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La mente é la mia rovina.
Un pensiero può farmi stare benissimo oppure un'altro può arrivare a rovinarmi in modo drammatico l'umore.
Rimuginare é la mia caratteristica, sia per cose brutte che per cose belle che accadono. Spesso penso e ripenso cosa sia meglio fare in una data situazione, non riesco mai a decidere. Forse mi manca la spontaneità. Oppure, non penso a fare quello che mi piace ma quello che é giusto fare !
Nel momento di decidere ho sotto gli occhi tutti i pro e contro per fare o non fare una data cosa, e così non posso decidere.
Se prendo un ansiolitico la mente si rilassa. C'é qualcuno come me?


Un pò mi ci riconosco anche io - ma forse ci si riconoscono tutti, non so.
Credo che gran parte delle sofferenze derivanti da questo modo di pensare e sentire siano in realtà molto collegate alle condizioni esterne: ovvero, si soffre perché la scelta *esiste*: se non esistesse scelta, non si soffrirebbe.
Questo é a mio parere uno dei motivi della maggiore incidenza di "disturbi mentali" rispetto al passato: allora: il lavoro era quello del padre e il partner era per tutta la (breve) vita, inoltre le diffuse gravi difficoltà di salute, denaro, etc limitavano le possibilità di scelta, ulteriormente semplificate dalla carenza di informazioni.
Oggi, proprio il fatto che da nostre scelte più o meno "libere" ed informate dipenda tanto del nostro futuro, può porci in situazioni difficili.
Il mio consiglio é di valutare con uno specialista se la tua possa definirsi una condizione patologica:
Se il dubbio, che é questo di cui stiamo parlando, é ancora "A monte", cioé "converrà valutare con uno specialista etc.?, allora potresti, a titolo puramente indicativo, cercare qualche test on line per disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo d'ansia generalizzato, fobia sociale, e, aggiungerei io, depressione; possibilmente cerca qualcosa di fonte seria, ufficiale, come ad esempio: http://www.med.nyu.edu/Psych/screens/
Ciao
Elrond


Non credo che si possa soffrire di "un troppo pensare", semmai è il pensare male che fa soffrire.
Il continuo rimuginare e una certa "permeabilità" emotiva a tutti i pensieri sono, secondo me, la conseguenza di un confronto con il reale che ci circonda.
Dato che quel che ci circonda è una realtà piuttosto povera di comunicazione e alquanto omologata in stereotipi e luoghi comuni, ci si ritrova spesso da soli a pensare.
E' un circolo vizioso a cui si resta indissolubilmente legati perchè il pensiero genera pensiero e a sua volta genera ansia e confusione.
Con questo intendo dire che una persona mentalmente sana può benissimo ritrovarsi nel bel mezzo di un vortice che può condurlo ad episodi patologici, tuttavia non credo sia troppo difficile distinguere se il "pensiero malato" sia generato da circostanze esterne o interne all'individio.
Ad esempio, se tu avessi una vita soddisfacente, un buon rapporto affettivo con il tuo partner, un lavoro che ti dà soddisfazione e occasioni nuove e divertenti per passare il tempo libero, forse il "pensiero malato" sparirebbe.
A me succede spesso di pensare male, ma guarda caso succede sempre all'apice di un momento in cui ho vissuto a lungo senza vedere molta gente.
Vorrei che si ponesse di più lo sguardo verso questa nostra realtà così chiusa e avara di vere emozioni, prima di richiedere l'intervento di un terapeuta.
Nel guardarsi attorno si conclude sempre che non si può fare niente per cambiare il mondo e che bisogna accettarlo così com'è, ma è falso, ognuno di noi può fare qualcosa per aprirsi. Basta non rassegnarsi e, perchè no, di pensare finalmente di cambiare qualcosa della nostra vita.
Un altro aspetto inquietante è che il restare chiusi nei nostri pensieri, giungendo così ad un'esagerata attività di introspezione, genera una dipendenza per cui "m'è dolce naufragar in questo mar" e ci si ritrova nel crogiuolo di un atto mancato verso gli altri e verso sè stessi.
Basterebbe cercare occasioni di "pensiero attivo", se non proprio di "pensiero positivo", l'importante è non starsene soli con i propri pensieri.
In questa nostra epoca c'è un gran fiorire di comunità dagli interessi più disparati: modellismo, fotografia, buddismo, zen, yoga, gruppi di preghiera ecc ecc.
Io ne ho frequentati molti e devo dire che mi sono trovato benone quando ho incontrato persone appartenenti ad una scuola di meditazione buddista.
Non mi ritengo nè buddista, nè altro, però stare seduto insieme con altre persone, concentrati sul proprio respiro per circa un'ora e mezza, tentando di non farsi distrarre dai propri pensieri, ha significato un'esperienza importante.
Questo è il mio esempio, sta a te cercare le tue occasioni, che spero siano diverse dall'ansiolitico :))
Ciao. Claudio Rampini Liutaio
www.claudiorampini.com

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