Bari 2003: «In ultima fila, ad ascoltare»

Grazia Sestini, sottosegretario al Welfare, ha aperto la seconda Conferenza nazionale sulla disabilità di Bari con un intervento nel segno della non contrapposizione su quanto fatto nella prima, tre anni fa a Roma. Tuttavia, le esigenze, i bisogni e le risposte da dare al mondo della disabilità sono cambiate rispetto ad allora e su queste novità, sempre 'impellenti', si baserà l'azione e la progettualità del Governo in materia di disabilità.

di Mariateresa Marino

 

BARI - «Siamo a Bari per non dimenticare la storia dell'integrazione delle persone disabili, per misurare i passi compiuti nel triennio che ci separa dalla prima Conferenza nazionale del 1999».

Ha esordito così, nel segno della non contrapposizione con il primo appuntamento nazionale sulla disabilità voluto nel '99 dal governo di centrosinistra, il sottosegretario Grazia Sestini aprendo i lavori della Conferenza di Bari.

L'assistenza, la disabilità grave, il lavoro, la scuola: l'intervento del sottosegretario ha toccato tutti i punti nevralgici delle politiche a sostegno della disabilità, che coincidono sempre più con le aspettative ancora non del tutto realizzate per le persone che di questo mondo fanno parte, direttamente o indirettamente coinvolte. Ma su alcune questioni in particolare la senatrice si è soffermata, fugando il rischio di indirizzare la discussione verso toni generali, senza entrare nel vivo delle questioni e delle proposte.

«Uno dei nodi prioritari da sciogliere – ha detto la Sestini - resta l'accertamento della disabilità. Nel nostro ordinamento convivono due sistemi: quello del riconoscimento dell'invalidità e quello dell'accertamento che, nel caso delle persone con sindrome di Down, è stato reso automatico grazie all'articolo 94 della Finanziaria 2003. Ebbene, la nostra intenzione è quella di rivedere e semplificare i criteri di accertamento per tutte le forme di disabilità, in modo da non creare inutili, quanto dannose discriminazioni». Una dichiarazione di principio che dalla platea, in verità molto concorde sull'affermazione del sottosegretario, è stata vista come una precisa garanzia di impegno normativo.

Il tema della famiglia, traccia sensibile del Libro Bianco sul Welfare, ha animato, poi, il discorso della Sestini quando si è posta attenzione ai dati diffusi dall'Istat, ovvero la percentuale del 12 per cento di famiglie con disabili; numeri che, secondo il sottosegretario, fanno lievitare di un significato sempre più pregnante e chiaro l'indirizzo governativo del sostegno alla famiglia, a tutto campo. «Le politiche per le persone disabili non possono essere disgiunte e separate da quelle sulla famiglia in generale e pur con le necessarie specificità devono integrarsi pienamente con queste».

Al tema del sostegno alla famiglia con disabili è strettamente collegato quello della necessità di avviare uno dei servizi previsti dalla legge 328/2000, ovvero l'anagrafe dei servizi e i programmi di segretariato sociale. «La famiglia con figli disabili – ha affermato la Sestini - più di ogni altra non può essere lasciata sola o, peggio, affidata alla buona volontà di qualche operatore sociale, ma deve poter contare su un mix di interventi normativi, economici, fiscali e socio-assistenziali».

 

E per il 'dopo di noi', il sottosegretario ha richiamato l'attenzione sui ritardi da parte di alcune regioni, che non hanno ancora espletato i bandi per l'assegnazione dei fondi messi in cantiere dalla legge 168/98.

Un'altra delle questioni 'calde' affrontate dalla Sestini è l'integrazione scolastica, «la prima forma di inclusione per un disabile nella società». Ciò che urge e che è stato più volte sottolineato di recente da vari esponenti del Governo, è una migliore qualità dell'offerta formativa per i docenti di sostegno, «preziosi, non solo per il ragazzo disabile, ma per l'intera classe, pena una ulteriore ghettizzazione dello studente disagiato».

«La presenza degli insegnanti di sostegno nella scuola statale – ha spiegato la Sestini - è caratterizzata dalla precarietà e da un costante turn-over. Le ricadute negative le conosciamo bene. Dunque, ormai, non è più rimandabile la ridefinizione della figura professionale dei docenti di sostegno e di una loro più funzionale utilizzazione».

«E adesso - ha concluso il sottosegretario - seguirò il consiglio di Franco Bomprezzi. Mi metterò in ultima fila, spegnerò il cellulare e ascolterò».

 

 



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