17 settembre 2013

Una delle miglior guide galattiche per etabetiani

nessuna paura

Tranquilli, non desidero scrivere niente di epico ma solo un punto di vista etabetiano su cio che mi circonda.


no panico



Lubrificanti intimi

Adesso è ora di giocare con i lubrificanti. Puoi scegliere il naturale anche qui e creare un lubrificante a base d'acqua o di olio. Il vantaggio dei lubrificanti a base acqua è la compatibilità con i preservativi, lo svantaggio potrebbe essere doverlo riapplicare quando si dovesse asciugare. Il vantaggio dei lubrificanti oleosi è che non si asciugano e sono perfetti se vi piace giocare in acqua, ma attenzione se utilizzate il preservativo, in questo caso la tenuta non è garantita!

RICETTA PER IL LUBRIFICANTE A BASE D'ACQUA

Ingredienti:
semi di lino
miele
succo di limone

Preparazione

Preleva un cucchiaino di semi di lino, riponili in un pentolino con un bicchiere d’acqua e scalda portando all’ebollizione per un paio di minuti. I semi di lino sono ricchissimi di mucillagini zuccherine che formano un gel molto scivoloso conosciuto per le proprietà emollienti, protettive e lenitive. La quantità d’acqua determina la consistenza del gel che si forma, se vi accorgete che il gel è troppo fluido è sufficiente consumare un po' d’acqua continuando l’ebollizione. Aggiungi una punta di cucchiaino di miele e 5 gocce di succo di limone. Il miele aromatizza   e rende più goloso il gel, mentre il limone abbassa il pH del gel all’acidità tipica dell’intimo.Puoi conservare il gel in frigorifero per un massimo di 3/4 giorni, trascorso questo tempo il mio consiglio è di rifarlo fresco. Senza conservanti può inquinarsi. Il gel di semi di lino ha una texture vellutata e piacevole e la piccola aggiunta di miele e limone renderà la ricetta sicuramente stuzzicante.

Per il lubrificante a base d'olio ti basta un solo ingrediente: l'olio di mandorle dolci. È un perfetto sostituto della conosciutissima vaselina o olio di vaselina di origine petrolchimica. Lubrifica piacevolmente, è inodore, insapore, emolliente e confortevole.

Divertitevi. Libera l’immaginazione e inventa. Se ami i brividi di piacere metti il tuo gel in frigorifero qualche ora prima di utilizzarlo e aggiungerai un tocco icy al tuo piacere. Se invece preferisci le sensazioni hot puoi riscaldare il gel tra le mani prima di usarlo. Tutto è permesso quando è condiviso!

Scopri le sue zone erogene. Nel corpo maschile (come in quello femminile) ci sono numerose zone erogene, cioè parti del corpo più sensibili, che stimolate nel modo giusto aumentano la libido. Labbra, collo e orecchie, sono vere micce che scatenano il piacere. Senza dimenticare le zone dove la pelle è molto sottile come l'interno cosce, i capezzoli e i glutei. Si, proprio i glutei che adori tanto guardare, hanno bisogno di attenzioni e chiedono solo di essere toccati e accarezzati. O massaggiati! Ecco come si prepara un olio afrodisiaco naturale e profumato per risvegliare la passione, la sera di San Valentino e non solo!

RICETTA FAI-DA-TE PER L’OLIO AFRODISIACO

Ingredienti:
Olio del frutto della passione
Olio essenziale di zenzero o cannella

Preparazione della ricetta: metti in una ciotola 4 cucchiai di olio del frutto della passione e miscela con cura con 10 gocce di olio essenziale di zenzero oppure di cannella. L’olio del frutto della passione è perfetto per massaggiare a lungo senza ungere eccessivamente, in più è alimentare quindi puoi decidere di gustare là dove prima hai massaggiato con cura. Scegli l’olio essenziale tra lo zenzero per risvegliare il desiderio e potenziare la virilità maschile o la cannella per superare "debacle" improvvise o periodi di “freddezza”.

Massaggialo così. Inizia il massaggio del tuo lui dalla schiena fino ai glutei con ampi e profondi movimenti. Non temere di non essere un’esperta massaggiatrice e lascia fluire dalle tue mani desiderio ed eccitazione. Quindi prosegui sul torace e mentre massaggi sfiora, solletica e bacia dove l’ispirazione ti indica la strada più erogena ed eccitante.    

Il consiglio in più. Fai come Brigitte Bardot nel film Il disprezzo: quando accarezzi, baci o solletichi una parte particolarmente sensibile del suo corpo chiedigli quanto gli piace: i suoi gemiti ti indicheranno la via più stimolante da seguire.

RICETTA FAI-DA-TE PER LA CANDELA DA MASSAGGIO AFRODISIACA

La candela da massaggio sembra una vera candela ma in realtà, una volta accesa, si scioglie a temperatura corporea e si può versare sulla pelle per realizzare un sensuale massaggio a due.

Le regole della seduzione prevedono di accendere la miccia e mantenerla accesa senza lasciare che si spenga: equilibrio molto delicato ma sicuramente efficace. Ricorda sempre che l’attesa stimola i sensi e aumenta il desiderio: impara a fare le cose con calma senza cedere subito alla tentazione. Accendere insieme la candela e usarla per massaggiarvi a vicenda sarà sicuramente un gioco stimolante.

Ingredienti:
Burro di Cupuaçu o cioccolato bianco
Olio di Jojoba
Oli essenziali miscela energizzante (eucalipto, lavanda, timo, menta).

Preparazione:
Procurati tutto l'occorrente: gli ingredienti, il contenitore dove colare la tua candela e uno stoppino ricavato da una candelina di auguri. Fondi a bagnomaria circa 100 g di burro di Cupuaçu o di cioccolato bianco ricchissimo in burro di cacao e aggiungi 1 cucchiaio di olio di Jojoba. Appena raggiunta la fusione del burro profuma con gli oli essenziali e miscela con cura. Cola la candela posizionando lo stoppino al centro del contenitore scelto e lascia raffreddare per almeno un paio di ore.

La candela è pronta. Quando vorrai utilizzarla dovrai accenderla e aspettare circa 15-20 minuti per avere una quantità sufficiente di olio caldo da massaggiare, giusto il tempo per scaldare l’ambiente e creare la perfetta atmosfera.  

COS’E’ IL CUPUAÇU?
Il Cupuaçu una pianta originaria della foresta brasiliana che per la sua somiglianza e affinità con il Cacao è conosciuto come cioccolato bianco amazzonico. Si scioglie a temperatura corporea, è facilmente massaggiabile, penetra senza lasciare l'effetto unto e dona un'immediata sensazione di benessere.

IL CONSIGLIO IN PIÙ
Siediti su una sedia, lontano da lui in modo da non poter essere toccata e liberati dai vestiti con un breve ma sensuale spogliarello. Poi inizia a massaggiarti lentamente con l’olio caldo guardandolo ogni tanto negli occhi. Gli uomini adorano guardare le donne e gli regalerai un bel momento di eccitazione, il gioco della seduzione è incominciato decidi tu come proseguire.

Le piante sono come dei piccoli laboratori chimici, che producono sostanze molto utili, per loro stesse, ma anche per noi. Queste molecole possono essere estratte in molti modi, a seconda delle loro caratteristiche chimico-fisiche, e dei loro utilizzi terapeutici. vediamo come si ottengono le essenze e come funziona un distillatore per olii essenziali.

 


Gli olii essenziali: cosa sono?

Gli olii essenziali sono sostanze presenti nei fiori (petali), nei frutti (buccia), nella resina e nella corteccia di molte piante. Sono volatili, solubili in alcol e olio, ma non in acqua e questo rende spesso difficoltosa la loro estrazione e purificazione dalle impurità. Gli oli essenziali più conosciuti sono: rosmarino (Rosmarinus Officinalis), cipresso (Cupressus Sempervirens), eucalipto (Eucaliyptus Globulus), menta (Menta Piperita), lavanda (Lavendula Officinalis), timo (Thymus Vulgaris).


Come si ottengono gli olii essenziali

Esistono svariati metodi di estrazione degli oli essenziali naturali.

Gli oli essenziali presenti negli agrumi (ad esempio: arancio, bergamotto, mandarino, limone) vengono ricavati dalla spremitura delle bucce dei frutti.

L’enfleurage è il metodo utilizzato per estrarre gli oli essenziali presenti nelle parti più delicate dei vegetali, come per esempio i petali dei fiori, che non possono subire trattamenti a temperature elevate. E' un metodo molto antico. Consiste nel depositare i petali su di uno strato di grasso, in modo che sia il grasso ad assorbire direttamente gli oli essenziali. I petali vengono cambiati frequentemente fino a quando il grasso non è saturo di olii profumati. Infine si fa sciogliere il grasso e si separano gli oli essenziali.

L'estrazione con uso di solventi si usa per le piante aromatiche pregiate (per esempio rosa e gelsomino) i cui oli non resistono al calore. Consiste nel fare legare chimicamente gli oli essenziali con un solvente, per poi rimuoverlo successivamente ed ottenere gli oli essenziali puri.

 

Cos'è il distillatore per oli essenziali

Il distillatore in corrente di vapore viene utilizzato per la maggior parte delle piante aromatiche, che contengono oli essenziali scarsamente solubili in acqua e resistenti al calore.

Il principio di funzionamento di un distillatore pr olii essenziali è semplice: il vegetale viene permeato dal vapore, i tessuti del vegetale si rompono e rilasciano l'olio essenziale; il vapore porta con sè l'olio essenziale. Infine il vapore con l'olio essenziale vengono raffreddati e di conseguenza separati, in quanto il vapore raffreddandosi condensa e ha un peso specifico differente rispetto a quello degli oli essenziali.

 

Come funziona il distillatore per oli essenziali

L’apparecchio distillatore è chiuso ermeticamente, per evitare di lasciar fuoriuscire i vapori. Un raccordo lo collega con un refrigerante raffreddato ad acqua per far condensare i vapori. Ecco le tappe del processo nel distillatore:

  1. Le parti della pianta (fresca o essiccata) vengono poste in un contenitore chiuso;

  2. Nella parte inferiore del contenitore viene fatto fluire del vapore acqueo, che passa attraverso le parti vegetali e vaporizza gli oli volatili in esse contenuti;

  3. Vapore e olio vaporizzato, insieme, passano attraverso un condensatore raffreddato;

  4. Gli olii essenziali sono estratti dall'acqua alla superficie del separatore mentre l'acqua è raccolta nella parte inferiore.

Gli olii essenziali così ottenuti col distillatore non sono esattamente identici a quelli contenuti nelle piante. Risultano infatti modificati dai processi di distillazione e dalla temperatura, ma sono anche purificati da eventuali sostanze presenti nella pianta. E' importante conoscere pertanto il chemiotipo, cioè la composizione chimica degli olii essenziali.

Il distillatore consente, in questo modo, di ottenere olii essenziali puri e di qualità elevata.

Più praticamente, le piante possono essere considerate come un laboratorio contenenente numerose sostanze chimiche, estraibili in modo differenziato in base al metodo utilizzato (v. tabella). Da ognuna di queste metodiche è possibile ottenere un prodotto finale con requisiti e caratteristiche anche molto diverse tra loro, con indicazioni terapeutiche peculiari, ed altrettante modalità di uso e controindicazioni.
Le tecniche estrattive applicate a materiale di natura vegetale, sono impiegate oltre che per ricavare il principio attivo puro, anche per ottenere una forma più pratica e stabile, eliminando dalla droga i componenti indesiderati.

DROGA distillata con acqua idrolati, essenze
distillata con alcol alcolati
polverizzata polveri
estratta mediante infusione, decozione, digestione,
macerazione, percolazione

notaPremesso che è raccomandabile non miscelare più di 3 - 5 piante o estratti nello stesso preparato (con l'aumento del numero dei componenti aumenta la probabilità di possibili interferenze), quando si utilizzano più erbe miscelate nella stessa preparazione, queste devono essere omogenee tra loro; così, non si dovrebbero miscelare le parti più tenere (fiori o foglie) con quelle più dure (radici o corteccia).
Generalmente si inseriscono anche droghe vegetali con lo scopo di migliorare il sapore e l’odore della tisana stessa (Menta, Liquirizia, Finocchio, Anice, ecc.)

distillazione con acqua: idrolati

Gli idrolati sono preparazioni in cui il principio attivo, generalmente volatile o di origine vegetale (ad es., terpeni), viene portato in soluzione mediante distillazione in corrente di vapore, tecnica usata soprattutto per composti che essendo altobollenti potrebbero decomporsi nelle normali condizioni di distillazione.
La distillazione in corrente di vapore interessa la maggior parte delle piante aromatiche: Anice, Cannella, Origano, Garofano, Lavanda, Issopo, Geranio, Menta, Basilico, Rosmarino, Timo, Salvia, Sandalo, Ylang-Ylang, Finocchio, Cipresso, Ginepro, ecc. e si riserva per quegli oli essenziali scarsamente solubili in acqua e i cui costituenti non sono decomposti dal calore.

nota
Generalmente le piante aromatiche si distillano allo stato fresco perchè una loro conservazione, protratta anche per poche ore, può innescare dei processi fermentativi capaci di distruggere in parte l'essenza o di alterarne la fragranza del profumo.

Prima della distillazione il materiale vegetale deve essere convenientemente lavorato per ottenere il massimo rendimento nel corso del processo di estrazione. Gli oli essenziali delle droghe sono contenuti in tasche o canali secretori (i frutti delle Apiaceae) e vanno finemente contuse così da facilitare il processo di diffusione dell'olio essenziale e distillate sùbito dopo, onde evitare le trasformazioni secondarie (innescate da reazioni di ossidazione, ecc.) ed una perdita del prodotto per evaporazione. Al contrario, se l'olio essenziale è contenuto nei peli ghiandolari superficiali, come si verifica nella Lavanda, nella Menta e nella Salvia, le rese più elevate si ottengono distillando la droga integra.

nota/Si deve tener conto che gli oli essenziali ottenuti per distillazione in corrente di vapore non sono identici alle sostanze aromatiche contenute nell'apparato secretore della pianta, in quanto risultano più o meno modificati a séguito del metodo di estrazione. Si formano così delle nuove molecole - a partire da precursori - per ciclizzazione, polimerizzazione, ossidazione, perossidazione e apertura degli anelli lattonici dei composti originariamente contenuti.

L’apparecchio distillatore (v. fig. sotto) deve essere chiuso ermeticamente per non far fuoriuscire i vapori ed è collegato, mediante un raccordo, con un refrigerante raffreddato ad acqua per la condensazione dei vapori. L’acqua, riscaldata, evapora ed attraversa le parti della pianta provocando l’evaporazione dei princìpi attivi volatili; i vapori attraversano il refrigerante, condensano e vengono infine raccolti in un recipiente dove si separano dall’acqua per il differente peso specifico. Questa tecnica è indicata per ricavare oli essenziali da droghe.

il vapore attraversa il materiale vegetale e distilla l'olio

RECIPIENTE DISTILLATORE

vapore in ingresso

          miscela di vapore e olio




acqua in uscita dal condensatore

CONDENSATORE

acqua fredda in entrata

SEPARATORE

l'idrolato esce dal basso del separatore

distillatore
essenza oleosa raccolta dalla parte alta del distillato

schema del processo di distillazione in corrente di vapore (steam distillation)

  1. le parti della pianta fresca o essiccata sono messe in un contenitore chiuso ermeticamente;
  2. il vapore in pressione è introdotto nella parte inferiore del contenitore e passa attraverso le parti vegetali per vaporizzare gli oli volatili in esse contenute;
  3. la miscela di vapore e olio vaporizzato passa attraverso un condensatore;
  4. gli oli essenziali sono estratti dall'acqua aromatizzata alla superficie del separatore mentre l'idrolato viene raccolto nella parte inferiore.

Prendendo l'essenza (precedentemente ottenuta per distillazione di olii volatili in corrente di vapore) e disperdendola in acqua, si ottengono gli idrolati, detti anche acque aromatiche". A rigore, in questo caso si ottiene un idrolito. Le essenze sono pochissimo solubili in acqua (circa 1%), sicché occorre adottare procedimenti particolari:

  1. prendere un leggero eccesso di essenza e dibatterla in acqua eliminando poi la frazione oleosa indisciolta;
  2. dopo aver disperso l'essenza in una polvere (per esempio, talco), in modo da garantire una maggior superficie di contatto, la si disperde in acqua e successivamente la si filtra;
  3. si realizza la dispersione facendo ricorso a sostanze tensioattive.

distillazione con alcol: alcolati

Analoghi agli idrolati, si ottengono per distillazione con alcol delle droghe fresche, messe precedentemente a macerare in alcol per il tempo necessario. Si usa alcol a 96º e, dato che le droghe sono fresche e contengono ancóra acqua, si limita la sua presenza distillando solo i 2/3 del macerato.

Per droghe diverse da fiori e foglie, si può anche ricorrere alla spremitura meccanica oppure all'estrazione con un solvente volatile che possa poi essere facilmente eliminato. Gli idrolati, essendo soluzioni sature, possono presentare il cosiddetto effetto di salatura: diminuzione di solubilità ed intorbidamento per aggiunta di altre sostanze.

notaL'estrazione per spremitura è solitamente riservata per quelle droghe aromatiche che contengono gli oli essenziali in cellule superficiali ed in grande quantità come i frutti del genere Citrus (limone, mandarino, arancia amara, arancia dolce, bergamotto). Le essenze di questi frutti sono facilmente perossidabili tanto da non sopportare una estrazione a caldo. In questo caso si può procedere come segue: l'epicarpo (scorza) del frutto fresco viene posto in sacchetti di crine, indi sottoposto a forte pressione in particolari torchi a mano oppure idraulici. L'azione meccanica conseguente alla pressione, provoca la rottura degli otricoli o cellule oleifere e la fuoriuscita dell'olio essenziale che viene quindi raccolto.

I processi estrattivi vengono condotti sulle droghe opportunamente polverizzate e l'entità di questa polverizzazione, che riesce migliore se le droghe sono dure, può variare l'efficacia dell'estrazione. In particolare, la polverizzazione, ossia la riduzione allo stato secco, serve anche ad eliminare l'attività di certi enzimi che, in presenza dell'acqua contenuta nella droga, potrebbero deteriorare il principio attivo (per es. la digitale).

polveri

Le polveri sono preparazioni solide omogenee ottenute mediante operazioni meccaniche eseguite sulla droga. Vengono usate per confezionare compresse, capsule o bustine. Esistono polveri micronizzate, e sono preparazioni stabili, anche se con modeste quantità di principi attivi. Il limite maggiore della polveri è rappresentato dal fatto che i princìpi attivi, non sottoposti ad alcun processo estrattivo, possono rimanere “intrappolati” nel tessuto vegetale, e quindi sono scarsamente biodisponibili

A parte alcune polveri presenti in Farmacopea, possono essere utilizzate razionalmente come eccipiente per capsule o veicolo di oli essenziali, come la polvere radice di Liquirizia, oppure ancora come fonte di fibre (Fucus, Altea, Guar, ecc.) o di tannini (quercia, krameria, ecc.), peraltro senza altre significative attività farmacologiche a livello sistemico.

processi estrattivi non distillativi

Come solvente si impiega acqua, alcol, glicerina, etere, ecc. Inoltre, nel solvente, detto mestuo, possono essere presenti acidi o basi (alcaloidi, glucosidi, olii essenziali, tannini, zuccheri, mucillagini, ecc.), a seconda del tipo di principio attivo da estrarre.

I procedimenti estrattivi sono quasi tutti fondati sulla diffusione: il solvente penetra nelle cellule, le rigonfia e le rompe portando in soluzione i princìpi attivi, ma questi possono anche fuoriuscire dalle cellule intatte per semplice diffusione passiva.
Per quanto riguarda i metodi estrattivi, eccone un sommario:

  • infusione: la droga (fiori, foglie, parti erbacee) viene immersa in acqua e lasciata raffreddare dopo averla portata ad ebollizione (tipo preparazione domestica del tè). La concentrazione degli infusi richiede da 1 a 10 parti di droga per ottenere 100 parti di infuso;

  • decozione: la droga (radici, legni, cortecce, semi) opportunamente tagliata viene posta a contatto con l’acqua e quindi portata a ebollizione per un periodo variabile da 2 a 10 minuti circa. La differenza con l'infusione è la maggior durata del contatto fra droga e acqua bollente. La concentrazione dei decotti richiede solitamente 5 parti di droga per ottenere 100 parti di decotto.

    La concentrazione di infusi e decotti è ottenuta esprimendo in percentuale i grammi di droga utilizzata per raccogliere 100 grammi di colatura; così, ad esempio, un infuso di fiori di tiglio al 5% significa che sono stati raccolti 100 grammi di colatura da 5 grammi di droga;

  • digestione: si mantiene la droga a contatto con il solvente fornendo moderatamente calore;

  • macerazione: è una digestione senza riscaldamento, sicché il processo può durare anche qualche giorno. Poiché l'efficacia dell'estrazione è limitata dall'equilibrio che si crea tra l'interno e l'esterno delle cellule, per ottenere altro principio attivo, si può terminare l'operazione con una spremitura meccanica. Questa è una preparazione adatta all'estrazione di mucillagini dalle radici di Altea, così come l'arbutina dalle foglie di Uva ursina, il cui macerato rispetto al decotto contiene circa la metà dei tannini ed 1/3 in più di arbutina;
Per tutte queste preparazioni generalmente si usano droghe essiccate (o fresche) e sminuzzate nella cosiddetta forma taglio tisana o più raramente polverizzate. Talvolta il grado di sminuzzamento, garantendo una maggiore superficie di contatto, è molto importante, ad esempio la corteccia di Frangola polverizzata consente di estrarre fino al 90% degli antrachinoni, contro il 30% di quelli ottenuti con la corteccia grossolanamente frantumata.

  • percolatorepercolazione: è il passaggio lento di un liquido attraverso una massa filtrante che può essere costituita da vari strati di materiale caratterizzato da granulometria decrescente dall'alto verso il basso. La percolazione è, per esempio, utilizzata negli acquari, dove l'acqua scorre continuamente attraverso una serie di filtri in modo da eliminarne le scorie. Nei processi estrattivi, la percolazione consiste nel far attraversare la droga (la matrice solida da foglie, piante, ecc.) inserita in un percolatore (fig. a destra) da un flusso continuo di solvente;

  • enfleurage: questo antico procedimento, oggi quasi completamente caduto in disuso per il suo costo elevatissimo, è utilizzato per l'estrazione di fiori fragili come i fiori d'arancia, il gelsomino o le tuberose. I petali, raccolti a mano, sono disposti a formare un sottile strato su una pellicola di grasso animale sparso su una lastra di vetro, chiamata telaio.
    Trascorse 24 o 48 ore (72 per le tuberose), si tolgono scrupolosamente i petali. Questa operazione viene ripetuta parecchie volte fino alla saturazione del grasso. Finito l'enfleurage, si raschia lo strato di grasso ottenendo una sorta di pomata impregnata di profumo. Questa pomata viene poi lavata con alcol etilico per ottenere infusioni;

  • ultrasuoni: il loro impiego per l'estrazione di principi attivi dalle piante officinali porta ad ottenere risultati al più confrontabili all'estrazione per spremitura, se non peggiori in quanto il sistema si riscalda a causa del prolungato trattamento. In questi casi la matrice solida viene completamente frantumata e si ottiene un miscuglio impossibile da separare nei suoi costituenti e ciò rende non applicabile queste tecniche a livello industriale.

Le esigenze del mercato fanno sì che siano proposte contemporaneamente molte versioni di una stessa pianta: dall'erba per infuso alle gocce di tintura madre, dalle capsule di polvere ad estratti selettivi, non accompagnate da altrettante corrette informazioni. Questi prodotti sono venduti e consigliati più o meno come se fossero la stessa cosa. Se a questo poi aggiungiamo il fatto che varie pubblicazioni improvvisate e non specialistiche spesso aggiungano una sorta di "consigli" di ineffabili esperti, è facile comprendere come le varie possibilità di scelta si moltiplichino a dismisura.

estratti

La F.U.definisce gli estratti "preparazioni concentrate, liquide, solide o di consistenza intermedia, ottenute generalmente da materie prime vegetali o animali essiccate".

estratti Sono ottenuti dalla droga per estrazione completa (mediante acqua o alcol di appropriata gradazione), in modo che contengano la stessa quantità di princìpi attivi presente nella droga di partenza; quindi sono concentrati sotto vuoto a temperature comprese fra 50-60 ºC per non alterarli. Questa caratteristica permette di usarli per ottenere direttamente le tinture (v. appresso); d'altra parte, gli estratti sono poco stabili e tendono ad intorbidirsi. Inoltre, nel caso di miscele di tinture, occorre prestare attenzione alle incompatibilità: ad esempio, i tannini fanno precipitare gli alcaloidi.

Nello schema a destra è riportata la sequenza di preparazione di estratti fluidi secondo uno dei procedimenti riportati nella F:U. VI ed.

Gli estratti si classificano come:

  • estratti fluidi: contengono la stessa quantità di principio attivo presente nella droga e sono circa 10 volte più concentrati rispetto alle tinture;

  • estratti molli: il processo di concentrazione è spinto fino ad ottenere una consistenza paragonabile a quella del miele; sono da 2 a 6 volte più concentrati rispetto agli estratti fluidi;

  • estratti secchi: sono solidi riducibili a polveri e pertanto molto igroscopici.
Il titolo degli estratti può essere corretto mediante sostanze inerti quali il lattosio per gli estratti liquidi ed il lattosio od il talco per gli estratti solidi.

tinture

Sono definite come preparazioni limpide e colorate, ottenute da droghe non solo vegetali per estrazione con solventi diversi (alcol, acqua, vino). Si distinguono in semplici o composte a seconda che siano ottenute da una o più droghe. In base alla concentrazione si hanno tinture 1:10 (10 parti di droga per ottenere 100 parti di tintura) e 1:5 (20 parti di droga per ottenere 100 parti di tintura).
  • La Tintura officinale (Tintura FU) è ottenuta a partire dalla pianta secca. Il rapporto in peso droga-solvente è 1:5, cioè 200 g di droga vegetale essiccata in 1 lt di alcool ad una gradazione variabile tra i 60° e gli 80° in relazione alle singole piante. Soltanto in casi particolari si utilizza un rapporto droga-solvente pari a 1:10 (peperoncino, digitale, lobelia, mirra, oppio, zafferano).

  • La Tintura madre (TM) è un estratto idroalcolico (60-70°) ottenuto da pianta fresca, in modo tale che 1 g di TM corrisponde a 0,1 g di pianta disidratata. Le tinture madri sono incluse nella Farmacopea omeopatica francese, anche se in realtà non sono preparati omeopatici. Il loro uso è abbastanza diffuso nell'automedicazione, ma gli inconvenienti sono rappresentati dal fatto che non sono titolate né standardizzate e comunque a bassa concentrazione di princìpi attivi, per cui la possibilità di ottenere un risultato clinico comporta anche una spesa piuttosto elevata.

Le cosiddette droghe eroiche, il cui dosaggio è prossimo alla dose tossica, vengono preparate con alcol a 70º (per convenzione internazionale) alla concentrazione 1:10. In generale, le tinture possono essere alcoliche, idroalcoliche, acquose, eteree, vinose. Per preparare le tinture semplici si ricorre alla percolazione per quelle composte si ricorre sempre al procedimento di macerazione in quanto è difficile ottenere un impacchettamento omogeneo delle varie droghe, stante la loro differenza di forme e caratteristiche.

Articolo tratto da Marcello Guidotti

Ecco come fare il sistema di estrazione
Avevo promesso che avrei spiegato, in maniera semplice, cosa sia la distillazione in corrente di vapore, attraverso la quale si estraggono la maggior parte degli oli essenziali e soprattutto gli idrolati.
Il meccanismo praticamente è simile a quello dei condizionatori d'aria; non per nulla l'acqua che fuoriesce dagli appositi tubi è quella che noi tutte utilizziamo per i nostri ferri da stiro a vapore e, questo perchè quell'acqua è distillata.
Ora passiamo a spiegare all'atto pratico come avviene la distillazione degli oli essenziali e degli idrolati.

foglio illustrativo
Prendiamo le nostre erbe e adagiamole nel cestello per la cottura a vapore delle verdure

cestello per cottura a vapore                    
                                      
pentola a pressione  
questo poi lo poniamo nella pentola a pressione, dove precedentemente vi abbiamo versato almeno tre dita d'acqua di rubinetto. Dobbiamo fare attenzione affinchè l'acqua non tocchi il cestello (per questo motivo io, al mio ci ho fatto saldare dei piedini più alti d'acciaio).

valvola di sfiato
Prima di chiudere la pentola a pressione dobbiamo manipolare il suo coperchio: togliamo la valvola di sfiato del vapore come se dovessimo cuocere qualcosa normalmente e sostituiamo questa con un piccolo raccordo di gomma resistente alle alte temperature 
raccordo di gomma

raccordo al posto della valvola
Dopodichè possiamo chiudere la pentola a pressione. Ora sistemiamo la serpentina in rame sul coperchio, inserendola nel raccordo di gomma, assicurandosi che non vi siano perdite; deve aderire in maniera ermetica!!
serpentina in rame
Fatto questo adagiamo la serpentina in un altro contenitore, riempito d'acqua freddissima (possibilmente con cubetti di ghiaccio o come faccio io, mettendo una bottiglietta di acqua congelata affinchè il processo di raffreddamento sia sempre costante).
completo per distillazione
All'esterno di quest'ultimo contenitore, poniamo un'ampolla di vetro (che sarebbe l'ideale! ma che io non ho, per cui utilizzo dei semplicissimi bicchieri di vetro a bocca stretta), sistemiamola proprio sotto al beccuccio della serpentina che fuoriesce dal contenitore.
Cosa succede ora????
completo per distillazione sul fuoco

completo per distillazione sul fuoco

Poniamo la pentola a pressione sul fuoco a fiamma bassa e l'acqua inizia a scaldarsi e a formare vapore acqueo, il quale attraversando le nostre erbe, ne raccoglie gli oli essenziali che esse contengono. Questi oli, come abbiamo già detto in altra sede, sono volatili e, cioè anch'essi evaporano insieme alle molecole d'acqua. Quando nella nostra pentola a pressione si è formato un abbondante vapore acqueo, questo si incanala automaticamente nella serpentina, in quanto è l'unico percorso obbligato per poter fuoriuscire. A questo punto, l'acqua fredda, dove vi è immersa la serpentina, non fà altro che ricondensare il suddetto vapore, ritrasformandolo in liquido. Questo liquido fuoriesce dal beccuccio della serpentina goccia a goccia, riempendo l'ampolla di vetro. Quando quest'ultima è colma, noterete che all'interno vi sono due soluzioni: una acquosa, in basso all'ampolla e l'altra oleosa galleggiante sulla prima soluzione.
La prima è il risultato dell'acqua distillata e viene chiamato idrolato puro o acqua floreale; la seconda soluzione, quella oleosa, è l' olio essenziale, che data la sua volatilità, va immediatamente prelevato con l'aiuto di una comunissima siringa sterilizzata, e posto in una boccetta di vetro scuro e chiusa ermeticamente.

idrolato+olio essenziale
prelievo dell'olio essenziale con siringa
olio essenziale di lavanda
L'idrolato, che tra l'altro ha le stesse e identiche proprietà del suo olio essenziale, va riposto sempre in delle bottiglie di vetro chiuse ermeticamente e al riparo dalla luce.
idrolato puro di lavanda
Gli oli essenziali non hanno tutti lo stesso colore; alcuni possono essere giallo paglerino, altri verde scuro, altri ancora giallo ocra, ma son sicura che saprete distinguere benissimo l'olio dall'acqua.
Per contro, l'acqua distillata, invece è sempre trasparente, perchè i colori delle foglie o fiori non sono volatili, ma come abbiamo detto, gli idrolati contengono gli stessi principi attivi degli oli ottenuti dalla medesima pianta.
Ovviamente ogni pianta ha una resa differente, ma per ottenere il massimo da ognuna delle nostre specie vegetali, bisogna coglierle nel loro periodo balsamico.....ma di questo ve ne parlerò in un altro post.
Spero di essermi spiegata chiaramente e soprattutto spero di avervi aiutato a creare il vostro "alambicco" artigianale per ricavare le vostre essenze. Per qualsiasi dubbio non esitate a chiedere....finchè sarà nelle mie facoltà di "sperimentatrice" da strapazzo vi risponderò....
Buon lavoro a tutte voi
Compra o costruisci un distillatore. Puoi comprarne uno apposta per gli oli essenziali: di solito costano sui duecento euro, ma se hai intenzione di fare parecchi oli essenziali e non hai proprio l’inclinazione per la meccanica, è il metodo più rapido. Se vuoi provare a costruirlo, c’è tutto lo spazio per la creatività - ci sono tantissimi design e forme, e anche oggi, molti distillatori sono fatti in casa. Le componenti chiave di un distillatore sono:
  1. La fonte di calore o fornace, usata per bollire l’acqua. Fuoco diretto, un fuoco costruito sotto il rimbecco sono i metodi più antichi per scaldare la macchina. Oggi, si può anche usare il gas, come il propano e il butano, e l’elettricità. I costi della benzina sono da prendere in considerazione mentre cerchi una fonte per accendere il tuo distillatore.
  2. Il serbatoio principale o rimbecco, che contiene l’acqua, e giusto sopra di essa una griglia o un doppio fondo – immagina un cestino di bambù per cucinare al vapore – su cui mettere la pianta da cui distillare l’olio.
  3. Il condensatore, che raccoglie il vapore e lo raffredda, di solito facendolo passare attraverso un tubo immerso in acqua fredda e…
  4. Il separatore, che divide l’olio essenziale dal vapore acqueo. Il separatore è uno dei pezzi più importanti del distillatore. Infatti gli permette di separare gli oli essenziali in modo passivo.
  5. Raccogli il materiale fresco. La quantità di oli essenziali contenuti in una pianta varia in base alla fase di sviluppo della pianta stessa, quindi è essenziale raccoglierla nel momento giusto. Questo dipenderà dal tipo di pianta, quindi devi fare qualche ricerca per vedere quando raccoglierla. È anche importante come raccogliere la pianta in modo corretto; farlo in maniera avventata, raccogliere le parti sbagliate e persino nel momento sbagliato della giornata può ridurre la quantità e la qualità dell’olio essenziale. Quindi, fai delle ricerche sulla pianta che ti interessa. Se compri del materiale già raccolto, non hai molto controllo su questo processo; cerca piante che sembrino sane e non danneggiate, e chiedi al rivenditore quando sono state raccolte. Di solito le piante intere (non spezzettate o in polvere) sono la scelta migliore
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    Essicca la pianta. L’essiccazione riduce la quantità d’olio in ogni pianta, ma può aumentare notevolmente il rendimento per dose perché potrai aggiungere più materiale in ognuna di esse. L’essiccazione deve essere fatta lentamente e NON sotto il sole. Puoi anche scegliere di non essiccare la pianta. Delle piante prodotte in serra come la lavanda e la menta possono essere lasciate essiccare nel campo dopo il raccolto per un giorno o due. Il metodo ideale di essiccatura varia da pianta a pianta, ma in generale non dovresti surriscaldarle; lasciarle all’ombra o anche in una stanza buia minimizza la perdita di olio; non dovresti seccarle troppo, e non devi bagnarle dopo la distillazione. Distillale il prima possibile dopo l’essiccazione.
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    Aggiungi acqua nella cisterna. Usa acqua pulita, filtrata o distillata e più morbida possibile. Se stai usando un distillatore industriale, segui le istruzioni della casa madre. Altrimenti, assicurati di avere abbastanza acqua per completare la distillazione; in base alla pianta e alla quantità, la distillazione può durare dalla mezz’ora alle sei ore o più dopo che l’acqua ha iniziato a bollire. Assicurati che il livello sia vicino, ma che non tocchi il falso fondo che contiene la pianta. Se stai facendo un idro distillazione (è utile per piante o fiori delicati o radici in polvere, corteccia o legno), avrai bisogno che la pianta galleggi liberamente nell’acqua.
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    Metti la pianta e chiudila bene nel distillatore. Non hai bisogno di spezzettarla o tagliarla, perché causeresti perdita di oli. Dovrebbe essere sul falso fondo o griglia sopra l’acqua e dovrebbe toccare i bordi del distillatore il meno possibile. Lo strato di materiale dovrebbe essere spesso abbastanza da arrivare al bordo superiore del “cestello” a vapore (un paio di centimetri circa sotto il bordo per un distillatore piccolo, una decina per uno grande).
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    Chiudi il distillatore e porta ad ebollizione l’acqua. La maggior parte di esse rilascerà gli oli a 100°C, ossia il punto di ebollizione dell’acqua.
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    Tieni d’occhio il distillatore. Dopo un po’, il distillato dovrebbe passare nel condensatore e poi nel separatore. Questo processo non dovrebbe richiedere il tuo intervento, ma meglio assicurarsi che non finisca l’acqua. In base alla lunghezza del processo di distillazione, potresti anche aver bisogno di cambiare l’acqua nel condensatore per fare in modo che il procedimento avanzi. Segui le istruzioni per il tipo particolare di pianta che stai distillando.
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    Filtra l’olio ottenuto (opzionale). Una volta finita la distillazione potresti filtrare l’olio con un canovaccio di cotone. Assicurati che sia asciutto e pulito. Residui di sapone e sporcizia possono contaminare l’olio.
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    Versa l’olio in una boccetta per conservarlo. Fallo il più in fretta possibile. La maggior parte degli oli possono essere conservati per 2 anni, ma alcuni anche più a lungo. Per massimizzare la vita del tuo olio, tienilo in una bottiglia scura di vetro o in un contenitore a chiusura ermetica. Usa un imbuto pulito per travasarlo e assicurati che il contenitore finale sia perfettamente pulito prima di versare l’olio. Conserva in un posto fresco e buio.
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    Decidi cosa fare con l’idrosol. Il processo di distillazione produce l’olio essenziale e l’“idrosol”, termine per l’acqua che è stata distillata e che raccoglie il separatore. Alcuni idrosol sono utilizzabili; per esempio l’acqua di rosa o di lavanda. Se non vuoi conservarlo puoi rimetterlo nel distillatore per il procedimento successivo (se lo usi immediatamente) o buttarlo via.
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    Puoi anche mettere le piante direttamente nell’acqua. Questo è il metodo più semplice, ma la quantità e la qualità dell’olio saranno minori. Il metodo migliore di distillazione è quella a vapore, in cui l’acqua viene bollita in un rimbecco a parte e poi pompata nella cisterna sopra la quale ci sono le piante. Questo processo assicura la qualità d’olio migliore e ti permette di controllare tutto il procedimento, anche se è più complicato (e costoso).
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    La quantità di materiale varia da pianta a pianta. Avrai bisogno di parecchia materia prima per fare pochissimo olio essenziale. Potresti decidere di fare semplicemente gli idrosol. Se è il tuo caso un distillatore piccolo, da 5 o 10 litri, andrà benissimo. Se invece vuoi produrre oli essenziali, comprane uno più grosso. Un alambicco rotante di 40 litri, per esempio, ti permetterà di fare circa 150 ml di olio essenziale e una grossa quantità di idrosol.
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    La maggior parte degli oli essenziali sono racchiusi nelle ghiandole perlacee, venature e petali delle piante, e sono molto fragili. Se le manometti o rompi, intaccherai la quantità di olio prodotta, quindi è fondamentale fare molta attenzione e maneggiare le piante il meno possibile.
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    Acciaio inossidabile e vetro sono i materiali migliori per le componenti del tuo alambicco. Non usare la plastica. Il rame è usato solitamente per il rimbecco, e funziona bene per molti tipi di piante, ma altre contengono sostanze chimiche che possono reagire con il rame e provocare impurità sgradite; il rame piuttosto spesso va bene in alcuni casi. Anche l’alluminio va bene, ma non con piante come il tè del Canada e chiodo di garofano, che contengono fenoli.
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    La distillazione rimuove ogni impurità, ma pesticidi e erbicidi possono contaminare il tuo olio. Per questo è meglio usare piante biologiche, sia che tu le acquisti o le coltivi da solo.
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    Gli oli essenziali sono molto concentrati, ed è consigliato diluirli in un olio più leggero prima di applicarli alla pelle. I più comuni sono olio di mandorle o di vinacciolo, ma possono essere usate diverse qualità di olio (compreso quello di oliva). Possono essere aggiunti al momento dell’imbottigliamento o mescolati poco prima dell’uso. Quest’ultima opzione è preferibile in quanto potresti avere bisogno dell’olio puro per alcuni utilizzi, e di solito gli oli “di accompagno” hanno una vita più breve di quelli essenzial
  20. Biologico non significa che non siano stati usati pesticidi o fertilizzanti sulla pianta, ma che sono di un tipo diverso di quelli comuni e sintetici (che a volte sono meno tossici di quelli organici o biologici). Cerca un coltivatore locale che possa informarti su come coltiva le sue piante.
  21. Quando essicchi la materia prima, stai attento che non venga in contatto con sporcizia, polvere o altri agenti contaminanti. La contaminazione ridurrà la qualità del tuo olio e potrebbe renderlo inutilizzabile.
  22. Non distillare un lotto per troppo tempo (controlla le raccomandazioni per la specifica pianta), perché potrebbe aumentare la quantità di olio prodotta, ma anche contaminare il lotto con composti chimici indesiderati.
    • Per distillare la maggior parte dei fiori, salta l’essiccazione e passa alla distillazione subito dopo il raccolto.
  23. Gran parte degli oli essenziali non sono commestibili, specialmente se non diluiti, e molti non dovrebbero essere usati in purezza nemmeno per un uso topico. In più, alcuni oli sono tossici. Controlla sul web per conoscerli e avere più informazioni.

Cose che ti Serviranno

  • Tutto il materiale per distillare, compreso un rimbecco, un condensatore, una fornace o altra fonte di calore e un separatore.
  • Tubi di vetro per collegare le componenti dell’alambicco.
  • Piante da cui estrarre gli oli.
  • Contenitori di vetro scuro o acciaio inossidabile in cui conservare gli oli.


yogurt yogurt

Io uso la Girmi JC70: Conosciamo un po’ più nel dettaglio questa yogurtiera.
L’estrema semplicità è uno dei suoi pregi. Non ha timer e segnali acustici vari, ma se ne può benissimo fare a meno. Di tecnologico in questo elettrodomestico c'è solo la base riscaldante, che funziona con l'ausilio dell’energia elettrica. Per il resto, è composto da un colorato contenitore circolare, ben isolato dalla parte sottostante e munito di coperchio trasparente con manopola girevole. Tutta la parte visibile dell'apparecchio è in robusto materiale plastico, a eccezione dei  7 vasetti in dotazione, che invece sono in vetro trasparente. Questi piccoli contenitori, muniti di coperchio, hanno una piacevole forma bombata e una capienza di 15 cl ciascuno. La yogurtiera Girmi permette di preparare un litro di yogurt.


Come produrre un ottimo yogurt
L'ingrediente essenziale è naturalmente il latte, che può essere intero o parzialmente scremato, fresco o a lunga conservazione. Non fa differenza se usato a temperatura ambiente o preso direttamente dal frigorifero, l'unico accorgimento da tenere, se si opta per quello fresco, è di farlo preventivamente bollire e poi raffreddare. La cosa importante è aggiungere dei basilari ingredienti: i fermenti lattici. Per produrre lo yogurt si possono usare gli appositi fermenti venduti in farmacia, oppure si può ricorrere al contenuto di un vasetto di yogurt da 125 gr. La seconda opzione è senza dubbio la più pratica, ma è importante che la scelta cada su uno yogurt bianco naturale, senza aggiunta di altri ingredienti, come frutta, cereali e aromi.


Il passo successivo è quello di miscelare perfettamente i citati due ingredienti, cercando di emulsionare il tutto senza lasciare grumi. Per facilitare l’operazione, basta versare il contenuto del vasetto in un capiente contenitore (meglio se di quelli muniti di beccuccio), aggiungere dapprima solo una piccolissima parte del latte, mescolare per bene e incorporare gradualmente il resto del liquido. Infine, non resta che versare il preparato negli appositi vasetti di vetro e sistemare i contenitori (senza i coperchi) sulla base riscaldante. A questo punto la manualità deve cedere il posto alla ben più tecnologica corrente elettrica, rimane solo da inserire la spina nella presa e coprire le candide preparazioni con il coperchio trasparente della yogurtiera.


Per un ottimale processo fermentativo del latte, si devono lasciare i piccoli contenitori nel tepore creato dalla yogurtiera per almeno  8 - 10 ore. A questo punto ci si può servire di una pratica manopola posta sulla sommità del coperchio, per puntarla sull’ora in cui si è inserita la spina, oppure su quella in cui gli yogurt saranno pronti; questa elementare operazione può essere d'aiuto per tenere un po' più a mente il momento in cui si dovrà spegnere l'apparecchio. Niente paura però, il tempo impostato è solo indicativo e se si prolunga un po' non succede nulla di grave, si ottiene solo un prodotto più compatto, ma ugualmente buono e commestibile!


Yogurtiera--.jpgMentre la miscela di latte raggiunge al meglio l'ottimale grado di fermentazione, aiutato dal calore sviluppato dalla base riscaldante che arriva sui 40 gradi, ci si può dedicare benissimo ad altre attività, senza dover stare a controllare la yogurtiera, poiché svolge tutto in maniera autonoma e naturale. L'importante è posizionarla su una base stabile, per evitare che eventuali vibrazioni possano disturbare il processo produttivo in atto. Alla fine non resta che staccare la spina e togliere i vasetti dal contenitore. Una leggera condensa provocata dall'evaporazione del latte, si forma sulla base interna del coperchio trasparente e bisogna stare attenti a non farla cadere sullo yogurt. La purezza e la cremosità che traspare dalle piccole boccette di vetro invita subito all'assaggio, ma bisogna aspettare ancora un po', perché a questo punto lo yogurt ha bisogno di passare alle basse temperature. I vasetti devono raffreddare per qualche minuto a temperatura ambiente, dopodiché vanno chiusi con i relativi coperchi e sistemati in frigorifero. Già un'ora dopo, il goloso contenuto è pronto per essere consumato.


Successivamente, per produrre lo yogurt si può usare il contenuto di uno dei 7 vasetti  preparati in precedenza. A lungo andare il risparmio che ne consegue è notevole, ma non è solo questo il vantaggio di utilizzare la Yogurtiera Girmi. C'è un ingrediente fondamentale che tra le altre cose rende interessante l'uso di questo apparecchio, un'aggiunta esclusiva che rende unica ogni preparazione, superiore a qualsiasi prodotto in commercio, ed è la fantasia!


Perché ognuno ha i suoi gusti, c'è chi lo yogurt lo preferisce magro, chi intero, chi bianco oppure dai vari sapori, più o meno compatto, dolce o senza aggiunta di zuccheri. Con la yogurtiera ognuno può crearsi quello più congeniale alle proprie esigenze, seguendo un iter ben definito o lasciandosi prendere dalla voglia del momento. In poche parole, avere la yogurtiera in casa è un bel vantaggio e con un po’ di fantasia si possono preparare vari tipi di yogurt!


La classe energetica non è specificata, ma vi assicuro che ha consumi ridotti. A tal proposito riporto i dati tecnici che sono stampati sul fondo della yogurtiera: 220-240 V, 50-60 Hz, 13 W".
La yogurtiera Girmi JC70 ha un anno di garanzia.
Produrre lo yogurt in casa dà il vantaggio di avere delle fresche, genuine e gustose preparazioni, ma non bisogna necessariamente accontentarsi della classica versione bianca più o meno cremosa. Con un po’ di fantasia è possibile personalizzare lo yogurt arricchendolo con semplici e deliziosi ingredienti.
E' tutto molto semplice, davvero elementare e con pochi gesti si può inventare ogni volta un delizioso yogurt.



Yogurt-al-caffe-copia-1.jpgYogurt intero al caffè

Ingredienti:

Yogurt bianco intero prodotto in casa

Caffè ristretto

Zucchero o fruttosio

 

Preparazione:

Preparate lo yogurt bianco intero seguendo la ricetta che trovate qui, ma ripartite lo yogurt nei vasetti senza arrivare fino all’orlo, dopodiché metteteli regolarmente sull’apposita base riscaldante della yogurtiera per circa 12 ore.
Passato il tempo necessario, prelevate un vasetto per volta e aggiungete allo yogurt tre cucchiaini di caffè ristretto e 2 cucchiaini di zucchero (o fruttosio). 

Mescolate bene il tutto fino ad avere una mousse ben omogenea. Mettere lo yogurt al caffè nel frigorifero per almeno due ore.



yogurt-cioccolato.jpgYogurt parzialmente scremato al cioccolato

Ingredienti:

Yogurt bianco parzialmente scremato

Nutella

 

 

Preparazione:

Preparate lo yogurt bianco parzialmente scremato seguendo la classica ricetta e anche in questo caso ripartite lo yogurt nei vasetti senza arrivare fino all’orlo e poi lasciate il tutto sulla base riscaldante per circa 8 – 10 ore.
Passato il tempo necessario, incorporate allo yogurt ancora caldo 3 cucchiaini di Nutella e mescolate velocemente.

Lasciate raffreddare 5 minuti a temperatura ambiente, dopodiché mettete i vasetti in frigorifero.



Yogurt frutti di boscoYogurt magro alla frutta

Ingredienti:

Yogurt magro bianco preparato in casa 

Frutta fresca spezzettata (o ridotta in purea)

Succo di limone, zucchero  

 

Preparazione:

Preparate la base di yogurt magro bianco seguendo la classica ricetta.

Riempite i vasetti senza arrivare fino all’orlo, quindi lasciateli sull’apposita base riscaldante della yogurtiera per circa 10 ore.
Aggiungete ai singoli yogurt dei pezzetti di frutta fresca di stagione (fragole, ciliegie, frutti di bosco, albicocche, pesche, oppure kiwi, banane, agrumi, ecc …). Infine unite poche gocce di succo di limone  e 2 cucchiaini di zucchero.
Mescolate delicatamente, richiudete i vasetti con i relativi coperchi e metteteli in frigo.



- Seguendo lo stesso procedimento potete preparare vari tipi di yogurt, basta aggiungere alla base bianca gli ingredienti preferiti. E’ possibile usare anche del miele, sciroppi di frutta e marmellate.


Yogurt frutti di bosco

 

Yogurt ai mirtilli: aggiungete alla base bianca due cucchiaini di marmellata di mirtilli, meglio se del tipo 100% frutta.



Yogurt frutti di bosco

Yogurt  all'amarena: aggiungete alla base di yogurt tre cucchiaini di sciroppo all'amarena, oppure due cucchiaini di marmellata d'amarene 100% frutta.

 

Yogurt bianco ridotto

 

Yogurt al miele: incorporate alla base di yogurt bianco due cucchiaini di miele d’arancio o millefiori.
 

Prima di consumare lo yogurt tenetelo in frigo per almeno due ore.

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