TITLE: Iolokus #2 - Agnates (Parenti per parte paterna)
AUTHOR: MustangSally and Rivka T
TRANSLATED BY: Ainos - Ainos@SoftHome.net
CLASSIFICATION: M&S Relationship/Mitologia/X-File
CONTENT WARNING: NC-17 per il sesso, la violenza ed il linguaggio (brevi scene di slash)
SPOILER WARNING: Quinta stagione a partire da "Emily"
DISTRIBUTION STATEMENT: L’intero universo.
THE DISCLAIMER: Le autrici dichiarano di non essere in possesso dei personaggi utilizzati in questa storia e questo è il motivo per cui li hanno fatti comportare così. Inoltre sperano di non offendere nessuno.


* Capitolo 16 *

Chiara e dolce è la mia anima,
E chiaro e dolce è tutto ciò che non è la mia anima.
Walt Whitman


La strada in realtà non è molto di più di un largo sentiero accidentato in mezzo agli alberi ed il furgone è scosso al punto da farmi stringere i denti per non batterli ed afferrarmi con forza spasmodica alla barra sopra il finestrino. Mulder sta fissando il terreno con tanta intensità che sembra quasi volerlo spianare e livellare con la sua sola forza di volontà.

Parlando di capanne, alla fine ci ritroviamo di fronte ad una "capanna" tale da far apparire la "Casa Bianca" come una villetta bifamigliare. Certo, la facciata è ricoperta di tronchi d'albero... ma è come se Frank Lloyd Wright avesse improvvisamente virato sullo stile "rustico". E' grande come l'edificio dove ho il mio appartamento. Emerson ha buon gusto in fatto di architettura, non c'è che dire. Mulder la fissa per un attimo, poi scende dal dal furgone sul sentiero di ciottoli che è cominciato mezzo acro fa.

Non dobbiamo neppure prenderci il disturbo di suonare il campanello e sventolare i nostri distintivi per farci aprire il portone perché il portone è già aperto ed Emerson esce fuori accompagnato da una giovane donna di colore... apparentemente di sei mesi. Emerson è la fotocopia vivente del mio partner, come già avevamo visto, solo porta i capelli come una lunga coltre di onde che gli arriva fino alle spalle ed indossa un orribile paio di occhiali con la montatura di corno che Mulder si farebbe uccidere piuttosto che doverli mettere sul naso.

L'uomo si avvicina a Mulder e lo guarda con una luminosa curiosità negli occhi castani. China la testa ed osserva il neo sulla guancia del mio partner, poi getta un'occhiata sul suo odiato naso e si mette a ghignare.

"Mi fa piacere scoprire come non sono l'unico al mondo ad essere costretto ad andare in giro con quest'assurdo... coso... in mezzo alla faccia." dice la donna al suo fianco.

Mi ci vuole un momento per collegare il fatto che Emerson ha fatto degli strani gesti con le mani, senza muovere la bocca, e che la donna ha tradotto per noi il suo linguaggio dei segni.

Mulder fa un balzo indietro come se l'avessero spinto con forza e poi li guarda sbigottito.

"Mio marito non può parlare. Ha avuto un... incidente... da bambino che l'ha reso muto e così io parlo per lui. Sono Aileen Goldberg. Venite dentro, prego."

Emerson tira Mulder per la manica del cappotto e le sue mani si muovono ad una velocità tale che non riesco a seguirne tutti i movimenti.

"Diavolo, non ci posso credere! Non so dove iniziare... dove sei cresciuto? Merda! Ho un milione di domande da farti!" da un colpetto col gomito a Mulder, come per assicurarsi che il suo gemello sia reale.

Neanche a dirlo, hanno un divano di pelle nera. Mi siedo sul divano accanto a Mulder mentre Emerson si accomoda di fronte a noi su di una poltrona in tinta ed Aileen si sistema su di una pila di cuscini davanti al caminetto. Dietro le spalle di Emerson intravedo il bosco che abbiamo appena lasciato e che sembra essere tutt'uno con la stanza grazie alla parete a vetrata. Aileen ha preparato caffettiera e tazzine sul tavolino da ceffè, come se pensasse a noi come ad una coppia di amici in visita di piacere. Mulder ha dipinta in faccia l'espressione affranta di uno che si aspetta, da un momento all'altro, che ad Emerson spuntino un bel paio di corna in testa o, peggio, che si decida a confessare la sua abitudine di mangiare neonati vivi a colazione. Al contrario, Emerson è spumeggiante di entusiasmo per il suo gemello ritrovato ed il suo volto è trasfigurato ad un punto tale da non sembrare più uguale a quello di Mulder.

"Ho avuto dei dubbi su Jason Lindsay quando l'ho visto in televisione un paio di anni fa. Non capita tutti i giorni di vedere la tua faccia in quella stupida scatola, no? Ho pensato ad un gemello separato alla nascita, poi ho fatto una piccola ricerca ed ho deciso di non contattarlo... dopo tutto." Emerson fa un gesto che non ha bisogno di interprete.

"Che cosa sai del... Progetto?" gli chiede Mulder.

Accigliato, Emerson continua a parlarci con la voce di Aileen.

"Niente di dettagliato. Solo spizzichi e bocconi che sono stato in grado di reperire su Internet. Come sicuramente saprai, Internet originariamente era stato creato per permettere agli scienziati di comunicare tra di loro con un sistema alternativo in caso di olocausto nucleare... i data base dell'epoca sono ancora presenti su alcuni server: basta solo sapere dove cercare e chiedere aiuto alle persone giuste..."

Mi viene subito in mente Frohike e quasi mi scappa un sorriso.

"La cosa strana è che non risulta da nessuna parte l'esistenza dei miei genitori naturali." Emerson fa una smorfia, "Non ci sono documenti in merito. L'ho scoperto quando i miei genitori adottivi mi ha hanno portato via da quelli che mi avevano cresciuto. Una macchia bianca sul mio certificato di adozione ha bloccato tutto l'iter burocratico per più di un anno... hai presente che razza di somari cocciuti siano i burocrati, no?"

"Non hai idea di quanto!" concorda Mulder.

"Estrapolando dai dati che sono stato in grado di ottenere, ho dedotto che dev'esserci stato un esperimento genetico e che, più o meno negli anni 60, sono state create delle serie di gemelli. Dieci di questi sono sopravvissuti all'infanzia e sono stati dati in adozione sparpagliandoli per tutto il paese. Ho perso le tracce della maggior parte di loro... so che c'è n'è uno in prigione... e che c'è Jason. Tu ne sai qualcosa di più? Sei in grado di darmi qualche altro dettaglio?"

facendo un profondo respiro, Mulder inizia a narrare la storia dei "Fratelli Mulder". Mentre parla, io osservo le espressioni che prende via via il volto di Emerson: arriva ad esprimere una tale gamma di emozioni che farebbe ingelosire un attore Shakespeariano. Alla fine, Mulder cerca anche di spiegargli ciò che abbiamo scoperto su George Naxos ed il suo trauma adolescenziale che lo spinge ad essere un serial-killer molto atipico. Mentre Mulder fa un confronto tra la sua perdita di Samantha ed i sintomi che George ha sofferto come risultato, Emerson distoglie lo sguardo ed i suoi occhi si posano sul volto della moglie.

Fa dei segni con le mani senza staccarle gli occhi dal volto, poi si alza ed esce dalla stanza. Aileen sospira e si accarezza pensosamente la pancia attraverso il sottile cotone dell'abito che indossa.

"Dovete scusarlo, non può parlare di ciò che gli è accaduto. Lo sconvolge ancora moltissimo. Ma vuole comunque che ve ne parli io.

Emerson è così determinato a trovare i suoi genitori naturali a causa dei genitori che l'hanno allevato. Vivere con loro per lui è stato quasi un incubo, la solita storia di abusi mentali e psichici," accanto a me Mulder sussulta, "coperti da un'assoluta omertà. All'età di otto anni Emerson è stato lasciato a giocare con il figlio dei vicini di casa mentre i suoi genitori dell'epoca, i Trapper, erano andati a spasso. I ragazzi più grandi erano lì vicino alla roulotte dei Trapper a bere e farsi come al solito. Ad un certo punto si sono messi a stuzzicare Emerson il quale, non essendo mai stato una persona paziente e tollerante, ha subito reagito facendo un occhio nero al più grande di loro. Questi, che ormai non era più un ragazzino, ha trascinato Emerson in camera da letto e l'ha violentato. Ripetutamente. Gli altri gli hanno dato il cambio e quando non ne hanno avuto più voglia hanno iniziato ad usare i primi oggetti che gli capitavano in mano. Alla fine, però, si sono resi conto che lui sarebbe andato in giro a dire ciò che gli avevano fatto e così, per zittirlo una volta per tutte, gli hanno tagliato la lingua."

Un elemento da prendere in considerazione più che seriamente.

Mulder si irrigidisce sui cuscini accanto a me. Io faccio fatica a respirare. Mi rendo a malapena conto che mi fa male la mano perché c'è lui che me la stringe come se volesse ridurla in polvere.

"Il giudice del dipartimento di tutela dei bambini ha stabilito che i genitori adottivi erano colpevoli di negligenza e gli ha tolto l'affidamento. Fortunatamente, la sua nuova famiglia adottiva erano i Goldberg, che avevano già tre figli e che l'hanno subito adottato legalmente. Sono stati stupendi con lui, gli hanno ritinteggiato la cameretta apposta, gli hanno comperato una tonnellata di giocattoli e tutti i mobili nuovi. La tipica sindrome da "primo nipotino"."

"Ma.." la interrompo io, "Emerson avrebbe potuto seguire una terapia del linguaggio... la chirurgia avrebbe potuto correggere il suo problema."

"Emerson è in grado di parlare... solo che lui odia il suono della sua voce. Dice che è un suono stupido... che lui sembra stupido." sorride, "E poi, se parlasse, non ci saremmo mai incontrati. Io sono stata la sua traduttrice durante tutto il periodo universitario."

Un movimento cattura la mia attenzione: Emerson scuote la testa mentre osserva Aileen dal vano della porta da cui è appena uscito.

"Vi ho detto che ho abbandonato una promettente carriera di sviluppatrice di modelli d'Intelligenza Artificiale per prendermi cura di questo caso disperato d'un marito?" ci chiede.

I gesti che le rivolge Emerson non hanno bisogno di un traduttore.

"Ci piacerebbe che vi fermaste per cena... così i ragazzi avranno un'occasione per fare due chiacchiere."

All'improvviso mi rendo conto che Aileen si è rivolta a me come se pensasse che io sia la moglie di Mulder e non una sua collega. Non so come comportarmi... non mi è mai accaduto prima.

****

Da che ho iniziato ad occuparmene, non ho fatto altro che scoprire che ognuno dei miei fratelli è precipitato in un'unica e terribile direzione. Beh, forse Baylor sarebbe stato il migliore... se non avesse avuto quel vizietto dell'autoflagellazione. Certo anche io avrei preferito dominare i miei demoni infliggendo dolore al mio corpo piuttosto che alla mia mente... se stigmatizzarmi fosse bastato a salvare e proteggere Scully, l'avrei considerato uno scambio più che vantaggioso.

Non mi sono mai fermato a pensare seriamente a quanti tipi di personalità deviate possano esserci; mi sento come se ognuno di questi buffoni avesse cavato fuori qualcosa di cattivo dalla mia anima portandola ad un livello di perfezione. Bill Scully vincerebbe il premio per il miglior fratello in assoluto se qualcuno si mettesse a far confronti. Ed è per questo che non sono assolutamente sicuro del fatto che il lato "oscuro" di Emerson non sia semplicemente nascosto con miglior solerzia. A prima vista, sembra quasi un santo.. ed è proprio questo che mi rende più nervoso.

Ci attende un bel viaggetto in auto per poter raggiungere l'aeroporto più vicino e di voli diretti neanche a parlarne (il Montana non è esattamente il fulcro nevralgico del nostro paese), ma possiamo lo stesso permetterci di fermarci per cena se prendiamo il volo di domani mattina per Chicago (le rotte che ci costringono a dirigerci verso l'Illinois per poter tornare in Texas meriterebbero un X-File solo per loro).

Aileen si scusa e va ad annunciare al cuoco la presenza di ospiti. Scully mi appoggia una mano sul ginocchio mentre io osservo il mio gemello appena ritrovato.

Cerco di spiegargli, come meglio mi riesce, che c'è stato un netto decremento di unità nei nostri ranghi. Come minimo ne sono morti cinque... senza tener conto di quello che potrebbe essere successo a George. Emerson si stringe il volto tra le mani e fissa il pavimento: non mi ero mai accorto del fatto che la mia faccia si potesse deformare fino a quel punto.

Gli adottati spesso hanno un forte desiderio di saperne di più a proposito dei loro veri genitori... l'hanno chiamata "insicurezza genealogica", come se dargli un nome potesse renderla più reale o meno. Emerson ha fatto le sue brave ricerche ed ha scoperto qualcosa di ancor più bizzarro della solita fantasia del principe smarrito. Forse, con un figliolo suo in arrivo, ha sperato di poter mettere una pietra definitiva sul passato.

Ma non ne sono affatto sicuro...

Aileen torna ed un rapido scambio di gesti avviene tra i due.

"Così... qual è il punto di vista di Jason? Perché ti ha raccontato tutto questo?"

Non mi ci è voluto molto per abituarmi al fatto che la voce di Emerson esce dalla bocca di Aileen. Lei è molto brava, riesco a capire quando è lui a parlare perché c'è una sottile differenza nella cadenza della sua voce.

"Forse non voleva rimanessimo uccisi anche noi?" Ok, so benissimo che è un po' improbabile... ma non posso fare a meno di sperare che ci sia qualcosina di buono in lui.

"Non ha mai tentato di contattare me, e non venirmi a raccontar balle sul potere delle grandi ali dello Zio Sam... so benissimo cavarmela da me e probabilmente anche tu sei perfettamente in grado di badare a te stesso."

"Ma che cosa ci guadagna a proteggere Mulder mentre fa ammazzare gli altri? E perché l'ha spinto a cercare quelli rimasti in vita per avvisarli del pericolo che corrono?" Scully non se l'è mai bevuta questa storia: a volte dimentico che la ragazza può aver ragione.

Sento il cervello come se fosse una scodella di "Rice Krispies" in cui è stato appena versato il latte. O come se brulicasse di vermetti che scavano le loro infinite gallerie. Mi viene in mente Sam nel giardino, che mi tenta con una mela... la donna me la porge ed io la morsico.

Ma non inghiotto il boccone.

"Forse c'è qualcuno interessato alla monopolizzazione del controllo del genotipo..." rifletto, "Jason potrebbe esserne molto interessato."

"Ma, se fosse così, non ti avrebbe mai raccontato..." Emerson corruga anche lui la fronte.

"E se lui non volesse che nessun altro venisse a sapere del suo coinvolgimento in questa storia? Sembrerebbe proprio un classico caso di conflitto d'interessi." dice Scully con il suo solito puntiglio, "L'interesse della Roush è di avere una gran quantità di campioni di... Mulder, così da poter avere una buona flessibilità in caso di possibili futuri...ah, utilizzi. Così, quando Mulder ha forzato l'entrata del magazzino di Austin facendosi passare per Jason, questi non ha più potuto far finta di ignorarne l'esistenza e, per mantenere la sua credibilità con lei, ha dovuto dare a Mulder i files."

"Lei?"

Scully mi fissa come se avessi appena fatto il fin troppo scontato lapsus freudiano.

"Lei è OK." dico ad Aileen ed Emerson. "Lui potrebbe aver tenuto nascosto a Samantha il suo coinvolgimento con quelle morti..."

"Tutto ciò è orrendo!" Alieen scatta in piedi dal sofà ed inizia a camminare su e giù per la stanza, stagliandosi contro la finestra che mostra il tramonto nel Montana in tutta la sua straordinaria bellezza, "Ci sono dozzine di altre cose nel mondo che si possono corrompere allegramente prima di mettersi a giocare a fare Dio con la genetica!"

I gesti di Emerson danno un'eloquente rappresentazione del suo disgusto.

"Questa storia mi ha fatto salire il sangue al cervello!" dice lei per lui, "Vieni Fox, ti faccio fare un giretto nella mia proprietà."

Con Jason che ancora mi balena per la mente, mi alzo a mia volta per seguirlo ma mi accorgo che Scully è sbiancata improvvisamente...

"Va tutto bene?"

"Sto bene, Mulder," mi risponde a denti stretti, "è solo un po' di stanchezza."

Seguo Emerson fino all'entrata principale.

"Ma come..." inizio io, ma lui mi ferma con un sorriso, mostrandomi un blocco notes ed un pennarello.

"Bassa tecnologia." scarabocchia.

All'esterno, Emerson possiede un regno magico. Il manto verde, marrone e nero della foresta di sempreverdi ci circonda, sontuoso e confortante. Mentre ci affondiamo dentro mi sembra di scorgere persino il codino di un piccolo cervo che subito scompare...

Mi mostra il blocco: "Hai idea del perché molti degli... altri siano psicotici?"

Aprezzo il fatto che specifichi la parola 'altri'.

"Ognuno di loro sembra rappresentare una diversa sfumatura di psicopatia," gli rispondo, "ma devo ammettere di propendere decisamente per l'idea di un'influenza genetica. Se non vogliamo chiamarlo "determinismo", chiamiamolo pure "forte fattore di predisposizione". Aggiungendoci il fatto che di solito i bambini adottati hanno un certo numero - decisamente superiore alla media - di problemi di adattamento e disturbi dissociativi.... ecco pronta la ricetta per un perfetto disastro. Credo che, se paragonati a George e Aren, Jason ed io siamo dei perfetti esempi di onesti ed integerrimi cittadini."

Lui si acciglia e si mette a scarabocchiare di nuovo, la sua scrittura è più spigolosa e disordinata di prima. "Ma c'è differenza tra la "predisposizione genetica" e l'"ereditarietà"... non è forse vero?"

'Ereditarietà' lo sottolinea due volte.

"Stai chiedendomi se tutto ciò influirà sulla salute mentale del tuo bambino?"

Alza spalle, in modo poco convincente. Ecco lo svantaggio di essere così espressivi: adesso sono certo del fatto che la cosa lo preoccupa... e molto.

"Non posso assicurarti nulla...", non so neppure come chiamarlo, Sig. Goldberg mi sembra un po' troppo distaccato. "Emerson, guarda... solo Dio può sapere che diavolo sia mai successo ai nostri geni. La gente che ci ha creato si è limitata a manipolare un po' di DNA per poi vedere che cosa succedeva - mia madre l'ha quasi ammesso - e quindi non ci sono garanzie di sorta. Mi dispiace."

Lui si volta ed io non riesco a vedere la sua espressione mentre si staglia contro il sole morente.

"Dovresti parlarne con Scully." gli suggerisco, "Lei ti dirà che la scienza moderna non è ancora in grado di alterare le cellule germinali, può farlo solo con quelle somatiche, e che quindi non hai motivo di preoccuparti."

Si strofina gli occhi con la mano libera, scuotendo il blocco, poi ricomincia a scribacchiare. "E lei può spiegarmi ciò di cui stai parlando?"

Quasi mi metto a ghignare: alla fine ho trovato qualcuno ancora meno ferrato nella scienza di me! "E' in grado di spiegarti tutto, persino le cose che lei stessa fatica a capire. E' una delle sue migliori caratteristiche."

Uhm, forse avrei fatto meglio a dire "peggiori caratteristiche".

Ogni volta che mi rendo conto che Emerson mi sta osservando, devo reprimere l'istinto di passarmi una mano sulla faccia per vedere se me la sono sporcata o se mi si è deformata improvvisamente senza che io me ne accorgessi.

"Hai mai studiato filosofia?" scarabocchia.

"Certo."

"Ti ricordi di quanto ti chiedono se torneresti indietro nel tempo per uccidere Hitler quand'era ancora un bambino? Per impedirgli di commettere tutte quelle atrocità da adulto? Beh, io adesso mi sento come se avessi davvero la possibilità di farlo."

Inarca un sopracciglio in un modo che, per un attimo, lo fa rassomigliare quasi più a Scully che a me stesso.

"Io voglio il mio bambino... ma non voglio un mostro."

"Non posso garantirti nulla."

La cena è decisamente antitetica rispetto a quella che abbiamo consumato nella lussuosa casa di Jason. Siamo seduti ginocchio contro ginocchio ad un tavolo rotondo con vista sulle montagne che ci circondano. Emerson ha l'indubbio vantaggio sociale di essere in grado di parlare anche a bocca piena e quasi costringe Aileen alla fame per esporci il suo punto di vista sull'educazione globale via Internet. La sua teoria è che, dando accesso diretto ai fatti, ognuno sia in grado di istruirsi da sé, di prendere decisioni ponderate sulla sua vita e farsi un'idea precisa sull'attuale situazione politica del suo paese. Poi ci spiega anche come lui ed Aileen abbiano spostato la loro società di software in questo posto dimenticato da Dio dopo un blitz particolarmente sgradevole delle spie industriali di Mr.Gates. La loro "suite", al confronto di quella della Microsoft, è solo ai primi passi, ma Emerson, praticamente, sprizza allegria da tutti i pori al solo pensiero di poter competere con quel colosso dell'informatica.

Vicino a me, le sue cosce premute contro le mie, Scully gioca con il cibo che ha sul piatto e mangia poco, parlando ancor meno.

****

Sono così stanca che accolgo con vero sollievo la notizia che pernotteremo nell'hotel vicino ad O'Hare. L'email criptica che ricevo da Zippy non porta buone notizie: le cose ad Austin vanno decisamente male e la nostra presenza è urgentemente richiesta.

Mulder firma per due camere sul registro, ma poi porta entrambi i nostri bagagli in quella sulla sinistra. Io rimando il problema a dopo una bella e lunga doccia. La pressione dell'acqua è talmente debole da non riportarmi neppure alla mente quella della doccia della casa di Jason... uhm... non per molto, almeno.

Sono due persone differenti. Differenti in ogni singola molecola, differenti come due biscotti di una stessa infornata... dov'è la guarnizione ciò che veramente conta. E Mulder mi ama ancora con quella sua quieta disperazione... e non mi vuole fare del male.

Mi metto una delle sue T-shirt ed esco dal bagno. Lui è seduto sul letto, appoggiato alla testata, e sta leggendo le informazioni che Emerson gli ha stampato. Ha i capelli che sparano in alto in ciuffi ribelli ed indossa ancora la canottiera e i boxer: Bruce Weber darebbe non so che per poterlo mettere su di un cartellone pubblicitario in Time Square se lo vedesse in questo momento. Mi guarda di sottecchi da sopra gli occhiali da lettura e mi sorride con quel suo sorriso speciale capace di scuotermi fin nel profondo.

Cinque passi dei miei e raggiungo il bordo del letto. Allungo le mani come in un gesto di preghiera: "Passami ciò che hai già letto."

Lui ammicca e mi accontenta. Probabilmente passeremo il resto della notte a leggere, fino a ritrovarci domani mattina all'aeroporto con gli occhi rossi e gonfi.

Forse.

Forse, se mi riducessi disgustosamente ubriaca, lui si comporterebbe da cavaliere e mi lascerebbe in pace, così per dire.

La cartella è fredda e liscia nelle mie mani. Mi infilo gli occhiali e dispiego le pagine sul tavolino dell'hotel, ingobbendomici sopra in quella stupida maniera che mi porta sempre a farmi venire i crampi nello spazio di pochi minuti. So bene che la mia postura è terribile, ma non riesco a distendermi, come una persona bruciata in un incendio i cui tendini si sono accorciati.

I documenti di Emerson hanno più dettagli sul passato del "Clan Mulder" rispetto a quelli fornitici da Jason, quasi come se quest'ultimo considerasse più importante sapere dove si trovino ora i singoli individui piuttosto che non la storia delle loro vite. Se escludiamo Ian, Jason e Mulder, tutti gli altri sono stati affidati a delle agenzie private di adozione, agenzie accuratamente scelte in modo da "sparpagliargli" ben bene per tutto il paese. Le informazioni di Emerson su Ian e Jason sono tutt'altro che esaurienti, anche se rivelano che Jason è passato da Andover a Jale e sembra che Ian non abbia mai avuto alcun genere di educazione convenzionale.

Gli altri sette, decisamente, non hanno mangiato con cucchiai d'argento. In un periodo in cui era davvero facile adottare un bambino - bastava avere abbastanza soldi, dato che un profilo psicologico adeguato non era affatto richiesto - questi bambini hanno avuto davvero una gran sfortuna... a meno che la cosa non sia stata voluta. Aileen non ci ha detto che i genitori di Emerson, prima di finire spiaccicati nell'incidente stradale, erano soliti mandarlo all'ospedale a ritmi regolari...

E provo vera pena per Mulder.

Non riesco a sopportarlo... è troppo duro anche per me. Chiudo il fascicolo e spengo la lampada del tavolo. Anche Mulder ha finito di leggere ed adesso sta facendo un po' di zapping televisivo. Affondo nel letto, scosto le coperte e ci scivolo dentro... mi accorgo di aver distolto la sua attenzione dalla TV, ma gli volto la schiena e mi perdo la sua occhiata da cucciolo smarrito.

Lui sospira e spegne la tele. Di solito quando siamo in viaggio, dopo aver fatto sesso con me, lui va in camera sua a vedere un po' di TV e poi torna furtivo da me, scivola di nuovo nel mio letto e mi si avviluppa intorno come un bozzolo di seta. Stasera probabilmente ha troppo bisogno di essere confortato per andarsene... almeno adesso ho la certezza di averla vinta con lui se messa a confronto con quella scatola idiota.

Spegne la luce del comodino, dimenticandosi di quella del bagno, ma tanto ci pensano le sottilissime tendine alle finestre a lasciar filtrare abbastanza luce da uccidere definitivamente ogni idea di oscurità. Mi si mozza il fiato in gola. Lui scosta le coperte ad una ad una fino a raggiungere le lenzuola, poi mi scivola accanto e mi circonda con le braccia, facendomi rigirare sulla schiena.

Io chiudo gli occhi e mi ritrovo in quel dannato bagno oscuro. Il mio cervello va in corto... letteralmente. Le mie braccia e le mie gambe scattano come se fossi una bambolina di plastica e Mulder mi lascia andare, confuso.

Ormai dovrei essermi abituata all'idea di essere stata violata. Quando sono tornata, tre anni fa, mi ci sono voluti mesi prima di poter ritrovare accettabile l'idea di toccarmi... di masturbarmi. A malapena riuscivo a sopportare il riflesso sullo specchio del mio corpo, divenutomi spaventosamente estraneo.

Ma è passata.

Ma se mi ci vorranno altri cinque mesi anche questa volta, Mulder pretenderà delle spiegazioni.

Persino adesso, che l'ho rifiutato così palesemente, lui sta indugiano su di me, sgomento e impaziente allo stesso tempo.

Afferro le sue braccia e lo spingo indietro, voltandolo sulla schiena. Lui asseconda il movimento, guardandomi di sottecchi: crede di aver capito il gioco.

"Ascoltami bene. Te lo dirò una volta sola." gli dico e sento il suo corpo irrigidirsi alle mie parole.

"Cosa...?"

Ho le mani sui suoi fianchi e le ginocchia in mezzo alle sue gambe: se avesse intenzione di alzarsi ed andarsene dovrebbe farlo con me avvinghiata addosso come una sanguisuga.

"Jason ha fatto finta di essere te... e mi ha stuprata, mi ha sodomizzata. Mentre tu parlavi con Samantha. Sono quasi sicura che ci abbia drogati entrambi per poterlo fare."

Nella luce verde dell'albergo, la sua bocca si apre e si chiude come quella di un pesce moribondo che galleggia in una macchia di petrolio. Lo guardo mentre comincia ad inabissarsi nel disprezzo per se stesso... lo stesso lago che solitamente è celato da uno strato di ghiaccio - accuratamente coltivato - su cui lui pattina in equilibrio precario.

"Ho bisogno di un po' di tempo." aggiungo, guardando un po' preoccupata il consueto manifestarsi della sua reazione tipica.

"Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno." mi risponde, con una voce che è l'ombra di un'ombra.

Non posso misurare con esattezza il livello di verità delle sue parole. Sono troppo stanca per potermi dare la pena di catalogare ogni sfumatura della sua faccia o ogni singolo movimento del suo corpo. Ma, comunque, lo lascio avvicinare nuovamente a me e stringermi forte contro il suo petto, dopo l'ennesima orribile rivelazione in un ennesimo orribile hotel di infima categoria.

"Non voglio che tu ti senta colpevole," dico al suo torace, "e, soprattutto, non voglio un circolo infinito di chiarimenti e recriminazioni. Le cose schifose... accadono."

Sento i suoi muscoli che si irrigidiscono, ma lui non mi risponde. Alla fine mi addormento, sebbene non credo che anche lui lo faccia.

****

Ucciderò Jason, è tanto semplice.

Poi troverò dove nasconde la tecnologia aliena e lo riporterò in vita... solo per ucciderlo nuovamente. Poi lo clonerò e lo torturerò fino a fargli supplicare di essere ucciso. Lo utilizzerò come bersaglio per fare un po' di pratica al poligono. Lo castrerò e gli farò mangiare il suo cazzo a morsi. E poi lo ucciderò e ricomincerò da capo.

Se non avessi ceduto ai miei meschini desideri... molti mesi fa, sul mio puzzolente divano... adesso lei sarebbe salva. L'avrebbe schiaffeggiato e mandato al diavolo.

Se non avessi perso tempo a pomiciare con la mia adorata sorellina... lui non avrebbe avuto l'opportunità di fare quel che ha fatto. Che due dannati mostri, io e lei... entrambi... i geni di mamma sono mortali non importa quale sperma fornisca l'altra metà del portafoglio da ricombinare.

Ricordo le labbra fredde di Sam, brillanti come squame di pesce sott'acqua e penso a Scully seviziata nella stanza da letto sopra le nostre teste. Immagino la sua pena al pensiero che fossi io a farle ciò che le è stato fatto... e all'idea che lei gli si sia sottomessa, ugualmente, che gli abbia chiesto con la sua voce serica di non farle male, di non farle *più* male, senza ottenere nient'altro che altra violenza... per un attimo mi viene da desiderare una rapida morte per entrambi, un modo come un altro per ottenere un rapido sollievo...

Tatuati il tuo dannato nome sulla fronte Fox, cretino tra i cretini, così che lei sappia sempre che sei tu... il suo scopatore prediletto.

L'idea che siamo stati drogati è quasi confortante, mi rende più facile iniziare a cercare di dimenticare quella notte. Lui - loro - "Loro" - chiunque siano - ovviamente avevano un piano. Volevano farmi scopare mia sorella (che, senz'ombra di dubbio, era all'apice del suo periodo fertile) mentre lui metteva incinta Scully. Il solo pensiero mi fa congelare nello stomaco il caffè che ho appena finito di ingerire. Ma qualcosa è andato storto, io sono letteralmente scappato da Sam per raggiungere Scully nella camera da letto e farla mia senza la protezione del preservativo. L'unico brandello di speranza che ho è che Scully sia rimasta effettivamente incinta... c'è una possibilità che ci sia riuscito. Con un po' di fortuna, il mio sperma ha imparato a nuotare a rana bene come il suo possessore.

Ma, e qui mi sento nuovamente affondare in acque oscure ed insidiose, è possibile che un bambino nato da una simile unione non abbia lo stesso bagaglio genetico dell'uomo che l'ha generato? Non sono così ferrato in genetica come quella puttana di mia madre o quella puttana di mia sorella, ma sono quasi certo che due gemelli omozigoti abbiano lo stesso identico bagaglio genetico... e ciò vuol dire che non sapremo mai chi è esattamente il vero padre del neonato.

Mi bruciano gli occhi, ma mi obbligo a non piangere.

Lei ha lasciato che l'abbracciassi, ma per mio beneficio o per il suo? Scully divide tutto in compartimenti meglio di un oceanografo, e forse può anche arrivare ad accettare che io non sono Jason, che il mio corpo non è una minaccia per lei (eccetto che per il fatto che lo è, il mio corpo è la chiave).

Nonostante la sua forza, ha cozzato contro tanti di quegli iceberg nelle scorse settimane che non mi stupirebbe vederla colare a picco nelle profondità degli abissi nell'immediato futuro.

Tempo, lei vuole tempo. Io vorrei *tornare indietro* nel tempo ed uccidere me stesso prima che diventassi per lei una causa di dolore. Vorrei tornare all'inizio di tutto, al momento di quel dannato esperimento, e dare fuoco al laboratorio, qualunque cosa possa servire a Scully.

Jason ha un certo stile, questo devo concederglielo. Ha tranciato di netto l'unico legame su cui potessi contare, la mia conoscenza - accuratamente acquisita - sul modo di scuotere il mondo di Dana Scully. Ora non c'è più nulla che la possa trattenere, ed ogni volta che mi guarda ha una ragione in più per ricordare ciò che lui le ha fatto.

****

Riconosco subito la suoneria lamentosa che appartiene al mio cellulare e non a quello di Mulder. Lui si gira mormorando parole intelligibili e nascondendo la testa sotto il cuscino mentre io mi allungo sul panorama illuminato della sua schiena ed afferro l'odiato telefonino sul comodino.

"Scully."

La voce di Skinner mi fa correre una scarica di adrenalina lungo tutto il corpo, come se ci avesse effettivamente colto in fragrante nella nostra sfacciata inosservanza del regolamento. Quasi senza accorgermene, tiro verso di me le lenzuola per coprirmi.

"Agente Scully, Emerson Goldberg e sua moglie Aileen sono scomparsi: il loro servizio di sorveglianza privato mi ha appena informato in proposito. A quanto pare gli è stata dato istruzione di farlo - nel caso fosse successa una cosa simile - giusto ieri, dopo la vostra visita."

"C'è qualche traccia del fatto che possano essere stati... feriti... mentre venivano rapiti?"

Mulder si irrigidisce e apre gli occhi.

"Non c'è alcun segno di scasso. Se c'è stata infrazione, è stata fatta senza lasciar alcuna traccia... i cani non hanno neppure abbaiato, a quanto dice il guardiano di turno. Secondo lui, gli animali avrebbero dovuto sentire se qualcuno si fosse introdotto senza permesso, ma - a quanto pare - non l'hanno fatto."

Mulder salta fuori dal letto ed inizia a infilarsi i vestiti che indossava ieri.

"Daremo un'occhiata." prometto a Skinner.

"I Goldbergs sono spariti" dico a Mulder, anche se so che non è affatto necessario.

"E' Jason," replica lui.

"Perché rapirli invece di ucciderli come ha fatto con tutti gli altri?"

Lui scuote la testa come un cane inzuppato. "Non ne sono sicuro, ma credo che tutto questo abbia a che fare col fatto che lui voglia del materiale genetico pronto sul tavolo, in modo da evitare lo sforzo di doverselo procurare da sé ogni mattina in bagno. Ed i feti di Aileen sono abbastanza sviluppati da poter essere vitali: forse vuole vedere con i suoi occhi come sarà la generazione futura..."

E questo significa tornare ad Austin.

****

Zippy ci aspetta nel distaccamento locale. L'intero ufficio pullula di agenti che cercano di capire che cosa stia succedendo e di come potersene prendere un pezzo. Tazzine di caffè riempiono ogni superficie piana presente... ed anche quelle non troppo piane.

Entriamo nell'oasi di relativa calma dell'ufficio di Zippy, illuminato da raggi di sole che filtrano dalle enormi finestre, ed io mi sorprendo nel vedere un cipiglio arrabbiato sul suo volto. Per un attimo mi ricorda me stessa, molto tempo fa, quando ho scoperto che Mulder mi nascondeva le sue fonti.

"Senti qua." Zippy preme il pulsante "play" di un piccolo registratore che ha preso in mano quando ci ha visti arrivare.

"Ho seguito il servizio al telegiornale... Holly Keene? L'ho vista, un po' di notti fa. Una coppia di uomini la stavano... trascinando dentro a un edificio. Ho pensato fosse ubriaca e che loro la stessero aiutando, ma adesso ritengo che... era un magazzino, quello sul lato destro di Ridgewood, il secondo partendo da Howe Street."

Metallica ed asciutta, la voce ha un non-so-chè di familiare. La voce di Zippy, al contrario, è piuttosto chiara... e decisamente furiosa.

"Ho fatto fare l'analisi della voce e, a dispetto della pronuncia schifosa, è venuto fuori che è - con il 98% di possibilità - la voce di Fox Mulder. Come me lo spieghi?"

"O quella di Jason Lindsay." rispondo io, mentre Mulder annuisce.

"E' stato lui ad indurci a fare quel raid." mormora Mulder, pensando ad alta voce, "Forse le donne nel magazzino erano un progetto di qualcun altro, una minaccia al suo potere. Ha mentito a proposito di Holly Keene: lei era catatonica ed incinta in quel momento. Ha pianificato il tutto per portarci ad Austin."

"Ed era lui l'uomo nell'atrio di Hal Rothberg." aggiungo io.

"Ehi, aspettate un attimo, non vorrete farmi credere che..."

"Beh, allora spiegalo tu, campione."

Zippy lo guarda come per decidere se prendere un file e tirarglielo in testa o, più semplicemente, gettarlo nel cestino. Mulder lo fissa senza battere ciglio.

"C'è una cosa che devo dirvi, gente." dice infine Zippy, "Il magazzino della Roush, quello proprio fuori città, ci hanno portato delle apparecchiature interessanti nell'ultimo mese."

Il telefono di Zippy suona, salvandolo da Mulder, che ha tutta l'aria di volerlo strangolare seduta stante. Afferra la cornetta, ascolta per un momento, grugnendo un monosillabo o due e poi riattacca, mentre le rughe si fanno più spesse intorno ai suoi occhi troppo brillanti.

"Darien Klein è sparito, il vostro capo sta venendo qui e sembra che siamo pronti per una tipica abbuffata del vecchio Texas."

"Holy Waco, Batman." dice Mulder con la sua solita espressione vacua.


continua...