Le 16 regole dell'Esperanto

In questa pagina vengono presentate come un'interessante curiosità le 16 regole della grammatica dell'Esperanto, nella versione in cui furono pubblicate originariamente dall'iniziatore della lingua nel suo "La unua libro de Esperanto", con traduzione italiana a fronte. Alle regole sono stati aggiunti, in colore diverso, alcuni commenti e semplici esempi.

Il lettore potrà osservare che, sebbene siano di grande interesse dal punto di vista della linguistica teorica, queste regole sembrano essere di scarsa utilità dal punto di vista pratico, oltre a corrispondere ad una visione della linguistica ormai superata; non di meno, si tratta dello 'zoccolo duro' della struttura della lingua, sul quale si basa ogni testo di grammatica ed al quale si ritorna ogni volta che sia necessario dirimere qualche punto dibattuto.

Di questo complesso di regole esistono cinque versioni in altrettante lingue nazionali le quali, assieme al dizionario di base e ad alcuni articoli, costituiscono il 'Fundamento de Esperanto', un testo che fu dichiarato irrinunciabile ed inalterabile nel corso del primo Congresso mondiale dell'Esperanto, tenuto nel 1905 a Boulogne-sur-mere. Si è qui preferita la versione presentata, innanzitutto perché è più semplice e rende quindi molto bene l'idea che dell'Esperanto aveva voluto dare Zamenhof, e secondariamente perché, nel corso della traduzione, le versioni in lingua nazionale si sono leggermente differenziate, a causa sia delle particolarità delle lingue di presentazione, sia delle interpolazioni, quasi sempre involontarie, inserite dai traduttori.

Va da se' che il lettore interessato allo studio o ad un esame accurato della grammatica dell'Esperanto è invitato a rivolgersi ad una delle numerose grammatiche di impostazione moderna, ovvero ad uno dei numerosi testi introduttivi alla lingua.

Nota: in questa pagina sono utilizzati alcuni caratteri speciali che non sono contenuti nei normali font occidentali; per una corretta lettura è necessario installare i font 'Sud Euro' (ISO Latin-3); in caso di difficoltà scrivici!

Plena Gramatiko de Esperanto

Grammatica Completa dell'Esperanto

el L.L. Zamenhof, La unua libro de Esperanto

da L.L. Zamenhof, La unua libro de Esperanto

A. Alfabeto

A. Alfabeto

Aa, Bb, Cc, Ĉĉ, Dd, Ee, Ff, Gg, Ĝĝ, Hh, Ĥĥ, Ii, Jj, Ĵĵ, Kk, Ll, Mm, Nn, Oo, Pp, Rr, Ss, Ŝŝ, Tt, Uu, Ŭŭ, Vv, Zz.

Rimarko. Presejoj, kiuj ne posedas la literojn ĉ, ĝ, ĥ, ĵ, ŝ, ŭ, povas anstataŭ ili uzi ch, gh, hh, jh, sh, u. Nota. Le tipografie che non possiedono le lettere ĉ,ĝ, ĥ, ĵ, ŝ, ŭ possono al loro posto usare ch, gh, hh, jh, sh, u.

Negli ultimi anni, specialmente a causa della penetrazione dei computer e di internet, per aggirare le difficoltà di pubblicazione di documenti contenenti caratteri speciali, si è molto diffusa l'abitudine di impiegare per segnalare le lettere 'con il cappello' la lettera 'x', che non esiste nell'alfabeto dell'Esperanto e pertanto non può dare origine a dubbi o confusioni, mentre l'uso in questo ruolo della lettera 'h' può dare adito a perplessità.
Per il modo di pronunciare le lettere dell'alfabeto dell'Esperanto, vedi: l'
'alfabeto.

B. Reguloj

B. Regole

Regola 1

Artikolo nedifinita ne ekzistas; ekzistas nur artikolo difinita (la), egala por ĉiuj seksoj, kazoj kaj nombroj.
Rimarko. La uzado de la artikolo estas tia sama, kiel en la aliaj lingvoj. La personoj, por kiuj la uzado de la artikolo prezentas malfacilaĵon, povas en la unua tempo tute ĝin ne uzi.

L'articolo indefinito non esiste; esiste solo l'articolo definito (la), invariabile per tutti i generi, casi e numeri.
Nota
. L'uso dell'articolo è lo stesso che nelle altre lingue. Le persone, per le quali l'uso dell'articolo presenta difficoltà, possono in un primo tempo non usarlo affatto.

L'articolo definito, che corrisponde approssimativamente all'articolo determinativo italiano, dà il senso di un oggetto ben preciso; ad esempio:

Donu al mi libron por legi!

Donu al mi la libron por legi!

Dammi un libro da leggere! (un libro qualsiasi, non importa quale)
Dammi il libro da leggere! (proprio quello che devo leggere, non altri)

Gli articoli indeterminativi un, uno, una, non si traducono; se però si vuole rendere il senso di indeterminatezza, si può usare il correlativo iu, che significa 'un certo', 'un qualche'.

Regola 2

La substantivoj havas la finiĝon -o. Por la formado de la multenombro oni aldonas la finiĝon -j. Kazoj ekzistas nur du: nominativo kaj akuzativo; la lasta estas ricevata el la nominativo per la aldono de la finiĝo -n. La ceteraj kazoj estas esprimataj per helpo de prepozicioj (la genitivo per de, la dativo per al, la ablativo per per aŭ aliaj prepozicioj laŭ la senco).

I sostantivi hanno la finale (o 'terminazione') -o. Per la formazione del plurale si aggiunge la finale -j. Esistono solo due casi: nominativo ed accusativo; quest'ultimo è dato dal nominativo per aggiunta della finale -n. Gli altri casi sono espressi con l'aiuto delle preposizioni (il genitivo mediante de, il dativo mediante al, l'ablativo mediante per o altre preposizioni secondo il senso).

Esempio:

Mi donis la libron de Paŭlo al Petro.

Io diedi il libro di Paolo a Pietro.

Regola 3

La adjektivo finiĝas per a. Kazoj kaj nombroj kiel ĉe la substantivo. La komparativo estas farata per la vorto pli, la superlativo per plej; ĉe la komparativo oni uzas la konjunkcion ol.

L'aggettivo finisce per -a. Casi e numeri come per il sostantivo. Il comparativo si ottiene tramite la parola pli, il superlativo tramite plej; con il comparativo si usa la congiunzione ol.

Esempio:

La filmo estas bela, sed la libro estas pli bela ol la filmo: ĝi estas plej bela!

Il film è bello, ma il libro è più bello del film: è bellissimo!

Regola 4

La numeraloj fundamentaj (ne estas deklinaciataj) estas: unu , du, tri, kvar, kvin, ses, sep, ok, naŭ, dek, cent, mil. La dekoj kaj centoj estas formataj per simpla kunigo de la numeraloj. Por la signado de numeraloj ordaj oni aldonas la finiĝon de la adjektivo; por la multoblaj -la sufikson obl, por la nombronaj -on, por la kolektaj -op, por la disdividaj -la vorton po. Krom tio povas esti uzataj numeraloj substantivaj kaj adverbaj.

I numerali fondamentali (non declinati) sono: unu, du, tri, kvar, kvin, ses, sep, ok, naŭ, dek, cent, mil. Le decine e le centinaia sono formate per semplice unione dei numerali. Per la formazione dei numerali ordinali si aggiunge la finale dell'aggettivo; per i multipli, il suffisso -obl, per i frazionari -on, per i collettivi -op, per i partitivi -la parola po. Oltre a questi possono essere usati numerali sostantivati ed avverbiali.

Esempi:

La dekoblo de kvin estas kvindek
La triono de dek du estas kvar
Ili venos duope
Mi donacis al la infanoj po du bombonoj

Il decuplo di cinque è cinquanta
Un terzo di dodici è quattro
(Essi) Verranno a due a due
Donai ai bambini due caramelle per ciascuno

Regola 5

Pronomoj personaj: mi, vi, li, ŝi, ĝi (pri objekto aŭ besto), si, ni, vi, ili, oni; la pronomoj posedaj estas formataj per la aldono de la finiĝo adjektiva. La deklinacio estas kiel ĉe la substantivoj.

Pronomi personali: mi, vi, li, ŝi, ĝi (per un oggetto od animale), si, ni, vi, ili, oni; i pronomi possessivi sono formati tramite l'aggiunta della finale dell'aggettivo. La declinazione è come per i sostantivi.

 Esempi:

Mi vekis ŝin kaj ŝi vestis sin.
Kiam oni vekiĝas, oni sin lavas.
Via amikino prenis miajn librojn.

Io la svegliai e lei si vestì.
Quando ci si sveglia, ci si lava.
La tua amica ha preso i miei libri.

Regola 6

La verbo ne estas ŝanĝata laŭ personoj nek nombroj. Formoj de la verbo: la tempo estanta akceptas la finiĝon -as; la tempo estinta -is; la tempo estonta -os; la modo kondiĉa -us; la modo ordona -u; la modo sendifina -i. Participoj (kun senco adjektiva aŭ adverba): aktiva estanta -ant; aktiva estinta -int; aktiva estonta -ont; pasiva estanta -at; pasiva estinta -it; pasiva estonta -ot. Ĉiuj formoj de la pasivo estas formataj per helpo de responda formo de la verbo esti kaj participo pasiva de la bezonata verbo; la prepozicio ĉe la pasivo estas de.

Il verbo non muta secondo le persone né i numeri. Forme del verbo: il tempo presente prende la terminazione -as; il tempo passato -is; il tempo futuro -os; il modo condizionale -us; il modo infinito -i. Participi (con senso aggettivale o avverbiale): attivo presente -ant; attivo passato -int; attivo futuro -ont; passivo presente -at; passivo passato -it; passivo futuro -ot. Tutte le forme del passivo sono formate con l'ausilio della corrispondente forma del verbo essere e del participio passivo del verbo necessario; la preposizione per il passivo è de.

La declinazione del verbo è estremamente semplice e, quel che più conta, assolutamente regolare per tutti i verbi, compreso il verbo essere, tradizionalmente tra i più irregolari in tutte le lingue; quest'ultimo è anche il solo verbo ausiliare per la formazione dei tempi composti (mentre in italiano, ad esempio, questo ruolo è giocato anche dal verbo avere). I tempi composti, anceh se richiedono un qualche piccolo sforzo al primo incontro, costituiscono una grande forza dell'Esperanto, permettendo di esprimere in maniera sintetica qualsiasi relazione temporale tra gli eventi di cui si vuole parlare.

Esempi:

Mi venis de la lernejo, nun promenas tra la ĝardeno kaj poste iros al la hejmo.
Tuj kiam mi estos skribinta la leteron, mi venos kun vi.

Sono venuto da scuola, ora passeggio nel giardino e poi andrò a casa.
Appena avrò finito di scrivere la lettera, verrò con voi.

Regola 7

La adverboj finiĝas per -e; gradoj de komparado kiel ĉe la adjektivoj.

Gli avverbi finiscono per -e; gradi di comparazione come per gli aggettivi.

La costruzione degli avverbi derivati è immediata, una volta che sia noto un aggettivo od un sostantivo; questo permette di ridurre molto lo sforzo di apprendimento del lessico; oltre agli avverbi derivati, ne esistono anche alcuni 'primitivi', come ad esempio jes (sì), ne (no), tre (molto) e simili.

Esempio:

Vi faris tion tre bone, pli bone ol mi pensis; vere plej bone!

L'hai fatto molto bene, meglio di quanto pensassi: davvero ottimamente!

Regola 8

Ĉiuj prepozicioj per si mem postulas la nominativon.

Tutte le preposizioni per sé reggono il nominativo.

Si osservi che questo non è quanto accade di solito per la maggior parte delle lingue. Talora, tuttavia, dopo una preposizione si può trovare l'accusativo, quando questo sia richiesto dal significato specifico della parola; non è invece mai richiesto dalla preposizione.

Esempio:

La muŝon flugis en la ĉambron, kaj nun ĝi flugas en la ĉambro.

La mosca volò nella stanza (=entrò volando nella stanza) ed ora vola nella stanza (vola restando dentro la stanza).

Regola 9

Ĉiu vorto estas legata, kiel ĝi estas skribita.

Ogni parola si legge come è scritta.

Ciascuna lettera corrisponde sempre allo stesso suono, indipendentemente dalle lettere circostanti; ciò semplifica grandemente sia la comprensione del discorso che l'apprendimento dell'ortografia. Ad esempio, mentre in italiano il gruppo 'gn' di 'gnomo' forma un unico suono, in Esperanto la parola 'gnomo' (gnomo!) si legge pronunciando separatamente ciascuno dei suoni, come se fosse scritto 'gh-nomo'. Non serve dire che ciò facilita grandemente sia la comprensione del discorso, specialmente se pronunciato in modo poco familiare, sia la scrittura sotto dettatura. Vale anche la pena di accennare al fatto che in Esperanto non esistono omografi (come ad esempio in italiano pésca e pèsca, o bótte e bòtte), così che anche quando la pronuncia sia poco familiare non ci sono lo stesso dubbi sul significato della parola.

Regola 10

La akcento estas ĉiam sur la antaŭlasta silabo.

L'accento cade sempre sulla penultima sillaba.

La divisione sillabica in Esperanto è sempre semplice, in quanto ogni vocale forma sempre una sillaba (però si noti che j ed ŭ non sono vocali ma semivocali e formano sempre un dittongo con la vocale adiacente); quindi si può anche dire che l'accento cade sempre sulla penultima vocale.

Regola 11

Vortoj kunmetitaj estas formataj per simpla kunigo de la vortoj (la ĉefa vorto staras en la fino); la gramatikaj finiĝoj estas rigardataj ankaŭ kiel memstaraj vortoj.

Le parole composte sono formate per semplice giustapposizione di parole (la parola principale è alla fine); le terminazioni grammaticali sono considerate come parole autonome.

Le parole composte, ampiamente utilizzate nell'Esperanto, permettono di ampliare enormemente il lessico senza spendere troppa fatica.

Esempio:

maŝino
skribo
maŝinskribo
skribmaŝino

macchina
scrittura
scrittura a macchina
macchina per scrivere

Regola 12

Ĉe alia nea vorto la vorto ne estas forlasata.

In presenza di un'altra parola negativa, la parola ne viene omessa.

In Esperanto non è ammessa la doppia negazione con senso rafforzativo.

Esempio (nenio=nulla):

Patrino: "Vi ne studis, vi hodiaŭ faris nenion!"
Filo: "Mi ne faris nenion! Mi studis la lecionon!"

La madre: "Non hai studiato, oggi non hai fatto nulla!"
Il figlio: "(non è vero che)Io non ho fatto nulla! Ho studiato la lezione!"

Regola 13

Por montri direkton, la vortoj ricevas la finiĝon de la akuzativo.

Per indicare la direzione, le parole ricevono la terminazione dell'accusativo.

L'accusativo si usa inoltre per indicare i complementi di tempo determinato e continuato, misura e prezzo, quando non siano introdotti da specifiche preposizioni.

Regola 14

Ĉiu prepozicio havas difinitan kaj konstantan signifon; sed se ni devas uzi ian prepozicion kaj la rekta senco ne montras al ni, kian nome prepozicion ni devas preni, tiam ni uzas la prepozicion je, kiu memstaran signifon ne havas. Anstataù la prepozicio je oni povas ankaŭ uzi la akuzativon sen prepozicio.

Ogni preposizione ha un significato definito e costante; ma se dobbiamo usare una preposizione e il senso corretto non indica quale specifica preposizione dobbiamo usare, allora si usa la preposizione je, che non possiede significato autonomo. Invece della preposizione je si può anche usare l'accusativo senza preposizione.

L'uso della preposizione indefinita, come dell'accusativo generico, va comunque limitato al minimo indispensabile perché non soffra la chiarezza del discorso.

Regola 15

La tiel nomataj vortoj fremdaj, t. e. tiuj, kiujn la plimulto de la lingvoj prenis el unu fonto, estas uzataj en la lingvo Esperanto sen ŝanĝo, ricevante nur la ortografion de tiu ĉi lingvo; sed ĉe diversaj vortoj de unu radiko estas pli bone uzi senŝanĝe nur la vorton fundamentan kaj la ceterajn formi el tiu ĉi lasta laŭ la reguloj de la lingvo Esperanto.

Le cosiddette parole straniere, cioè quelle che la maggioranza delle lingue hanno preso da un'unica fonte, sono usate nella lingua Esperanto senza cambiamenti, solo ricevendo l'ortografia di questa lingua; ma tra diverse parole di una radice è meglio usare inalterata la parola fondamentale e formare le altre da quest'ultima secondo le regole della lingua Esperanto.

Ad esempio, il termine 'nucleo' (atomico) si traduce in Esperanto con 'nukleo', rispettando la forma internazionale con l'unica variante prevista dell'ortografia, e ciò benché sia possibile anche usare la traduzione 'atomkerno'; il termine 'nucleare' invece si fa derivare dal precedente come 'nuklea'. Però, ad esempio, per il termine 'nucleone' è stato scelto di adattare la forma in 'nukleono', che, nonostante l'apparenza, non è un derivato di 'nukleo'. Talora, a proposito dei neologismi, si assiste anche a fenomeni di 'instabilità' linguistica, come ad esempio nel caso del termine 'computer', per il quale la forma definitiva non si è ancora stabilizzata e si usano attualmente le traduzioni komputero, komputoro e komputilo (ciascuna con i suoi pro ed i suoi contro); del resto, anche in italiano, benché ormai si usi prevalentemente il termine originale 'computer' (che, per inciso, gli inglesi dicono anche 'computor'), sopravvivono le espressioni 'cervello elettronico', 'elaboratore', 'calcolatore' e perfino 'cervellone'!

Regola 16

La fina vokalo de la substantivo kaj de la artikolo povas esti forlasata kaj anstataŭata de apostrofo.

La vocale finale del sostantivo e dell'articolo può essere omessa e sostituita dall'apostrofo.

Questa opportunità è utilizzata specialmente per fini metrici in poesia e nei testi cantati, ma risulta abbastanza inopportuna nel parlare corrente, in quanto tende a ridurre la comprensibilità del discorso ed è quindi sconsigliabile.