La confessione
«
Il Signore nulla esige dagli uomini se non una confessione fatta a Lui ».
S.
Clemente Romano.
1.
Qual’ è l’insegnamento della chiesa romana riguardo alla confessione?
I
sacerdoti insegnano:
1)
che la confessione è un sacramento istituito da Gesù Cristo;
2)
che essi sono stati incaricati da Dio di ricevere la confessione e assolvere i
peccatori;
3)
che i fedeli devono confessare i loro peccati almeno una volta l’anno.
2.
Quando è stata introdotta la pratica della confessione obbligatoria?
E’
stato il papa Lotario dei Conti di Segni (innocenzo III - 3198), lo stesso che
per primo si attribuì il titolo blasfemo di « Vicario di Dio », il quale, al
lV Concilio Lateranense del 1215, impose l’obbligo della confessione
auricolare almeno una volta l’anno.
3.
Quali parole della Sacra Scrittura vengono prese a pretesto per comprovare
questo insegnamento?
Le
parole stesse di Gesù: « A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi
li riterrete, saranno ritenuti » (Giovanni 20:23), e queste altre: « A te darò
le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà
legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto nei
cieli » (Matteo 16:19).
4.
Che cosa significa questa dichiarazione?
Significa
che quando un cristiano annunzia l’ evangelo della grazia egli scioglie le
anime dai loro peccati, non certo per una sua particolare capacità ma per la
potenza della predicazione cristiana. Se pero le anime che ascoltano non
accettano l’Evangelo, esse rimangono legate,
vincolate
al loro peccato. Non si tratta quindi di un « perdonare », « rimettere i
peccati », « sciogliere » per iniziativa di un uomo. Chi ha diritto di
perdonare no è l’uomo, ma solo Dio. I credenti hanno unicamente ricevuto la
missione di essere ambasciatori di Dio, e l’ I’annunzio del perdono è
sanzionato da Dio in una sentenza di grazia o di condanna, a seconda che gli
uditori l’ascoltano o la respingono.
5.
Come è sorta la pratica della confessione obbligatoria?
Inutilmente
continuiamo a chiedere che ci venga indicato nel Nuovo Testamento un solo caso
di confessione obbligatoria.
Dalla
storia sappiamo invece che, quando si verificava uno scandalo in qualche comunità
cristiana, il colpevole doveva umiliarsi e confessare pubblicamente QUELLA sua
colpa (e non certo tutti i suoi peccati).
Dopo
le persecuzioni, molti cristiani che avevano avuto la debolezza di abiurare,
domandavano di essere riammessi alla Chiesa. Si trovo allora più pratico,
anziché far comparire costoro davanti a tutta l’assemblea, di delegare un
penitenziere ad ascoltare i penitenti. Era naturale che, contemporaneamente alla
istituzione dei penitenzieri, I fedeli, si confidassero con i loro ministri.
Questi cominciano a dire che la pratica e buona, anzi consigliabile. Ma quando,
nel 1215, il papa Innocenzo III decretò l’obbligo della confessione, sollevò
l’opposizione più violenta del popolo.
6.
Qual è la disastrosa conseguenza che la confessione obbligatoria reca alla
vita spirituale dei cattolici?
La
confessione - com’è insegnata nella chiesa romana - è responsabile
dell’errato concetto di peccato, che viene considerato nelle sue singole
manifestazioni esteriori e non nella sua natura. Cosi l’individuo si confessa
al prete, distinguendo fra peccati « veniali » (che si possono tacere) e
peccati « mortali », fra la bugia e l’assassinio, fra il peccato di gola e
l’adulterio, e via dicendo. Così si ignora il problema di fondo, che è
quello della nostra natura corrotta, e si dimentica che i singoli peccati
(veniali o mortali, che dir si voglia) non sono che delle manifestazioni
secondarie del primo e vero peccato, cioè della nostra ribellione contro Dio.
E’ quello che aveva capito il re Davide, adultero e assassino, quando
esclamava: « lo ho peccato contro te, contro te solo » (Salmo 51:4). Il danno
della dottrina e della pratica della confessione auricolare è immenso. Certo è
da deplorarsi che il popolo si sottometta a una pratica cosi avvilente per la
dignità umana, ma più grave ancora è la responsabilità di chi gliela impone.
Ma - direbbe il compianto sacerdote Lorenzo Milani - « sulla soglia del
disordine estremo mandiamo a voi quest’ultima nostra debole scusa,
supplicandovi di credere nella nostra inverosimile buona fede. Ma se non avete
come noi provato a succhiare col latte errori secolari, non ci potrete capire ».
7.
Come si esprime il disagio di molti cattolici davanti alla imposizione della
confessione?
L’imbarazzo,
soprattutto nelle donne, di doversi scoprire nella loro intimità spirituale, si
esprime in numerose lettere inviate ai giornali. Eccone due esempi:
Sono
una ragazza di vent’anni e con un buon impiego e sino a poco tempo fa molto
religiosa; ora purtroppo non più. Mi spiego: ogni qualvolta vado a confessarmi,
la prima cosa che il confessore domanda è: «Sei fidanzata?» E poi: «Vi
baciate?» «Quante volte? » Essere fidanzati è una bella cosa, secondo il
confessore, baciarsi è invece un peccato gravissimo che ha richiesto, come
penitenza, il non vedere per due mesi il mio fidanzato. Fin qui tutto bene o
meglio tutto regolare, purtroppo. Ciò che ha fatto traboccare il vaso della
pazienza è stata una ulteriore domanda. Per me è stato troppo. Da allora non
ho più messo piede in una chiesa .
Desidero
immensamente riaccostarmi a Dio comunicandomi, ma non trovo il coraggio di
inginocchiarmi ad un confessionale. Io non so se la mia è mancanza di vera
umiltà, ma non credo. Mi pento sinceramente dei miei peccati Ma il fatto di
doverli aridamente surrare in attesa della sentenza senza poter tentare di
spiegarli (più a me stessa che al confessore), di aprirvi sopra un colloquio
umano veramente proficuo, è una cosa che mi agghiaccia, mi toglie ogni slancio.
Ora mi dica, per favore, la confessione non si può rendere scritta? Oppure a
viso aperto, senza quella terribile grata?
8.
Ma, abolendo la confessione, come i protestanti, non si viene ad avere una
religione molto comoda ?
A
questa obiezione ha risposto un redattore (cattolico) del settimanale «
L’Europeo ».
Che
la loro religione li ponga [i protestanti] senza intermediari di fronte a Dio,
mi pare che sia chiaro dal modo con cui la praticano: essi non hanno la
confessione e la loro preghiera sale direttamente al Signore senza bisogno di
interprete... E che ciò crea in loro un maggiore senso di responsabilità mi
sembra ovvio. I compromessi diventano più facili quando si sa che basta
confessarli per esserne perdonati. E’ molto comodo liberarsi dei propri errori
e peccati rimettendoli con una bella confessione nelle mani di un parroco e
dicendogli: « Occupatene un po’ tu ». Chi non ha questa scappatoia rimane
solo di fronte a Dio. cioè di fronte alla propria coscienza, con cui il
colloquio è molto difficile... Ciò ha reso la nostra vita molto più facile e
gradevole, liberandola dal dubbio e dal rimorso. Ma anche ha favorito la nostra
congenita propensione a evadere ogni responsabilità individuale.
9.
La confessione è ammessa nel protestantesimo?
Respinto tutto ciò che la chiesa romana pretende riguardo alla confessione coercitiva, noi vediamo che la Bibbia afferma la necessità di chiedere a Dio che ci faccia riconoscere - alla luce della sua Parola - il suo giudizio sulle nostre azioni. La confessione evangelica ha dunque per base un dialogo con Dio: Egli ci giudica e ci rinnova: « Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci tutti i nostri peccati e purificarci da ogni iniquità » (I Giovanni 1:9). Non solo, ma in molte chiese evangeliche - ed ora anche nelle chiese cattoliche, in Olanda - tutta l’assemblea confessa il proprio peccato all’inizio del culto, con una preghiera silenziosa prima, e poi collettiva. Inoltre vi è una confessione particolare, che è condizione per il perdono da parte di Dio, e cioè che se qualcuno ha qualcosa contro il proprio fratello, prima di presentarsi davanti a Dio, deve andare a riconciliarsi con quello (Matteo 18:15 ss.). Infine è una pratica assai frequente che un evangelico, mosso dalla fiducia nel proprio pastore, gli apra l’animo suo, per quanto crede opportuno, e il pastore riceve la confessione sotto il vincolo del segreto. La confessione ENTRO QUESTI LIMITI, escludendo che sia una pratica sacramentale necessaria per la salvezza, non ci troverà contrari. Sovente ci si può liberare dalla ossessione del peccato, confessandosi a una persona di fiducia e, se questa è cristiana, ci « rimette i peccati » assicurandoci il perdono di Gesù Cristo.