Il Gay Pride

 

Le origini

L'origine del Gay Pride risale al 28 giugno del 1969, quando la polizia fece irruzione al bar Stonewall del Greenwich village di New York. Stonewall Inn era un club privato, la sua clientela era prevalentemente omosessuale. A quei tempi la legge americana proibiva ai barman di servire gli omosessuali. Le circa 200 persone che nel momento dell'irruzione erano all'interno del bar furono rilasciate, ma la polizia arrestò il personale e tre transessuali (per le leggi dello stato era illegale indossare meno di tre capi di vestiario appropriati al proprio genere). Da allora ogni anno gay e lesbiche di tutto il mondo marciano per i loro diritti in ricordo di quello che è accaduto nel '69. 

Il termine "gay pride" è stato proposto nel 1970 da Craig Schoonmaker, fondatore della rivista gay Homosexuals Intransigent!, per la prima dimostrazione in ricordo di Stonewall. Una manifestazione d'orgoglio gay è stata bruscamente interrotta dalla polizia il 24 giugno del 1978 a Sidney, quando furono arrestate 53 persone. Da qui prende vita una delle più conosciute manifestazioni di gay pride del mondo, l'annuale Sidney Gay&Lesbian Mardi Gras. Il termine Stonewall ha assunto un significato particolare per la comunità omosessuale e lesbica internazionale: ha dato il nome a numerosi film (Stonewall di Nigel Finch, Before Stonewall e After Stonewall di John Scagliotti), a molti libri, una casa editrice, negozi e tanti altri prodotti per omosessuali. 

I simboli

La bandiera arcobaleno è stata disegnata da un artista di San Francisco, Gilbert Baker, nel 1978, su richiesta della comunità gay locale in ricerca di un simbolo (a quei tempi il triangolo rosa non era ancora diffuso). Baker ha disegnato una bandiera con 8 strisce colorate: pink (per il sesso), rosso (per la vita), arancio (per la guarigione), giallo (per il sole), verde (per la natura), turchese (per l'arte), indigo (per l'armonia) e viola (per lo spirito). 

Versioni casalinghe di questa bandiera sono apparse per la prima volta durante il Gay Freedom Day Parade del 1978. Successivamente la bandiera è diventata di sette poi di sei colori (il motivo è banalissimo: la tinta pink e turchese non era disponibile per una produzione di massa, e Baker ha dovuto sostituire anche l'indigo con il blu reale). La bandiera non ha un "lato giusto": può cominciare sia con il colore rosso che con il viola, comunque nella versione più diffusa il rosso si trova in alto. Il triangolo rosa, introdotto dal regime nazista per identificare gli uomini omosessuali nei campi di concentramento, viene largamente utilizzato come simbolo gay dai primi anni '80. Spesso il triangolo viene integrato nella bandiera arcobaleno.

World Gay Pride 2000 minuto per minuto

La decisione di tenere la prima Giornata mondiale dell'orgoglio omosessuale a Roma nel 2000 è nata il 1 dicembre 1996 a Parigi. La scelta del luogo e dell'anno, per la coincidenza con il Giubielo ha causato accese polemiche. 

Gennaio 2000
Fonti: Ansa, Asca

Il 28 gennaio scorso il cardinale Sodano, segretario di Stato Vaticano e l'arcivescovo Jean-Louis Tauran hanno protestato contro questa scelta e contro il comune di Roma, che ha concesso al World Gay Pride un finanziamento di 350 milioni di lire. "Si tratta solo di una squallida provocazione nei confronti della Santa Sede e della morale cattolica" - ha sostenuto Tauran. 

"Roma ha un codice millenario di accoglienza e rispetto che non cambieremo nel Duemila" - questa è stata la risposta di Francesco Rutelli, sindaco di Roma. "La capitale - ha aggiunto il sindaco - non può non tutelare tutte le manifestazioni civili e in nessun modo io permetterò che i 350 milioni devoluti alla manifestazione possano essere indirizzati ad iniziative che non siano di natura culturale e civile". La manifestazione degli omosessuali di luglio, ha aggiunto Rutelli, comunque, "non può in alcun modo intaccare la forza e l'autorevolezza morale del Giubileo. È persino improprio aprire una dialettica tra la dignità dell'Anno Santo e qualunque evento di altra natura - ha concluso il sindaco di Roma - che si svolgerà liberamente in questa città nel Duemila". 

Per lo scrittore Aldo Busi il sindaco Rutelli e il ministro Dini "non meritano un plauso speciale per le loro prese di posizione verso le pretese del Vaticano di abolire tale evento", perché il loro comportamento era semplicemente come detta il buon senso. Il Gay Pride "non riguarda più gli omosessuali ma in larga parte tutte quelle persone che dicono no a qualsiasi forma di discriminazione sessuale, razziale e religiosa". 

Febbraio 2000
Fonte: Asca

Il 4 febbraio il cardinale Sodano è tornato a ribadire la sua posizione (che è poi quella del Vaticano), sperando che le autorità italiane riconsiderino la decisione di tenere la manifestazione dell'orgoglio omosessuale a Roma "in pieno svolgimento del Giubileo". "Come ho già avuto modo di dire - ha detto il cardinale ai giornalisti - confidiamo nel buon senso. C'è un posto per ogni cosa ed una cosa ad ogni posto" ha quindi aggiunto. "Comunque la nostra posizione - ha concluso - è di molta speranza". 

Aprile 2000
Ansa

La questione è ripparsa il 28 aprile, il presidente della Provincia di Roma, Silvano Moffa (Alleanza Nazionale) ha dichiarato: "Credo sia opportuno rinviare la sfilata del World gay pride per evitare che coincida in luglio con l'evento giubilare", in più ha aggiunto che sarebbe doveroso raccogliere l'invito da parte del Vaticano a voler riconsiderare la data della mega manifestazione gay. Anche il neopresidente della Regione Lazio Storace (Alleanza Nazionale) chiese al ministro dell'Interno Bianco di intervenire presso gli organizzatori per chiederne il rinvio. 

Maggio 2000
Fonti: Ansa, Asca

Il 5 maggio è stata avviata una petizione popolare per chiedere il rinvio del World Gay Pride previsto finora ai primi del prossimo luglio. Le firme raccolte dalla petizione (8 mila finora), saranno recapitate al sindaco di Roma e al Vicariato. Il Comitato difesa cittadino promotore della petizione condivide l'iniziativa con il gruppo consiliare del Movimento sociale Fiamma Tricolore. "Il sindaco e il comune di Roma - dice il suo presidente Daniele Giannini - non possono continuare a nascondersi ne continuare a non tenere conto dell'opinione di migliaia di cittadini". La richiesta di fondo è quella di rinviare il raduno omosessuale di luglio per garantire il carattere sacro della città durante il Giubileo. 

Un appello al ministro dell'Interno Enzo Bianco e alle istituzioni a garantire lo svolgimento del "World Gay Pride" è stato rivolto l'8 maggio, in distinti comunicati, dal presidente di Arcilesbica nazionale Titti De Simone e dal responsabile del Coordinamento Omosessuali Ds di Roma Mauro Cioffari. "Siamo sconcertate" - ha detto De Simone - "dalla notizia che Forza Nuova ha richiesto per l'8 luglio, data della manifestazione mondiale del Gay Pride, l'autorizzazione a manifestare in diverse piazze di Roma e a presidiare i luoghi e gli spazi in cui si svolgerà il raduno omosessuale". L'Arcilesbica si dice pronta a manifestare anche senza le autorizzazioni necessarie, "che lo vogliano o no Fini, Storace e le gerarchie vaticane". Per il Coordinamento Omosessuali Ds, "la settimana della Famiglia organizzata da An in concomitanza con il Gay Pride e la richiesta delle organizzazioni di estrema destra per manifestare negli stessi giorni, rappresenta l'ultimo arrogante tentativo di impedire una manifestazione pacifica". In polemica con il neopresidente della Regione Lazio Francesco Storace (An), il consigliere comunale di Roma Enzo Foschi (Ds) sostiene che "sul gay pride, il presidente della Regione non ha e non avrà nessun potere ne' diretto ne' autorizzativo. Storace la smetta di fare il bambino fascista e cominci a svolgere con serietà le funzioni istituzionali".

L'inopportuno 24 maggio 2000
Fonti: Ansa, Asca

Le parole di Giuliano Amato nel corso del question time del 24 maggio alla Camera, riferendosi al World Gay Pride, in programma dal 1 al 9 luglio a Roma: "Nutro la preoccupazione che una manifestazione del genere sia inopportuna nell'anno del Giubileo e che sarebbe meglio se si tenesse in un anno diverso da quello indicato. Purtroppo però dobbiamo adattarci ad una situazione nella quale, al di là delle opportunità, inopportunità e preoccupazioni, vi è una Costituzione, che ci impone vincoli e costituisce diritti". Queste frasi del premier scatenano la polemica più feroce (vedi l'articolo di Eroticnewage del 25 maggio).

Alcune reazioni:

"Il presidente Amato non riuscirà a rinchiudere i gay in uno zoo. Le gabbie delle discriminazioni sono ciò che il gay pride vuole sconfiggere".
Nichi Vendola, deputato di Rifondazione Comunista
"Ammiro il coraggio del presidente Amato, la sua libertà di giudizio e di pensiero che è poi una posizione molto diffusa"... "Questa manifestazione a Roma e nell'anno del Giulibeo è offensiva, può mettere a disagio l'intera comunità".
Cardinale Ersilio Tonini
"Ritengo che persone come me, che non sono omosessuali e che appartengono al Parlamento, possano sfilare con i gay, uniti dal diritto a manifestare chi siamo e quello che vogliamo"..."è inopportuno e quasi offensivo ciò che dice Amato dall'alto del suo incarico".
Cristina Matranga, Forza Italia
"Per una frase come quella pronunciata alla Camera sul Gay Pride da Amato negli Usa chiederebbero le dimissioni del Presidente. Più grave ancora è che il Premier si sia lamentato dei vincoli che la costituzione pone a tutela della libertà di manifestare da parte dei cittadini."
Maurizio Pieroni, capogruppo dei Senatori Verdi
"Il divieto del World Pride non avrebbe precedenti nella storia dei paesi occidentali del dopoguerra. Rigettiamo con forza la tesi espressa dal presidente del Consiglio di una volontà di contrapposizione al Giubileo. È inquietante una simile inversione delle parti, per cui il movimento omosessuale, bersaglio quotidiano di critiche da parte vaticana, viene collocato nel ruolo di provocatore anticlericale".
Sergio Lo Giudice, presidente dell'Arcigay
"Il presidente del Consiglio non capisce che il punto non è quello del corteo o del raduno stanziale, perché tale parata, comunque si svolga, esporrebbe al pubblico ludibrio l'Anno Santo, la Chiesa, il Papa e il sentimento religioso di milioni di persone" ... "La Costituzione riconosce e tutela il diritto a manifestare, non ad oltraggiare il cattolicesimo, la Santa Sede e il Santo Padre".
Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di An per le poltitiche della famiglia
"Se il presidente Amato farà seguire a queste sue parole atti concreti come il divieto del Gay Pride sono pronto a verificare con il mio partito la posizione da tenere e a dimettermi".
Alfonso Pecoraro Scanio, Ministro delle Politiche Agricole
"Trovo sorprendente ritenere il Gay Pride, come è stato detto e scritto, 'un oltraggio alla figura del Pontefice' e, addirittura, 'alla storia del pontificato'. Voler ridurre il Pontefice e il pontificato a una sorta di icona dell'eterosessualità virile, 'oltraggiata' da un corteo di persone che manifestano una differente opzione sessuale, mi sembra sottilmente blasfemo".
Luigi Manconi, senatore dei Verdi
"I democratici di sinistra di Milano credono che l'orientamento sessuale non deve essere elemento di discriminazione per le cittadine e i cittadini di ogni patria e che l'affermazione dei diritti civili e di cittadinanza, tra i quali quello di ognuno a manifestare le proprie opinioni e il proprio modo di essere, deve essere l'obiettivo di ogni forza, partiti e associazioni, democratica e responsabile"
Direzione provinciale milanese dei DS

Il popolo gay scenderà in piazza il 10 giugno per manifestare "per la libertà e contro Amato". La manifestazione, annunciata dall'associazione omosessuale 'Arci Lesbica', si terrà a Roma ed è promossa da tutte le associazioni che concorrono all'organizzazione del World Gay Pride dell'8 luglio. L'iniziativa è stata decisa nel tardo pomeriggio del 24 maggio "in segno di protesta contro le dichiarazioni di Amato e per ribadire il sacrosanto diritto di espressione e manifestazione".

26 maggio 2000
Fonte: Ansa

La mattina del 26 maggio un video girato durante una manifestazione dell'orgoglio omosessuale a San Francisco è giunto al Vaticano. Lo ha mandato alla segreteria di Stato della Santa Sede monsignor William Levada, l'arcivescovo di San Francisco. Tre ore di riprese delle sfilate gay, dove oltre alle bandiere arcobaleno e gli striscioni colorati si vedono coppie omosessuali, transessuali, e qualche scena più spinta, come persone travestite da preti e suore che alzano le tonache per mostrare i genitali o falli di plastica. Il video dovrebbe servire ad accelerare il pressing del Vaticano per non far svolgere il raduno e "non è escluso" che venga girato alle autorità italiane. Sarebbe una delle prove che durante il Gay Pride saranno commessi reati, quindi la manifestazione non dovrebbe essere autorizzata per prevenire tali reati.

29 maggio 2000
Fonti: Ansa, Asca

"La posizione espressa da Giuliano Amato non è sufficiente. Il governo deve intervenire in maniera concreta, impedendo lo svolgersi della manifestazione durante il Giubileo".
Silvano Moffa, presidente della provincia di Roma (AN)

Il sindaco Francesco Rutelli ha disposto il ritiro del patrocinio ufficiale del Comune di Roma al World Pride Roma 2000. L'annuncio del ritiro del patrocinio è giunto oggi al Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, al quale è stata demandata l'organizzazione del Gay Pride, con una lettera formale del direttore del cerimoniale del gabinetto del sindaco, Gian Carlo Noris, con la data di oggi. Nella lettera si comunica che, poichè gli organizzatori sono indisponibili a collaborare con il Comune per "una disciplina dell' evento volta a conciliare le esigenze di riuscita delle iniziative con la tutela dei fondamentali aspetti di un ordinato svolgimento della vita della città, innanzitutto a causa della concomitanza di tali iniziative con gli altri eventi in programma nella città", ne discende che "si revoca con la presente il patrocinio del Comune di Roma e si diffidano gli organizzatori dell'evento dal continuare ad utilizzare il logo del Comune di Roma".

"Qui si sta giocando una partita grossa perchè si sta mettendo in discussione il ruolo democratico e laico della repubblica"
Katia Bellillo, ministro per le Pari opportunità

(Il ritiro del patrocinio) "è un inedito nella storia politica ed istituzionale italiana. È la dimostrazione della subalternità di alcuni politici al volere dei clericali"
Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay

"La notizia ci lascia stupiti ed amareggiati. Lo stesso Rutelli era sceso in piazza a salutare i manifestanti del gay Pride romano del 1994"
Sergio Lo Giudice, presidente di Arcigay

"Speriamo che il ritiro del patrocinio del Comune di Roma sia accolto dal governo come stimolo per rinviare il raduno del gay pride giudicato 'inopportuno' dallo stesso presidente del Consiglio Amato".
Gustavo Selva, presidente dei deputati di An

Legambiente lancia oggi un appello in difesa del Gay pride e chiede "ad associazioni e sindacati, a intellettuali e artisti di aderire simbolicamente alla manifestazione dell'8 luglio". "È inaccettabile - si legge in un comunicato dell'associazione - anche solo che venga messo in discussione il diritto di un gruppo di cittadini di manifestare pacificamente , è inaccettabile che un grande fatto ecumenico come il Giubileo venga preso a pretesto per giustificare posizioni intolleranti e illiberali". Per aderire all'appello di Legambiente "Nessuno tocchi il Gay Pride" basta inviare un fax al numero 06/86218474, oppure una e-mail all'indirizzo legambiente@legambiente.com.

Un comitato di garanzia, composto da una ventina tra deputati e consiglieri capitolini che tuteli la libertà di manifestare e presenti una richiesta di autorizzazione per il corteo dell'8 luglio, la giornata più importante del World Gay Pride, in programma la prima settimana di luglio a Roma. L'iniziativa, già formalizzata, è stata illustrata dal portavoce romano dei Verdi Silvio Di Francia in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte, tra gli altri, i parlamentari Luigi Manconi (Verdi), Marco Taradash (gruppo misto) e Niki Vendola (Prc).

30 maggio 2000
Fonti: Ansa, Asca

Un'ondata di critiche a Francesco Rutelli dopo il ritiro del patrocinio. La comunità ebraica ha espresso la sua solidarietà, preoccupati i ministri Bellillo (Pari Opportunità) e Pecoraro Scanio (Politiche Agricole). Critiche anche da PRC che chiede un patrocinio politico per il gay pride. Veltroni telefona al ministro dell'Interno Enzo Bianco per far svolgere regolarmente la manifestazione. Favorevole al ritiro Alleanza Nazionale, anche per il Movimento cristiano dei lavoratori il gay pride a Roma è inopportuno.

"Noi manifesteremo comunque, con o senza autorizzazione"
Imma Battaglia, presidente del circolo culturale omosessuale Mario Mieli

Imma Battaglia ed altri rappresentanti del circolo Mario Mieli sono stati convocati da Rutelli, per fare il punto dopo la revoca del patrocinio del comune. Il motivo della revoca (scarsa collaborazione) è stata contestata dagli organizzatori del gay pride. Il corteo è stato spostato dal 28 giugno (data storica delle manifestazione dell'orgoglio omosessuale) all'8 luglio proprio per rispetto nei confronti della festa di San Pietro e Paolo del 29. Tutte le manifestazione, inoltre, sono state fissate tenendo conto del calendario del Giubileo. Durante l'incontro Rutelli ha rassicurato gli organizzatori del gay pride che il comune si farà garante in termini di sicurezza e di servizi della manifestazione e venerdì prossimo sarà ridiscussa la questione legata ai patrocini e ai finanziamenti nel corso di una conferenza dei servizi. Ha inoltre garantito il finanziamento sugli singoli eventi, mentre resta in sospeso quello sull'intera manifestazione.

"È ben chiaro che le manifestazioni di luglio si faranno: ho anche ribadito che il Comune si impegna perchè entro venerdì il corteo e il programma delle manifestazioni siano definiti con chiarezza, d'intesa con il prefetto e le autorità competenti"
Francesco Rutelli, sindaco di Roma
"Questa vicenda deve finire al più presto, l'Italia rischia di essere un caso mondiale visto che manifestazioni di questo tipo ci sono state in tutto il mondo Stati Uniti compresi. Piu presto il governo dà l'autorizzazione a questa manifestazione meglio anche per l'immagine del nostro Paese"
Walter Veltroni, segretario DS
"Quello dell'orientamento sessuale degli individui attiene strettamente al tema dei diritti umani e non al costume e alla moda come qualcuno crede o vuol far credere".
Daniele Scaglione, presidente della sezione italiana di Amnesty International

31 maggio 2000
Fonti: Asca, La Repubblica, Circolo Mario Mieli

Il Dipartimento delle Pari Opportunità ha da tempo avanzato la proposta di concedere il patrocinio non alla marcia ma ad alcuni degli altri eventi previsti nell'ambito del World Pride Gay. Sui patrocini proposti dai singoli Dipartimenti della Presidenza la decisione ultima spetta al Presidente del Consiglio dei Ministri che, nel caso di specie, non ritiene sussistano i necessari presupposti. È quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi.

Un sacerdote si confessa omosessuale nel forum del sito de La Repubblica, e un'altro gli offre sostegno. Uno di loro è anonimo, l'altro pubblica anche nome, cognome e parocchia. I due preti lamentano le rigide posizioni della chiesa: "Provo tanta rabbia per la Chiesa italiana, spalleggiata da una parte dei politici... il modo violento, oltre che subdolo, sorretto da ragioni ridicole, di voler negare la visibilità ai gay, ancora identificati come l'incarnazione della depravazione più bieca, affondando il coltello nelle piaghe di chi, figlio di Dio, e magari anche consacrato come il sottoscritto, ha sempre pagato tutto a caro prezzo".

Dal newsletter del 31/05 del Comitato organizzativo di World Gay Pride 2000:

"Ciao!!! 
Di seguito riporto un'appello di sostegno al World Pride in italiano e tradotto in inglese, francese, spagnolo, tedesco. Vi invitiamo a spedirlo a partire da domani pomeriggio (dalle 14 in poi) firmandolo con il vostro nome, ai seguenti indirizzi, tra i quali ci sono indirizzi collegati alla Presidenza del Consiglio, al Sindaco di Roma e per conoscenza a vari giornali.

Da spedire a:
mailto:a:francescorutelli@democraticiperlulivo.it; FRutelli@europarl.eu.int; urpdie@palazzochigi.it; diritti@comune.roma.it; larepubblica@repubblica.it; repubblicawww@repubblica.it; lettere@ilmanifesto.it; astroni@rcs.it; cronaca@ilmessaggero.it

Grazie a tutti per il vostro grande aiuto.
In Pride we Trust

Ecco la lettera:

CI SAREMO ANCHE NOI!
L'8 LUGLIO 2000 AL WORLD GAY PRIDE DI ROMA
Si commenta da sola la posizione del Presidente della Regione Lazio Francesco Storace, che sostiene l'opportunità di rinviare la manifestazione di Roma "per una serie di ragioni di natura istituzionale e confessionale".
Le ragioni confessionali sono la matrice dei regimi fondamentalisti ed è a questi che si richiama evidentemente Storace, che conferma ancora una volta la vera natura liberticida della destra italiana.
Nel momento in cui il Papa ha chiesto scusa per le vittime delle persecuzioni, di cui la chiesa nei secoli si è resa colpevole, non solo non ha chiesto scusa anche per le migliaia di omosessuali mandati al rogo, ma attivamente impedisce lo svolgimento della manifestazione dei gay e delle lesbiche a Roma.
Suscita sdegno la dichiarazione del capo del Governo Giuliano Amato che dichiara "inopportuna" la manifestazione e, non potendola vietare, lamenta che "purtroppo dobbiamo adattarci ad una situazione in cui c'è una Costituzione che ci pone dei limiti".
Suscita sdegno il Sindaco Francesco Rutelli, che favorirsi le gerarchie ecclesiali, ha ritirato il Patrocinio del Comune di Roma.
La manifestazione non nasce nello spirito della contrapposizione e della provocazione degli omosessuali contro la chiesa. Questa lettura è solo una strumentalizzazione politica, che ha bisogno dello scontro per conquistare spazi di visibilità e risultati elettorali.
Non è un caso che non tutto il mondo cattolico sia schierato su queste posizioni oscurantiste sostenute dalle gerarchie ecclesiastiche e ritenga invece che il dialogo sul tema dei diritti della persona omosessuale è possibile, auspicabile e necessario per lo sviluppo civile e democratico di tutta la nostra società.
I gay e le lesbiche vanno a Roma per rivendicare il diritto alla loro identità. E lo fanno nel modo più ovvio: a viso aperto. Probabilmente è questo che dà fastidio a tanti "liberali tolleranti ", che pretendono che i gay e le lesbiche non si mostrino per le strade di Roma nell'anno del giubileo. Ma pretendere questo, anche solo chiederlo, equivale a negare loro pari dignità.
Tutto ciò mentre il Parlamento italiano non solo non vuole riconoscere le unioni tra due donne o  due uomini, come più volte auspicato dalla Comunità europea, ma non è in grado neppure di approvare una legge che impedisca le discriminazioni in base all'orientamento sessuale.
Saremo allora anche noi a Roma alla manifestazione dei gay e delle lesbiche per affermare con loro IL NOSTRO DIRITTO DI CITTADINANZA!

01 giugno 2000
Fonti: Asca, La Repubblica, Ansa

Il World Gay Pride è una questione "controversa", perchè "bisogna tenere conto anche delle sensibilità altrui". Per questo motivo il Presidente del Consiglio, cui spetta la decisione ultima, ha negato il patrocinio del dipartimento Pari Opportunità che era invece stato preannunciato poche ore prima dal ministro Bellillo alla Camera.

Il ministro Katia Bellillo pronuncia un "obbedisco" dinanzi alla decisione (e alle spiegazioni) di Giuliano Amato di negare il patrocinio del Dipartimento Pari Opportunità al World Gay Pride; ma aggiunge che, "svestiti" i panni istituzionali, lei alle manifestazioni ci sarà. "Io, come ministro - ha detto la Bellillo ai giornalisti - mi rimetto alle procedure e alle decisioni del Presidente del Consiglio. Come Katia Bellillo, parteciperò alle manifestazioni dell'8 luglio".

Non ci saranno persone vestiti da papi e papesse, ma omosessuali e lesbiche coperti di lenzuoli bianchi, e travestiti rigorosamente in tailleur. Nessun riferimento alla Chiesa e al Giubileo neanche sui carri. E quanto ha fatto sapere il circolo Mario Mieli al quotidiano La Stampa.

"Rutelli ha deciso di rinunciare in un colpo solo a tutti i sogni di un mondo più giusto e libero che aveva da ragazzo, per entrare nella penombra inquietante della politica dei grandi numeri... Forse sta pensando che lui potrebbe essere un possibile candidato a presidente del Consiglio e allora ha cominciato la sua scalata"
Jovanotti

02 giugno 2000
Fonti: Asca, Panorama, Ansa

Il 28 giugno si terrà a Catania un raduno nazionale per la difesa dei diritti degli omosessuali indetta dal "Roma world pride 2000", cui prenderanno omosessuali provenienti da tutta Italia e dall'estero. La manifestazione è organizzata nel capoluogo etneo dall'associazione Open mind, che dal 1998 si batte contro il razzismo, per i diritti civili della persona e le pari opportunità. Massimiliano Scandurra, presidente dell' associazione Open Mind sottolinea che il Gay pride "non è una manifestazione contro la Chiesa" e che con esso gli omosessuali intendono "contestare il clima repressivo che c'è in questi giorni in Italia" e "rivolgersi allo Stato laico italiano per rivendicare i diritti negati, come quello all'eredità, alla reversibilità della pensione, alle agevolazioni per la casa, agli assegni familiari, agli sgravi fiscali, a donare sangue e organi".

Katia Bellillo è inadeguata ad essere ministro della Repubblica. Con questa motivazione la Federcasalinghe, con una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuliano Amato, ne ha chiesto la "destituzione immediata". L'associazione contesta lo schieramento del ministro delle Pari opportunità con i fautori del Gay Pride.

Il ministro per le Politiche agricole Alfonso Pecoraro Scanio rivela al settimanale Panorama di essere bisessuale. Il ministro dice di essere "ontrario sia a una scelta di sola omosessualità che a una eterosessualità rigida, vecchio stile. Per me scelgo l’assoluta libertà sessuale". E aggiunge: "Per quanto riguarda il mio privato ribadisco che considero qualsiasi scelta a senso unico come una autolimitazione".

In Italia i politici dichiaratamente omosessuali sono ancora pochi, l'unico parlamentare è Niki Vendola di Rifondazione Comunista, mentre nel parlamento europeo sede il filosofo Gianni Vattimo. Gay dichiarati sono anche il presidente della commissione Diritti e libertà del ministero per le Pari opportunità e consigliere provinciale (presidente onorario dell'Arcigay) Franco Grillini, i consiglieri comunali Sergio Lo Giudice (presidente dell'Arcigay), Marcella Di Folcro e Fabio Omero. Secondo Grillini i gay in Parlamento sono moltissimi, ma nessuno dichiarato, a parte Vendola.

03 giugno 2000
Fonti: Asca, Il Messaggero, Ansa

Numerose le reazioni all'uscita del ministro Pecoraro Scanio:

"I politici, le persone dell’establishment devono avere il coraggio di dichiarare le proprie scelte sessuali. Anche quando non sono in linea con la normalità degli altri. Queste persone potrebbero vivere meglio se si dichiarassero alla luce del sole. E invece sono costrette, poverine, a terribili imprese di occultamento. Vivono come subacquei la loro condizione nei fondali della notte."
Niki Vendola, Rifondazione Comunista
"Non c’è nessuna incompatibilità fra le tendenze sessuali delle persone e i loro incarichi pubblici. Pecoraro non dovrebbe essere ministro non perché bisessuale, ma perché fa parte di un governo illegittimo. Sono turbato più dalla illegalità politica dell’esecutivo che non dalla bisessualità del ministro verde. E poi, sul piano dei comportamenti personali, meglio la sincerità di Pecoraro Scanio che l’ipocrisia di molti."
Maurizio Gasparri, Alleanza Nazionale
"La confessione del ministro verde è assolutamente ininfluente. Ha compiuto un gesto di trasparenza."
Alessandra Mussolini, Alleanza Nazionale
"L’amico Alfonso ha fatto una cosa bella e giusta e di grande utilità per la comunità omosessuale. Con le sue parole, ha reso l’Italia un Paese Normale. Dimostra che finalmente essere gay, persino come ministrio della repubblica, non è più occasione di discriminazione o in qualche modo motivo per rammaricarsi o per vergognarsi."
Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay

05 giugno 2000
Fonti: Corriere della sera, Ansa

Il corteo del Gay Pride dell'8 luglio non potrà passare intorno al Colosseo. Lo ha stabilito la Questura di Roma, che ha proposto agli organizzatori della manifestazione due alternative, di 6 e 2 km, una con partenza da Porta Capena e l'altra da Porta S. Paolo. Il circolo Mario Mieli, in un incontro con alcuni parlamentari, ha però rifiutato queste alternative, annunciando che l'8 giugno incontrerà il presidente della Camera Violante.

Il Gay Pride avrà il patrocinio politico dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) e del Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani. Lo ha annunciato Imma Battaglia, il presidente del circolo Mario Mieli.

06 giugno 2000
Fonti: Asca, Ansa

Questa mattina, alle 9, una quindicina di militanti di ActUp Parigi hanno manifestato di fronte al Consolato d'Italia a Parigi, scandendo lo slogan "Amato omofobo". ActUp è un'organizzazione che si batte contro le discriminazioni e per il riconoscimento dei diritti delle minoranza. I militanti - hanno spiegato - intendevano così protestare contro "le dichiarazioni e l'atteggiamento" del presidente del Consiglio italiano a proposito del World Gay Pride.

L'8 luglio tutti a Roma a manifestare, non solo i gay. Per quel giorno c'è una ressa di richieste per avere una piazza o un 'pezzo' del centro storico della città dove organizzare iniziative e cortei, per lo più contrarie al World Gay Pride. Oltre al braccio di ferro con gli esponenti del Circolo Mario Mieli per definire il percorso del corteo (è deciso solo che partirà da Porta San Paolo e si conludera al Circo Massimo), la questura ha già ricevuto la richiesta di piazza Santi Apostoli dagli esponenti di Forza Nuova che hanno organizzato un concerto di Massimo Morsello. In concomitanza con il Gay Pride, vogliono sfilare da piazza del Popolo fino in piazza San Pietro i rappresentanti del Movimento Nazionale Cittadini SoS Italia con lo slogan "Orgogliosamente normali, l'orgoglio eterosessuale" e per esprimere "solidarietà al Vaticano offeso dall'inopportuno raduno". In campo vuole scendere anche il Comitato per Roma Cristiana: intende marciare in corteo da piazza Santa Maria Maggiore fino a piazza San Giovanni, passando per via Merulana, per difendere, spiegano i promotori, "per la sacralità di Roma e della famiglia tradizionale". È prevista la partecipazione di duecento persone.

Ancora un braccio di ferro per scegliere il percorso:

"Prima il prefetto di Roma, poi il Questore hanno deciso di porre alla manifestazione del gay pride dei limiti immotivati e che violano la libertà di manifestazione prevista dalle leggi e dalla Costituzione. È inaccettabile un divieto senza giustificazione, nè può essere ragione di impedire il corteo sui Fori Imperiali il fatto che si tenga una manifestazione neofascista in piazza Santi Apostoli".
Marco Taradash
"Agli omosessualisti e ai loro fiancheggiatori non basta che sia autorizzata a Roma durante l'Anno Santo una manifestazione antigiubilare, anticlericale, antipapista e anticattolica come il World Gay Pride, con ciò violando il Concordato tra l'Italia e la Santa Sede che, all'art. 2, quarto comma, pone allo Stato italiano delle particolari sensibilità proprio su ciò che avviene nella Capitale, disponendo che 'la Repubblica italiana riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del Sommo Pontefice, ha per la cattolicità'. Essi vogliono addirittura avere carta bianca e decidere loro il dove e il come. Siamo davvero all'assurdo".
Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di An per le politiche della famiglia

07 giugno 2000
Fonti: Asca, Ansa

Restano due le possibilità di percorso per la manifestazione dell'8 luglio del World Gay Pride, già individuate dal questore di Roma. I due itinerari sono stati confermati, stamane in prefettura, nella riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza allargato per l'occasione, su sollecitazione del presidente della Provincia Silvano Moffa, al presidente della giunta regionale, Francesco Storace. Secondo il prefetto di Roma Enzo Mosino, che ha rivolto un appello al senso di responsabilità dei promotori del Gay Pride, le due possibilità di percorso per il corteo - uno di due chilometri dalla Piramide Cestia al Circo Massimo, l'altro di sei chilometri sempre dalla Piramide Cestia al Circo Massimo ma tramite Porta Ardeatina e viale delle Terme di Caracalla - "rappresentano la soluzione migliore, perchè sono nell'area indicata dagli organizzatori, a ridosso del centro della città ma in una zona ben delimitata, in modo che ci sia una zona franca e i partecipanti non vengano a contatto con dei promotori di manifestazioni di segno antagonista e nello stesso tempo sia garantito a tutti il diritto costituzionale della libertà di manifestare". "Del resto, la possibilità di un rinvio della manifestazione, anche di una settimana, è stata bocciata - ha ricordato il prefetto - e un divieto avrebbe comportato rischi maggiori per la sicurezza".

"Io credo che la Chiesa dovrebbe perseguire la via della solidarietà nei confronti degli omosessuali, come di tutti coloro che hanno cause di sofferenza per motivi di discriminazione, e della comprensione attenta per i problemi specifici che vengono posti". È questo uno dei passaggi principali della lettera che il Ministro per le Politiche Comunitarie, Gianni Mattioli, ha inviato al presidente dell'Arcigay, Sergio Lo Giudice, in occasione della conferenza stampa di presentazione della piattaforma politica di adesione dell'associazione al World Pride. "Come credente - ha aggiunto - sono sconcertato per il fatto che il principio della laicità dello Stato, dell'autonomia dei diversi piani, debba ancora faticare per trovare applicazione negli avvenimenti italiani".