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Aggiornato: Martedì, 19 marzo 2002
Predicabili: 1) definizione (tì esti, ousia)=> 2) genere - specie (genere prossimo e differenza specifica); non necessari alla definizione: 3) proprio; 4) accidente.
Categorie: a) generi dell’essere, quindi ineriscono all’essere (interpretazione ontologica, quindi realista); b) sono i tipi di predicati, che ineriscono a un individuo o sostanza prima (interpretazione nominalista). Tuttavia questi due significati, per l’omologia di strutture, in Aristotele si sovrappongono e si fondono. |
I sillogismiLe possibili proposizioni per ciascuna posizione (premessa maggiore, premessa minore e conclusione) sono universale affermativa, universale negativa, particolare affermativa, particolare negativa.Il termine medio (motore del sillogismo, d’ora in poi M) è presente nelle due premesse come soggetto o predicato, ma assente nella conclusione: esso viene come semplificato in modo da avere una nuova affermazione diversa dalle premesse, ma che di volta in volta le richiama nel soggetto (S) o nel predicato (P). Anche se Aristotele fa sempre esempi con un significato concreto, ha presente una logica di tipo formale in quanto vanno distinte la validità (del sillogismo) dalla verità (del contenuto delle affermazioni): dalla verità congiunta alla validità logica non si può passare alla falsità. I figura: il termine medio è soggetto nella premessa maggiore e predicato nella minore. II figura: il termine medio è predicato sia nella premessa maggiore sia nella minore. III figura: il termine medio è soggetto sia nella premessa maggiore sia nella minore. IV figura: il termine medio è predicato nella premessa maggiore e soggetto nella minore (questa figura non è trattata da Aristotele che la considera come una inversa della I, il sillogismo perfetto).
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Le categorie
Fisica e categorie
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La psicologia (come base della biologia)
In ciascun vivente c’è un’unica anima visto che quella di tipo superiore svolge le funzioni dell'inferiore. Dalla sensazione deriva sia la produzione di immagini (fantasìa), sia la memoria (che le conserva), sia l’esperienza. La facoltà razionale (dianoeticon, Nous) si divide fra intelletto in potenza (Nous dynamei), pura potenzialità di apprendere con in atto solo gli intelleggibili che si conoscono, e intelletto produttivo (Nous poietikòs) che è conoscenza in atto di tutti gli intelleggibili e che pertanto fa sì che l’intelletto umano divenga gli intelleggibili (cioè acquisti conoscenza) e che permette l’atto del giudicare. «Come nella natura vi è un elemento che è materia [...] un altro elemento che è la causa efficiente in quanto li produce [...] è necessario che anche nell’anima vi siano questi diversi elementi. Infatti da un lato vi è l’intelletto che ha la potenzialità di essere tutti gli oggetti, dall’altro l’intelletto che tutti li produce...» (De Anima, III, 5, 430a). La facoltà desiderativa o cinetica locale spiega la locomozione e rappresenta, nei suoi diversi livelli, l’applicazione della conoscenza all’azione (nell’uomo, anche delle più importanti fra le virtù dianoetiche: intelligenza, scienza e sapienza, che usano la parte ‘scientifica’ dell’anima razionale per «enti i cui principi non possono essere diversi»). Si spiega così ciò che, a partire dall’esperienza, mette in moto verso l’oggetto desiderato; in particolare, la volontà ha come scopo il bene pratico conseguibile con l’azione umana e viene determinata dall’intelletto pratico (Nous praktikòs) o dalla «facoltà calcolativa» (Etica Nicomachea) che sceglie i mezzi opportuni per raggiungere lo scopo, sia del produrre sia dell’agire (le rispettive virtù dianoetiche sono arte e saggezza: in quanto si basano sull’esercizio della ragione nella produzione e nell’azione, cioè sull’uso della parte ‘calcolatrice’ dell’anima razionale per le realtà contingenti). L’oggetto del desiderio muove l’anima restando immobile. Nell’uomo sono possibili i conflitti fra brama e volontà: l’appetito del piacevole può spingere all’illecito o all’ingiusto, quindi il prevalere dell’una o dell’altra dipende dalla virtù di ciascuno. |