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BENVENUTI

RACCONTO E FAVOLA DI STEFANO VILLA

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GIORNATA FESTOSA

     Un passante osserva la scolaresca giocherellona, domandandosi: come mai questi bimbi si divertono
     così tanto? Quest'uomo ormai vecchio e stanco, si appoggia pian, pianino, alla cancellata di questa
   
 bella scuola elementare, ricordando di quando anche lui un tempo era giovane e spensierato come
   
 questi bei bimbi lasciando che le lacrime bagnino il suo viso
(ormai non più d'angelo) ma bensì come
   
 quello di un gentil vecchietto barcollante e tremante al tempo stesso.
    
In quel preciso istante, una bimba e un bimbo smettendo di giocare
(ma con tanta allegria in corpo),
   
 saltellando come due cerbiatti si avvicinano a questo gentil signore e con molta disinvoltura (come
   
 se lo conoscessero di vista da parecchio tempo) gli domandano: come ti chiami?
 Lui vedendo la loro
   
 spontaneità, dopo essersi asciugato il viso dice loro di chiamarsi Etienne (che vuol dire Stefano) e
   
 visto che questi simpaticissimi bambini non smettono di fargli tante domande confida loro parecchie
   
 cose carine di sé raccontando pure una bella favola.
Ad un certo punto la bimba facendosi seria e...
   
 pensierosa, dice a questo galantuomo: Etienne è un bel nome e a me piace tanto, possiamo (il mio
   
 amico ed io) andare dalle nostre brave maestre a chiedere loro se lei può entrare per raccontare
   
 a noi e a tutti i nostri amichetti ancora tante belle favole come questa?
   
 Questo gentil vecchietto
risponde a questi bimbi dicendo: "certo miei cari bimbi, correte pure dalle
  
  vostre maestre e se acconsentiranno sarò ben lieto di essere accolto fra voi per raccontare non solo
   
 favole, ma anche per unirmi a voi con il gioco, così non mi sentirò più tanto solo.
    
Queste due bellissime creature (quasi contemporaneamente) facendo dietro front e saltellando come
   
 due cerbiatti, corrono dalle loro maestre per chiedere il consenso.
     Nel frattempo qualcuno si permette d'appoggiare la mano sulla spalla di Etienne dicendo: come stai?

   
 E' passato ormai molto, molto tempo dall'ultimo concerto eseguito assieme a Modena, suoni ancora?
   
 Certo caro Michele, ho smesso di esercitarmi proprio pochi minuti fa, dopo che ho deciso di scendere
   
 per prendere una boccata d'aria e rilassarmi un pochino, venendo qui ad osservare questi bambini
   
 che si divertono. Arrivarono i due bimbi accompagnati da una delle loro insegnanti che prendendo la
   
 parola disse: "piacere il mio nome è Licia e questi monelli ma buoni d'animo si chiamano Alessandro
     e Linda i quali avrebbero piacere di averla in mezzo a noi, per farci divertire ancora di più.

    
Aggiunse ancora, questi due rampolli hanno detto che il suo nome è Etienne, bene signor Etienne le
   
 mie colleghe ed io saremo onorate di averla fra noi entri pure. Etienne disse: questo mio caro amico
   
 si chiama Michele Barletta ed è un bravo chitarrista. Fu così che Michele ed Etienne entrarono nella
     bella scuola facendo divertire questi simpaticissimi bimbi (non prima però di essere andati nelle loro
   
 abitazioni a prendere il necessario per suonare e recitare).
    
Entrati nella scuola, furono presentati dalla maestra Licia alle altre due maestre, dal nome Silvia e
   
 Luisa. Michele con la sua chitarra accompagnava Etienne che cantava e recitava riscuotendo così un
   
 un grande successo da parte di tutti i presenti. Questi due allegri vecchietti non si sentivano più
     tanto tristi e soli perché questi bambini assieme alle loro simpatiche insegnanti (con tanta semplicità)

   
 erano riusciti a colmare il cuore di Michele e quello di Etienne di una gioia grande e immensa.  

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                                                SOLITUDINE E FELICITA'  (Storia realmente accaduta) 

 

      Mi sento tanto solo, da quando prima di quel fatidico giorno, mi mollasti dicendo di pensare ai fatti
      miei. Volevo farla finita con te, non pensandoti più. Troppi ricordi affioravano dentro e non riuscivo
    
 ad odiarti, ne tantomeno farti del male.
     
Il lavoro (o se vogliamo essere più chiari), oserei dire: il regalo che con grandissimo piacere ti avrei
    
 donato molto presto, era pressoché ultimato. Entrasti furtivamente nel mio tugurio, facendomi una
   
  graditissima sorpresa. Rammento che quando entrasti ti togliesti le scarpe perché non m'accorgessi
      che eri scalza. Ero seduto; solo... a contemplare il mio dipinto, ed ero abbastanza soddisfatto.
    
 Mi accorsi che qualcuno mi stava abbracciando e accarezzandomi con tanta tenerezza diceva: Posso
    
 prendere pure io una sedia per sedere accanto a colui che stimo molto?" Ti dissi:" Certo, ne sarei
    
 onorato. Sai, bambina mia, è ormai passato così tanto tempo, che mi ero completamente scordato
    
 di te, non aspettandoti più". Dopo esserti seduta vicinissima a me, prendesti la mia mano destra
   
  stringendola sempre più e guardandomi fissa negli occhi dicesti:" Amore mio, ti chiedo perdono per
   
  tutto il male che ti ho arrecato. Questo dipinto che oggi dici d'aver ultimato, non sarà mica per me?
    
 Lo sai che di nascosto ti osservavo mentre eri concentrato a dipingerlo? Non dicevo nulla per paura
    
 che ti potessi, deconcentrare. Da più di un mese stavo in silenzio, osservando la grazia con la quale
    
 le tue belle mani d'artista, preparavano le tinte per poi essere trasferite su questa tavola.
     
Il tuo talento, toccava il mio cuore, fino al punto di farmi piangere. Di lacrime (tu non ci crederai),
    
 ma ne versai parecchie. Per tutto questo tempo, ho avuto modo di capire, chi tu sei veramente.
    
 Credimi, non solo quando ti guardo esprimi amore, ma la cosa secondo me, è questa e cioè sei in
    
 grado, attraverso i pennelli, di trasmettere amore, non solo solitudine, ma una gran pace interiore
      e, tanta felicità. Non ne sono degna di ricevere da te questo magnifico regalo e sono commossa".
    
 Prendendo nuovamente la parola mi dicesti:" Posso sedermi sulle tue gambe e dopo averti baciato
    
 teneramente mettere il mio capo sulla tua spalla per darti e ricevere da te un po' d'affetto?".
     
Ti risposi:" Si, fa pure come meglio credi".
     
Trascorremmo così quasi tutta la notte addormentandoci e svegliandoci solo per cambiare posizione
      All'esterno il freddo era pungente, ed era ripreso a nevicare. All'improvviso, udimmo un vagito; mi
    
 domandasti:" Hai sentito anche tu?". Ti risposi:" Sì, mia fanciulla". Con molta calma, ti alzasti ed
    
 andasti a vedere quale bestiola stesse piangendo. Apristi la porta e mi dicesti: Mon amour sull'uscio
    
 c'è un piccolissimo micino che secondo me, o si è perso, oppure è stato abbandonato da qualche
    
 balordo". Mi dicesti inoltre:" Sarei propensa per accoglierlo in casa nostra; ti prego mon amour non
    
 mi dire di no. Ti risposi:" Mia bella bambolina, ciò che può fare piacere a te, farà senz'altro piacere
    
 pure a me". Il micino, era talmente piccolo e docile, che stava rannicchiato fra le mie mani tutto
    
 tremante. Adesso il problema non era tanto averlo qui fra noi ma dal momento che l'ora della notte
    
 era molto piccola; come fare per sfamarlo? Venne a te, questa brillante idea.
    
 Mi dicesti:" Per cortesia, ti vuoi sedere, perchè vedendoti andare su e giù come un'anima in pena,
    
 in questo stanzino, non riesco a pensare. Tutte queste cose, me le dicesti, con molto tatto (non in
    
 maniera brusca). Ricordo ancora che sedendoti appiccicata a me, dicesti:" Per questa sera, il nostro
    
 micino, grazie a te, potrà sbarcare il lunario. Andrò a prendere un piattino e per cominciare gli farò
    
 bere un po' del tuo buon latte di cascina munto oggi da Vittorio (il contadino) dopodiché tirerò fuori
   
  dal frigorifero quelle enormi bistecche di pesce spada che dovevano servire per il mio onomastico,
    
 ce ne sarà abbastanza per tutt'e tre; vedrai. E fu così che il micino, entrò a far parte della famiglia.
    
 Il gattino che chiamammo "Mumau", dopo essersi rimpinzato ben bene, andò a fare la nanna nel
     
giaciglio preparato da te, con tanto amore. Ti osservavo quando ti prendevi cura di lui, eri molto
    
 dolce. L'accarezzasti teneramente e poi copristi il suo esile corpicino con un plaid di lana, dopodiché
    
 la tua attenzione, era tutta rivolta verso me. Avrei voluto essere anch'io trattato come Mumau.
     
Ti guardavo con uno sguardo implorante come se volessi dirti:" Stringimi forte fra le tue braccia e
    
 portami via con te, mia dolce farfallina. Non ebbi neppure il tempo di pensare queste cose, quando
     
vidi le tue braccia tese verso me e le tue labbra sensuali, pronunciare queste parole:" Mio piccolo
    
 amore, ormai è quasi l'alba e siamo stanchi entrambi, possiamo coricarci l'uno accanto all'altra,
    
 scambiandoci frasi affettuose?" Essendo molto bella e buona di cuore, come potevo contrariarti? Eri
    
 tu che con tante dolci moine, mi portavi a letto prendendomi per mano. Avevo tanto sonno ma, ti
     
lasciai fare. Mi svegliai e senti il calore del tuo corpo fondersi col mio. Pian piano, le tue labbra si
    
 avvicinarono alle mie e mi baciasti appassionatamente.
     
A questo punto essendomi svegliato totalmente collaborai. Ci fu ancora un momento bello e intimo.
      Lentamente ti spogliasti, sentivo le tue calde mani su tutto il corpo accarezzandolo ...allorché pure
    
 io, feci altrettanto con il tuo. Eravamo ormai nella fase critica e ricordo che mi sussurrasti:" Se non
    
 ti spiace, gradirei essere accarezzata tutta in questo modo, perchè queste sono carezze di un vero
    
 artista ma, soprattutto di un vero uomo, sento che non mi faresti mai del male, mi fido ciecamente
    
 di te. Ora mio piccolo, grande amore fa del mio corpo, tutto quello che vuoi, sono pronta. Fummo
    
 svegliati nelle prime ore del pomeriggio, dal nostro micino, chiedendoci del cibo e naturalmente un
    
 po' di latte. Ora, dal momento che non potemmo festeggiare il tuo onomastico, perchè restammo a
    
 letto buona parte del pomeriggio, decidemmo di dare a Mumau, ciò che restava del nostro pesce
    
 spada. Noi invece ripiegammo andando ad abbuffarci in pizzeria. Quando arrivammo a casa il micio
    
 era vicino all'uscio, all'interno ad attenderci.
     
La sua vocina, sembrava quella di un neonato, lo prendesti in braccio per accarezzarlo, invece io,
    
 dovetti sedermi, perchè all'improvviso, avvertii un forte dolore al petto. Il mio braccio sinistro, si
    
 indolenzì fino a raggiungere i polpastrelli della mano; mi sembrava di morire.
     
Il respiro, era cortissimo e affannato. Stetti seduto per molto tempo, sperando che il forte spasmo
    
 cessasse, ma al contrario invece di diminuire aumentava sempre più. Prendesti allora una decisione
    
 molto saggia. Con il tuo cellulare, telefonasti alla dottoressa Donatella Migliarini, la quale non esitò
    
 a vestirsi e poi mettere in moto la sua auto e raggiungerci al più presto per diagnosticare la gravità
    
 della cosa. Dopo avermi visitato accuratamente, diagnosticò che secondo lei avevo avuto un inizio
  
   d'infarto. Fu proprio questa grande donna in persona a telefonare al 118.
     
L'ambulanza arrivò nel giro di poco tempo facendo salire anche te e ci avviammo verso l'ospedale
    
 (naturalmente, ero disteso sulla barella). Tu eri seduta accanto a me accarezzando il mio volto e
    
 udivo questa bella frase che usciva dalle tue labbra:" Coraggio mon amour vedrai che anche questa
    
 volta, ce la caveremo. Ti voglio bene e non ti mollerò proprio ora, che hai tanto bisogno del mio
    
 amore". Se i medici me lo consentiranno, entreremo assieme in ospedale, poi telefonerò a una mia
    
 cara amica domandandole se per cortesia potesse prendersi cura per un periodo di tempo del nostro
    
 micino...sei contento?" Ti dissi:" Moltissimo e, non smetterò d'amarti". I medici, dissero che se tu
    
 lo avessi desiderato, avrebbero fatto il possibile per procurarti una poltrona ma non accanto a me
    
 perchè dopo aver diagnosticato la mia patologia, sarei dovuto stare tutta la notte chiuso in camera
    
 di terapia intensiva. Vedevo sgorgare dai tuoi occhi, tante lacrime. Ebbi appena il tempo di salutarti
   
  dicendoti:" Mia farfallina, non temere per me, vedrai che domani, uscirò vincitore. Purtroppo non
    
 andò così, perchè ancora di buon mattino, fui svegliato da un simpaticissimo e gentile cardiologo, il
    
 quale mi disse: Ascolti signor.....purtroppo in questa struttura, non siamo attrezzati per l'intervento
    
 che lei dovrà essere sottoposto, pertanto se volesse firmare questo foglio, la manderemo a nostre
    
 spese alla villa Maria Pia ubicata in collina a Torino.
     
L'ambulanza, è già in pronto soccorso che l'attende. Dopo aver letto quello che c'era scritto, firmai
    
 e assieme a te, partimmo. A bordo, vi erano oltre te e la bella autista, due barellieri, il cardiologo e
      una deliziosa infermiera, la quale era colei che non mi abbandonò un solo istante durante la notte.
    
 Arrivati a villa Maria Pia, venni nuovamente sottoposto a terapia intensiva, dove trascorsi cinque
    
 tristi giorni. Tu, decidesti di alloggiare all'Hotel Astoria per aver modo di essere il più vicino a me.
     
Cosicché per tutti i giorni della mia degenza, prendendo un taxi, correvi a trovarmi in quella clinica
   
  stupenda, situata in collina. Dopo circa tre settimane, i medici tentarono l'operazione la quale ebbe
    
 esiti positivi. Ringraziai di cuore l'équipe medica che con la loro grande esperienza, pazienza e...
    
 soprattutto fratellanza, seppero fare di me, una persona nuova e piena di vita (naturalmente con
    
 una cura appropriata).
    
 Ricordo ancora quel mattino quando fui dimesso da questa struttura stupenda. Tu eri lì, ansiosa di
     
accogliermi fra le tue braccia, per condurmi finalmente a casa, dove avrei potuto rivedere e giocare
    
 con Mumau (il nostro micino) e tutti gli amici, inoltre per trascorrere gli ultimi anni della mia vita,
    
 accanto alla mia più grande amica, Lili.

 

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