LA MILITO DE PETRO (F. de Andre')
(El la itala tradukis: Emanuele)

 LA GUERRA DI PIERO (F.de Andre')

 

Sub greno estas la lasta ripozo,
kie tulipo ne staras nek rozo
por gardi cin de l' kamplima malhelo,
sed estas mil ruĝpapavoj l' ĉielo.

 

Dormi sepolto in un campo di grano,
non hai la rosa non hai il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

"Tra l' rivereto de mi mi volas,
ke bele iru l' ezokoj arĝentaj
ne plu l' soldatoj perfortmortintaj,
kiujn la fluo dolĉete lulas".

"Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati
non piu' i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente".

 

En tiu vintro tiel ci diris,
dum kun l' aliaj inferen iris:
ci tristforiris kiel devanto,
vizaĝen la neĝon kraĉis la vento.

 

Cosi' dicevi ed era d'inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve,
il vento ti sputa in faccia la neve.

Haltu ci Petro, marŝu ne plue,
pasu tra ci la ventet' iom ĝue;
ci batalmortulan enportas voĉeton:
donintoj de l' vivo rehavis kruceton.

Fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso;
dei morti in battaglia ti porti la voce:
chi diede la vita ebbe in cambio una croce.

 

Kaj l' tempo faradis cin neaıdpova
kun l' sezonaro javdancomova,
kaj ci alvenis al la fremda flago
dum tre belsuna printempa tago.

 

Ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a passar la frontiera
in un bel giorno di primavera.

Kaj dum ci marŝadis kun ceda animo,
ekvidis viron ĉe la landolimo;
de li l' humor' egalis al cia,
tamen malsama kolor' estis lia.

E mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.

 

Petro, nun pafu, tuj al li pafu,
kaj rean fojon denove trafu,
ĝis vidos ci viron sangomankan
fali sur sian makulon fisangan.

 

Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue.

"Se lin je l' frunto aı l' kor' mi trafos,
li nur por morti la tempon havos,
sed mi l' okulojn de li vidi devos,
agonieco al mi l' vidon frapos".

"E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avra' per morire
ma il tempo a me restera' per vedere,
vedere gli occhi di un uomo che muore".

 

Do dum agas ci al li zorgemege,
turniĝas li, kaj cin vidas timege,
kaj nepenspove cin perpafile
fitrafas li, al ci malsimile.

 

E mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede e ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia.

Teren falaĉis ci senlamente,
kaj ci rimarkis nurunumomente,
ke nepre l' tempo de ci ne sufiĉos,
ke ci l' pardonpreĝon al Di' ne dediĉos.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chieder perdono per ogni peccato.

 

Teren falaĉis ci senlamente,
kaj ci rimarkis nurunumomente,
ke tiu tago, ho ve!, por ci lastas,
ke cin nur kamptero ekde nun gastas.

 

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno.

"Ho mia Ninjo, por maja fimorto
oni bezonas tro da mensforto;
ho bela Ninjo, inferen iri
plibonus en vintr'!", nur eblis sopiri.

"Ninetta mia, crepare di maggio...
Ci vuole tanto, troppo coraggio;
Ninetta bella, dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno!".

 

Kaj dum la gren' de la kampo aıskultis,
pafilon premis ci dum ci singultis
kaj buŝe vortoj premiĝis ekstremaj,
malgraı la sun' por degel' tro frostemaj.

 

E mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi il fucile,
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.

Sub greno estas la lasta ripozo,
kie tulipo ne staras nek rozo
por gardi cin de l' kamplima malhelo,
sed estas mil ruĝpapavoj l' ĉielo.

Dormi sepolto in un campo di grano,
non hai la rosa non hai il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.