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Machiavellismo e didattica

Il rapporto con gli allievi
Il rapporto coi genitori
Il rapporto coi colleghi
Il rapporto col preside
Il rapporto coi provveditorati e il ministero
Il rapporto coi giudici
Gli ordini gerarchici
La Ministerial comunicazione
Machiavellismo deteriore

Venerdì, 7 aprile 2000

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Il rapporto con gli allievi.
Bisogna riuscire a convincere i propri allievi della semplicità degli argomenti complessi, onde evitare che si disaffezionino dallo studio già prima di iniziare. Quindi neanche inizino.
Bisogna allo stesso modo, ed ancora più utilmente, convincerli della difficoltà degli argomenti semplici: in questo modo la loro riuscita sarà un incentivo allo studio.
Ma ancora più, essi eviteranno di pensare che i docenti siano solo lì per insegnare banalità che potrebbero essere molto più in fretta apprese guardando una qualunque videocassetta, o peggio che il docente stia lì riscuotendo ingiustamente e ingiustificatamente uno stipendio.

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Il rapporto coi genitori.
Quando il figlio o la figlia va bene bisogna evitare di congedare subito il genitore, che anzi va coccolato e gratificato. Evitando però ogni eccessiva adulazione.
Quando il figlio sia va bene sia, a maggior ragione, quando va male ed ha avuto un miglioramento, seppure lieve, bisogna sottolineare quello stesso miglioramento. Onde così gratificare ulteriormente il genitore dell’allievo che ottiene risultati soddisfacenti e non deprimere ulteriormente il genitore dell’allievo che i risultati non li ottiene.
Qualora il figlio sia peggiorato. Negare.
Negare l’evidenza del peggioramento o, nel caso non sia possibile per l’enormità del peggioramento stesso, si può osservare che comunque si sono capite le buone intenzioni del figlio, soprattutto se quest’ultimo è sempre andato male.

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Il rapporto coi colleghi
Occorre trovare il giusto mezzo fra il cercare collaborazioni di tipo inter- o multidisciplinare e l’abilità nello scansarle.
Occorre del pari un giusto mezzo fra la ricerca di attività extra- para- trans- iper- ipo-... scolastiche e la normale attitudine alla sopravvivenza.

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Il rapporto col Preside
Questo è un caso delicato.
Occorre saper apprezzare la fortuna e sfruttarla. La fortuna deve coincidere con la capacità precisa di operare e guidare la scuola. Questa è per tutti una fortuna: direbbe Confucio.
Ma le forme della fortuna cambiano con le situazioni e gli eventi. A volte il non operare del Preside è ugualmente fortuna.

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Il rapporto coi Provveditorati e il Ministero
Occorre, in questo caso, citare e tenere sempre a mente una massima della morale di indirizzo neoplatonico: «il ministero è follia allo stato puro, e i provveditorati ne sono una emanazione».
Al neoplatonismo si può congiungere la visione stoica.
La razionalità esiste e ad essa occorre adeguarsi nel condurre la propria esistenza. Anche quando non la si capisca occorre comunque ad essa adeguarsi, solo in questo consiste la virtù del personale della scuola. La razionalità cosmica si esprime nelle circolari e si realizza nella quotidiana pratica didattica.
Entrambe le visioni spiegano il corretto rapporto da tenere coi provveditorati, l’unica differenza sta nel segno fino a cui si vogliono leggere le circolari.

Dal canto loro, il Ministero e magari gli ordini gerarchici a Lui direttamente sottoposti devono prodigarsi a fare quanto è in loro potere per convincere i docenti che se, da un lato, devono leggere ed eseguire le circolari, dall’altro essi sono incapaci di intenderle completamente e correttamente.
In queste, infatti, si manifesta e si realizza direttamente la potenza del Ministero.
Coerentemente con questo principio di verità iniziatica e gnostica, si devono anche convincere i docenti che sono impreparati dopo avere, sempre coerentemente, chiesto loro di svolgere non solo funzioni nella trasmissione di conoscenze, ma anche quelle funzioni sociali e politiche che la società (nei suoi vari centri) e la politica sempre più non riesce a svolgere (dall’educazione alla salute a quella stradale, dall’educazione sessuale a qualunque altro tipo di educazione, formazione, iniziazione sia possibile pensare).
Il motivo ultimo di questo non può essere ad alcuno rivelato; il meccanismo sì: chiedere di tutto e poi convincere che quel che si è chiesto non è stato esaudito, quindi quelli che dovevano rispondere alla richiesta vanno quanto meno «riqualificati».
Ecco che, giustamente e lodevolmente, il sottosegretario alla pubblica istruzione afferma: «il vero problema è la riqualificazione professionale del personale interessato dalle innovazioni» (intervista pubblicata da ItaliaOggi l’8/2/2000 sulla riforma dei cicli, a pagina 38). Il sottosegretario ha giustamente dimenticato che buona parte delle innovazioni, quando la potenza del Ministero era impegnata nella meditazione profonda e mistica, furono proprio i docenti ad avviarle sul campo con le varie sperimentazioni, essendo però privi di ogni verità autentica manifestata dalle circolari.


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Il rapporto coi giudici
Nessun docente esegue, conosce ed è in grado di comprendere nel loro più profondo significato tutte le leggi e circolari emanate e in vigore dal 1924 a oggi.
I giudici le conoscono.

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Gli ordini gerarchici
Gli ordini gerarchici vanno sempre oculatamente e coscienziosamente rispettati.
Innanzi tutto ci sono gli allievi, poi in qualche caso il preside, in qualche altro i genitori. Ancora di seguito il personale ATA. Ancora di seguito i docenti.
A ciò sia prova che in certe scuole per andare in un qualunque laboratorio occorre chiedere le chiavi ai bidelli.
Ancora più interessante ai fini della comprensione dei rapporti gerarchici sono le fotocopie.
Unici addetti atti e competenti al fotocopiare sono i bidelli. Un docente può chiedere che gli vengano fatte delle fotocopie, ma i tempi e i modi di esecuzione vengono decisi da ordini gerarchici superiori. Bisogna sondare la natura e la finalità della fotocopia richiesta; bisogna ottenere il nulla osta del segretario all’acquisto del materiale necessario alla fotocopia medesima (la carta, il toner); bisogna compilare apposito modulo (in alcune scuole anche in duplice copia).
Fatto tutto questo ancora la decisone sui tempi della realizzazione della fotocopia spetta ai bidelli i quali, comunque, non possono rifiutarsi dal farla. Ma, come è evidente di per sé, se un rifiuto non è esprimibile allo stesso modo l’assenso non è necessario: a volte per espletare tutti i controlli cui ho accennato sopra possono occorrere interi anni scolastici.
Garanzia ultima della correttezza formale e reale di questi controlli compete alla presidenza e al consiglio d’Istituto.
Nel caso un docente ritenga leso il proprio diritto ad ottenere una fotocopia, deve seguire la via gerarchica: rivolgersi alla segreteria e particolarmente a chi nella segreteria si occupa dei bidelli (non la segreteria alunni); poi sentire il parere del segretario; in ultima istanza rivolgersi al preside perché il caso ottenga soddisfazione (in fotocopia) di fronte al consiglio di istituto.
Ma allora, il massimo ordine sono il preside e il consiglio di istituto?
No. Per rendersene conto occorre presentare un altro caso.
Nelle iniziative che coinvolgano una intera classe o ancora più un intero istituto, dalle gite ai cineforum per fare solo un paio di esempi, anche il preside deve chiedere e ottemperare al parere degli alunni.

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La Ministerial comunicazione
All’ingresso del Provveditorato faceva bella mostra di sé una fotocopia a caratteri ingranditi: «Le graduatorie permanenti provvisorie sono rinviate al...»
E’ evidente che le «leggi» del MMPI non seguono quelle della logica, né quelle della comunicazione quotidiana, né quelle... del buon senso.
Come può una graduatoria permanente essere provvisoria e rinviata nella provvisorietà? è un inghippo logico che neanche Frege o Russel saprebbero risolvere, o forse va letto con la figura retorica dell’ironia, di cui però quell’annuncio non può disporre in quella sede.
E' questa la quotidianità della Ministeriale comunicazione.

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Machiavellismo deteriore
Quello di chi dichiara il contrario di quel che sta facendo ed ottenendo. Ecco qualche esempio.
Migliorare la qualità: «dando 10...» a chi prendeva 8 e mezzo, 9 a chi prendeva 8, 8 per il 7 e mezzo, 7 per il sei e mezzo, 6 a chi prendeva 5 e mezzo, 5 a chi prendeva 4 e mezzo.
Cosa accade allo scrutinio finale? Le insufficienze non gravi vengono spesso abbuonate senza debito e quindi i 5 divengono 6 senza nulla da rimediare (salvo forse informare la famiglia che anche se senza debito gli obiettivi previsti non li si è completamente raggiunti); il debito rimane sicuramente solo a chi ha 4 (che è l’ex 3 e mezzo).
Così si è alzata la qualità nella facciata e la si è abbassata nella realtà.
Capita poi che per migliorare la media, nella seconda passata di correzione in elevazione dei tabelloni, qualche 6 divenga 7; bisognerebbe magari stare attenti, ma non sempre lo si fa, che quel 6 non fosse un ex 5 ed ex 4 e mezzo. Questa attenzione è forse uno scrupolo eccessivo...
Sicuramente scrupolo eccessivo sarebbe assegnare 7 e mandare la comunicazione ai genitori per cui l’alunno/a ha sì evitato il debito, ma non completamente raggiunto alcuni obiettivi minimi.

Il Nuovo Obbligo scolastico: per fare qualcosa di «gradito» e per il bene dei ragazzi li si obbliga a un anno (periodo transitorio) poi due di scuola superiore, attivando per loro le opportune attività e opportuni progetti. Ma quali? Se si obbliga e non si chiede loro cosa vogliono veramente fare. Come attuare i progetti, se si obbliga la struttura scolastica a una cosa e al suo opposto, a essere scuola per chi vuole veramente intraprendere la via dell’istruzione superiore e «parcheggio con promozione» per chi avrebbe voluto lavorare già da due anni.
La normativa per la famiglia prevede di ascoltare il parere del minore, mentre il NOS (come si capisce dalla sigla...) è una Nuova [imposizione] Ottusa della Scuola.
Che sia ottusa (e renda impossibile la realizzazione di progetti seri, n.d.r.) lo si capisce dal fatto che al compimento del 16° anno e anche a metà anno scolastico, si noti bene, il ragazzo può andarsene finalmente libero, quindi gli si dice: «tu stai qui a scuola perché non è ancora il 16 marzo e questa è la condanna per il reato di non esser nato il primo gennaio». Peggio che un carcerato, maggiorenne e in attesa di giudizio...

Anticipare il diploma riformando i cicli. Il biennio della superiore è obbligo, dunque quasi necessariamente vedrà tutti promossi (salvo rare eccezioni); rimane il triennio in cui però non si potrà più fare il lavoro del vecchio triennio, gli obiettivi raggiunti e raggiungibili non saranno per niente quelli dell’attuale diploma, anche se sul «nuovo» si dichiarerà il candidato diplomato in cinque belle lingue.
Indicativa è anche la riduzione del numero di indirizzi (attivati con le sperimentazioni volute spesso dagli insegnanti, che come è risaputo non fanno mai nulla di nuovo), obbligatoria per il biennio obbligatorio (comune) e inevitabile per il triennio conseguente. Le specializzazioni degli attuali indirizzi, magari con qualcosa di nuovo e qualcosina in più, verrà sì con le lauree brevi: e con quelle anche gli obiettivi raggiunti (magari qualcosina in più) dalla vecchia maturità con i vecchi cicli, ma dopo aver pagato la bellezza di tre annualità di tasse universitarie (oltre il milione e non 50 mila l’anno, n.d.r.).
Con questo sarà forse ottenuta una maggiore corrispondenza fra i nostri cicli e quelli degli altri paesi, un formale anticipo del Diploma (a 18 anni), un molto dubbio miglioramento della qualità e comunque a 21 anni e non certo a 18, rispetto a quel che prima si otteneva a 19: non si anticipa ma si ritarda, non si alza ma si abbassa. Questo è il machiavellismo deteriore.

Ultimo aggiornamento: Venerdì, 29 giugno 2001

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