TITLE: Iolokus #3 - Vix te Agnovi - The Collector's Edition
       (Ti ho riconosciuto a malapena - Edizione per collezionisti)

AUTHOR: MustangSally and Rivka T
TRANSLATED BY: Lalla
CLASSIFICATION: M&S Relationship/Mitologia/X-File
CONTENT WARNING: XAR-NC-17
SPOILER WARNING: Nessuno
DISTRIBUTION STATEMENT: Gossamer, Annex, altri dietro permesso
WARNING: Questa parte contiene momenti di affetto/felicità non comuni nella serie...


* Capitolo 3 *

Sua madre era una strega, e una strega così potente
Da riuscire a controllare la luna, regolare i flussi e i riflussi,
e tenerli sotto controllo senza esercitare la sua forza.


Che ci crediate o meno, ho molto lavoro da fare legato al mio *vero* lavoro, e così cerco di sbrigarne un po' mentre allo stesso tempo intrattengo Mooselet. Questo richiede una certa creatività da parte mia. Lei è mobile quasi meno di quelle pesanti poltrone a fagiolo, ma per quanto la riguarda, avere tutto il mondo che si fa in quattro per lei è movimento a sufficienza.
Così la deposito sul tappeto dello studio e mi sdraio sul pavimento. Come diavolo facevano a combinare qualche cosa prima che il cellulare fosse inventato?

"Ralph," dico al telefono, mentre agito l'unicorno di peluche davanti a Miranda, che sta ancora cercando di decidere se è annoiata o meno, "non puoi esigere che Mr. Coffe sia una spesa rimborsabile, non importa quanto tu abbia bisogno di caffeina per lavorare."

Suona il campanello. Durante il giorno, vedersela con gli hoi polloi (dal greco: i molti) è compito di Warwick, e non sono assolutamente geloso della cosa, così ignoro il rumore e finisco la mia conferenza sulle responsabilità fiscali. Miranda non ha ancora ben connesso il suono del campanello o il rumore della porta che si chiude con i visitatori, nonostante apprezzi sempre molto il trovare qualcuno di nuovo su cui fare pratica con le sue tattiche di seduzione.

Un rumore di passi nel corridoio mi suggerisce che fra poco dovrò di nuovo confrontarmi con il mondo, o con qualche frazione di esso, nonostante i miei tentativi poco efficaci di nascondermi. Warwick bussa, poi apre la porta.

"Mulder," dice, sembrando ancora più teso di quando ha annunciato Scully e il suo nuovo amichetto, "hai una visita."

Mi alzo dal pavimento e sbircio nel corridoio.

"Beh," dico, appena Warwick si volatilizza, "è la settimana dei vecchi membri della famiglia. Come stai, mamma?"

Lei ha un aspetto patrizio come al solito, con i suoi capelli bianchi che so esser tinti per eliminare anche la più piccola sfumatura di grigio. Appare, comunque, piuttosto goffa, con quell'enorme bambola tra le braccia. La bambola è grande almeno quanto Miranda e otto volte più elegante. Pallida come una porcellana cinese, le sue labbra a bocciolo di rosa e i suoi vitrei occhi blu mi ricordano Scully. Neanche il piatto bagliore sociopatico delle orbite di vetro mi fa male. I capelli della bambola sono acconciati in lunghi boccoli biondi, che sarebbero stati bene a un'ebrea praticante, e indossa un vestito di velluto color zaffiro con molti merletti delicati, che spuntano dai posti più scomodi. Ha le sopracciglia disegnate, come una modella, ma le ciglia sembrano vere. E' enorme, costosa, e completamente assurda per una bambina di otto mesi, che pensa ancora che succhiarsi le dita è il massimo dello sballo.

"Ho portato un regalo alla mia nipotina, Fox."

"Non è proprio allo stadio giusto per giocare con le bambole. Sono piuttosto speranzoso che passi direttamente alle pistole." Cosa diavolo, o reticolano, le è passato per la testa? La bambola è completamente inappropriata per questo stadio della crescita; come minimo, Miranda le mangerà i capelli e ci sputerà sopra, ammesso che mostri verso di lei un qualunque interesse.

La sua bocca si tende in una torva smorfia piatta che ricordo molto bene. Non sembra drogata, né confusa, e non so davvero quanto la cosa mi piaccia. "Voglio passare un po' di tempo con la mia famiglia e riuscire a conoscere la mia nipotina."

"Samantha non è sufficiente a riempire le tue notti solitarie?"

"Non ho sue notizie da mesi, Fox."

"Fa lo stesso. Va bene, hai visto Miranda, ha tutte le dita delle mai e dei piedi al loro posto, non somiglia molto né a me né a te, posso chiamarti un taxi?"

Lei da uno sguardo alla stanza. "E' una bella casa. Vedo che hai finalmente speso un po' dei soldi di tuo padre in qualche cosa che durerà più della prossima collezione autunnale."

Prendo Miranda in braccio, nonostante le proteste di milady. Ho bisogno di aiuto per rimanere calmo e Miranda funziona meglio del Valium, anche se si agita e urla.

"Sei tu quella che mi ha insegnato il gusto nell'abbigliamento maschile." Anche quando mamma prendeva il suo treno notturno per la Terra degli Ubriachi, faceva sempre in fretta a notare quando non apparivo elegante. Non importava il fatto che un ragazzino vestito impeccabilmente secondo gli standard degli adulti non avrebbe potuto essere più vulnerabile agli scherni che se avesse avuto cucita sulla schiena una scritta che diceva "Sì, sono una checca!", non importava il fatto che io fossi già un incredibile disadattato, mamma doveva essere sicura che le mie cravatte e le mie calze fossero sempre intonate, come se queste fossero le sue credenziali di buon genitore. E se così fosse stato, avrebbe dovuto intentare causa a chi glielo aveva dato a bere.

No. Se ne andrà ora, e non ritornerà, dovessi appendere una Stella di Davide e una corona di aglio su tutte le porte e le finestre,.

Lei fissa Miranda intensamente. Forse è alla ricerca di segni di vita intelligente o forse sta cercando di comunicare con lei a livello astrale. Suppongo che potrei chiederle quali risultati dovrei aspettarmi dopo le varie manipolazioni genetiche a cui Scully e il mio genotipo sono stati sottoposti. Ma come potrei aspettarmi che mi dica la verità?

Mooselet coglie l'occasione per fare pratica con le bolle di saliva, compito che svolge con la concentrazione di un violinista alle prese con un delicato passaggio di Tchaikovsky. Non mi premuro di avvertire strega-mamma che le bolle di saliva, la maggior parte delle volte, culminano in una serie di sputi che renderebbero un cammello orgoglioso. Miranda a questo punto si lascia andare a una cascata di piccole risate diaboliche, che fanno inarcare le sopracciglia di mamma.

Sento di nuovo suonare il campanello. Grandioso, il Giorno di Tortura di Mulder è stato dichiarato festa nazionale. Vorrei averlo saputo, così da segnarlo sul mio calendario. Con la fortuna che mi ritrovo, sarà il mio capo, venuta a sgridarmi, o forse Kristen Killar ha finalmente fatto il mio nome durante una causa per il riconoscimento della paternità e dovrò mantenere un altro piccolo succhiatore di sangue almeno per i prossimi quindici anni.

Quando Zippy entra nello studio sono così sollevato che gli sorrido. Questo lo disturba tanto da farlo fermare sotto l'architrave.

"Entra pure, Zippy. Mamma, questo è un mio collega agente. Abbiamo del lavoro importante da sbrigare su un caso aperto, così penso che tu debba andartene. Warwick può chiamarti un taxi se ne hai bisogno."

La sua bocca si contrae e lei mi viene incontro. Mi schiaffeggerà di nuovo? Zippy ne sarebbe estasiato. "Sarò in città per i prossimi giorni," dice lei. "Sto facendo visita a dei vecchi amici... a Capitol Hill. Dovremmo parlare, Fox."

Già, questo è quello che dicono sempre le donne, appena prima di cominciare a rimettere in ordine i tuoi organi interni. Annuisco il più gentilmente possibile e faccio un cenno nella direzione di Zippy. Lui e mamma fanno un piccolo goffo balletto mentre lui si avvicina e lei esce dalla porta. Voglio accompagnarla fuori per assicurarmi che se ne vada veramente, ma sarebbe scortese; comunque, mamma non è il tipo da rimanere nei paraggi per subire ulteriori umiliazioni.

Rimetto Miranda sul pavimento e vado a chiudere la porta. Zippy mi guarda ancora come fossi il tipo di fungo che era solito abitare il mio frigorifero. E' chiaro, comunque, che non ha nessuna intenzione di parlare; i soliti vecchi giochetti da psicologo, obbliga il soggetto a fare il primo passo. Al diavolo, penso, posso concedergli la regina… e l'ho fatto… e riuscire a batterlo lo stesso a questo gioco.

"Allora, cosa ci fai qui?"

Zippy si china per salutare Miranda. La fa mettere seduta e le dà un colpetto alla guancia, ottenendo un sorriso costellato di saliva. Guarda lei, non me, quando comincia a parlare. "Avevo qualche altra domanda e mi sono reso conto… Beh."

So quello che non sta dicendo. "Dov'è la bella agente Scully?"

"Ha ricevuto i risultati delle autopsie dei primi quattro cadaveri e ora sta lavorando sul corpo dell'ultima vittima. La morte non si concede fine settimana di vacanza e neanche lei."

"Me lo ricordo."

Ora stanno giocando a impastare la torta, o almeno Zippy sta cercando di giocare, mentre Miranda lo fissa con quel tipo di adorazione a occhi spalancati che di solito lui ottiene da donne leggermente più mature.

"Allora, hai già pensato a come le spiegherai tutta la storia delle api e dei fiori quando ti chiederà da dove vengono i bambini?"

"Certo. Vedi, quando la mamma ama così tanto il papà, gli spara. Dopo, sua sorella prende lo sperma del papà e lo mescola su un piccolo piattino di vetro con degli ovuli della mamma conservati cryologicamente. Poi, vanno a rapire una donna per la strada…"

Lui sta ridendo. A dire il vero, anche io sto ridendo. Miranda guarda prima me, poi lui, e poi me di nuovo, e fa un sorriso ampio quanto la luna piena.

"Sei un fottuto pazzo, non è vero?" Miranda annuisce, d'accordo con lui.

"Attento, Zip. I lanciatori piccoli hanno grandi orecchie."

"Meglio impararlo a casa che sulla strada." Fa una finta e la colpisce piano sulla pancia. Lei esplode in un ruggito di risate e gli sbava sul braccio, braccio che lui si pulisce sul tappeto. "Allora, parla. Hai letto il file originale su George, giusto?" Annuisco; Scully deve avergli detto del nostro primo incontro. "I canadesi sono piuttosto restii a darcelo e volevo scoprire cosa ne sai tu."

Accendo il proiettore di microfilm nella mia testa e riavvolgo. "George Herbert Naxos… almeno il suo secondo nome non è Wayne, giusto? Nato l'1 Dicembre del 1961, dato via per essere adottato il giorno stesso. Adrienne Naxos era un'infermiera praticante che lavorava per una società completamente posseduta della Roush, penso volessero tenere tutto in famiglia. Sfortunatamente, sembra sia stata una vera Infermiera Ratchet. Ci sono registri dell'ospedale che risalgono a trentacinque anni fa, e ricordati che lei stessa poteva prendersi cura dei dettagli minori, così i registri, anche se completi, sono solo la punta dell'iceberg. Penso che lo rinchiudesse da qualche parte per punirlo, forse in un armadio o uno scantinato, e lo bruciava quando era veramente cattivo. Vista la natura dei suoi crimini, gli abusi sessuali sono anch'essi una forte possibilità.

"Il 27 Novembre del 1973, intorno a mezzanotte, George ha avuto una serie di attacchi di convulsioni. Adrienne lo ha portato al pronto soccorso. Doveva essere molto spaventata, soprattutto quando lui è rimasto catatonico per quasi una settimana. Quando si è svegliato, non ha dato segni di ricordarsi nulla che fosse fuori dal normale.

"Dopo di questo, però, è cominciata la sua fiorente carriera da criminale. Successive indagini da parte degli psichiatri di George suggeriscono che i suoi primi esperimenti nell'appiccare il fuoco e mutilare animali cominciarono in quel periodo. Nessuno fa la connessione tra George e la carneficina locale di gatti, e tutto torna alla normalità per un po'. Poi George sviluppa tendenze artistiche differenti da Adrienne. Lei voleva vivere ma lui pensava che avrebbe avuto un aspetto migliore da morta. La strangola e brucia la sua casa all'età di 15 anni, poi scompare."

"E ha continuato a uccidere fino a che non è stato catturato?"

Scuoto la testa. "Non ci sono abbastanza prove per esserne sicuri. Non fu mai collegato a nessun altro omicidio, oltre a quelli per cui era stato arrestato, ma questo non vuol dire un cavolo. Inoltre, visto che è stato catturato in Canada dove non vige la pena di morte, i Canadesi non hanno cooperato molto nell'indagare i delitti che aveva potuto commettere negli Stati Uniti… non volevano la sua estradizione e uccisione."

"Cuori d'oro."

"Questo probabilmente spiega perché il Canada è una nazione così violenta. Facessero fuori più pazzi della pasta di George Naxos e diventerebbero pacifici come gli Stati Uniti." Ammicco sedendomi nella mia sedia e realizzando troppo tardi di essermi appoggiato a una macchia di pappa ancora umida. Beh, dopotutto non sono vestito da lavoro.

"Ho visto le foto dei suoi lavori più recenti, conosco la teoria di Scully sul perché il suo Modus Operandi è cambiato. Tu cosa ne pensi?"

Emetto un suono soffocato.

"Lei sta esplorando la possibilità di un qualche tipo di connessione tra voi due." Suggerisce lui.

"Puoi anche dire quella brutta parola, Zippy, so che è difficile, ma tu sei un ragazzo cresciuto ormai… psichica. Lei pensa che lui sia nella mia testa."

"Ho letto il file della Roche. Ho letto il file sulla scomparsa di tua sorella. Conosco il significato della data 27 Novembre 1973 e tutto questo non è molto meno plausibile di alcune delle spiegazioni che hai dato in passato. Ti rifiuti di accettarne anche la sola possibilità?"

Troppo pieno di energia nervosa per rimanere ancora seduto, salto giù dalla sedia e comincio a far rotolare Miranda sul pavimento. La cosa a lei piace molto, ma non fa andare via Zippy. "Io non… non mi rifiuto. Forse sono troppo propenso. Lo sapevi che per un periodo, negli anni '80, quando era ancora libero, George e io eravamo iscritti alle stesse mailing list? Bastoni e pietre mi romperanno le ossa, ma frustate e catene mi eccitano proprio. Immagino che le famiglie nate insieme rimangano insieme, o qualcosa di simile." Miranda fa la smorfia che indica che un pannolino pieno è in arrivo, così la prendo in braccio.

Zippy mi segue al fasciatoio, aprendo senza parlare il contenitore delle salviettine per bambini. Lavoro in silenzio fino a quando so con certezza quello che dirò.

"Francamente, Zip, sono fottutamente terrorizzato. Posso controllare a malapena me stesso ed ecco che salta fuori George, spinto dalla forza del suo ego e della sua libido, a mettere in bella mostra tutti i miei lati peggiori. Ho il brutto presentimento che tutto questo finirà con lui e io che combattiamo per chi deve essere il lupo predominante, con il piccolo problema che non so chi di noi due sono io."

"Tu sei tu, lui è lui. Fine della questione."

Zippy solleva Miranda, ora pulita e profumata, dal fasciatoio, reggendola con un braccio con la naturalezza di chi ha alle spalle una lunga pratica.

"Tu la conosci la differenza, vero tesoro?" Chiede.

Miranda gli rivolge un sorriso bavoso e si infila la sua cravatta in bocca.

Naturalmente, Zippy ne è estasiato.

* * * *

Dopo aver ricontrollato i dati delle autopsie, passo il week-end sul divano coi miei uomini preferiti… Ben e Jerry. Almeno il frezer ha mantenuto il gelato commestibile. Tutte le altre cose nel frigorifero avevano l'aria sospetta. Metodicamente divoro Cherry Garcia, Wavy Gravy, Phish Food e Chunky Monkey prima di correre in bagno a vomitare. Non si tratta di bulimia in se… sono solo i miei nervi. Dio, il mio altro grande problema relazionale… il cibo.

Perché ho le peggiori relazioni con le cose più semplici della vita? Cibo, amore, sonno, sesso? Tutte cose che dovrebbero rendere la vita leggermente più sopportabile. Mangio troppo quando non sono felice. Mangio finché il mio stomaco si ribella e allora vomito. Quando sono uscita dall'Accademia e la relazione con Jack Willis (amore e sesso) stava andando al diavolo, ho messo su dieci chili. Quando chiusero gli X-Files, mangiai fino ad aumentare di tre taglie, tanto che il mio completo migliore mi faceva assomigliare ad una palla da biliardo numero otto.

Il cancro, o il chip che ora porto alla base del collo come il Codice a Barre dei Bovini, ha ridotto il mio metabolismo a quello di una albero rinsecchito. O forse semplicemente non mangio più come prima. E' difficile a volte ricordarsene, più facile aggiungere semplicemente un'altra tazza di caffè all'incubo gorgogliante che ho dentro di me.

Sono anni che non arrivo a star male per aver mangiato tanto.

Rimango seduta sul freddo pavimento del bagno per quasi un'ora, ascoltando il ticchettare dell'orologio sulla mensola e contando le piastrelle del pavimento. Non importa quante volte mi sia detta che si tratta soltanto di un attacco di ansia e che passerà, i tremori e il sudore freddo rifiutano di fermarsi. Così rimango seduta lì, con il viso sulla fredda e comprensiva tazza, e aspetto che passi.

Finalmente riesco a raggiungere l'armadietto dei medicinali e inghiottisco uno Xanax senza neanche l'acqua. Sfuggo allo sguardo della donna con gli occhi infuocati nello specchio e mi trascino fino all'illusorio santuario che è mio letto. Le federe dei cuscini sono fresche almeno, anche se sporche, e me rimango lì rannicchiata mentre la luce del sole fa scivolare le ombre dei rami spogli degli alberi primaverili sulle pareti.

E faccio di nuovo il sogno del parco giochi. Il castello per arrampicarsi, le sbarre, le giostre e le altalene. Come al solito mi ritrovo a muovermi sopra le assi di legno nel modo e strano e senza peso dei sogni, fino a quando mi trovo a mettere la testa dentro la casetta dei giochi. Il terrore e l'oscurità mi riempiono nuovamente, mentre il buio mi chiama.

"Non vuoi entrare là dentro." Una voce che sembra femminile mi avvisa.

In forma incorporea, mi giro, vedo l'ombra vicino alle altalene, guardo la luce rimbalzare sull'oscurità che ne forma corpo.

"Non entrare nella casetta." Mi avverte.

"Chi…"

"Chiamami semplicemente il tuo subconscio, puoi accettare questa spiegazione," la sua voce suona un po' come la mia sulla segreteria telefonica, ma seccata, "ma fidati di me in questo…"

"L'ultima cosa di cui mi fiderei è il mio subconscio."

"La solita storiella risaputa… per capire l'artista devi studiare il suo lavoro… questa è un'applicazione ideale di quella teoria."

"L'ultima cosa che voglio fare è entrare nella testa di George."

"Lui è già nella tua."

Poi le medicine prendono il sopravvento sulla mia mente e tutto si confonde nel nulla.

* * * *

Ha piovuto per la maggior parte del fine settimana e lunedì mattina non sembra avere intenzione di fare di meglio. Sono sotto la doccia con Mooselet quando ricordo che Warwick deve incontrarsi con un cliente oggi e dovrò lavorare a casa. Non avrei potuto farlo due giorni lavorativi di seguito, ma sono stato un bravo ragazzo per così tanto tempo che penso di meritarlo. Lascio un messaggio a Diane prima di appoggiare i piedi a terra. Non ho mai avuto un'assistente amministrativa prima d'ora e, attualmente, mi trovo nel periodo della luna di miele, dove a chiederle delle cose mi sento come se stessi richiedendo dei favori sconvenienti. Sto incominciando a domandarmi quanto siano diventate contorte le mie reazioni verso le donne nell'ultimo anno.

"Vuoi andare a fare la spesa?" Chiedo a Miranda. "Non abbiamo cibo e finiremo per morire di fame."

Miranda pensa che tutto questo sia istericamente divertente ed esplode in una umida pioggia di risate, agitando piedi e braccia come una ranocchia. E' facile farla ridere. Affondo il mio viso nel suo pancino grassoccio e faccio una pernacchia. Lei lancia un urletto di gioia e mi afferra con entrambe le mani per i capelli.

Seduta tra le pareti sicure della sua piccola vasca da bagno in un angolo della doccia, ride e picchia i suoi piccoli pugni paffuti contro i lati di plastica blu del catino. Questa è la nostra routine mattiniera; la metto sempre nella vaschetta mentre mi faccio la doccia. Non la perdo mai di vista, il che mi causa un bel po' di sapone negli occhi e l'infrazione di parecchie regole sulla cura del bambino, ma quando ho finito di lavarmi la insapono e la sciacquo sotto il getto della doccia. Lei ama la doccia e strilla di gioia quando l'acqua rimbalza sul suo piccolo corpo rosa. Pensavo che Scully avesse la pelle più morbida di questo mondo prima che questa piccola donna dagli occhi verdi facesse il suo ingresso nella mia vita. Incomincio ad abituarmi a sentire ogni giorno l'odore shampoo per bambini e sapone Dove.

Lascio Miranda a rotolarsi sul letto mentre mi vesto, poi la infilo in un pagliaccetto e la porto di sotto per dare il via alla cerimonia di cibazione di Sua Maestà. I bavaglini sono per i deboli. Warwick e io abbiamo tagliato degli asciugamani da bagno e ci abbiamo attaccato del velcro, così da avvolgerla dal mento alle punte dei piedi, lasciandole solo le mani libere per far danni. Lei picchia felice i suoi pugni grassi sul piano del seggiolone mentre io preparo cereali, latte, e una banana schiacciata. Si può dire una buona mattinata quando la maggior parte del cibo va nella sua bocca piuttosto che sui vestiti di tutti e due o sui capelli. Oggi non è una buona mattina e Mooselet sputa gioiosamente della banana diritta nella mia tazza del caffè. Il risultato non ha un sapore poi così terribile. Gratto via pezzi di banana dalla sua piccola faccia gommosa e li rificco nella sua bocca da bambina. Prendersi cura di Miranda non è complicato quanto avevo inizialmente pensato sarebbe stato. Ti porta via tutto il tempo, si, ma non richiede un alto quoziente intellettivo. Lei mangia più o meno le stesse cose che mangio io, solamente ridotte a poltiglia, dorme quando le va, e sporca pannolini usa e getta a velocità spaventosa. Si, sono preoccupato per l'ambiente, ma il futuro mi deve dare tregua, sono, dopo tutto, un uomo, e merito di vedermi perdonati i miei handicap.

Prendo dell'altro caffè, sans banana spappolata, e mi preparo per l'assalto al supermercato. Raccolgo chiavi, portafoglio, cellulare, cappotto, in caso di tempo primaverile inclemente, e la fede di mio padre. Ho cominciato ad indossarla in pubblico quando sono con Miranda, nell'intento di evitare domande imbarazzanti. Nelle poche occasioni in cui ho dimenticato di metterla, ho ricevuto bizzarre avances da donne e avances ancora più strane da uomini. Warwick ha assennatamente lasciato la lista della spesa attaccata al frigorifero e me la metto in tasca, afferrando Mooselet per uscire.

Nel parcheggio il sole splende, così decido di lasciare il cappotto in auto. Metto Miranda nel carrello della spesa e la borsa dei pannolini a tracolla, e sento i miei testicoli ritrarsi per quanto tutto questo li scoraggia.

Portare una bambina al supermercato non è diverso dal fare il percorso a ostacolo a Quantico. Mooselet ha un estensione di presa che la farà diventare una delle migliori giocatrici della WNBA. Il problema è che a questo si aggiunge una fissazione orale (cosa che io stesso non mi sono mai preoccupato di superare), e qualsiasi cosa riesca ad afferrare coi suoi tentacoli le finisce dritta in bocca. Continuo ad infilare dei toast Zwieback nel suo orifizio orale per impedirle di succhiare bottiglie di Windex.
Prima il reparto ortofrutticolo, e mi impegno nella noiosa routine di controllare ogni prodotto organico per vedere che non ci siano ammaccature o parti marce. Potrei controllare tutti i prodotti con l'aiuto di una squadra del laboratorio forense e non essere ancora soddisfatto del risultato. Solo il meglio entrerà nel corpo di Mooselet. Io e Warwick possiamo anche vivere a birre e Doritos, ma sua altezza riceverà solo il meglio. Pasta, cibi in scatola e le provviste di cose per bambini sono le prossime sulla lista. L'esposizione di pannolini mi meraviglia ancora... mi chiedo quale tecnologia sia stata impiegata per produrre tutti questi tipi di pannolini. Non c'è da stupirsi che non ci siano abbastanza fondi per il programma spaziale, sono stati usati tutti per i pannolini.

Da qualche parte a metà strada tra i cereali e i pannolini la faccia di Miranda diventa tutta rossa e lei comincia a diventare tesa. Questo è il segno che le sue interiora hanno incominciato a lavorare e che ho circa dieci minuti prima che inizi coi suoi ululati da opera lirica. A sua altezza non piace stare seduta in un pannolino sporco. Non posso dire di biasimarla. Torno velocemente al reparto salumi, attraggo l'attenzione dell'impiegata addetta ad affettare più vicina e la prego di dirmi dov'è il bagno. La donna fissa Miranda con sospetto, fino a quando un eau de pannolino sporco si fa largo tra i profumi di salami e formaggi.

Gli occhi della donna sono più taglienti delle lame della sua affettatrice.

"Da questa parte." Mi tira per la manica e io, decantando la mia bambina aromatica, la seguo.

"Ora faccia attenzione… vede quelle doppie porte, quelle con su scritto "riservato al personale"? Entri là dentro, vada DIRITTO a destra della macchina dei pop corn, attraverso QUELLA porta, giri a sinistra, salga per la prima rampa di scale, in fondo al corridoio ed è la terza porta alla sua sinistra. Vuole che l'accompagni? Aspetterò fuori… se vuole che io…"

"No, me la caverò, davvero."

Il bagno è piccolo e contiene il minimo indispensabile, non c'è nulla su cui posso appoggiare Miranda mentre svolgo il "il lavoro peggiore di questo mondo". L'unica cosa positiva dell'essere così alto è che le gambe lunghe possono diventare un fasciatoio piuttosto pratico. Mi siedo sulla tavoletta del water con un panno per proteggermi i jeans ed eseguo il rituale del cambio del pannolino. Miranda gorgheggia per il piacere di essere liberata dalle sue profumate mutandine di plastica, essere pulita ed essere riavvolta in un pannolino nuovo con dei piccoli coniglietti sopra. Riallaccio il suo pagliaccetto e, tenendola in equilibrio sul mio fianco, butto il fagotto nel cestino per deliziare gli uomini delle pulizie che arriveranno a fine giornata.

Le donne hanno fianchi morbidi e sporgenti, che hanno il principale scopo di tenervi sopra in equilibrio i bambini (la cosa fornisce loro anche una forma che attrae gli uomini come i biglietti gratis di Springsteen attirano le folle.) Miranda tende a scivolare giù dalla mia protuberanza ossuta se non ha nulla a cui tenersi. Sto seriamente considerando di mettermi un seggiolino legato al fianco prima che un giorno scivoli a terra come un pompiere lungo il palo. Ma lei si attacca con una persistenza da velcro, mentre io mi risistemo la borsa sulla spalla e esco dal bagno.

Quando facciamo ritorno all'interno del supermercato, mi accorgo che qualche persona dall'animo caritatevole ha deciso che il mio fosse un carrello abbandonato che aveva bisogno di essere svuotato. Raggiungo il commesso prima che rimetta tutto al suo posto. Devo rifarmi tutto il percorso dei cibi in scatola e, questa volta, metto nel carrello un'abbondante quantità di cibo per gatti, per dar da mangiare al nostro randagio. I gatti non possono vivere mangiando solo tonno. E neppure gli agenti dell'FBI e i Web designers, così compro anche della birra. Devo sistemare la confezione da sei in bilico nel sedile per i bambini con Miranda, e lei afferra con una manina paffuta il lungo collo di una bottiglia di Corona rivolgendomi un sorriso da cherubino.

"Pa." Dichiara, mandandomi quasi in arresto cardiaco. "Pa, pa."

E poi scoppia in uno scroscio di risate infantili.

Una metafora: Pa uguale birra. Una logica sofisticata per una bambina di otto mesi, ha preso da sua madre.

Tra me e lei ci sarà da vedere a chi spetta il primato per il conto più alto degli psicologi del piano sanitario federale.

Non vedo l'ora di dirlo a Warwick.

Sfortunatamente, quando torno al parcheggio trovo il finestrino posteriore della macchina rotto. Ci sono pezzetti di vetro ovunque, e il mio cappotto è scomparso insieme al cellulare, che se ne stava allegramente nella tasca, così non posso raggiungere Warwick alla sua riunione per riferirgli le strabilianti acquisizioni linguistiche di Miranda.

Merda, ho pagato mille dollari per quel cappotto. Era stato confezionato in Inghilterra, era assolutamente *stupendo*, e sicuramente non avrò abbastanza tempo libero per farmene fare un altro su misura fino a quando Miranda non inizierà l'asilo. Mi domando se possano usare le mie vecchie misure.

Poi sarà molto seccante dover prendere un nuovo cellulare e avere un altro numero, senza menzionare il casino per procurarmi un nuovo tesserino da attaccare al prossimo cappotto. Per qualche ragione, nonostante il Bureau abbia una mia foto sul computer, ogni volta che perdo un tesserino devo farne una *nuova*, come se improvvisamente mi potesse venire voglia di sottopormi a un'operazione di chirurgia plastica o qualche cosa del genere. Non che l'idea di una plastica facciale sia oltraggiosa, ma mi irrita il fatto che quei perditempo non prendano la strada più efficiente usando una foto del mio file.

Quel che più è importante è che il vetro di sicurezza ha fatto il suo lavoro in modo ammirevole, riempiendo la macchina di quattromila piccoli cubetti di vetro. Non sono taglienti, ma non voglio proprio che si aggiungano alla dieta si sua Altezza. Così la sistemo nel sedile davanti, dando il via a una tornata di strilli che fa si che ogni passante controlli che non la stia picchiando, e trascorro la seguente mezz'ora togliendo ogni piccolo pezzo di vetro dalla macchina. Non sono sicuro che avrei potuto ricomporre tutto il finestrino quando ho finito, ma in finale, se c'è ancora del vetro sui sedili, Miranda non lo troverà fino a che le sue braccia non saranno più lunghe delle mie.

Rimetto il seggiolino di sicurezza al suo posto, butto via il gelato che nel frattempo si è sciolto e mi dirigo a casa. L'unica cosa rinfrancante è che non ho lasciato la mia pistola d'ordinanza o quella di "riserva" nel cappotto. Quella sarebbe stata una *brutta* cosa, questa è stata solo una scocciatura.

Miranda va nella culla per, spero, un sonnellino, mentre io sistemo la spesa e comincio un giro di chiamate per dare inizio al processo di rimpiazzamento del telefono e del documento di identità. Chiamo anche la Polizia di Arlington per denunciare il furto nella mia auto e il concessionario della Subaru, che mi assicura di avere un addetto pronto a sostituire il vetro. Nel frattempo, mi suggerisce di attaccare della plastica con dello scotch sul vetro rotto. Che cosa affascinante e professionale. Trovo il nastro adesivo nell'armadio ed esco con un rotolo di plastica trasparente per compiere l'impresa. Spero non sia terribile quanto una busta di Huggies. D'altro canto, avrei anche potuto usare un pannolino, come se il seggiolino da bambino e la borsa di giochi di plastica colorati sul sedile posteriore non fossero una prova sufficiente. La Subaru non è proprio il mezzo adatto al tacchinaggio di belle pollastrelle.

Quando finalmente vado il piano superiore in camera da letto, la mia pollastrella personale è completamente sveglia e dannatamente vivace, mentre si infila le dita in bocca e tuba nella mia direzione. In qualche modo è riuscita a liberarsi dai calzini e i suoi piedini rosa sono freddi al tatto. Sospirando, la prendo in braccio e la porto sul lettone; mi tolgo le scarpe e la faccio rotolare di qua e di là per un paio di minuti prima di incominciare a giocare all'equivalente della famiglia Mulder de "I porcellini"

"Questo piccolo alieno è andato al mercato, questo piccolo alieno è rimasto a casa."

Lei ride come se fossi più divertente di George Carlin che calza i gambali e mi permette di farla rotolare fino a quando siamo faccia a faccia, i suoi tondi occhi di giada a pochi centimetri dai miei.

"Pa." Dichiara e mi afferra il naso.

Mi va bene.


continua...