Era una notte tempestosa e le tenebre,
si erano impossessate della nave ormai
in balia di se stessa.
Ingovernata andava alla deriva facendosi
trasportare dai giganteschi marosi. A bordo non
c'era
più
nessuno,
sembrava che fossero tutti morti, e l'unica
imbarcazione andata prontamente in soccorso,
era un piccolo
rimorchiatore dal nome: Verde luna, sul quale
vi erano poche persone coraggiose e
molto
esperte.
Le onde altissime rendevano impossibile la
manovra di affiancamento facendo andare
a
sbattere il piccolo
rimorchiatore, rischiando di dividersi in due,
quasi di punta contro la fiancata
sinistra
dell'enorme mercantile
dal nome Flora.
A un certo punto il capitano del Verde luna,
riuscì tramite una scaletta di fortuna e
penzolante dalla
fiancata sinistra del Flora, a salire su di essa allorché
tutto tacque, all'infuori della violenta
burrasca.
Quest'uomo coraggioso bagnato da far paura
di nome Silvester, si mise ad urlare con quanta voce
aveva: "ehi della
nave … nulla, poi, ehi della nave … ancora nulla
… e nuovamente ehi della nave ...
Dal ponte di comando
uscì un uomo dicendo d'essere
il capitano Schmitt e disse ancora: "grazie
del
vostro
interessamento ma,
non ho bisogno di nulla, qui non funziona più
niente e i membri del mio
equipaggio,
sono tutti morti, tranne qualcuno che è riuscito
a mettersi in salvo calando le scialuppe
di salvataggio..
tornate pure da dove siete venuti perché ormai
per me è la fine".
Intanto la burrasca
non accennava a diminuire, anzi
diventava sempre più impetuosa, e non si
sapeva più cosa fare, ad
un tratto sentimmo un urto
violentissimo e il grande rumore, risuonò per
gran parte della nave.
Era
il rimorchiatore che andando a sbattere più
volte contro la prua della fiancata sinistra si
era spezzato
e stava colando a picco. L'equipaggio a bordo
del
Chiaro di Luna per fortuna (dopo non pochi sforzi)
venne
tratto in salvo anche grazie alla forza del capitano Schmitt. Il ventaccio
sibilava e ululava a
più non posso, sembrava che le onde gigantesche,
volessero inghiottirsi l’intera nave.
Fra
l'equipaggio del
rimorchiatore, c'erano tre motoristi, tre
macchinisti validi, un esperto timoniere,
un ufficiale di rotta un
elettricista, un marconista e il capitano Silvester, erano tutti pronti a dare una
mano. Dal momento che
mancava
la corrente elettrica,
ovunque era buio pesto Il
capitano Schmitt,
aveva con sé solo una
minuscola
lucerna e disse: "ragazzi se avete bisogno
di un po' di luce in quello
stipetto laggiù a
sinistra, troverete
delle torce prendetele pure.
Il fragore delle
onde che continuavano ad infrangersi
contro la nave
era terrificante. I fulmini erano
accompagnati
successivamente da tuoni assordanti erano
l'unica luce presente a
bordo, per cui uno
dei motoristi poté finalmente
avvicinarsi al mobiletto e prendere delle torce
elettriche.
Dopo
averle distribuite al nuovo equipaggio del
Flora, ognuno si preoccupò della propria
mansione.
I motoristi assieme ai macchinisti, si avviarono
silenziosamente verso la sala macchine con in
mano,
carta, penna e la pianta ben dettagliata
della nave onde evitare di sbagliare strada,
perdendo così del
tempo
assai prezioso. Man mano che scendevano le scale
antincendio, si fermavano per alcuni istanti
sui vari
pianerottoli per fare il punto della situazione.
Quando infine
giunsero all'ultimo pianerottolo
dovettero bloccarsi perché Andrea il
macchinista capo
puntando il
raggio luminoso della torcia verso il suolo
sottostante, si
accorse che c'era qualcosa di
insolito. Infatti
guardando bene, vide che la sala macchine era
allagata e quindi
se avessero voluto
raggiungere sia le caldaie,
le macchine, le pompe di sentina ed altro,
avrebbero dovuto
ritornare sul
ponte per calzare gli stivaloni
idonei.
Quando tornarono, avendo ormai le idee ben
chiare, stabilirono
che la prima cosa da fare,
era quella di riattivare almeno tre delle sei
caldaie per avere la corrente a
sufficienza perché
la pompa di sentina
facesse defluire
in mare tutta l'acqua che s'era immagazzinata
all'interno. I compartimenti erano stati chiusi
in precedenza mediante paratie stagne e dalla
paratia
di collisione. Tutti si adoperarono per
fare fronte a
questa emergenza.
Qualcuno ad
alta voce urlò: "signori miei, qui abbiamo
bisogno di un
elettricista". Gilberto (il capo dei
motoristi)
disse:
"non preoccupatevi andrò
immediatamente sul ponte
a cercarlo e lo farò scendere,
sarà solo
questione di minuti. Dopo circa un'ora Gilberto
arrivò con Gaetano
(l'elettricista), il
quale si
mise subito all'opera dando il suo
preziosissimo contributo. L'unica cosa
funzionante
a bordo era la
radio, quindi Paolo (il marconista), sedette al
tavolo illuminato solo da un minuscolo pezzo
di candela
dopodiché tentò più volte di lanciare
un S.O.S non ottenendo alcun risultato.
Le ore passavano lente
e inesorabili, ormai era
giorno ma
dei soccorsi neppure l'ombra. La terribile furia tempestosa piano,
piano, si stava placando rendendo tutto più
tranquillo. I bravi tecnici si
davano da
fare senza perdersi
d'animo. Dal momento che non
funzionava ancora nulla per il fatto che la sala
caldaie era ancora
allagata e faceva molto
freddo, l'aria era umida e già
sapeva di morte, ma nessuno osava
dirlo.
Di tanto in tanto,
queste persone si guardavano negli occhi
senza aprir bocca, scuotendo solo il capo
poi, silenziosamente riprendevano il loro
difficile lavoro. Sul
Flora occorreva un medico … era Renato,
era
anche bravo ma, morì cadendo in mare durante la
violenta burrasca, cercando di soccorrere due
cuochi e il
cambusiere. Chi avesse avuto fame, avrebbe
dovuto arrangiarsi come meglio poteva … le
provviste però non
mancavano.
Il capitano Schmitt, aveva tentato di
scendere per dare il suo contributo però, non
appena mise
mano
alla pala per mettere carbone nella caldaia numero uno,
si mise una mano sul petto accasciandosi a
terra inzuppandosi di acqua e gridò Aiuto!!
In suo
soccorso, arrivò il capitano
Silvester
e l'unica cosa
che poté fare, fu quella di
chiedere aiuto in sala macchine e tutti
prontamente andarono in soccorso.
Con molta cautela, presero il corpo del capitano
Schmitt e lo portarono in
infermeria.
Egli con un fil di voce disse:
"signori miei, sono certo che ormai è giunta la mia ora e presto andrò
in
un'altra dimensione. Avverto
un fortissimo dolore al petto e molto probabilmente
penso che sia
un
infarto, d'ora in poi prendetevi cura della
mia nave.
Sapete? Mai avrei
immaginato che proprio sulla
Flora avrei avuto un
obitorio per me. Dopo pochissimi istanti; chiuse gli occhi e spirò. Tutti i membri
dell'equipaggio rimasero attoniti
e dopo aver fatto cinque minuti di
silenzio, Ugo (il
marconista) disse
sottovoce: "il suo spirito è
ormai volato in cielo ora a turno, veglieremo
su di esso e questa notte,
dovremmo sospendere i lavori per fare una veglia
di preghiera, domani, lo metteremo in una delle
celle
frigorifere di bordo augurandoci di arrivare
presto al porto più vicino per dargli l'ultimo
saluto."
Disse inoltre: "con
permesso, mi assento solo qualche istante per
andare al telegrafo". Quando tornò,
era assai preoccupato e
disse: "signori, non dobbiamo scherzare, perché
pure per noi è sopraggiunta
la fine...
tuttavia v'informo che sono
riuscito a mettermi in contatto con il
transatlantico Pyss, però
purtroppo non potrà
essere da noi prima di
domani notte e viste le condizioni
del meteo in ulteriore
peggioramento,
teniamoci
nuovamente pronti a ballare
ah!, scordavo di dirvi che mi sono permesso
di
entrare nella cabina del caro
estinto Schmitt per ricordarlo e sul suo
secretaire, ho trovato il diario
di bordo, dove annotava tutto ciò che
accadeva, ed inoltre c'era scritto quello che
desiderava in caso
di decesso, ecco... tenga capitano Silvester,
lo legga ad alta voce di modo che tutti sappiano le sue
volontà.
Sul prezioso libro
c'era
scritto: "desidero che chiunque leggerà ciò che
scrissi tempo addietro
faccia tesoro di quello che sto
per pronunciare e cioè, le mie umili esequie
dovranno essere celebrate
in mare senza suonare tanto le trombe e
non sulla terra ferma. Io sono nessuno, ma solo
un piccolo
e indegno marinaio e quindi, calatemi in mare
e
datemi in pasto ai pesci, questa è l'ultima volontà,
grazie di tutto cuore ragazzi.
Verso le ore diciotto, venne allestita la
camera ardente e il silenzio era tombale;
nessuno osava aprir
bocca. Una parte
dell'equipaggio però era in sala macchine senza
ottenere risultati. Erano più o meno
le
ventidue e trenta, quando all'improvviso, si
scatenò un altro inferno molto peggiore del precedente
e le onde erano
altissime. Ormai tutti i tecnici che si trovavano a
bordo erano abituati a questo tipo
di calamità e dal momento che
non riuscivano concludere nulla di positivo,
decisero di sospendere per
qualche momento e di mettere
qualcosa nello stomaco per cercare di
sopravvivere e così andò.
Chi racconta è uno
dei pochi sopravvissuti, commentando
per filo e per
segno quello che successe in
quelle
ore terribili.
Era notte fonda e, ogni
marinaio a bordo pensava ai propri parenti
lasciati a casa.
Dei soccorsi nulla, data la
violentissima tempesta.
Questi saggi uomini
pur avendo ormai tentato di
tutto
non si lasciarono sopraffare dallo
scoramento.
Il marconista
verso le
6
del mattino
ci disse:"ho
appena
ricevuto un messaggio dalla Pyss il transatlantico e un
cablogramma dal sommergibile Astoria
che
dice di essere a poche miglia da noi e che non avrebbe avuto
nessun problema per ospitarci a
bordo, quindi
optammo per il sommergibile Astoria. Il capitano Silvester,
essendo molto preoccupato
disse all'equipaggio:
"signori dubito che sull'Astoria ci possa essere spazio a
sufficienza per tutti noi,
quindi se siete d'accordo
rimarrò sulla Flora a tenere compagnia
al capitano Schmitt,
aspettando una
altra nave di passaggio che venga in soccorso, nel qual caso ci sarà un doppio funerale.
Queste sono le mie volontà quindi, non
contrariatemi e lasciatemi in compagnia del
capitano Schmitt.
Sapete
ragazzi?
Non ho nulla da perdere
perché a casa non c'è nessuno ad
attendermi lasciatemi con
lui.
Fu così che dopo alcune ore arrivarono i soccorsi traendo
in salvo tutti tranne il
capitano Silvester
che
stava seduto tranquillamente sul
ponte di comando, chiuse gli occhi aspettando
pazientemente la
sua fine.
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