TITLE: Iolokus #3 - Vix te Agnovi - The Collector's Edition
       (Ti ho riconosciuto a malapena - Edizione per collezionisti)

AUTHOR: MustangSally and Rivka T
TRANSLATED BY: Lalla
CLASSIFICATION: M&S Relationship/Mitologia/X-File
CONTENT WARNING: XAR-NC-17
SPOILER WARNING: Nessuno
DISTRIBUTION STATEMENT: Gossamer, Annex, altri dietro permesso
WARNING: Questa parte contiene momenti di affetto/felicità non comuni nella serie...


* Capitolo 16 *

La peste ti colga alla gola, tu, cane rabbioso, blasfemo e egoista!


Devo restare seduta tra Ralph Williams e un altro agente nel sedile posteriore dell'auto, perché come al solito sono la più piccola. E' una cosa che odio; questa posizione mi riporta alla mente le gite in macchina della mia infanzia, pressata tra caldi corpi di bambini. Melissa e Bill ottenevano sempre i posti esterni perché le loro gambe erano più lunghe e così io e Charlie rimanevamo senza spazio per muoverci e senza la possibilità di aprire i finestrini.

La corsa in macchina si svolge in quasi completo silenzio. Ralph riesamina le foto della dottoressa Shimada. Io gli rivolgo qualche occhiata, ma non riesco a godermi il contrasto tra il cadavere e il copriletto che ricordo di aver comprato da Woodward & Lothrop, il grande magazzino di DC ormai da tempo chiuso.

Mi chiedo se possano sentire l'odore di Mulder su di me, ma non sono sicura di quanto me ne importerebbe.

Fermiamo la macchina a qualche isolato di distanza dal nostro obiettivo. Le probabilità che la macchina sia ancora intatta al nostro ritorno sono "da poche a zero". Gli altri agenti, a parte Ralph, in un posto simile risaltano come… beh, come bianchi nel Southeast in piena notte. Il Bureau non può certo essere preso ad esempio nella battaglia contro le discriminazioni razziali.

"Non credo avremo bisogno dei distintivi." Sussurra Ralph nel mio orecchio mentre ispezioniamo la strada, osservando quei volti che fluttuano dietro le ombre e gli agenti che si affrettano negli angoli bui dei porticati.

"Forse dovremmo annunciare che non stiamo cercando nessuno di qui." Suggerisco, ma gli altri agenti sono già in movimento.

L'ultimo investimento di George consiste in un largo edificio, tre piani separati in due metà che un tempo dovevano essere dipinte in due differenti tinte, anche se ora, a causa del decadimento è difficile dire quali fossero i due colori.

"Due porte d'ingresso." Commenta Ralph. "Strategicamente sfortunate."

"Molto suggestive, non pensi?" Fratelli gemelli, case siamesi… immagino, non volendo interrogarmi sull'origine di questa intuizione, che George abbia buttato giù i muri di divisione fra le due parti. Probabilmente lo ha aiutato a mantenere in buona forma la sua muscolatura mentre non poteva più esercitarsi nel cortile della prigione.

Il simbolismo è abbastanza chiaro da essere notato anche da me che sono una persona così concreta. Due corpi con una mente. Due facciate con un solo possessore, anche se dall'esterno sembrano nettamente separate.

Suoni attutiti dalle cuffie indicano che la squadra si sta posizionando per coprire ogni possibile uscita.

Alla fine viene dato il segnale così entriamo nella casa come uno sciame di vespe che si avventa sul nemico.

Ovviamente le due porte si aprono sullo stesso largo corridoio. Ralph si tiene al mio fianco; è come stare di nuovo in auto, solo con più spazio per le gambe. Osservo il lungo corridoio buio ascoltando i rumori delle porte abbattute a calci e degli agenti che corrono su per le scale. Il soffitto è stato dipinto molto tempo fa, e riccioli di vernice marcia pendono come ciuffi di muschio in una foresta spettrale.

Da quello che posso vedere oltre l'enorme torace di Ralph, non ci sono molti mobili in giro. Invece George ha superato se stesso con gli specchi. Visti i dieci frammenti di se stesso, ora sembra stia lavorando su numeri esponenziali… una dozzina di riflessi del mio volto pallido si allontanano a spirale in tutte le direzioni. Da qualche parte lontano sta suonando un CD di Elvis che io subito escludo dalle mie ricezioni. Le urla dal piano di sopra sono i soliti "libero!" di routine mischiati ai rumori normalmente annessi. Attraversiamo la casa verso la doppia cucina alla fine del corridoio. Scorgo movimenti di insetti sotto i nostri fasci di luce che si posano sui fornelli e gli altri ripiani; George è un padrone di casa modello quasi quanto lo è Mulder.

Prima della cucina si aprono le scale per la cantina. Le porte sulle scale dovevano trovarsi sul muro di separazione perché gli scalini hanno inizio con un buco in mezzo al corridoio, spalancato come la bocca frastagliata di un esofago reciso. C'è solo una rampa di scale; l'edificio è sempre stato unito nel sottosuolo.

Altre metafore.

Ralph impreca seguendo il mio sguardo. "Cazzo, odio i seminterrati." Si lamenta. "Ragni e merda."

"Più merda che ragni, questa volta, penso." Mormoro facendo un passo avanti per scendere nella fossa.

Le scale non sono abbastanza larghe per scendere in due affiancati, soprattutto se uno dei due è stato membro dei Golden State Warrior in passato, così Ralph mi si para davanti, lamentandosi per aver voluto essere un agente sul campo.

Seguendolo come Dante dietro la sua guida, scendo nel buio. Le nostre torce tagliano la spaventosa oscurità, incrociandosi per poi riaprirsi come le gambe di Sharon Stone. Non incrociare i flussi a particelle, Egon. Lo penso soltanto sapendo che il mio compagno non apprezzerebbe la citazione. Sento terribilmente la mancanza di Mulder in questo momento, mi manca l'avere un partner di cui non posso mai prevedere le azioni, ma di cui posso sempre fidarmi.

La luce rimbalza contro altri specchi, creando subito un effetto da luci stroboscopiche da discoteca che mi da subito il mal di testa. E' una tattica brillante quella di George. Con i fasci di luce che ci rimbalzano negli occhi le torce sono pericolose per noi quanto lo sarebbero per lui. Punto la torcia verso il terreno per annullare un po' l'effetto e Ralph, notandolo, segue il mio esempio.

Raggiungiamo il fondo delle scale. Il pavimento solido del seminterrato è freddo e ricoperto di sporcizia. E' stato usato recentemente. Qualcuno ha portato dentro foglie secche strappate dagli alberi dai temporali invernali. Germogli verdi risaltano sul pavimento assieme a petali strappati di Denti di Cane.

"Vieni fuori, vieni fuori, ovunque tu sia." Grido. "Ti senti più a tuo agio nel seminterrato che nell'appartamento di Mulder, vero? Il seminterrato è il posto a cui appartieni davvero." Lo stesso si potrebbe dire di Mulder, ma la cosa è differente. Davvero.

Ralph punta il suo fascio di luce sul muro dietro la rampa di scale che è coperto più da foto che da specchi.

L'inopportuno santuario a me dedicato nell'appartamento era già stato abbastanza fastidioso, specialmente quella foto dell'annuario che ormai ogni agente del Bureau avrà visto. E' già stato difficile ottenere il rispetto con i miei handicap dovuti al sesso e all'altezza, ed ora sarò eternamente costretta ad essere una povera-diciottenne-degna-di-pietà agli occhi dei miei colleghi. Un'altra colpa da aggiungere alla lista di George.

Tutto questo tuttavia va aldilà del fastidio. Le foto ricoprono tutto il muro, dal soffitto infestato di ragnatele al pavimento sudicio. Molte di queste foto sono state scattate di recente… in un riflesso tremolante della luce scorgo un ciuffo dei capelli di Zippy, l'unica cosa rimasta di lui dopo che è stato strappato via dalla foto. Sono stata intrappolata nell'obiettivo di George migliaia di volte: mentre entro nell'Hoover Building, mentre cammino verso il mio appartamento a tarda notte, mentre mangio il mio pranzo all'Old Post Office. Non posso fare a meno di sentire l'odore del suo sperma nell'aria; si è seduto e masturbato davanti a queste foto. E in più si è sempre inserito in esse, come un modello di GQ con indosso dei completi da migliaia di dollari. Ogni volta c'è una faccia ritagliata incollata sulla testa perduta del modello, con capelli scuri, occhi castani e un tatuaggio nero sul collo. L'estro artistico di George deve essere stato ampiamente trascurato, e lo stile di disegno da bambino di 5 anni rende solo il tutto ancora più grottesco e spaventoso, come se io fossi Dorothy che condivide lo spazio di quelle foto con lo Spaventapasseri.

C'è un rapido movimento d'aria e poi un colpo secco mentre la torcia di Ralph rotola via sul pavimento, illuminando inutili detriti e rimbalzando contro innumerevoli frammenti d'argento. L'aria è nera come carta carbone dove le sottili linee di luce non passano. Sposto di scatto la mia pistola e la torcia verso la posizione in cui ho visto Ralph l'ultima volta. Non c'è nulla, né George né Ralph nel luogo in cui si trovava in piedi poco fa. Urlo chiamando i rinforzi mentre muovo la torcia in ampi cerchi per il seminterrato.

"Sei diventata così rude." La voce di George esplode da tutte - e allo stesso tempo - nessuna direzione mentre mi giro e rigiro disperatamente alla ricerca di un movimento, cercando di tenere basso il fascio di luce tanto da illuminare i suoi piedi e non ricadere nella trappola di specchi. L'unica cosa che vedo è la torcia di Ralph che vola verso di me. Ricevo un accecante flash di luce diretto negli occhi prima che rimbalzi lontano. La mia visuale è oscurata da macchie rosse così mi trovo totalmente indifesa pur continuando a cercare come se potessi vedere qualcosa.

"Vieni qui e ti farò vedere io cosa vuol dire essere rude." Prometto sbattendo le palpebre e cercando di distinguere dei movimenti nel nulla. Luci lampeggiano come semafori nella mia visuale periferica e non so dire cosa sia reale o cosa sia inganno sensoriale.

Sento un lieve solletico tra le mie scapole e così mi giro di scatto di modo che le sue mani scivolano via sul tessuto di nailon del giubbetto che ho indosso. Grido per la rabbia e faccio fuoco. Frammenti di vetro esplodono ovunque mentre distruggo un paio dei suoi alterego a specchio. Gli spari non sono stati neanche lontanamente precisi, ma sento i suoi movimenti mentre si allontana in fretta così da sapere dove puntare la luce.

Sta indietreggiando ora. L'angolazione del fascio di luce sui suoi piedi fa scaturire sul muro un'ombra di proporzioni elefantiache; nell'oscurità posso vedere le sue braccia alzarsi in una specie di parodia di resa. "Non mi sparare, Scully."

"Questo non ha funzionato neanche con Mulder." So che nessuno al mondo potrebbe condannarmi se gli sparassi, non con Ralph steso atterra da qualche parte e il buio del seminterrato che nasconde le azioni di George.

"Mulder è un incapace." Dichiara lanciando la pietra che teneva nascosta nel pugno chiuso. La mia torcia si schianta a terra quando sento l'impatto sulle ossa della mia spalla. Provo a fare fuoco, ma il mio braccio sta tremando per il dolore, come se ci avessi dormito sopra per ore, così non sono in grado di prendere bene la mira.

Buio, buio infernale, le linee incrociate delle torce a terra servono solo a enfatizzare la densa oscurità che non possono illuminare, brillando negli pecchi come stelle pericolose. Il mio dito si tende sul grilletto; spargerei proiettili per tutta la stanza se solo fossi sicura che Ralph si trovi fuori tiro.

Mi lancio sulla torcia più vicina e la posiziono sotto il mio braccio così da poter prendere la mira con entrambe le mani. Finalmente c'è del movimento in cima alle scale mentre gli agenti realizzano cosa sta succedendo. Facendo ruotare il mio corpo per individuare George scorgo un movimento di gambe, intente ad arrampicarsi su un tavolo che è stato spinto contro la parete. C'è un rumore secco di assi che si rompono mentre la finestra in alto viene liberata. Sparo e nonostante io sia riuscita a colpirlo e che gli altri agenti sulle scale abbiano fatto fuoco in quella stessa direzione, vedo i suoi piedi scomparire e tutto questo non è stato sufficiente per fermarlo.

La maggior parte degli agenti sono ancora in casa, a frugare negli armadi o intenti ad affollare le scale per vedere cosa diavolo è successo e posso dire con sicurezza - dagli scambi alla radio - che i due all'esterno non avranno nessuna possibilità di prenderlo.

Mentre gli altri agenti sono impegnati negli inutili lavori di routine, trovo Ralph sdraiato a terra nascosto da uno specchio e subito controllo i suoi segni vitali. Nonostante abbia un corpo statuario la sua testa è sempre fatta come quella di tutti gli altri, così si ritroverà con un gran mal di testa. L'arma di George giace a terra al suo fianco; giusto un altro mattone estratto da questo rudere di casa. Tiro indietro le sue palpebre; le pupille sono ancora della stessa larghezza, ma ci vorrà del tempo per sapere cosa sta succedendo là dentro. Ralph aveva ordinato il supporto di un'ambulanza… sarà un buon vice direttore un giorno… la posso sentire ululare attraverso i vetri rotti.

Quando i paramedici arrivano, mi sposto nel vano dietro le scale, nel laboratorio di George. Da uno degli scalini pende una piccola volpe di pezza avvolta in un fil di ferro che ha incominciato già a lacerare la stoffa del pupazzo. Ha fatto qualcosa di osceno con i suoi piedi.

Assomiglia a qualcuno dei giochi di Miranda. C'è una serie di piccoli animali sparpagliati per la casa e - ovviamente - cosa sarebbe più adatta per un piccolo Mulder se non il pupazzo di una volpe? Come se lui non conoscesse già questa battuta. Ingveld ha menzionato una volta, nel pieno di uno dei suoi discorsi a flusso di coscienza che è solita snocciolare per riempire i tesi vuoti creati da tutta quella gente austera che gira per casa, che c'erano almeno tre piccole volpi chiuse in lavanderia; questo perché non Mulder amava vederle in giro. Mi alzo in punta di piedi e annuso; niente.

"Vieni qui." Ordino ad un agente a caso che, obbediente, trotterella vicino a me.

"Che odore è?"

Mi rivolge un'occhiata stranita, poi si avvicina e prende un profondo respiro. "E'… detersivo?"

Non è meraviglioso veder confermate le tue intuizioni?

Oh... non ho neanche dato un'occhiata alla ragazza morta sul tavolo da lavoro di George, vicina al retro delle scale, così che rischiamo di calpestarla quando arriviamo. Le facce degli altri agenti si contorcono nello sforzo di non vomitare; l'odore di sperma e quello dell'inizio di decomposizione devono essere molto densi nell'aria. L'ultima vittima è stata distesa come un soggetto da autopsia sul vecchio tavolo di legno, la sua pelle pallida pressoché intatta.

Ma c'è qualcosa che non va nei suoi occhi.

La carne delicata sotto i suoi occhi è distorta, e deturpata. Mi faccio più vicina. Quello che sembrava mascara sciolto dalle lacrime si rivela essere piccoli rivoli di sangue che sgorgano dalla pelle lacerata. Ha strappato le sue palpebre e la pelle intorno alle sue orbite quando ha rimosso gli occhi, sostituendoli con globi di vetro le cui iridi cieche imitano il blu chiaro dei miei occhi.

Mi domando cosa abbia fatto con i suoi veri occhi. In un angolo, contro una trave esposta, c'è un mucchio di stracci, ammassati come se fossero stati prima inzuppati con qualcosa e poi seccati in rigide pieghe. Ripongo la mia pistola nella fondina, metto i guanti e mi inginocchio per esaminare il mucchio. Lo straccio che sollevo da terra fa lo stesso rumore di una crosta strappata dalla pelle. Il sangue ha inzuppato solo parte del tessuto di cotone, così alcune parti si stendono facilmente mentre altre sono rigide come tela spessa. Da sotto, attaccati alla stoffa fino a quando la forza di gravità non prevale, rotolano fuori due occhi come fossero frutti marci. Sembra che fossero castani.

Ritorno verso il cadavere, la mia curiosità per gli occhi è momentaneamente soddisfatta. Ci sono altre cose sotto quello straccio, ma non sono ancora pronta per guardarle. Gli altri agenti seguono la mia veglia, osservando le altre parti che ha gettato in quell'angolo. Sento una voce sussurrare: "Come sapeva dove…" ma subito viene zittita da un agente più saggio.

Indossa uno dei miei accappatoi, realizzo… quello malandato di spugna che metto sempre quando sono chiusa in casa e non devo farmi vedere in giro. A pensarci bene... è l'unico che ho indossato negli ultimi 6 anni. Ed è anche l'unico capo di vestiario che ho indossato durante quel periodo memorabile di 72 ore preso come "vacanza federale" o altro… e soltanto per pagare la pizza al fattorino! Avevo dovuto portare la scatola di pizza in camera visto che Mulder si era rifiutato di unirsi a me in cucina. E quando ero arrivata al letto l'unto stava già filtrando sul fondo della scatola così da macchiare qualsiasi cosa fosse venuta in suo contatto. Mulder aveva afferrato la cintura dell'accappatoio tirandola via e scoprendo alcune parti critiche della mia anatomia. Aveva fatto qualche commento da bastardo che allora mi aveva dato fastidio, ma che ora sono riuscita a dimenticare. Poco dopo avevo lasciato scivolare a terra l'accappatoio assieme alla scatola della pizza per rinfilarmi a letto. Più tardi gli avevo fatto pulire il pavimento mentre eravamo intenti ad ingurgitare fette di pizza Hawaiana congelata. Ero rimasta nuda fino a quando Mulder se ne era andato lunedì mattina presto.

Quei ricordi sono così vividi da poter ancora sentire l'odore dell'ananas nelle mie narici, più forte di qualsiasi odore potrei sentire in questi giorni. Mentre mi sposto per esaminare la sua gola automaticamente estraggo il registratore e lo faccio partire. "Deviazioni dal MO originario." Noto. "Lo strangolamento non è avvenuto manualmente, ma effettuato con dei lacci… ci sono delle fibre attaccate alla pelle, apparentemente appartenenti alla cintura dell'accappatoio che indossa la vittima. La cintura…" Mi guardo intorno. "…giace a terra vicino alla vittima."

Vado avanti registrando il resto delle mie osservazioni. Non ci sono altre visibili mutilazioni a parte gli occhi, nessuna escoriazione evidente. Sulle sue cosce distinguo le tracce argentate di sperma. E' avvenuto tutto post-mortem, mentre lei era ancora calda, ma impossibilitata ad opporre alcun tipo di resistenza. Non ama la lotta; vuole essere amato e accettato. Sento gli stessi residui pulsare sulle mie cosce come se si fossero congelati all'improvviso.

"Penso che lo abbia colpito." Dice uno degli uomini senza faccia, avvicinandosi a me e posizionandosi accuratamente nella mia visuale così da non sorprendermi. "C'è del sangue sulle assi. Ma credo che non si tratti di una ferita profonda; non c'è nessuna scia da seguire fuori."

Questo era George per voi.

Ma c'è una traccia, trovata da occhi più giovani e acuti dei miei, uno spesso ammasso di qualcosa che sembra gomma color pelle. Solo che non si tratta di gomma, ma di pelle. Porto una striscia alla luce, una striscia ricoperta da un arco di filo spinato colante sangue.

"Cosa cazzo è quello?" Chiede Ralph in una voce soffocata dal dolore.

"Distruzione di prove. Si è levato il tatuaggio dal collo. Se guarisce bene sarà virtualmente impossibile distinguerli."

"Merda!" Dice e io sono d'accordo.

E' passata da parecchio mezzanotte quando ritorno a casa Mulder. Scivolo per la casa dopo aver inserito il codice dell'allarme. I bambini sono tutti a nanna. Ingveld e Warwick sono intrecciati sul divano di sotto mentre MTV si muove silenziosamente formando una specie di camino tecnofobico. Nella sua nuova stanza Miranda è rannicchiata sotto le sue coperte mentre un mare di fate e sirenette danzano intorno a lei. Tocco la sua pelle morbida come una piuma e osservo una bolla di saliva cadere sul materasso del lettino. In fondo al corridoio, Mulder è rannicchiato come un gamberetto sotto la sua coperta di cotone. Quando tocco la sua testa è caldo come Miranda, i suoi capelli umidi per il sudore notturno. Per una volta il suo volto è rilassato in un'espressione quasi pacifica. Pace che evaporerà domani quando verrà a sapere delle ultime novità. Mi libero dal giubbotto di kevlar e dai vestiti Donna Karan e faccio scivolare il mio corpo nudo vicino al suo. Gradatamente, il suo calore mi culla verso il sonno come acqua calda.

Dormiamo per ore come feti nel ventre materno in uno splendido e pacifico silenzio al sicuro da incubi di gemelli o di Elvis.


continua...