RAZZISMO
Come molte parole di uso comune, il termine razzismo ha assunto con il
tempo differenti sfumature di significato.
Da una parte indica un preciso fenomeno culturale sviluppatosi nel
secolo scorso come supporto ideologico alle spinte nazionaliste e
imperialiste prodottesi nella società occidentale.
Dall’ altra include tutte le forme di pregiudizio in base alle quali
un certo gruppo umano avrebbe caratteri psicologici , intellettuali,
culturali, comportamentali giudicati inferiori e trasmessi in modo
ereditario. In questa seconda eccezione il razzismo è stato spesso,
nella storia, una delle forme con cui si è giustificata l’oppressione
di alcuni popoli su altri. Cosi, per esempio nella Grecia antica alcuni
individui venivano considerati “per natura” schiavi e quindi costretti
a lavorare per coloro che erano invece “per natura” liberi. Nello
stesso modo, ai tempi della conquista dell’America, illustri teologi
cattolici spiegavano che gli abitanti del nuovo continente non potevano
essere considerati uomini a pieno titolo e pertanto era lecito ridurli in schiavitù
Muove dagli stessi presupposti, anche se non sempre si propone
esplicitamente gli stessi fini, chi oggi afferma che certi gruppi umani
(per esempio i meridionali o gli immigrati arabi o africani) sono per
“natura” infidi, svogliati, portati alla criminalità.in questo senso il
razzismo è un modo particolare, e particolarmente diffuso, in cui
si esprime l’eterocentrismo, la convinzione cioè il popolo in cui
appartiene sia superiori agli altri. E’ inequivocabilmente razzista
chi attribuisce la superiorità del proprio gruppo etnico biologicamente
definito, o quando, pur evitando di gerarchie di valore fra il proprio
gruppo e l’altro( ma assumendole esplicitamente), si rifiuta
ogni forma di contatto e di mescolanza con essi.