IL BOMBAROLO

Chi va dicendo in giro

che odio il mio lavoro...

non sa con quanto amore

mi dedico al tritolo:

e' quasi indipendente,

ancora poche ore...

poi gli daro' la voce,

il detonatore.

Il mio Pinocchio fragile,

parente artigianale

di ordigni costruiti su scala industriale,

di me non fara' mai

un cavaliere del lavoro...

Io son d'un'altra razza,

son Bombarolo.

Nel scendere le scale

ci metto piu' attenzione

sarebbe imperdonabile

giustiziarmi sul portone,

proprio nel giorno in cui

la decisione e' mia

sulla condanna a morte o l'amnistia.

Per strade tante facce,

non hanno un bel colore

qui chi non terrorizza

si ammala di terrore

c'e' chi aspetta la pioggia

per non piangere da solo.

Io son d'un altro avviso,

son Bombarolo.

Intelletuali d'oggi

idioti di domani,

ridatemi il cervello

che basta alle mie mani.

Profeti molto acrobati

della rivoluzione

oggi faro' da me

senza lezione.

Vi scovero' i nemici

per voi cosi' distanti

e dopo averli uccisi

saro' fra i latitanti...

Ma finche' li cerco io

i latitanti sono loro.

Ho scelto un'altra scuola,

son Bombarolo.

Potere troppe volte

delegato ad altre mani,

sganciato e restituitoci

dai tuoi aereoplani,

io vengo a restituirti

un po' del tuo terrore,

del tuo disordine,

del tuo rumore.

Cosi' pensava forte

un trentenne disperato,

se non del tutto giusto,

quasi niente sbagliato...

cercando il luogo idoneo

adatto al suo tritolo,

insomma il posto degno

d'un Bombarolo.

C'e' chi lo vide ridere

davanti al Parlamento,

aspettando l'esplosione

che provasse il suo talento,

c'e' chi lo vide piangere

un torrente di vocali

vedendo esplodere

un chiosco di giornali.

Ma cio' che lo feri'

profondamente nell'orgoglio

fu l'immagine di lei

che si sporgeva ad ogni foglio,

lontana dal ridicolo

in cui lo lascio' solo,

ma in prima pagina,

col bombarolo.

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