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Protagora di Abdera (Tracia)

(480 a.C. circa - 410? a.C.)








«L’uomo è misura di ogni cosa...»
...di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono.

L’uomo è giudice, al centro di ogni cosa

- umanismo; periodo antropologico della filosofia antica;
- sensismo e ateismo (non posso giudicare se gli dei sono);
- relativismo conoscitivo.

«Il vero è l’utile.»

- relativismo morale;
- utile come vantaggio per:
         1) individuo/famiglia;
         2) gruppo/società/nazione;
         3) umanità (?).


La constatazione (inconfutabile) di partenza è la variabilità del giudizio, secondo opinioni e sensazioni diverse.
Tuttavia il criterio del vero come utile lascia aperta la strada a una convergenza di giudizi da parti diverse: l’utile è il criterio del vero, non solo del mio giudizio. Il vero e l’utile sono ovviamente il mio vero e il mio utile, ma non necessariamente solo l’utile individuale e contingente è vero: vero può anche essere l’utile per il gruppo (società o umanità) di cui pure io faccio parte.



Gorgia da Lentini (Magna Grecia)

(485 a.C. - 376 a.C.)








Nulla è. dubbio a livello ontologico
Se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile.dubbio a livello gnoseologico
Se anche conoscessi qualcosa, non sarebbe comunicabile.dubbio a livello linguistico


L’argomentazione ha una base logica derivata da quella eleatica: o esiste l’essere, o il non-essere, o essere e non-essere assieme. Il non-essere ovviamente non c’è, ma l’essere sarà o generato, o ingenerato e eterno. Tuttavia, se è eterno sarà infinito [qui si gioca su una infinità temporale che diventa pure spaziale] e, se è infinito, non è in alcun luogo; mentre un essere generato dovrà esserlo o dall’essere (che, se ingenerato, non è) o dal non-essere (e il non-essere non genera).
Il tema fondamentale è, però, la radicale differenza fra i tre livelli: l’essere, il conoscere, il comunicare.
Per fare scienza devo dare per scontata la loro identità o almeno sovrapponibilità (come già ha fatto Parmenide e come farà Aristotele): se conosco, voglio conoscere con verità e devo poter comunicare le mie conoscenze. Invece Gorgia ci richiama proprio al pericolo di questa assunzione e comunque alla sua non dimostrabilità.

lunedì, 2 gennaio 2006

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