CANTICO DEI DROGATI

Ho licenziato Dio, gettato via un amore

per costruirmi il vuoto, nell'anima e nel cuore. Le parole che dico

non hanno piu' forma, ne' accento,

si trasformano i suoni in un sordo lamento. Mentre fra gli altri nudi

io striscio verso un fuoco che illumina i fantasmi di questo osceno gioco.

Come potro' dire a mia madre...che ho paura.

Chi mi riparlera' di domani luminosi,

dove i muti canteranno e taceranno i noiosi?

Quando riascoltero' il vento tra le foglie

sussurrare i silenzi che la sera raccoglie?

Io che non vedo piu' che folletti di vetro che mi spiano

davanti, che mi ridono dietro...

Come potro' dire a mia madre...che ho paura.

Perche' non hanno fatto delle grandi pattumiere

per i giorni gia' usati, per queste ed altre sere?

E chi, e chi sara' mai il buttafuori del sole

chi lo spinge ogni giorno sulla scena alle prime ore?

E sopratutto chi e perche' mi ha messo al mondo,

dove vivo la mia morte con anticipo tremendo?

Come potro' dire a mia madre...che ho paura.

Quando scadra' l'affitto di questo corpo idiota,

allora avro' il mio premio come una buona nota.

Mi citeran di monito a chi crede sia bello giocherellare a palla

con il proprio cervello.

Cercando di lanciarlo oltre il confine stabilito che

qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinito.

Come potro' dire a mia madre...che ho paura.

Tu che m'ascolti insegnami un alfabeto

che sia differente da quello della mia vigliaccheria.

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