono il dottor Benton, avrei bisogno di farle vedere una cosa. Può raggiungermi in Ospedale?" Scully disse che non c'erano problemi. Mulder l'accompagnò in al St. Raphael. "E tu dove vai?" Chiese a Mulder "A farmi una cultura su Salem, ci sentiamo dopo."

Il dottor Benton era seduto nel suo ufficio, un piccolo stanzino pieno di libri e scartoffie sparse qua e là. Sulla scrivania c'era un computer e una stampante. L'anziano medico stava controllando alcuni fogli quando sentì bussare. "Avanti." Vide comparire l'agente dell'Fbi, in tailleur pantalone blu e soprabito creme. Scully entrò e la prima cosa che pensò fu, sembra il nostro ufficio. Cercava sempre di mettere un po' d'ordine, ma era praticamente inutile, dove lei metteva ordine Mulder ricreava il caos, si era arresa da lungo tempo. Il dottor Benton la fece sedere sulla sedia davanti alla scrivania, l'altra era piena di libri di medicina. "Aveva bisogno di parlarmi?" Chiese la donna. "Si volevo farle vedere le cartelle cliniche di alcuni nostri pazienti. Ma in particolare di questo." Le porse la cartella. Lei iniziò a leggere, Charles Griggs, 77 anni, razza caucasica. Era un povero barbone , un ubriaco conosciuto da tutti a Salem. L'alcool era diventata la sua ragione di vita. Deceduto per insufficienza epatica acuta, dopo tre giorni di coma. Fin qui nulla di strano, guardò gli esami clinici, il tasso di alcool nel sangue era eccessivo. Il fegato e il pancreas erano in uno stato pietoso. Sembrava che l'anziano fosse morto per aver alzato un po' troppo il gomito, ma le venne un dubbio. "Penso che ci sia qualcosa che non va. E' strano, Avete già fatto l'autopsia?" "Si, io stesso ho provveduto a fargliela. Ho notato che fegato e pancreas erano ingrossati, a causa dell'alcool. E' per questo che l'ho fatta venire qui. Non era un fegato danneggiato da anni di ingestione di alcolici. "Mi può procurare un campione di fegato? Vorrei fare un'analisi particolare." Gli disse Scully. Il dottor Benton alzò la cornetta per chiamare il reparto immunologico.

Soffrirete, la mia vendetta non avrà fine…

Phillips Library ore 13.00

La biblioteca di Salem si trovava all'interno del Peabody Essex Museum. Un museo antico con molti reperti risalenti a più di duecento anni prima. Mulder prima di recarsi in biblioteca aveva fatto un giro nel museo. Era rimasto stupito nel vedere così tante navi. Erano modellini in scala, ma erano fatte davvero molto bene. A Scully sarebbe di sicuro piaciuto, quando questa storia sarà finita la porterò qui, pensò.

Era riuscito dal museo per andare a mangiare un panino. In Essex Street c'erano tanti ristoranti. Entrò al "Gatto nero." Ordinò Cheesburger, patatine fritte, una birra. Non fa certo bene al tuo colesterolo, mentre mangiava si vedeva davanti Scully che con la sua insalata gli ricordava quante calorie e cose dannose per il suo organismo stava ingurgitando. Sorrise al pensiero. Finì di mangiare pagò il conto, ritornò al museo.

La biblioteca era davvero ben fornita. Chiese informazioni alla bibliotecaria, una signora di mezz'età, grassoccia, con i capelli corti tinti di biondo cenere e due occhi azzurri svegli. Guardò l'uomo vestito in completo blu scuro, senza battere ciglio. Da uno come lui si aspettava una richiesta del genere. I volumi che interessavano a Mulder si trovavano sull'ultimo scaffale. Per le altre informazioni c'era il computer. Mulder voleva sapere la storia dell'inquisizione a Salem e tutte le vittime che uomini di fede avevano contribuito a creare.

La sua ricerca fu lunga, ma minuziosa, alla fine ottenne il risultato che voleva.

La maggior parte delle notizie che cercava le trovò negli archivi. Iniziò col leggere il libro dell'inquisizione. Prese nota di nomi e date. Rimase colpito nel leggere il nome di Rebecca Nurse. Un'altra Rebecca era esistita ed era stata torturata e uccisa ingiustamente.

Continuò a leggere:

1692 giugno 29/30 Rebecca Nurse, Susannah Martin, Sarah Wildes, Sarah Good e Elizabeth Howe vennero processate per stregoneria e condannate.

Rebecca Nurse

"Oh Dio, aiutami! E' falso. Sono innocente. Per la mia vita mi rimetto nelle tue mani."

Elizabeth Howe

"Se questo è il mio ultimo momento in vita, Dio sa che sono innocente…"

Susannah Martin

Non ho niente a che vedere con la stregoneria

Luglio 19 Rebecca Nurse, Susanna Martin, Elizabeth Howe, Sarah Good e Sarah Wildes furono giustiziate.

Mulder lesse altre date e altri nomi:

Agosto 2-6

George Jacobs, Sr., Martha Carrier, George Burroughs, John e Elizabeth Proctor, e Jorge Willard furono processati per stregoneria e condannati.

Il 19 Agosto furono impiccati a Gallow Hill.

Il governatore William Stoughton era il giudice dell'inquisizione che aveva torturato e impiccato più di 150 uomini e donne.

Sentì squillare il suo cellulare, era talmente assorto nella lettura che non ci fece caso per alcuni minuti. Si sentì osservato, le altre persone in biblioteca lo stavano guardando male, rispose subito alla chiamata. "Ciao Mulder, dove sei? Ho scoperto delle cose interessanti." "Sono in biblioteca, ma non ho ancora finito. Ci incontriamo tra un'ora al Parco." Rimise a posto il cellulare e continuò la sua ricerca. Vedeva già la faccia di Scully mentre lui gli spiegava la sua teoria, il suo sopraciglio sinistro alzato, la bocca socchiusa, il suo sguardo scettico.

Il dottor Benton rimase soddisfatto e si dovette ricredere. Il primo giudizio che aveva dato a quella piccola donna dai capelli ramati era stato maschilista e scettico. Ora si era convinto del contrario. Era una donna davvero in gamba, capace nel suo lavoro e anche un ottimo agente. In poco meno di tre ore erano riusciti a scoprire la causa della morte di quel povero barbone e della strana epidemia influenzale che aveva colpito dodici persone.

Gli esami del fagato, fatti dall'agente, avevano evidenziato dosi eccessive di Paracetamolo. Scully aveva spiegato al dottore che aveva tenuto lei stessa poco prima di laurearsi un seminario su questo farmaco "Il Paracetamolo è un antidolorifico, ma se ingerito in dosi eccessive risulta letale. I primi sintomi compaiono dopo due o tre giorni dall'ingestione. Si hanno comparsa di nausea, vomito, sudorazione, pallore sonnolenza. Gli stessi sintomi influenzali. A livelli più avanzati si hanno tremori, stato confusionale, si arriva al coma, infine alla morte per insufficienza epatica acuta. Ora mi viene il dubbio che non ci sia alcuna epidemia influenzale, ma che qualcuno si stia divertendo a creare panico in questa città."

Lo stesso esame fu fatto anche agli altri pazienti ricoverati a causa di un epidemia di influenza. Il Paracetamolo fu trovato in quantità minime nel sangue, i pazienti furono sottoposti subito a una terapia a base di carbone attivo per essere disintossicati, in un paio di giorni sarebbero stati tutti dimessi. Viste le quantità minime ingerite, non correvano alcun rischio grave.

"Ora devo andare, raggiungo il mio collega al South Park, ma se dovesse avere ancora bisogno di me non esiti a chiamarmi." Disse Scully alzandosi in piedi e stringendo la mano che il dottore gli aveva dato in segno di saluto.

Mulder era seduto su una panchina in South Park, si stava godendo il panorama. Gli alberi secolari erano imponenti, i colori caldi delle foglie davano una sensazione di tranquillità. L'aria era frizzante, gli uccellini cinguettavano dai rami degli alberi, le nuvole e la pioggia avevano lasciato posto al sole, che nel tardo pomeriggio inondava il panorama di sfumature rosse e arancioni.

Scully vide Mulder su una panchina. Il suo profilo regolare, assorto nei suoi pensieri. Le si era avvicinato, lui girò la testa di scatto, guardandola, le sorrise. Si era seduta accanto al collega, i suoi capelli nel tramonto avevano sfumature più accese. "Come hai fatto a trovarmi?" "Mi avevi detto che eri nel parco; a quest'ora ci sono poche persone sedute sulle panchine. Ho fatto una breve passeggiata e ti ho trovato subito. Allora, che novità ci sono." Mulder guardò il sole che stava diventando uno spicchio rosso all'orizzonte. "Prima tu, cosa voleva il dottor Benton?" Scully si strinse nel cappotto, iniziava a sentire fresco. La luce del lampione si accese, illuminando la panchina. "Doveva farmi vedere dei referti. Alcuni pazienti la settimana scorsa sono stati ricoverati a causa di un epidemia influenzale. Ma non si tratta di influenza." Mulder la guardò. Il suo viso incorniciato dai capelli rossi alla luce artificiale appariva ancora più magro e pallido. "C'è qualcuno che sta cercando di spaventare la gente di questa città. Qualcuno ha deliberatamente tentato di uccidere dodici persone, c'è già una vittima, un vecchio di 70 anni." Mulder le spiegò cosa era andato a fare in Biblioteca "La storia di Salem è tristemente nota per episodi del genere. Nel Gennaio del 1692, la figlia del Reverendo Samuel Parris si ammalò. Chiamarono il medico del villaggio, William Griggs. La sua diagnosi di stregoneria mise in moto le forze che infine causarono la morte per impiccagione di 19 uomini e donne; altre 17 morirono in prigione e la vita di tutti cambiò irrimediabilmente. Era solo l'inizio. E' anche vero che nel 17° secolo la vita nel Massachussets era dura. Epidemie e carestie erano all'ordine del giorno, la superstizione e la credenza nelle forze del male crearono un terreno fertile per la paura e il sospetto. In breve le prigioni furono riempite da più di 150 uomini e donne, abitanti nei pressi di Salem. La maggior parte morirono accusati di pratiche di stregoneria." Scully lo guardò stupita "Mulder, non avrei mai immaginato di sentirti parlare così. Stai dicendo che le streghe non esistono? Di solito sono io che dico queste cose." Scully sembrò assorta nei suoi pensieri, Griggs, aveva già sentito questo nome.

"Sto dicendo che le parole hanno una forza incredibile, nel bene e nel male. Soprattutto nel male. Nel XVII° secolo bastava un'epidemia influenzale per creare decine di vittime, per portare terrore e isterismi. Non sto dicendo che le streghe non esistono, sono convinto che una sia tornata dal passato per vendicarsi, o per lasciarci un messaggio." Scully lo guardò, il sopracciglio destro alzato, sul viso stampato il suo solito sguardo scettico. "Mi sembrava strano…." Mulder la guardò, riprendendo il discorso "Ho trovato delle coincidenze strane in questo caso. Rebecca Stoughton, Jack Howe, Sarah Corwinn…. Stoughton era uno dei giudici che hanno condannato alla sofferenza centinai di persone, lo stesso dicasi per Corwinn. Elisabeth Howe, invece fu una vittima, impiccata nel luglio del 1692." Leggeva gli appunti presi nel pomeriggio. "Ma non ha senso. Se come dici tu, questa strega si sta vendicando dei discendenti dei suoi accusatori, perché Rebecca Stoughton è ancora viva? E poi Jack Howe non sarebbe dovuto morire, visto che era una vittima." Scully si portò una mano alla bocca, Mulder la guardò. "Charles Griggs, ecco dove avevo sentito questo nome." Guardò Mulder. "Io mi rifiuto di crederci. Griggs, hai detto che fu un giudice nel processo alle streghe, il suo discendente è stato ucciso dal Paracetamolo. La nostra strega non usa la magia per uccidere, ma un farmaco antidolorifico. Io non ci trovo niente di paranormale. C'è un pazzo furioso che se ne va in giro uccidendo, non usa la magia ma la medicina." Mulder assentì "Vuole creare lo stesso clima di terrore come nel passato. Ma questo è un X - Files. Nel 1984 proprio qui a Salem fu trovato il corpo di una donna, si era impiccata nel bagno, almeno così la trovarono. Il suo nome era Susannah Martin. Se non è una coincidenza anche questa?!. Al funerale le persone presenti sentirono il pianto di una donna; i testimoni videro una donna vestita con una gonna lunga nera, una cuffia bianca sulla testa. La visione sparì come era venuta. Ora la storia si ripete, anche Rebecca aveva sentito qualcuno piangere." Scully sospirò. "Le era sembrato, Mulder. Una bambina spaventata a morte da quelle macabre visioni può sentire di tutto. Il rumore del vento, o un animale." Mulder la guardò sorridendo, "Va a finire sempre così. Ma vedremo chi dei due avrà ragione." La notte era calata nel parco, ora faceva davvero freddo. Scully rabbrividì; Mulder si alzò in piedi, Scully lo seguì. Avevano parlato fin troppo al freddo, era meglio andare a mangiare. Avrebbero discusso ancora del caso, ma dopo un buon pasto caldo. Uscirono dal parco, Mulder che era davanti a Scully si mise le mani sui fianchi si girò per guardarla e disse con una voce che tentava di imitare quella della donna. "Mulder, lo sai bene, le streghe non esistono. Sono frutto della fantasia degli uomini, delle paure più nascoste. Scommetto che ti sei guardato 5 volte The Blair With Project." Scully prima lo guardò, poi si mise a ridere. Non si spiegava come ma era riuscito ad imitare perfettamente il suo modo di fare quando cercava di contrastare le sue teorie. "Non ti sarai visto davvero The Blair 5 volte?" Lui era già al volante dell'auto "No, solo 8." Chiuse la porta dell'auto, si allacciò la cintura di sicurezza, partirono affamati verso il ristorante.

Ottobre. 20 1999

Era l'alba, dalle tende della stanza filtrava una luce fievole. Dana era sdraiata sul letto, vestita. Quella notte non aveva dormito molto, aveva lavorato al caso, redatto sul suo computer portatile una bozza per la relazione da consegnare al suo capo. I fogli erano sparsi sul tavolo, il pc era rimasto acceso. Dana si svegliò lentamente, la luce stava diventando più intensa; aprì gli occhi e vide il soffitto bianco, si guardò in giro e si rese conto di non essersi messa il pigiama. Si era seduta sulle coperte, si passò una mano tra i capelli spettinati, sbadigliò. La sua attenzione fu attratta dal pc. Si avvicinò al tavolo, raccolse i fogli sparsi. Guardò lo schermo del pc, rimase a bocca aperta. Aprì la porta della sua camera, bussò a quella del collega.

C:/ sono innocente, per la mia vita mi rimetto nelle tue mani.

"Io non ho fatto niente, ieri sera devo aver dimenticato il pc acceso. Non l'ho scritto io." Dana guardava con gli occhi sbarrati lo schermo nero del computer. Per la prima volta aveva paura, lei che era così razionale, che non credeva a fantasmi o a fenomeni paranormali, anzi di solito faceva di tutto per scoprire gli impostori di tali fenomeni, ora si sentiva impotente. Le era capitato già altre volte, con suo padre, con sua sorella, in alcuni casi che aveva affrontato con Mulder, si era sentita vulnerabile; era duro per lei ammettere che la scienza non poteva dare tutte le spiegazioni che cercava. Il suo collega era in piedi accanto a lei, indossava i calzoni della tuta e una maglietta, i capelli arruffati; era ancora mezzo addormentato quando la collega aveva bussato alla porta. Chiècherompedimattinapresto, era stato il suo primo pensiero. Aveva aperto la porta arrabbiato, ma vedendo il viso pallido e tirato della collega, aveva capito subito che qualcosa non andava. Ora era nella camera con lei, completamente sveglio. Fissava lo schermo, le sopraciglie corrucciate, la sua meravigliosa mente stava lavorando. "Sono le stesse parole di Rebecca Nurse, le pronunciò durante il processo." Guardò la sua collega, le mise una mano sulla spalla, per farle coraggio, "So che non credi a questo, ma non penso che qualcuno ci stia facendo uno scherzo. Comunque per essere sicuro farò una telefonata ai Gunmen, loro potranno darci una risposta." Scully assentì. Mulder decise di chiamare subito i tre temerari amici, si cambiò indossando il suo completo blu scuro, lui e Scully sarebbero andati a far colazione e subito dopo in biblioteca per cercare altri articoli sui processi alle streghe. Uscì dalla camera, si trovò la collega davanti. Era tesa, il soprabito nero faceva risaltare il pallore del suo viso. Fecero colazione nella pensione; poi si diressero verso la biblioteca. In macchina sentì squillare il cellulare. "Hei Mulder, non mi dirai che sei veramente finito a Salem, che caso è, vampiri, streghe, sedute spiritiche?" La voce di Langlay era sempre assordante, anche di mattina presto. "No, ma sono riuscito a trovare qualcosa di paranormale anche in questo caso, per il pc di Scully che mi sapete dire?" Una voce in sottofondo rispose che non c'era stata nessuna violazione esterna. Avevano controllato anche la posta elettronica e i files, non c'era traccia di violazione da parte di hackers. "Il pc di Scully è pulito come il sederino di un bimbo." Gli fece eco Frohike. Dopo averli ringraziati, Mulder guardò Scully negando con la testa.

Alle 9.00 in punto la bibliotecaria aveva aperto al pubblico la Phillips Library, convinta che come ogni mattina a quell'ora nessuno neppure il vecchio Jules, un vero topo di biblioteca, la sarebbe venuta a trovare. Era immersa nei suoi pensieri quando vide l' agente del giorno prima, ritornare con una donna minuta e carina. "Buon Giorno, vi piace proprio tanto la storia di Salem non è così?" Esordì la signora grassoccia; finalmente qualcuno era venuto a trovarla di mattina presto, di solito la gente arrivava nel pomeriggio inoltrato. "I libri che ho consultato ieri sono nello stesso posto, vero?" Chiese Mulder sorridendole, la donna assentì. Mulder non perse tempo, riprese i pesanti volumi che racchiudevano la storia centenaria di Salem, la risposta agli omicidi era rinchiuda lì dentro.

Passarono la mattinata in biblioteca, Mulder controllava i processi per stregoneria, Scully controllava i catasti degli ultimi 100 anni, tutta la popolazione di Salem era in quegli archivi. Trovò una cosa interessante e lo disse al collega, attirando la sua attenzione. "Guarda, Mulder ho trovato una cosa strana sul padre di Rebecca Stoughton, è morto nell'ottobre del 1989. La causa è per asfissia. Fece un'altra ricerca negli archivi dell'ospedale. Il referto dice che lo hanno trovato nel parco vicino alla grande quercia. La moglie era rimasta vedova con una bambino in grembo, era Rebecca. Un momento, da sposata la signora Stoughton si chiamava Sarah Good." Scully guardò il collega, "Non penserai che sia lei, la strega che se ne va in giro ad uccidere persone, per vendetta, non ha senso." Disse a bassa voce. "Non penso che lei sia una strega, mi domando se lei sappia chi era la vera Sarah Good." Mulder pronunciò queste parole guardando negli occhi la collega. "Mulder, non esistono le streghe, sono leggende, paure popolari .Ti ricordo che a quei tempi la gente veniva accusata di stregoneria per cause che oggi noi consideriamo normali. Malattie come la schizofrenia, o la depressione venivano considerate opera del demonio. Per non parlare delle torture a cui venivano sottoposti i mal capitati per confessare, anche io se mi avessero messo la testa in un torrente gelido fino quasi a soffocare avrei detto che ero in combutta con satana." Appena finito di parlare squillò il cellulare, era quello di Scully. "Dottoressa Scully, la devo purtroppo informare che due bambine sono decedute, temo per avvelenamento da cianuro. Le interesserebbe fare un'autopsia ad una delle due?" Scully rispose affermativamente. Spiegò il problema al collega che la vide prendere le sue cose ed uscire di corsa dall'edificio. Ripensò alla scoperta fatta, Sarah Good, quella morta impiccata, era un'altra vittima della macchina mortale dell'inquisizione. Anche lui non pensava che fosse una strega. Attraverso Internet si collegò agli archivi dell' Fbi per cercare informazioni sulla madre di Rebecca. Non risultava nulla. Era pulita, esempio di cittadina modello. Il sospetto si era insinuato nella sua mente come un tarlo, c'era qualcosa che non andava.

Obitorio del St Raphael Hospital

La stanza era fredda e asettica, si respirava il tipico odore di disinfettante che si sente in tutti gli ospedali e un altro odore, che poche persone conoscevano. L' odore della morte, dei corpi in putrefazione. Scully aveva superato da tempo, l'ostacolo di dover sventrare, catalogare, sezionare corpi. Aveva trovato nella ragione della scienza la forza di andare avanti, trovava interessante capire il perché delle cose. Sapeva che grazie al suo lavoro molti criminali potevano ricevere la punizione che si meritavano. Ma la cosa che non era ancora riuscita a superare era quel caratteristico odore, odore di morte. Spesso pensava di continuare a puzzare anche se si era fatta una doccia accurata, sapeva che non era così, ma lei se lo sentiva addosso. Questa volta fu duro per lei fare l'autopsia a Jane Wildes, era una bambina. Pensava che i bambini non dovessero essere toccati dalla morte, dalle malattie, dalla sofferenza. Eppure come in questo caso, accadeva che creature innocenti venissero uccise dalla malvagità dell'uomo. Guardò il visino bianco della bimba, i capelli a caschetto neri incorniciavano un viso paffuto, un naso a patatina. Le lunghe ciglia nere, gli occhi dovevano essere stati vispi e allegri, la voce cristallina di tutti i bambini. Sembrava stesse dormendo, avrebbe voluto svegliarla e riportarla dai suoi genitori. Ebbe un momento di esitazione, vide in quella bimba, sua figlia Emily. Un'altra sofferenza per il suo giovane cuore. Spero che tu non abbia sofferto troppo, prima di morire, pensò. Il dottor Benton dietro di lei, capì il suo turbamento. Anche lui non riusciva a darsi una ragione quando doveva aprire quei giovani corpi innocenti. Aveva sempre il rimorso di non aver fatto abbastanza per punire i malvagi che facevano questo. Guardò la giovane donna accanto a se, la mascherina sulla bocca, il bisturi nella mano destra pronto a incidere il piccolo petto. Lui si recò dall'altra bambina Mary Sue Proctor e si decise a procedere. Dall'autopsia dopo aver fatto l'incisione ad Y, sentì subito l'odore inconfondibile del cianuro, odore di mandorle; l'avevano avvelenata con il cianuro. Una dose di 300 mg bastava ad uccidere un uomo, figuriamoci una bambina. Scully controllò lo stomaco della bambina , non era rimasto niente, perché il tubo digerente era allungato e tubolare. Ciò significava che la bambina aveva vomitato gran parte del cibo ingerito, ma non le era bastato per espellere il veleno. Quando finì l'autopsia ricucì l'incisione. Si voltò verso il dottor Benton, vide che anche lui aveva terminato.

"La bambina Mary Sue Proctor è arrivata questa mattina verso l' 1.00. I genitori l'anno portata preoccupati, continuava a vomitare, aveva spasmi addominali. Anche la febbre le era aumentata. Abbiamo capito subito che si trattava di cianuro, l'alito sapeva di mandorle dolci. Abbiamo provato a farle una lavanda gastrica, ma non è servito a nulla. Venti minuti dopo, la bambina era morta. I genitori sono stati interrogati dalla polizia, ma come giustamente aveva supposto lo sceriffo Wilmor anche i genitori avrebbero dovuto star male, avendo mangiato la stessa cosa della bambina." Scully guardò Jane Wildes, chiese se anche lei era arrivata di mattina. "No lei è arrivata verso le 23.30. Anche lei stava male, aveva gli stessi sintomi. Anche con lei abbiamo abbiamo fatto una lavanda gastrica. Sembrava stesse per riprendersi, ma questa mattina verso l' 1.00 è entrata in coma e alle 2.30 è morta." Scully iniziò a pensare. Entrambe avevano ingerito qualcosa che le aveva uccise. Ma cosa? Forse una bevanda zuccherina o un dolce. "I genitori delle bambine, devo parlare con loro; voglio sapere cosa hanno fatto nel pomeriggio di ieri. E' importante per trovare l'assassino. Questa volta ha fatto una mossa falsa." Si tolse camice e soprascarpe, avrebbe voluto farsi una doccia ma non c'era tempo; era sicura che l'assassino avrebbe ucciso ancora, la sua sete di sangue doveva essere fermata.

Il dottor Benton fece altrettanto e accompagnò nella camera mortuaria Scully. Lì ad aspettarli c'erano due coppie di genitori straziati dal dolore.

Soffrirete come ho sofferto io, la mia vendetta non avrà mai fine.

I signori Wildes erano seduti a destra, i signori Proctor dalla parte opposta. Piangevano straziati dal dolore, il dolore che tutti gli esseri umani provano quando perdono qualcosa di caro. Erano due coppie giovani, vestiti casual; le occhiaie e i capelli spettinati davano l'idea che non avessero dormito per giorni. Il signor Tom Wildes aveva carnagione scura, gli occhi e i capelli neri, come pece, gli stessi capelli di sua figlia, pensò nel vederlo Scully. Sua moglie Helen era robusta, il viso incorniciato da un caschetto castano, continuava a singhiozzare abbracciata al marito. Il signor Proctor era l'esatto opposto, biondo, un'inizio di calvizia, dietro gli occhiali, occhi verde chiaro, troppo arrossati; la morte della figlia lo aveva straziato. La moglie Katy era minuta, bionda, sembrava che il dolore l'avesse resa ancora più piccola, era l'unica figlia che avevano avuto, i dottori le avevano detto che non ne avrebbe potuti avere altri. Scully si presentò in veste di medico legale e chiese ai genitori delle bimbe, cosa avessero fatto nel pomeriggio del giorno prima.

"Le nostre bambine erano amiche da tempo, da quando sono nate. Abitiamo nello stesso quartiere, spesso passiamo i week end assieme, facendo pic nic o andando al parco; frequentavano anche la stessa classe." Esordì il signor Wildes. La signora Katy Proctor continuò il racconto; "Ieri mattina Mary Sue era andata a scuola, Jane era venuta a prenderla come ogni mattina. Si erano prese per mano ed erano corse a prendere l'autobus. Mi avevano detto che dopo la scuola sarebbero andate a trovare la loro amica Rebecca. Verso le sette Mary Sue era tornata a casa, ma era pallida, le faceva male la pancia." Emise un singhiozzo ma continuò il racconto. "Avevo pensato che si trattasse di un colpo di freddo, Mary Sue era una bimba robusta, ma ai primi freddi le veniva mal di stomaco e la febbre. L'ho messa a letto, aveva spasmi e tremava. Verso le 22.00 ha iniziato a vomitare, poi sembrava stare meglio. Ha ripreso a star male solo due ore dopo, l'abbiamo portata in ospedale, ma non c'è stato nulla da fare." Katy abbracciò il marito, lui le accarezzava la testa, le lacrime uscivano dagli occhi, non si vergognava di piangere, non per sua figlia.

Mulder parcheggiò la macchina davanti alla villetta della signora Stoughton, quella donna dai modi gentili e il viso dolce nascondeva qualcosa di strano nei suoi comportamenti. Voleva sapere come stava Rebecca, quella bambina gli ricordava sua sorella Sam, certo non fisicamente, ma anche a sua sorella piacevano le bambole di porcellana. Bussò alla porta, la signora Stoughton aprì la porta, sembrò stupita di vedere l'agente. "Buon Giorno, signora, sono venuto per vedere Rebecca, volevo sapere se si sentiva meglio." La signora sembrava non volesse farlo entrare, esitò un momento, infine si decise. "Rebecca era stanca, sta dormendo, povera piccola. Nessuno dovrebbe vedere quello che lei ha visto." Mulder pensò subito che quella donna quando piangeva diventava ancora più bella. Era troppo bella, sembrava quasi contenta delle attenzioni che lui riservava alla figlia. La signora si era seduta in soggiorno. Il divano era comodo, color creme, sopra c'erano due cuscini verdi e una trapunta di lana. Mulder era seduto sulla poltrona, accanto al divano. In mezzo su un tavolino in noce era appoggiato un vassoio con dei cioccolatini al Ruhm. La sala era il posto più accogliente della casa. Mulder si guardava in giro era tutto in ordine e pulito. La signora Stoughton lo guardò e gli chiese: "C'era qualcosa che voleva chiedermi a proposito di Rebecca?" "Volevo solo sapere se stava un po' meglio. In realtà sono venuto per fare alcune domande a lei, signora Sarah Good." La signora Stoughton aveva guardato Mulder sorpresa, "Era da tanto che non sentivo il mio nome da nubile." "Sapeva chi era Sarah Good?" "Certo che lo so, qui tutti studiano la storia di Salem e i processi alle streghe." Rispose la donna, "Io amo molto la storia, Rebecca ha preso la passione per questa materia da me." Mulder assentì, "Ho notato che nella sua camera ci sono molti libri." La signora Stoughton si alzò "Mi è venuta sete, le va un latte di mandorla? Non è alcolico, anche se è in servizio lo può bere." Mulder non fece in tempo a dire che non avrebbe potuto prendere nulla, ma la donna era già uscita dalla sala.

"Jane ha avuto la stessa crisi, anche lei è stata male, nello stesso modo, non si tratta di influenza vero dottore?" Chiese il signor Wildes, rivolto al dottor Benton. Lui negò con la testa, "Per il momento non possiamo dirvi come sono morte le vostre bambine. Lo so che può sembrarvi un'ingiustizia, ma non posso compromettere le indagini della polizia e dell'Fbi. Appena questa brutta storia sarà finita, vi spiegherò tutto."

"E' un'ingiustizia, non posso neanche sapere com'è morta mia figlia." Disse tra i singhiozzi la signora Wildes.

"Quindi le bambine sono andate a trovare la loro amica Rebecca, hanno detto se da lei hanno mangiato o bevuto qualcosa?" Chiese Scully, ma sapeva già la risposta e non le piaceva affatto.

Scully si congedò dai genitori delle bambine e dal dottor Benton, uscendo dall'ospedale accese il cellulare e provò a chiamare Mulder, il numero era libero, ma non rispose nessuno. Chiamò una pattuglia della polizia, in pochi minuti sarebbero arrivati e l'avrebbero portata da Sarah Good. Doveva sbrigarsi, era questione di vita o di morte.

Nella villetta, c'era un silenzio strano. L'agente era seduto sulla poltrona, ma non riusciva a muoversi. Mulder capì che il latte era avvelenato, si sentiva stanco, il respiro affannoso, la fronte imperlata da gocce di sudore. Il cianuro stava iniziando a fare effetto, aveva anche usato un tranquillante, non riusciva a muovere nemmeno un muscolo. Davanti a lui Sarah Good aveva un coltello da sub, avrebbe dovuto accorgersi subito che la donna era mancina; la lama zigrinata mandava bagliori quando i raggi del sole la colpivano.

Fuori il sole del primo pomeriggio riscaldava l'aria, gli uccellini cinguettavano sugli alberi. Pochi isolati più avanti un uomo anziano rastrellava le foglie nel suo giardino, ne faceva un mucchietto e le bruciava. Il fumo saliva grigio nel cielo azzurro.

All'interno della casa una donna, lo sguardo folle di chi è consapevole di quello che compie, stava per dare sfogo ai suoi istinti.

"Soffrirai come ho sofferto io. Tu e tutti gli altri bastardi di questa città." Fissava Mulder con occhi gelidi, cattivi, pieni d'odio. "Mi hanno sempre bollata come strega. Da piccola a scuola mi picchiavano, mi dicevano che ero posseduta dal Maligno. Solo perché porto questo nome. Perché una mia antenata è stata impiccata per stregoneria. Io sono come lei. Si sono una strega!" Guardava Mulder, il coltello era sempre più vicino alla sua gola, si ritrasse di scatto e continuò a parlare. "Crescendo le cose non sono migliorate. Visto che sono una strega, ho imparato ad attirare l'attenzione della gente. Si, io sono diventata una strega. Ho imparato ad usare sonniferi e veleni, faccio le mie pozioni in casa. E uccidere mi diverte. Mi da un senso di potere." Ora guardava Mulder con il sorriso sulle labbra, un sorriso da folle. "Tu sarai la mia prossima vittima. Il mio prossimo sacrificio a Satana." Colpì il petto di Mulder, con decisione. La lama colpì qualcosa, non affondò nella carne, l'uomo sbattè le palpebre stupito, aspettò gli altri colpi, sentì un dolore acuto alla spalla sinistra, chiuse gli occhi. Nella sua mente gli venirono in mente le persone care, sua madre, sua sorella, Scully.

Accadde tutto molto in fretta, sentì degli spari. Quando aprì gli occhi vide quelli azzurri di Scully che lo fissavano. Poi il buio lo inghiottì.

Gli agenti di polizia stavano controllando la casa a tappeto, Scully aveva chiamato subito un'ambulanza, sarebbe arrivata entro pochi minuti. Teneva la testa di Mulder in grembo, cercando con entrambe le mani di tamponare il taglio alla spalla sinistra. Stava perdendo molto sangue e dal sapore di mandorle dolci, capì che ance lui era stato avvelenato. Quando l'ambulanza arrivò e caricò Mulder, Scully telefonò al dottor Benton per sicurezza avvertendolo che il collega sarebbe arrivato nel giro di una decina di minuti in condizioni pessime. Non era andata con lui, perché doveva continuare ad occuparsi del caso. Aveva un brutto presentimento riguardo a Rebecca. Se le sue amiche erano state uccise dalla madre, non osò continuare i suoi pensieri. Corse nella camera della bambina, aprì la porta, si avvicinò al letto. Sotto le coperte si intravedeva una sagoma, scostò le coperte trovò dei cuscini. Rebecca era scomparsa. Sapeva come erano andate le cose, la madre aveva ucciso la figlia, ma il corpo dove era stato messo? Un agente entrò in camera, in una busta di plastica aveva messo i resti di una torta al cioccolato, ne erano avanzate solo poche fette. Ecco come aveva ucciso le sue vittime. Quando l'agente uscì dalla stanza, Scully guardo ancora una volta la cameretta di Rebecca, si avvicinò alle bambole di porcellana e pensò "Rebecca, dove sei? Voglio darti una degna sepoltura." Chiuse gli occhi, sentì su di se una lieve brezza che le mosse i capelli. Riaprì gli occhi per vedere se la finestra era aperta, ma era chiusa. Sentì qualcuno lamentarsi, sentì una voce di donna che le chiedeva di aiutarla. "Aiutami, Aiutami." Scully sentì un brivido, il suo corpo fu invaso da una sensazione di freddo. Le venne in mente che il padre di Rebecca fu trovato vicino alla grande quercia, come gli altri corpi. Chiamò un agente e si fece accompagnare al parco. Arrivati alla Quercia iniziarono a cercare intorno. Scully si avvicino a un punto, sentiva ancora piangere. Andò verso la quercia, poi a sinistra; il lamento cessò. Scully chiamò l'agente che iniziò subito a scavare. Dopo pochi minuti la pala fece resistenza, anche Scully aiutò a togliere la terra, scoprirono il corpo della bimba indossava il suo cappottino verde. Avevano trovato Rebecca.

Quella sera Scully arrivò in ospedale con i corpi della signora Sarah Good e sua figlia, il dottor Benton avrebbe avuto un bel da fare, anche se era già noto il motivo della morte della bambina e quello della madre era evidente. Scully andò a cercare Mulder, parlò con l'infermiera, era fuori pericolo, tirò un sospiro di sollievo. Nella stanza 223 il collega giaceva tra le lenzuola candide, il viso bianco come le lenzuola, la spalla fasciata, il braccio immobilizzato. Dormiva, un sonno artificiale dato dai tranquillanti, la testa alzata dai cuscini. Scully si avvicinò, gli si era seduta accanto, gli aveva preso la mano. Guardandolo notò le profonde occhiaie e il viso tirato dalla sofferenza. Nella mano destra teneva stretta la chiave, provò a prenderla ma lui fece resistenza. Notò che il pendaglio era stato intaccato dalla lama, se non ci fosse stato quel piccolo oggetto, quella pazza gli avrebbe aperto in due la gabbia toracica. Mulder tossì, aprì gli occhi. Appena la vide tentò un sorriso, ma si trasformò in una smorfia. Tentò di parlare, ma lei gli mise un dito sulle labbra. "Non parlare, devi riposare. Ho trovato il corpo di Rebecca accanto alla grande Quercia. La madre l'aveva seppellita lì la notte prima. Di sicuro per giustificarsi avrebbe detto che sua figlia era scomparsa, che l'avrebbero rapita o altro." Vide che Mulder sembrava affaticato. "Ora è meglio che ti lasci riposare, ti racconterò tutto domani." Stava per andarsene, ma Mulder la trattenne. Alzò la mano destra in cui teneva il pendaglio a forma di chiave. Scully gli sorrise, prese il pendaglio e lo mise al collo del collega. Mulder gli restituì il sorriso, con voce flebile e stanca le disse:"Grazie."

Sentirono bussare alla porta, entrò il dottor Benton, in mano aveva le analisi di Mulder. "Questo è un ragazzo fortunato, quella donna aveva messo nel latte di mandorle tanto di quel cianuro da stendere un elefante; è stato fortunato ad essere trasportato subito in ospedale. La lavanda gastrica ha tolto ogni traccia di veleno. Per la spalla riposo per una settimana e con un po' di fisioterapia andrà tutto a posto; i legamenti non sono stati toccati fortunatamente, ma il riposo è d'obbligo." Il dottor Benton sorrise a Mulder, poi rivolgendosi a Scully: "Domani avrò i referti sull'autopsia di Rebecca Stoughton e Sarah Good, ma penso sappia già di che cos'è morta Rebecca." Scully assentì, "Cianuro, in casa abbiamo trovato i resti di una torta al cioccolato, deve averla data a Mary Sue, Jane e a sua figlia. Dal modo di comportarsi e dallo stato di psicosi di quella donna penso si tratti di Sindrome di Munchausen." Il dottor Benton si trovò in pieno accordo con lei. Mulder sembrava non capire, non aveva mai sentito parlare di questa malattia comportamentale. Scully lo guardò sorridendogli, gli prese la mano destra, dicendogli "Ora è meglio che ti riposi, ti spiegherò tutto domani, quando verrò a prenderti." Scully e il dottor Benton uscirono dalla stanza, l'anziano medico guardava la giovane donna, appariva stanca e rassegnata. "Cosa c'è che non va?" le chiese "Abbiamo risolto il caso, ma non siamo, no, non sono riuscita a salvare quella bambina." Il dottore le sorrise. "Non si senta in colpa, per due vite perse ne ha salvata una. Lei non è un Dio, ha già fatto tanto, se lo ricordi. Gli esseri umani hanno dei limiti." Scully salutò il medico e uscì dall'ospedale, si era fatto tardi, era ora di andare alla Strega Bianca.

Erano le 22.00, Scully entrò nella sua stanza, stanca per la giornata ricca di imprevisti che aveva avuto, stanca per la fine del caso della strega di Salem. Mulder sapeva di Rebecca e della fine di sua madre, ma i dettagli li avrebbe letti nel rapporto il giorno dopo. Si tolse i vestiti, si mise il pigiamo di seta creme e un maglione caldo e morbido. Era stanca, ma il suo cervello non voleva fermarsi, continuava a pensare allo strano caso che avevano risolto o quasi. Accese il computer e iniziò a scrivere il rapporto per Skinner.

"La signora Sarah Good, era una donna egocentrica, da sempre ossessionata dalla fama di strega maledetta che la sua antenata aveva. A causa di questa ossessione la sua malattia definita Sindrome di Munchause, diventando sempre più acuta negli ultimi 10 anni. La sindrome di Munchausen è una malattia comportamentale; ma a differenza del disturbo da doppia personalità, in cui l'individuo non si rende conto di essere un'altra persona, nella Sindrome di Munchausen delle figure primarie in genere madri, abusano segretamente e abilmente dei figli per attirare l'attenzione. Li feriscono, li avvelenano o li soffocano. Poi si precipitano in ospedale per raccontare storie strazianti e mostrare tutto il proprio dolore. Tutti si commuovono e le madri diventano il fulcro, si sentono importanti, diventando talmente esperte nel manipolare i medici da mettere in serio pericolo i figli. In questo caso la malattia di Sarah Good si era manifestata a 15 anni. A quell'epoca era rimasta in cinta del primo figlio, sposandosi nello stesso anno con Chris Stoughton. Il bambino nacque sano, ma poche settimane dopo la nascita, morì per soffocamento. Il caso venne archiviato per morte bianca. Quattro anni dopo nacque una bambina, morì tre mesi dopo la nascita sempre per soffocamento. Anche in questo casi non ci furono controlli da parte di magistrati, i casi vennero sempre archiviati come morti naturali. Nel 1989 il signor Stoughton morì per asfissia, a causa di una crisi epilettica. Se sia stata Sarah Good a causare la morte del marito o se sia morto per cause naturali, rimane un mistero. La mia opinione è che Sarah Good ossessionata fin dalla più tenera età dall'ambiente famigliare e dagli abitanti di Salem, si sia convinta di essere una strega, per vendetta e per pura o semplice cattiveria abbia ucciso consapevolmente persone innocenti nel corso della sua vita. Questo caso che può a prima vista non sembrare un X files, lo è. La provenienza della voce che piangeva e chiedeva aiuto non è stata scoperta. Secondo l'agente Mulder si tratta dello spirito di Rebecca Nurse che a causa di queste morti non ha trovato la pace per riposare. Si dice che quando le anime dei morti sono disturbate o sono morti all'improvviso, o ingiustamente, rimangono vicino ai vivi per comunicare con loro; aiutandoli a risolvere l'incompiuto. Sono un medico e uno scienziato, ma ho udito anche io quella voce, grazie ad essa ho trovato il corpo della piccola Rebecca nel punto esatto in cui era stata seppellita. Rebecca Nurse era stata impiccata per stregoneria, morta ingiustamente. Ha fatto sentire il suo lamento di dolore per ribadire la sua innocenza.

Il caso X35407 rimane irrisolto."

Ottobre 1999, 21

Alle 10.00 in punto Scully entrò in ospedale, andò nell'ufficio del dottor Benton per leggere i referti delle autopsie, altri allegati da aggiungere al rapporto. Sarah Good era stata uccisa da tre proiettili, il primo l'aveva colpita al braccio sinistro, il secondo quello fatale al cuore, il terzo aveva colpito il polmone sinistro causando un'emorragia interna. La piccola Rebecca era stata avvelenata con il cianuro, pezzi di torta e latte di mandorla erano stati trovati nello stomaco.

Scully e il dottor Benton si diressero verso la camera 223 quando entrarono nella stanza Mulder era seduto sul letto, il braccio sinistro immobilizzato da una fasciatura. Quando entrarono li salutò con un sorriso, il viso era riposato, stava meglio anche fisicamente, era meno pallido.

"Già pronto per tornare a casa." Mulder si alzò dal letto, prese la borsa che la collega reggeva in mano e andò a cambiarsi in bagno. Quando uscì indossava jeans, maglione verde e giubbotto in pelle. Il dottor Benton guardò la sua cartella clinica, stava meglio e poteva essere dimesso. "Può tornare a casa, agente Mulder, ma mi raccomando si riposi." Mulder gli sorrise, "Ci penserà il mio medico di fiducia a farmi stare tranquillo a casa." Scully rispose pronta alla battuta. "Ci puoi contare che te ne starai a casa a riposo." Uscirono dalla stanza, il dottor Benton accompagnò i due agenti verso l'uscita, prima di salutarli strinse la mano prima a Mulder poi a Scully, "Ho lavorato bene con voi, Walt mi ha mandato i suoi agenti migliori, salutatemelo." "Certo" rispose Mulder.

Lasciarono la città di Salem verso le 13.00, le strade erano piene di gente che andava e veniva dai ristoranti, casalinghe con le braccia piene di pacchetti si affrettavano a tornare a casa e preparare il pranzo. Lungo le vie gli addobbi per la festa di Halloween coloravano lampioni e case. Scully uscì dalla tangenziale e imboccò l'autostrada, il collega era stranamente silenzioso, "Manca poco alla festa di Halloween." Disse Scully. Mulder si girò verso di lei, sulle ginocchia aveva il computer della collega, stava leggendo il rapporto di Skinner. "Pensi davvero che lo spirito di Rebecca Nurse ti abbia aiutato a trovare la bambina?" "Non lo so Mulder, ma sono sicura di aver sentito qualcuno lamentarsi, quando abbiamo trovato la bambina il pianto è cessato." Mulder finì di leggere il rapporto, chiese a Scully di fermarsi un secondo. La donna gli chiese se stava male, ma lui insistette. Alla prima zona di sosta si fermo, guardò Mulder con sorpresa; lui le fece vedere lo schermo del Pc, "Immagino che tu non sia sonnambula e non abbia scritto nulla oltre al rapporto, stanotte la nostra amica ti è venuta a trovare." Scully guardò lo schermo, contrasse le labbra, sospirò. Rimise la freccia e ripartì verso casa. Sullo schermo c'era un'intera pagina di:

Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie

Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie……

fine