Il culto dei santi

 

«Cristo è la nostra bocca, con la quale parliamo al Padre; il nostro occhio, con il quale vediamo il Padre; la nostra mano destra con la quale ci offriamo al Padre. Senza questa mediazione non c’é nessuna possibilità di avvicinarsi a Dio, né a noi né a nessun santo ».

S. Ambrogio .

1. Che cosa insegna la chiesa romana riguardo ai santi?

Secondo i teologi della chiesa romana « i santi sono coloro che, praticando eroicamente le virtù secondo gli insegnamenti e gli esempi di Gesù Cristo, meritarono special gloria in cielo e anche in terra » . Il Concilio Vaticano Il ha precisato che, « secondo la tradizione, i santi sono l’oggetto di un culto nella chiesa e vi si venerano le loro reliquie autentiche e le loro immagini » .

2. Perché non dobbiamo invocare i santi?

1) Perché Gesù ha esplicitamente escluso che gli uomini possano vantare dei meriti presso Dio. La parabola dei servi inutili termina appunto con queste parole: « Così anche voi, quand’avrete fatto tutto ciò che v’ò comandato, dite: Noi siamo servitori inutili: abbiam fatto quel ch’eravamo in obbligo di fare » (Luca 17:10). 2) Perché la Bibbia ci presenta costantemente un Padre che ascolta, anzi sollecita, le preghiere dei suoi figli. Gesù diceva: « Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dar buoni doni ai vostri figliuoli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà egli cose buone a coloro che gliele domandano » (Matteo 7:11).

3) E difatti, fra i 31.043 versetti che compongono i libri canonici della Bibbia, non ve n’é NEPPURE UNO che ci dica che si debbano invocare dei santi e tributare loro un culto, e ciò nonostante che già allora esistessero dei credenti che oggi la chiesa romana considera santi.

4) Inoltre nella Bibbia ci vengono presentate innumerevoli preghiere di credenti, ma neppure una è rivolta ai santi.

5) E, ancora, l’intercessione dei santi – e lo stesso si dica dell’intercessione della Madonna – implicherebbe che essi possono ascoltare mille preghiere da mille parti diverse, cioè sarebbero onnipotenti e onnipresenti, cioè avrebbero gli attributi della divinità. E precisamente quanto afferma l’ ”Araldo di Sant’Antonio”, in cui è scritto: « Non vi sono dunque limiti al potere di San Giuseppe, e la Chiesa ci invita a ricorrere con confidenza assoluta a questo Onnipotente protettore » .

3. Che cosa dobbiamo pensare dei « santi protettori »?

Risponde un lettore del quotidiano « La Stampa ».

La Stampa del 16 febbraio riproduce un breve elenco dei nuovi 152 Santi protettori assegnati dalla Città del Vaticano alle varie categorie. Vi sono indubbiamente fra questi nominativi personalità di alto valore morale e spirituale a cui è doveroso inchinarsi riverenti. E per taluni si può anche riconoscere un certo qual nesso tra Santo protettore e la categoria assegnata, mentre per altre categorie (p. es.: stenografi, ciclisti, commercianti ecc.) la cosa è un tantino meno chiara. Probabilmente per carenza di ulteriore disponibilità di Santi, si attinge ora alle gerarchie celesti, ed ai Postelegrafonici si assegna l’arcangelo Gabriele, mentre alla Pubblica Sicurezza è riservato l’arcangelo  Michele. Non è che si voglia menomamente contestare alla

Chiesa il diritto di disporre delle gerarchie celesti, ma vien fatto di domandarsi se di questo passo non sentiremo un giorno o l’altro recitare nel Padre nostro: « La tua volontà sia fatta nei cieli come è fatta sulla terra » .

4. Che cosa rispondiamo a chi ci obietta che la stessa Bibbia ci esorta a pregare gli uni per gli altri, e che è quindi logico invocare l’intercessione dei « santi »?

Anche noi crediamo nella « comunione dei santi », cioè dei credenti ora viventi e di quelli già nella gloria del Padre, ma:

1) Non sappiamo abbastanza sulle relazioni dell’Aldilà con il nostro mondo per costruirvi una dottrina;

2) il santo al quale ci si rivolge in preghiera, diventa inevitabilmente oggetto di culto, cioè un semi-dio nel quale il popolo si confida per la propria salvezza.

5. Si insiste che è naturale di valerci delle raccomandazioni dei santi. « A noi è assai vantaggioso di poterci accaparrare la protezione di potenti mediatori presso Dio. Basta, per intenderlo, l’osservare quanto contino e giovino anche presso gli uomini delle persone di considerazione » .

Questo è verissimo. A tutti e nota l’immoralità della pratica corrente delle raccomandazioni. Anche noi sappia mo la potenza che accompagna il biglietto di raccomandazione di un sacerdote, e che addirittura irresistibile è la telefonata di qualche segreteria.

Ma in cielo non è cosi. Chiunque può avere libero e costante accesso alla grazia di Dio per mezzo dell’unico mediatore Gesù Cristo (I Timoteo 2:5). Non c’è anticamera da fare, non serve farsi raccomandare dai pezzi grossi. La piaga delle raccomandazioni non si estende al regno dei cieli. Non solo, ma che necessità avremmo di ricorrere a delle raccomandazioni, quando noi conosciamo il padrone? Anzi, che senso avrebbero delle raccomandazioni se il padrone fosse nostro amico?

Dio si è dichiarato nostro amico: « Per mezzo di lui e gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito » (Efesini 2:18).

6. E’ vero che la chiesa romana ha proposto al culto dei fedeli dei santi che non sono mai esistiti?

E verissimo. Vi sono dei santuari dedicati a santi creati dalla fantasia popolare. E’ probabile che S. Gennaro non sia mai esistito. In Francia hanno deciso che S. Massimino, la cui esistenza non è storicamente provata, non sarà più il patrono della diocesi di Aix. Quello che è sicuro è che il culto di Santa Filomena, in Italia, era fondato su una leggenda senza fondamento. Questa Santa, che ha avuto numerosi devoti, fra i quali il Santo curato d’Ars, era stata ammessa alla venerazione dei fedeli nel 1837. La medesima Congregazione dei riti che l’aveva promossa al culto, ha poi deciso, nel 1961, che non e mai esistita.

8. E’ vero che il culto dei santi proviene direttamente dal paganesimo?

Senza dubbio. Nella concezione religiosa degli antichi greci era ammesso che una creatura umana potesse acquistare la dignità dopo la morte. I Romani a loro volta onoravano lo spirito degli antenati, chiamati i « lari domestici ». Essi supponevano che il defunto continuasse ad abitare nella sua casa, e gli eredi collocavano perciò una statuetta dedicata ai lari domestici, considerati i numi tutelari della casa.

Tutto questo è completamente estraneo al pensiero della Bibbia. Ma quando il cristianesimo si impose, il paganesimo riuscì a sopravvivere egualmente cambiando nome. Ai numi si sostituirono i martiri e tutto rimase tale e quale.

E poiché anche le varie corporazioni avevano i loro numi tutelari avvenne che il nume tutelare dei medici, Esculapio, divenne i Santi Cosma e Damiano; la dea dei cacciatori, Diana, è diventata Sant’Uberto; il dio della vite e del vino, Bacco, è diventato S. Vincenzo; Minerva, dea degli studi, è diventata Santa Caterina, e cosi via.

8. Chi sono i «santi » nell’insegnamento della Sacra Scrittura?

Quando è riferita all’uomo, la parola « santo » non vuol mai indicare un individuo che abbia compiuto e delle opere « eroiche » che gli diano diritto a particolare considerazione da parte di Dio. « Santo » significa semplicemente « consacrato al Signore ». Nella chiesa cristiana primitiva i discepoli di Gesù erano comunemente indicati con questa parola, prima di essere chiama i « cristiani ». Perciò l’apostolo Paolo indirizza le sue lettere « ai santi che sono in Efeso », « a tutti i santi che sono in Filippi », « ai santi e fedeli che sono in Colossesi », ecc.

Secondo il dizionario della lingua Italiana il termine Adorare è così riportato:

 

Adoràre tr. (pres. Adòro) venerare la divinità / manifestare tale venerazione con atti di culto / fig. amare intensamente qualcuno o qualche cosa.

 

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