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BENVENUTI NEL DIPINTO E FIABA

di Stefano Villa   

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 BUON  NATALE  MAMMA TIM.        

          La gentilezza di mamma TIM è grande e immensa. Un piccolo essere insignificante quale sono non poteva che
          essere trattato meglio da questa grande mamma che è la TIM.
          E' con immenso piacere che voglio dedicare a tutti coloro che s'impegnano a fondo per far funzionare al meglio
          tutto il sistema operativo, dirigenti, operatori, operatrici e quant'altri questa piccola fiaba, ringraziando di cuore
          per tutta la cortesia che mi hanno rivolto.
          La fiaba è intitolata "Inverno", ed è ispirata ad un mio dipinto dal titolo omonimo e inizia così:

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INVERNO

         Era la vigilia del S. Natale quando nella vasta piana su al nord, in una località dal nome "Olimpia", due piccole e
       
 graziose gemelline a causa della grande povertà, non avevano quasi nulla per sfamarsi.
  
      Chiara la loro dolce mammina era disperata per non riuscire a soddisfare appieno i loro pranzi e cene luculliane.
       
 Dopo essersi asciugata le calde lacrime dal suo bel visino, senza che le bimbe l'avessero notato, si affacciò alla
       
 finestra e vide che la neve scendeva copiosa, rivestendo di un bianco candore tutto quello che madre natura
        
aveva creato. Non passò molto tempo che le due gemelline si avvicinarono alla loro mamma e una di esse dal
       
 bel nome Gioia le disse: hai visto mammina come nevica forte? La risposta fu: certo Gioia è molto romantico sai
         mi ricordo di quand'ero piccina e spensierata come voi. Non puoi immaginare quante palle di neve tirai assieme
         ai miei amichetti, ora invece sono adulta e il mio compito è quello di badare a voi e non farvi mancare nulla.
        
Al guardarvi, intuisco che avete tanta voglia di uscire … sapete bambine mie anch'io uscirei volentieri con voi a
       
 giocare, ma sento tanto freddo in tutto il corpo e inoltre è quasi giunta l’ora che la vostra mamma vi prepari un
       
 buon piatto caldo, ora uscite pure e giocate anche per me vi chiamerò appena sarà pronto. Alessia disse: "grazie
       
 mammina, a presto". Gioia prese la sorellina per mano e uscirono tutt'e due saltellando felici come due cerbiatti
       
 sulla candida neve.
        
La dolce Chiara invece si sedette sopra una seggiola, e pensò intensamente alla bugia appena detta alle sue due
       
 bimbe. Ella non pensava minimamente a se stessa ma bensì a loro. Credeva molto nel buon Dio, ogni sera prima
       
 di coricarsi si inginocchiava davanti al crocifisso appeso al muro nella
camera da letto recitando le orazioni con
        
Gioia e ad Alessia,
inoltre confidava ciecamente nella divina Provvidenza.
Ecco perché ogni giorno (bene o male)
       
 riuscivano a sbarcare il lunario.
        
Fuori la neve continuava a scendere incessante e le due bimbe si divertivano come pazze tirandosi palle di neve
       
 a volontà e modellando con maestria un bellissimo pupazzo che chiamarono Ercolino. Facendo le pazzerelle, e a
       
 sincrono udirono una vocina soave, provenire da Ercolino. Alessia turbata disse:"Gioia rientriamo in casa perché
       
 mi è venuta una gran fame e la nostra mammina deve averci preparato qualcosa di molto buono perché già ne
        
sento il profumo non lo senti anche tu?" Gioia disse: lo sento, eccome se lo sento, precedimi pure sorellina cara,
       
 ti raggiungerò presto dopodiché, malgrado il freddo, si sedette di fronte al suo Ercolino appoggiando la schiena
         all'unico albero adiacente alla destra dell'accogliente casetta. Dopo alcuni istanti, udì una vocina che proveniva
       
 dall'interno del simpatico pupazzo la quale diceva : "Buongiorno Gioia, lo sai
 
che so tutto su di voi?" La bimba,
        
impaurita, balzò in piedi di scatto e la vocina le disse: "Non temere Gioia non devi aver paura di me perché sono
         u
na fatina buona e sono venuta apposta da voi per aiutarvi e se vorrete, resterò con voi per sempre".
         Gioia tranquillizzatasi le domandò: "Ti voglio credere, però desidero sapere il tuo nome e dimostrami di essere
         veramente una fatina perché adesso vedo solo un pupazzo di neve". Hai ragione Gioia di pensare così ecco, ora
         ti dico qual è il mio nome. Mi chiamo Ghilda e provengo da una lontana galassia distante da qui, tanti tanti anni
       
 luce. Adesso se lo gradisci, uscirò dal vostro bellissimo Ercolino e materializzandomi, mi potrai vedere.
         Potrà vedermi anche la tua mammina Chiara e la tua sorellina Alessia, sei contenta?" Gioia soddisfatta rispose:"
       
 Sì fatina Ghilda, esci da Ercolino perché non vedo l?ora di vederti e toccarti". Poco dopo s'udì qualcosa come un
       
 venticello leggero che accarezza le fronde degli alberi a primavera poi, più nulla.
        
Ad un certo punto Gioia, voltatasi verso l'uscio della graziosa casetta, vide la mamma in compagnia di Alessia.
       
 Chiara, rivolgendo la parola a Gioia, le disse: "Gioia mia cara, vieni di corsa in casa perché è successo qualcosa
       
 di misterioso e molto bello. Il caminetto è acceso, l'ambiente si sta riscaldando molto velocemente, il tavolo è
        
imbandito e accanto al caminetto c'é molta legna da ardere presto … oh! ma, ma chi è questa bella Signora? E'
       
 una tua amica suppongo, non è vero?" Gioia sorridendole le rispose: "sì mammina cara il suo nome è mmh …
        
l'ho scordato
perdonami. A questo punto, intervenne la fatina dicendo: "Buongiorno signora Chiara mi chiamo
       
 Ghilda e sono l'amica di Gioia ma, anche sua e di Alessia. Come dicevo poc'anzi alla sua figlioletta, d'ora in poi
        
non vi mancherà più nulla perché la vostra bontà e tenacia hanno fatto sì che io arrivassi a voi.
         La mamma ancora frastornata da questa lieta novella, balbettando un pochino disse: "M, ma prego
si accomodi".
       
 Entrata che fu, disse: "Sapete, questa casa è davvero stupenda? Ora, se volete, la renderemo più romantica e

       
 
natalizia" Gioia, la quale era più in confidenza con Ghilda, voleva dire qualcosa ma non fece in tempo a dire la
       
 prima parola che intervenne Alessia dicendo: "sono molto contenta che tu sia qui e di
averti conosciuta, ma mi
       
 vuoi spiegare come faremo a renderla più natalizia se non abbiamo nulla, neppure una pallina? L'infinitamente
       
 buona fatina le disse: "Non preoccuparti Alessia perché me ne occuperò subito. Ora osservate attentamente il
        
fumo azzurro che uscirà dal caminetto senza preoccuparvi di nulla perché non è tossico, osservate attentamente
       
 dove andrà a posarsi.
        
Le gemelline e la loro mammina obbedirono alla fantastica Ghilda e appena videro fuoriuscire il "fumetto".....
         spalancarono le loro boccucce in segno di stupore e Gioia esclamò: "Oh! E adesso che cosa succederà?" La bella
       
 fatina disse: "Osservate bene e non allarmatevi perché non vi accadrà nulla di brutto anzi, sarà una gradita
       
 sorpresina. Immobili ma vigili, videro che l’azzurro fumo terminò lentamente la sua corsa fermandosi accanto a
       
 un tavolo collocato a sinistra di una finestra emanando un gradevolissimo profumo di violetta e dopo qualche
       
 secondo, come per incanto, comparve una bellissima fanciulla dai lunghi capelli castano scuro e occhietti verdi.
       
 Al che mamma Chiara le domandò: "Potrei sapere il tuo nome e da dove provieni?" Certo, le rispose la nuova
         arrivata, sai il mio nome è Viola, provengo dalla stessa galassia da cui proviene Ghilda, il suo nome è Grandaul,
         che significa "Grande aula, ora cos'altro vuoi sapere?" La risposta fu: "sono onorata di ospitare Ghilda e te
fra di
         noi così sono certa che in cinque ci faremo un'ottima compagnia e non ci annoieremo, ma mi vuoi spiegare cosa
         sei venuta a fare in codesto loco? Viola le rispose: sai Chiara la risposta che ti darò è di una semplicità estrema;
         ora ti erudirò. Devi sapere che i nostri poteri magici sono limitati, non sono al cento per cento ma bensì solo al
         cinquanta, quindi mentre Ghilda svolgerà i suoi poteri appieno per fare determinate cose io sarò impegnata in
         altre, così facendo sia la tua casa che la tua simpaticissima famiglia, con il nostro contributo, potranno usufruire
         del cento per cento. Se invece foste più numerosi e con altre esigenze, avreste bisogno di più fatine adesso hai
         capito? I poteri a noi conferiti sono questi, Ghilda ed io, abbiamo accettato volentieri tutto quello che le entità
         superiori ci hanno infuso. Chiara stupefatta le rispose: "Ora sì che ho capito; grazie di cuore".
         La fatina Viola dopo aver guardato intensamente negli occhi Ghilda (come se aspettasse una sua risposta), andò
         da Gioia e Alessia e prendendole per mano le condusse accanto al tavolo poi disse loro: "Sedetevi su queste due
         seggiole e aspettate un momento". Quando fu sicura che le bimbe erano tranquille, chiuse i suoi magnifici occhi,
         molto lentamente reclinò il capo e … pluf, sopra al tavolo apparve un bellissimo presepe vivente miniaturizzato.
         Le bimbe meravigliate, abbracciarono con quanta forza avevano la loro nuova fatina, ma lei disse: "Grazie... di
         cuore, sapete la vostra indole mite mi commuove tantissimo, penso proprio che assieme a voi e alla vostra cara
         mamma, mi sentirò per sempre a mio agio.
         In quel preciso istante, Viola venne interrotta dalla fatina Ghilda la quale disse:” Sei stata bravissima collega
         Violetta ti meriti un plauso per come ti sei espressa in codesta maniera ben concisa, ma ora non dimenticare
         che il tempo stringe e tra qualche ora sarà Natale, per cui non dovremo più pensare a mettere al loro posto le
         cose ma bensì godere di tanta, tanta letizia. Viola le rispose: "hai ragione Ghilda, mi ero lasciata incantare da
         queste stupende bimbette, adesso in un baleno, assieme a loro, completeremo l'opera". Molto bene rispose la
         fatina Ghilda. Tu rimani pure qui mentre io vado in cucina con mamma Chiara per sbrigare alcune faccende....
         importanti. A questo punto Viola disse: "Su bambine diamoci da fare e spostiamo un pochino i vostri letti verso
         destra, di modo che ci sia ampio spazio in quest’angolo".

        
Le bimbe non sapendo bene cosa Viola stesse macchinando si guardarono in viso per un bel momento, poi prese
         la parola Gioia dicendo: Viola, ora in quest'angolo dovrebbe accadere qualcosa? La fatina dolcemente le rispose:
         "Aspetta e vedrai …
 tu non hai la più pallida idea di ciò che si cela in questo piccolo angolo". Ora chiudi gli occhi
         prova a concentrarti a pensare intensamente a cosa vorresti di fantastico, una cosa mai vista su questa terra
         prima d'ora, che a te e ad Alessia piacerebbe tantissimo averla in casa". La bimba fece esattamente come aveva
         suggerito la fatina Violetta e … pluffeteee…
  ecco,
come per incanto, comparve un fantastico abete di Natale che
         quasi toccava il soffitto, era guarnito così bene che solo delle buone fatine provenute da un'altra dimensione e
         da una galassia quale è Grandaul, potevano fare simili prodigi.
         Viola, con la sua bontà infinita era riuscita a trasportare con molta maestria e fantasia, queste belle creature in
         un mondo di fiaba dove tutto è splendore, armonia e altruismo. L'abete era avvolto da una bella nuvola azzurra
         animata che, spostandosi qua e là emanava un gradevole profumo di rosa e una leggera brezzolina niente male.
         Oltre a queste belle cose, il suono di tante belle musiche natalizie veniva diffuso nell'aria lasciando così sognare
         chi l'ascoltava.
Insomma, la cameretta di Gioia e Alessia si era trasformata in un paradiso.
         Non passò molto tempo che arrivò Chiara dicendo: "Hei! ragazze, perdonatemi se vi interrompo ma, per ordine
         della fatina Ghilda
la cena è servita su venite, non facciamola attendere ulteriormente". Detto fatto, obbedirono
         a Chiara lasciando per un pò quel luogo magico per recarsi in sala. Una volta lì, domandarono il permesso per
         poter uscire un momento e andare a salutare il loro pupazzetto Ercolino. A permesso accordato, corsero subito
         da lui, ma non appena si avvicinarono e pronunciarono la parola ciao, vennero avvolte da un'intensa luce e dal
         pupazzo uscì materializzandosi un'altra bella ragazza dicendo di chiamarsi Flavia, di essere un angioletto
 buono.
         Disse inoltre che l'Ente supremo l'aveva inviata ad Olimpia per occuparsi dell'arrivo di un personaggio molto....
         molto importante. La neve, intanto, continuava vanitosa a librarsi nel plumbeo cielo, danzando un po' qua e un
         po' là, per poi posarsi
 elegantemente sul già bianco manto sottostante. La mammina dall'uscio chiamò: "Gioia…
         Alessia, ora si è fatto tardi; su, entrate".
         Le bimbe ormai intirizzite dal freddo non se lo fecero ripetere due volte e, come due saette,entrarono in casa la
         calduccio seguite da
 Flavia. Per riscaldarsi un po', si sedettero accanto al caminetto, dove la legna era messa ad
         ardere scoppiettava tenendo tanta compagnia. Chiara avvicinatasi alle sue figliole disse: "mi volete spiegare chi
         è questa stupenda ragazza? Rispondendo a mamma Alessia disse: "sai mamma questa nuova ragazza si chiama
         Flavia ed è un angioletto mandato dall'ente supremo. Chiara disse: mi sta bene bambine; Flavia può rimanere
         qui con noi. Le due bambine, (ormai riscaldate) nel vedere tanta allegria intorno, s'alzarono e si avvicinarono al
         presepio vivente; poi, dopo
 
essersi inginocchiate davanti alla fredda grotta, alternandosi pregarono così: "Caro
         Bambino Gesù, tu che oggi ci hai fatto conoscere tante buone fatine e un angioletto, fa che non sia solo un bel
         sogno ma anche realtà. Chissà quanti bimbi più poveri di noi oggi nonhanno ricevuto il grande dono che tu hai
         voluto fare a noi. Dona quindi anche a loro un pochino di calore e di serenità. Fra non molto, la nostra mamma
         assieme alle fatine, l'angioletto e noi, festeggerà in allegria il tuo compleanno. Tu che puoi tutto ascolta questa
         nostra piccola preghiera e se puoi esaudisci questo nostro  desiderio … grazie buon Gesù. Appena ebbero finito
         di recitare la loro preghiera, tutte le ragazze udirono un tintinnio di campanellini provenire dall'esterno.
         Le prime a schizzare all'aperto furono naturalmente Gioia e Alessia seguite poi da tutte le altre e videro che a
         poca distanza da esse sopraggiungere due grandi slitte, trainate ognuna da sei robuste renne che si fermarono
         proprio a pochi passi da loro.
         Gioia notò che sulla prima slitta c'era un distinto signore con una
 lunga barba bianca e una bella chioma bianca.
         Sulla seconda slitta, comodamente seduta a cassetta, stava una stupenda ragazza dai bei capelli castani, occhi
         scuri e
dai modi molto raffinati. Anche lei, come il distinto signore, vestiva una giubba rossa, bordata di pizzo
         bianco, pantaloni attillati, una lunga cuffia rossa e un pon pon bianco all'estremità, la quale avvolgendole il collo
         la riscaldava leggermente dal grande freddo.
         Alessia si avvicinò a questo elegante signore e gli domandò: "Distinto signore, chi sei e qual è il tuo nome?"
         Egli rispose: "Vedi piccina, fino ad oggi, hai sempre vissuto in un mondo tutto tuo lontano dal sapere, perché le
         avversità della vita erano come tu le hai conosciute e vissute, ma da oggi in poi per te, la tua sorellina e la tua
         mammina, qualcosa cambierà perché ora ti svelo chi sono e come mi chiamo". Alessia tutta contenta gli disse: "
         Sì, sì gentile signore dimmi chi sei". Egli le rispose: "Sono Babbo Natale e il mio nome è Luigi". La bimba replicò
         dal momento che mi sei molto simpatico, ti posso chiamare Babbo Natale Luigino?", certo rispose il Babbo, puoi
         chiamarmi pure così che mi farà molto piacere. La curiosità di Gioia era talmente grande che con un balzo simile
         a quello di uno stambecco saltò sulla seconda slitta domandando alla bella signorina: "e tu bella signorina, come
         ti chiami?" Lei con pacatezza e gentilezza le rispose: "Il mio nome è Adriana e aiuto volentieri Babbo Natale a
         smistare i doni assegnati ai bimbi buoni come voi in tutte le parti di questo pianeta. Gioia le disse: "Adriana, se
         lui che è un uomo è Babbo Natale, tu che sei una donna sei Babba Natale? Adriana e tutti i presenti scoppiarono
         a ridere a più non posso, tenendosi la pancia in mano. Adriana le disse: "Va bene Gioia, vada pure per Babba...
         Natale. Si intromise Babbo Luigino dicendo: ecco bambine, vedete questi pacchi? Orbene, sono tutti per voi e la
         vostra mammina. D'ora in poi, non dovrete più preoccuparvi di nulla perché a darvi una mano ci penseranno le
         fatine Ghilda, Viola, Loredana e Flavia. A questo punto Chiara disse: "Suppongo che a quest'ora sarete un poco
         stanchi, entrate nella mia umile dimora a conversare un pochino anche con me? Al sentirla, si notava benissimo
         che mammina Chiara era stata messa, per breve tempo, un po' in disparte e ciò non era bene per niente anzi, la
         si sarebbe dovuta inserire al primo posto ma, poi andò così.
        
Babba Natale Adriana disse: "Sono molto onorata di far parte di questa simpatica compagnia, per conversare un
         po' con tutti voi e il mio carissimo Luigino; dunque, entriamo pure".
L'incantesimo non era ancora finito perché,
         tutto ad un tratto, tutti i doni destinati a Gioia, Alessia e Chiara, erano già riposti per benino, in parte sotto il
         presepe e in parte nella cameretta delle bimbe sotto l'albero di Natale.
         Appena entrati nella stanzetta, la nuvoletta da azzurra e luminosa che era poc'anzi, si trasformò in plumbea e
         da essa incominciarono a scendere le prime falde bianche di neve ammantando così parte dell'abete. La cosa più
         sorprendente fu che la neve, posandosi sul pino, non cadeva
a terra sciogliendosi sul pavimento ma bensì una
         forza misteriosa faceva in modo che risalisse là dov'era prima di posarsi sull'abete, questo era il ciclo perenne.
         Gioia disse a Babbo Luigino: "Tutto questo è fantastico". Prese la parola la piccola Alessia dicendo: "ma, queste
         belle cose che vediamo le possono vedere anche altri bimbi?" Certo, rispose Babbo Natale, questa è una notte
         magica ed è interamente dedicata a tutti i bimbi del pianeta terra. Ora domando alla vostra mamma se
assieme
         a voi volesse unirsi a noi per ammirare altre cose fantastiche e simili a questa.
         Arrivò l'angelo Ghilda dicendo: "Ho sentito tutto sapete? E' una bellissima cosa questa, però se non mangerete
         ciò che le mie mani hanno preparato con tanto amore
 per voi, da qui non si muoverà nessuno". Chiara rispose:
         "hai ragione mia carissima Ghilda anche perché a forza di ammirare queste cose fiabesche, accompagnate da
         continue emozioni, il tempo è volato senza che le bambine ed io ce ne fossimo rese conto. Non mi era passato
         per la mente che per non svenire dalla fame avremmo dovuto mettere in corpo un po' di cibo quindi, ora tutti a
         tavola. Naturalmente, le prime a schizzare come due saette verso la sala furono proprio Gioia e Alessia seguite
         da Chiara. Appena sedute comodamente con le gambe sotto il tavolo prese la parola Alessia e disse: "Perdonami
         fatina
 Ghilda ma, ma qui non c’è nulla da gustare e Gioia ed io abbiamo molta fame". Pazienza, abbi un pochino
         di pazienza rispose Ghilda sorridendole, e vedrai". Dopo non molto tese le braccia, aprì i palmi delle mani
 come
         se stesse aspettando qualcosa, alzò il visino verso il soffitto, chiuse gli occhietti e … op là, tutti i commensali si
         voltarono verso la cucina, perché da essa proveniva una gradevolissima musichetta natalizia, mai sentita prima
         di allora sul suolo terrestre, rallegrando inoltre questa splendida dimora fiabesca.
         Subito dopo a seguito, tutti quanti videro avanzare lentamente levitando verso la sala da pranzo, un grande
         cabaret (vassoio), contenente gli antipasti. Babbo e Babba Natale (Luigino e Adriana) sapevano dell'incantesimo
         appena compiuto dall'angelo Ghilda, però non dissero nulla alle bimbe. Il vassoio venne dolcemente posato sulla
         tavola e la cosa più favolosa fu quando dal piatto di portata uscirono gli antipasti da soli, andando a depositarsi
         ciascuno nel piatto del commensale assegnatogli. Gioia, Alessia e mamma Chiara, nel vedere tutto ciò, rimasero
         a bocca aperta, l'unica cosa che uscì dall'ugola di Chiara fu: "Oh, ma è incredibile!" Questa fantastica magia si
         ripeté anche per le portate successive, poi quando tutti ebbero finito di mangiare la penultima portata, l'angelo
         Ghilda
disse: "ora c'è un'ultima cosa che deve esservi servita perciò rimanete ai vostri posti e non muovetevi.
       
 Detto questo, fece schioccare il dito pollice della mano
destra assieme al medio ed.. ecco fatto! Dopo un attimo,
       
 tutti i commensali poterono ammirare un'altra fantastica magia, ancora una volta compiuta dalla bellissima
        
e pazzerella fatina Ghilda.

        
Questa volta ad essere sbalorditi furono Babbo Luigino e Babba Adriana perché, come volsero lo sguardo verso
        
la cucina, videro arrivare lentamente levitando e a passo di danza, un bella torta con su venticinque candeline
       
 accese e al centro stava scritto: "Tanti auguri di buon Natale e Buon compleanno a Babba Adriana e alla dolce
        
fatina Viola".
 A questo punto, Babbo Natale ebbe un momento di smarrimento, e dopo essersi ripreso si alzò in
       
 piedi e disse: "questa sì che è proprio bella perché mai nessuno, prima d'ora, si era ricordato che in questa notte
         d
i grande letizia ricorre il venticinquesimo compleanno di Adriana e della bellissima fatina Viola, grazie … grazie
       
 di cuore fata Ghilda. Il tempo a loro disposizione era ormai divenuto molto ristretto, ma nonostante tutto vollero
       
 riposarsi ancora un pochino accanto al caminetto, godendo del calore emanato nonché dallo scoppiettio prodotto
       
 dalla legna che, man mano continuava ad alimentare se stessa. L'ora dell'addio era ormai prossima e quindi il
       
 babbo Luigino disse alla sua aiutante Adriana: "Orsù mia cara, spicciamoci o faremo tardi per le consegne".
       
 Mamma Chiara si alzò dal posto dov'era seduta e gli domandò: "Allora caro babbo, le bambine ed io possiamo
       
 unirci a voi per questa solenne spedizione?" Egli tutto contento le rispose: "Ma certo figliola mia, montate tutti a
       
 cassetta … tu qui accanto a Babbo Luigino, invece gioia e Alessia saliranno a cassetta accanto alla mia aiutante
       
 Adriana. Gioia prima di salire sulla slitta si soffermò
per qualche istante di fronte al pupazzo e gli disse: "Buon
       
 Natale Ercolino, aspettami, tornerò presto". Il pupazzo emise una voce che diceva: "tanti auguri pure
a te, alla
         tua sorellina e alla tua dolce mammina, ora
corri dal tuo babbo che ti sta aspettando, io ti aspetterò stanne pur
         certa". Dopo essersi salutati, partirono per luoghi lontani.

        
Le fatine dissero di voler rimanere a casa per custodirla ed attendere il loro rientro. Il viaggio procedeva alla
 
       grande, andando di casa in casa, fin quando consegnarono l'ultimo dono. Durante il ritorno, Alessia domandò a
 
       Babba Natale:
Perdonami ma, se Babbo Luigino è Papà Natale, allora tu che sei Babba, sei Mamma Natale? Ella,
       
 dopo una breve risatina, le mise il braccio al collo e le disse: "Sì mia cara Alessia chiamami pure Mamma Natale
       
 se ti fa piacere che sono molto, molto contenta, anche perché non ho ancora delle figliolette belle e giudiziose
       
 come voi; un giorno
 chissà se il Babbo vorrà rendermi  felice?" Non disse nulla per un po', ma si notava che dai
       
 suoi occhietti sgorgavano calde lacrime di commozione. E cloppete, cloppete, cloppete, arrivarono a casa prima
       
 del far del giorno, un pochino stanchi ma soddisfatti. Gioia, scese immediatamente dalla slitta e andò dal suo
       
 Ercolino salutandolo, ma lui non disse nulla. Dopo qualche batter di ciglio, da lui fuoriuscì una voce che sapeva
       
 di umano e
disse: "Eccomi Gioia, chiama la tua sorellina perché fra qualche istante potrete finalmente vedere e
       
 toccare il vostro Ercolino detto questo si udì un sibilo e subito dopo, si sollevò un vento caldo che fece sciogliere
       
 la neve del pupazzo e.....materializzandosi, prese forma umana. Le due bimbette rimasero a bocca aperta nel
       
 vedere un così distinto signore alto e biondo. Solo ad Alessia uscì la vocina che esclamò: "Oh è fantastico! Ma ...
       
 tu, tu sei proprio Ercolino?" Sì, rispose lui: "Vedi mia cara, Gioia e tu, mi avete plasmato con tanto amore e rara
       
 maestria,
ed è proprio la vostra grande voglia di vedermi e di toccarmi che si celava nel vostro inconscio il quale
       
 ha fatto sì che assumessi sembianze umane. Ora rimarrò per sempre con voi e la vostra mammina; datemi le
       
 vostre manine e rechiamoci da lei per salutarla". Dall'uscio, uscirono tutte le fatine per dare il benvenuto a tutti
       
 quanti trascorsero la notte attorno al globo distribuendo doni. Prese la parola la dolce fatina Loredana dicendo:

 
       "Prego, entrate al calduccio perché la fatina Flavia ha da dirvi qualcosa ascoltatela". Ella prese la parola e disse:
         "
Se entrerete, potrete assaporare quello che le mie mani, senza incantesimo, hanno preparato per voi … prego
       
 entrate". Quand'ebbero divorato tutto quello che Flavia aveva preparato con tanto amore, Babbo Luigino disse:
         "
Ora è proprio giunto il momento di accomiatarci, dunque Mamma Natale ed io partiremo per andare lassù oltre
       
 quella stella, adesso la potete ammirare ha smesso di nevicare e il cielo si sta facendo più terso. Vi lascio quindi
       
 in ottima compagnia ancora per un po' con le fatine Ghilda, Viola, Loredana e il vostro Ercolino, torneremo il
        
prossimo Natale con tante novità … a presto". Gioia, Alessia e Chiara piansero un po' quando videro le due slitte
       
 partire ciononostante, si sbracciarono urlando: Ciao Babbo
, ciao Mamma tornate,
tornate presto". Poi, le slitte
       
 scomparvero dalla loro vista
  lasciando nei loro cuori un bel ricordo. Rimasero così in sette ad Olimpia a tenersi
         compagnia ancora per un po' di tempo poi, giunse anche per le fatine il triste momento non dell'addio, ma di un
       
 arrivederci, perché l'ente supremo (Dio), le aveva convocate su Grandaul (grande aula), per un'altra missione
       
 importante. Ad Olimpia, restarono Gioia, Alessia, mammina Chiara ed Ercolino il quale volle un gran bene alle
       
 bimbette e amò tantissimo mamma Chiara, non facendole mai mancare nulla. Si succedettero i giorni, i mesi, gli
       
 anni e i secoli ma ad Olimpia non cambiò proprio nulla perché da quando Babbo Natale Luigino e Mamma Natal
       
 Adriana lasciarono questo luogo magico, il tempo
si fermò, divenendo così un altro paradiso terrestre.
        
Chi ha scritto ciò, nutre un grande rispetto verso questa seria organizzazione che è "Mamma TIM", augurando di
       
 cuore ancora Buon Natale e un felice anno nuovo.

 
       Ogni qualvolta l'autore ultima una sua composizione, lascia sempre un pizzico di se stesso, tanta nostalgia e di
       
 amore che può essere trasmesso a chi ne avesse letto anche solo un breve stralcio.
 
                                                                                                                                                                         

                      

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