TITOLO:E’FINITA

 

Capitolo 10

 

 

MULDER’S OFFICE  9:08  A.M.

 

Scully entrò in ufficio, decisa a parlagli. Già, ma a dirgli cosa?

Lui non c’era e così potette conservare il suo discorso, senza inizio, per il momento in cui avrebbe varcato quella porta.

Cercò di concentrarsi per essere in grado di aprire bocca, almeno.

Girò per la stanza,osservando quanto c’ era lì del loro lavoro, della loro vita.

Riconobbe la foto di Samantha che Mulder aveva sulla scrivania. Si sedette sulla sua sedia e la prese in mano.

<Ho combinato un gran pasticcio! Non so come rimediare. Cosa devo dirgli? E con David cosa devo fare? Quello di cui mi importa ora è Mulder, ma non so come…>

“Aspettami in auto, ti raggiungo subito. Ho dimenticato di prendere una cosa nel mio ufficio!”

Fox entrò di spalle rivolgendosi a qualcuno nel corridoio.

Quando si voltò, gli mancò il respiro. Guardò Dana per qualche millesimo di secondo e poi si avvicinò a lei.

Senza dir nulla, aprì un cassetto della sua scrivania e prese il portafoglio. Lo richiuse.

Stava per uscire dalla stanza, ma Scully lo chiamò.

“Mulder!”

“Che c’è?”

“Dove stai andando?”

“In Florida.”

“In Florida? Che ci vai a fare?”

“Un x-file.”

“Ma Kersh…”

“Ho il suo permesso.”

“Aspetta un attimo!”

“Vado di fretta. Mi stanno aspettando.”

“Non puoi partire…”

“E perché? C’è qualcosa che mi trattiene qui?”

“Mulder…”

“Ci vediamo al mio ritorno. Ciao.”

“Ti prego, aspetta.”

“Sono sei anni che aspetto, Scully!E direi che sono arrivato in ritardo.”

E se andò sbattendo la porta, restando Dana senza respiro.

 

@ Io non ce la faccio più! Ma perché ho scritto questa ff? Non sono più in grado di controllarla. Continua a scriversi da sola. Se non fosse morta, direi che l’intelligenza artificiale che ha creato Birkof (NIKITA) si è impossessata del mio pc. Oh mio Dio, ma il C.O.S.(GHOST IN THE MACHINE) è ancora attivo?@

 

12:49 

 

Dana aveva terminato tutto il lavoro che c’era da fare in ufficio. Non si era fermata un attimo, per costringersi a non pensare a Mulder.

Il telefono dell’ufficio iniziò a squillare e lei pensò fosse lui. Ma si sbagliava.

“Pronto?”

“Dana, ti disturbo?”

“No, David, affatto, stavo per andare al bar qui di fronte e mangiare qualcosa.”

“Ti ho preso in tempo, allora.”

“Si, al volo!”

“C’è un problema. Sono costretto ad andare fuori Washington e stasera farò molto tardi. Ti raggiungo da te appena mi libero.”

“No, vengo io da te. Non vorrai lasciare Lizzie di nuovo da tua madre?”

“Ok, ma non aspettarmi alzata. Puoi passare tu a prendere Liz all’asilo verso le quattro?”

“Certo, dammi l’indirizzo.”

“21 main street. E’ a tre isolati da casa mia.”

“Non preoccuparti.”

“Dana?”

“Si?”

“Quando torno ho bisogno che rispondi a quella domanda.”

Lei sospirò. “Lo so. A stasera! David?”

“Si?”

“Niente. Ciao!”

“Ciao!”

Dopo la telefonata, uscì dall’ufficio ed entrò in ascensore.

Spinse il bottone per salire al piano di Skinner.

Non sapeva neanche lei perché stava andando a parlagli.

“Buongiorno Darleen, il vicedirettore può ricevermi?”

“Buongiorno agente Scully! Solo un secondo…”

La segretaria bussò alla porta. “Signore? C’è l’agente Scully che vorrebbe vederla.”

“Falla accomodare!”

“Buongiorno signore!”

“Entri pure. Ha bisogno di qualcosa?”

“Vorrei delle informazione sull’x-file che sta seguendo l’ agente Mulder.”

“Quello in Florida?”

“Si.”

“Vada giù nel suo vecchio ufficio e chieda a Spender di farle leggere il fascicolo.Gli dica che l’ho mandata io, se le crea dei problemi.”

“Spender non è partito con Mulder?”

“No,aveva un altro caso di cui occuparsi. Per questo Mulder si è ritrovato nell’indagine in Florida.”

“Mulder è con l’agente Fowley?”

“Si, è partito con lei.E’ stata l’agente Fowley a richiedere la sua presenza.”

“Me l’immagino…”

“Come?”

“Nulla! Grazie, signore...”

Dana stava per andarsene quando…

“Scully? So che non sono fatti miei, ma è tutto apposto con Mulder?”

“Perché?”

“So che lei si è presa una vacanza, senza lasciato detto dove andava…”

“Appunto per questo era una vacanza. Dovevo staccare la spina. Avevo bisogno di un periodo di pausa.”

“Spero che sia verità.”

“In parte. Grazie per il suo aiuto.”

“Si figuri. Arrivederla!”

“Buongiorno!”

Uscita dall’ufficio del vicedirettore, Dana si avviò verso il seminterrato.

Quando arrivò nel suo vecchio ufficio, Spender non c’era così frugò fra le carte incatastate sulla scrivania.

Fu fortunata, trovò il fascicolo, uscì nel corridoio e lo fotocopiò. Poi lo ripose tra la pila di files e se ne andò.

Ritornò nel suo ufficio. Guardò l’orologio. Erano quasi le due. Decise di andare a prendersi qualcosa da mangiare, anche se lo stomaco le si era chiuso quando Skinner le aveva detto che Mulder era solo con Diana.

 

4:06 P.M.

 

Scully era fuori dall’asilo di Lizzie, stava cercando un posto libero dove parcheggiare la macchina. Erano dieci minuti che girava intorno alla scuola e non era riuscita a trovare un buco. Così la mise in seconda fila, dicendo al poliziotto che stava lì, di essere un agente federale.

L’uomo fu gentilissimo, non fece alcun problema e Scully entrò nella scuola per prendere la figlia di David.

Quando la piccola la vide, le corse incontro.

“Dana, Dana, Dana! Sei venuta a prendermi tu!”

“Papà è dovuto partire. Torna stasera. Andiamo?”

“Si!”

“Che hai fatto a scuola?”

“Ho disegnato io,tu e papà sulla ruota che gira.”

“Davvero?”

“Si. Lo vuoi vedere il mio dipinto?”

“Ma sicuro che lo voglio vedere. Aspetta che arriviamo a casa, perché sennò il poliziotto mi fa la multa per come ho messo la macchina.”

Mentre parlava, sorrise al poliziotto e lui la salutò col capo.

 

DAVID’S RESIDENCE   6.33 P.M.

 

Dana e Lizzie avevano passato tutto il pomeriggio a disegnare.

“Lo sai Liz, sei davvero bravissima!”

“Papà dice che disegno come la mamma.”

“La tua mamma dipingeva?”

“Si, ha disegnato un sacco di quadri. Papà li tiene tutti conservati in soffitta. Li vuoi vedere?”

“Si, mi piacerebbe, ma non è che poi papà si arrabbia?”

“E noi non ce lo diciamo che siamo saliti in soffitta. Dai, vieni!”

Scully seguì la bimba. La soffitta era buia e polverosa.

“Papà non ci viene mai quassù?”

“Si, ci viene sempre. Lui pensa sempre alla mia mamma. Sai, certe volte l’ ho sentito piangere.”

Scully trovò un interruttore e accese la luce.

“Mi dispiace…Sono questi i quadri della tua mamma? Sono davvero belli.”

“Disegnava sempre papà. Lui mi ha detto che ogni volta che facevano una gita, lei lo costringeva a stare fermo per disegnarlo.”

“Papà ti parla spesso della mamma?”

“Si, tutti i giorni mi racconta una storia su di lei. A me piace tanto quella di quando si sono fidanzati. Te l’ha raccontata a te?”

“Si, più o meno. Scendiamo? Devo fare una telefonata importante.”

“Con chi devi parlare?”

“Con un mio collega.”

“Che cosa vuol dire collega?”

Per colleghi si intende delle persone che lavorano insieme, ma Mulder e Scully non rientravano in quella definizione.

O meglio la parola non rappresentava completamente quello che erano l’uno per l’altra.

“E’ un mio amico con cui lavoro.”

Le due tornarono in salotto.

“Perché non vai a giocare in cameretta, ti raggiungo fra poco, ok?”

“Ok! Ciao!” La bimba sgattaiolò di corsa nella stanza.

Scully prese il cellulare e digitò il numero di Mulder.

 

Continua…