TITLE: Iolokus #1
AUTHOR: MustangSally and Rivka T
TRANSLATED BY: Ainos - Ainos@SoftHome.net
CLASSIFICATION: M&S Relationship/Mitologia/X-File
CONTENT WARNING: NC-17 per il sesso, la violenza ed il linguaggio (brevi scene di slash)
SPOILER WARNING: Quinta stagione a partire da "Emily"
DISTRIBUTION STATEMENT: L’intero universo.
THE DISCLAIMER: Le autrici apprezzerebbero molto il fatto di non venir citate in giudizio. Nessun attore è stato danneggiato durante la stesura di questa storia.


* Capitolo 11 *

So con certezza ho intenzione di fare una cosa orrenda.
Ma la mia furia è più forte dei miei tentennamenti,
è una furia che porta sui mortali le peggiori disgrazie.


Qualcuno mi sta seguendo.

Me ne rendo conto perché mi sento come se centinaia di ragni mi strisciassero addosso. Salgo su una scala mobile dell'aeroporto di Phoenix, invece di precipitarmi a recuperare il bagaglio, e mi siedo ad un chiosco a sorseggiare caffè, osservando chi viene a ritirare i suoi bagagli, cercando di individuare chi intenderebbe ritirare me! Quasi quasi mi aspetto che arrivi Mulder o una "Loro" (gli onnipresenti, gli invisibili) squadra, ma chi arriva è l'amica ossigenata di Mulder, vestita con uno stropicciato tailleur di lino grigio. Mi passa davanti con passo da antilope, stringendo in mano una valigetta. Mettendo la mano sulla pistola, pago il caffè e la seguo.

Marita ritira il suo bagaglio e si avvia verso il banco del noleggio auto. Ho già con me la mia valigia e la seguo mentre esce dall'aeroporto, con le chiavi dell'auto tintinnanti in mano.

"Che cosa diavolo credi di fare?"

Le chiedo nel momento in cui si ferma dinanzi ad una Ford Explorer blu.

Maledizione, non sembra minimamente sorpresa nel vedere me o la mia pistola.

"Voglio saperne di più sulla Roush esattamente come te, Agente Scully." mi risponde con la sua vocina zuccherosa.

"Dammi le chiavi." le ordino.

Nessuno sembra preoccuparsi per il piccolo dramma che stiamo interpretando sul marciapiede: tutti gli allegri manager che ci passano accanto non si accorgono del fatto che stringo in mano una pistola. O, se anche lo fanno, non se ne curano più di tanto, pensando forse che siamo una strana coppia di lesbiche che non sanno risolvere i loro problemi in altro modo.

Con la mano libera tiro fuori le manette dall'astuccio che porto alla cintura.

"Mettiti un braccialetto al polso, sali in macchina e aggancia l'altro alla maniglia della portiera."

Lei mi ammicca e sorride.

"Con piacere."

Digrignando i denti, getto entrambe le nostre borse nel bagagliaio, mentre lei si accomoda in macchina come se fosse una principessa mandata in esilio dopo la rivoluzione.

Non so che altro fare con lei e così me la porto dietro.

Potrei guidare in silenzio per tutto il tempo, ma dopo un po' un sorrisetto sprezzante mi sale alle labbra mentre le chiedo: "Dimmi tutto ciò che sai sul Progetto."

Sono proprio curiosa di sentire che cosa è capace di inventarsi questa volta. A furia di ascoltare menzogne mescolate a verità finirò pure per riuscire a separare le une dalle altre. Ed a scoprire così il "Loro" vero piano.

Marita segue pigramente col dito la sagoma di plastica grigia dello scomparto per i guanti. Mi fanno male tutte le ossa e posso solo immaginare come può sentirsi lei, con le braccia immobilizzate nella stessa posizione per ore. Ho chiuso le chiavi delle manette dentro il bagagliaio in modo da farle capire che per scappare non le basterebbe riuscire a sopraffarmi. Certo, potrebbe sempre sperare di sopravvivere allo schianto e di trovare qualcuno la aiuti a liberarsi, ma credo che sia piuttosto improbabile.

"Il loro fine è la creazione di una razza superiore." mi risponde penosamente, "Il sogno del ventesimo secolo. Con le modifiche genetiche appropriate, si potrebbe ottenere il soldato perfetto, o il lavoratore perfetto... o anche il governante perfetto. Ovvero un massiccio e totale rimpiazzo della popolazione."

"E come possono credere di farla franca?"

"Perché credi che molte giovani donne, bianche ed in buona salute, hanno problemi di fertilità, Agente Scully? Perché un uomo del Bangladesh vive tanto a lungo quanto un afroamericano di New York? La stanno già facendo franca. Nelle prossime generazioni, se la tecnologia continuerà così, la gente normale, quella non modificata geneticamente... inferiore... non sarà più in grado di riprodursi, non gli sarà più permesso farlo. Lavoreranno fino al giorno della loro morte ed allora un Nuovo Mondo inizierà. Ci sarà molto più spazio sulla terra, dopo tutto..."

Guardo la strada che scompare sotto il muso dell'automobile, come se se la stesse mangiando via a bocconi: quando ricomincia a parlare sussulto e faccio sbandare leggermente la macchina.

"Perché lo stai facendo?" mi chiede, quasi incuriosita.

"Loro mi hanno sottratto qualcosa... senza il mio consenso. Ed adesso lo vogliono usare per fare qualcosa di sbagliato, di orribile, ed io non glielo voglio permettere."

"Ma distruggere i tuoi ovuli ed i tuoi feti non fermerà coloro che hanno ordinato questi esperimenti. Si limiteranno a cercare altrove ed a rovinare la vita di qualcun altro."

"Ed allora io li fermerò ancora. Ma prima voglio riprendermi ciò che è mio."

Marita scuote la testa e si volta a guardare fuori dal finestrino. Le manette si muovono leggermente e sembrano stonare sul suo polso fine e delicato.

"Ho avuto una figlia." dice alla sua immagine evanescente riflessa sul vetro, "Ha vissuto per poco più di diciotto mesi."

Continuo a guardare la strada, le linee bianche che la dividono a metà, e penso all'immensa burocrazia federale ed a tutte le tasse necessarie per coordinare un'impresa su scala nazionale come il nostro sistema di autostrade. Non dev'essere molto diversa dall'organizzazione necessaria per un progetto di procreazione come quello appena descrittomi.

"Era un esperimento anche lei." continua Marita, come le avessi lasciato intendere che mi interessa, "La prima versione della bambina che poi hanno creato con i tuoi ovuli. Aveva sei dita per mano. Ed aveva noduli ovunque, sui gomiti, sulla schiena, all'interno delle cosce. Persino la trasfusione quotidiana con quello strano liquido che usano non è bastata a mantenerla in vita. Ha sofferto terribilmente ogni giorno della sua vita ed ho pianto di gioia quando è morta."

Il cielo è plumbeo ad eccezione di una striscia violetta all'orizzonte, dove il sole sta scomparendo dietro ad un manto di nuvole. Da lontano, quasi invisibile, il grigio delle montagne si fonde con quello del cielo. Ho sempre pensato al deserto come ad un posto caldo e soffocante, ma la temperatura oggi non deve aver superato i quindici gradi.

"Hai delle prove su ciò che mi hai detto?" le chiedo, mentre le mie mani stringono il volante ed pigio sull'acceleratore.

Marita si lascia sfuggire un gemito, esattamente come fa Mulder quando gli faccio la stessa domanda. Suona disperato ed ironico allo stesso tempo, con un sottofondo di condiscendenza che non manca mai. Forse Marita l'ha imparato quand'erano a letto insieme, ma a me lui non l'ha mai insegnato.

"Che cosa avresti detto se te l'avessi raccontato prima? Avresti pensato che ero una pazzoide patetica." La sua voce setosa rende quelle parole false alle mie orecchie, ma non posso non ammettere che questa donna ha una parte di ragione.

Marita si strofina il polso ammanettato con la mano libera: ha iniziato a sanguinare. La sua voce, già di per sé bassa, diventa quasi un sussurro quando inizia a fissare il panorama desertico che stiamo attraversando.

"Io sono... non ho mai conosciuto i miei genitori. Penso di essere anche io un soggetto di un esperimento. Credo che sia per questo che la mia bambina è morta... e penso che Jason sia un controllore e non un soggetto come me. Ma da quando ho incontrato Mulder, so che c'è qualcosa di sbagliato in me... o forse sono solo i miei geni che non si possono trasmettere senza un'appropriata assistenza tecnologica. E poi penso alla mia arroganza, che l'ha fatta nascere in un mondo come questo..."

Pensavo che avesse smesso di parlare, a questo punto, ma ricomincia con più impeto: "Forse potremo trovare delle prove quando entrerai nel magazzino. Devono esserci delle registrazioni lì."

"Chi è Jason?" le chiedo.


continua...