Ora et Labora
"Non ci è stato comandato di lavorare, di vegliare e di digiunare continuamente,

   mentre la preghiera incessante è una legge per noi “

   ( Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2742 )   

n Il rapporto fra la preghiera, il lavoro, la grazia e l’azione della provvidenza con un’appendice sui sacramentali e sulle preghiere di consacrazione. Una nota sul modo d’agire dello spirito diabolico e una riflessione sulla speciale venerazione riservata a Maria

La preghiera è la prima opera buona che rende possibili tutte le buone opere: la preghiera deve precedere, accompagnare e concludere ogni opera dell'uomo in modo che l'opera stessa diventi preghiera.

  San Giovanni Damasceno definisce la preghiera come " (...) elevazione dell'anima a Dio o la domanda a Dio di beni convenienti “ ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2559 ).

  L'uomo è un essere che cerca Dio. Anche dopo aver offuscato la somiglianza con il Creatore a causa del peccato, l'uomo conserva il desiderio di colui che lo chiama all'essere (cfr Catechismo della Chiesa cattolica n. 2566).

  Qualunque sia il linguaggio della preghiera, è il cuore che prega: il cuore è il centro nascosto dove sto, dove abito, è il luogo della verità dove parlo con me stesso e dove decido. ( cfr Catechismo della Chiesa cattolica n. 2562, 2563 ).

  La preghiera è una relazione di alleanza tra Dio e l'uomo, è azione di Dio e dell'uomo ( cfr Catechismo della Chiesa cattolica n. 2564 ).

  Dio chiama instancabilmente ogni persona all'incontro misterioso con Lui:  la preghiera è la ricerca della comunione con Dio e contemporaneamente è azione di Dio      ( cfr Catechismo della Chiesa cattolica n. 2565).

   Nella preghiera è lecito domandare anche beni temporali ma sempre con la condizione che siano conformi alla volontà di Dio e non siano di ostacolo alla nostra  salvezza eterna ( cfr San Pio X, Catechismo Maggiore n. 264).

  Dio esaudisce sempre le preghiere ben fatte - cioè fatte con raccoglimento, umiltà, fiducia, perseveranza, rassegnazione e con animo disposto al pentimento e alla riconciliazione - ma nella maniera che egli sa essere più utile per la nostra eterna salvezza e non sempre secondo le nostre volontà  ( cfr San Pio X, Catechismo Maggiore, n. 275, 266, 267 ).

  Sebbene Dio sappia ciò di cui abbiamo bisogno egli vuole che lo cerchiamo con la preghiera ( cfr San Pio X Catechismo maggiore n. 265 ).

  Scrive Giovanni Paolo II che  " l'uomo raggiunge la pienezza della preghiera non quando vi esprime maggiormente se stesso, ma quando lascia che in essa si faccia più pienamente presente lo stesso Dio "  ( Giovanni Paolo II, Varcare la soglia della speranza, Mondadori editore, Milano 1994, pag. 17).

  Dio è il fine della nostra vita e la nostra eterna felicità e pertanto alla base della preghiera c'è l'adorazione. L'etimologia della parola fa riferimento al gesto di portare la mano alla bocca per tacere e ascoltare e al gesto di prostrarsi fino a terra: adorazione significa silenzio e ascolto attento e obbediente ( cfr  Cei, Catechismo degli adulti, La verità vi farà liberi, Libreria editrice vaticana, Roma 1995,  n.975 ).

 

Il catechismo della Chiesa Cattolica spiega che le principali concezioni erronee sulla preghiera sono quattro:

1) pensare che la preghiera sia uno sforzo di concentrazione o una tecnica

2) pensare che non ci sia tempo per pregare

3) pensare che la preghiera sia inutile

4) pensare che la preghiera sia una fuga dalla vita                                                                      

(cfr Catechismo della Chiesa cattolica n. 2726, 2727 ).

 

1) Cominciamo dal primo punto. La Sacra Congregazione per la dottrina della fede, nella sua lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della Meditazione cristiana ( cfr Osservatore Romano, ed. settimanale n. 51, 21 dicembre 1989, - documento - ) spiega che la Chiesa, fin dai primi secoli, ha combattuto contro metodi sbagliati di pregare.

  Due furono le deviazioni fondamentali: lo pseudo-gnosticismo che pretende dalla preghiera di ottenere una conoscenza superiore e il messalianismo che pretende di ottenere dalla preghiera la sensazione della presenza di Dio nell'anima.

 

Attualmente i metodi orientali cercano con la preghiera il vuoto mentale e l'annullamento dell'individuo in Dio. Ma la via cristiana dell'unione con Dio non è quella dell'annullamento.  

  L'uomo ha per volontà di Dio una sua individualità che tale rimane in eterno. Pertanto non è mai possibile un assorbimento dell'io umano nell'io divino, neppure nei più alti stati di grazia.

  Cristo ci dona se stesso e ci rende partecipi della sua natura senza sopprimere la nostra natura creata, senza annullare il nostro io personale nel mare dell'assoluto. L'unione perfetta dell'amante e dell'amato non annulla le identità di entrambi.

  S. Agostino, che è un maestro insigne di preghiera, dice che l'uomo deve abbandonare il mondo per entrare in se stesso, ma poi deve procedere oltre se stesso per affidarsi a Dio che è in noi ma ci trascende nel suo mistero.

 

Certe tecniche psico-fisiche possono produrre sensazioni di quiete, di pace, di gioia, di calore, ma queste sensazioni non hanno nulla a che vedere  con lo Spirito santo né con la preghiera: uno dei principali segni dell'autenticità della esperienza mistica consiste nel fatto che chi riceve un dono straordinario dello Spirito non lo cerca in nessun modo.

  Alcuni esercizi psico-corporei possono favorire la preghiera ma possono anche diventare un idolo, un impedimento a quello spirito d'infanzia richiesto dal Vangelo per raggiungere Dio.

  La preghiera cristiana autentica non si fonda su alcuna tecnica ma è sempre e soltanto dono di Dio ( cfr  ivi n. 8-28  ).

  Il vertice della preghiera è affidare se stesso nelle mani di Dio per riposarsi in Dio. Il gesto simbolico medioevale delle mani giunte per pregare è il gesto dell'affidamento del vassallo nelle mani del feudatario, il quale stringe e abbraccia con le proprie mani le mani giunte di chi si affida alla sua protezione.

 

Il Rosario, che è una pratica di preghiera nata nel medioevo e diffusa dai padri domenicani, ha le caratteristiche della preghiera completa che favorisce e la meditazione e l'affidamento.

  Infatti il silenzio  assoluto può distrarre più di un rumore e lo sforzo di concentrazione impedisce l'abbandono: il rosario riesce ad evitare entrambi questi problemi.

  Con il rosario i pensieri e le parole scorrono come guidati all'interno di un fiume  e noi riusciamo ad abbandonarci  e ad essere come sospinti, cullati e sostenuti da una misteriosa corrente  fatta di preghiere e misteri che diventa l'azione stessa di Dio.

  I denigratori del rosario affermano che esso ricorda preghiere pagane nelle quali viene impiegata una funicella di nodi. Ma l'essere umano è per natura un essere religioso e le analoghe manifestazioni della ricerca di Dio presso i popoli più diversi e le più diverse religioni sono, invece, dimostrazione dell'esistenza di un identico e universale bisogno che si esprime attraverso fenomeni simili: l'esperienza religiosa trova naturalmente quelle che sono le modalità più indicate per favorire l'abbandono e l'intimità.

  " Che esistano forme analoghe anche presso popoli primitivi è un argomento piuttosto a favore che contrario, perché denota che il modo di sentire, in ultima analisi, è uguale presso tutti gli uomini" ( F.Krenzer, Compendio della fede cattolica, ed. Massimo, Milano 1976, pag. 273).

  Nel Rosario c'è la meditazione della vita di Cristo e le parole sempre uguali che si ripetono continuamente, affinché non sia necessario badare eccessivamente ad esse "(...) diventano, per così dire, il letto di un fiume, nel quale i pensieri si possono più facilmente raccogliere. Il silenzio assoluto, a volte, può distrarre più di un rumore lento ed uniforme. Vi sono persone che riescono a concentrarsi meglio camminando.

  Naturalmente questi non badano ai singoli passi, come colui che recita il rosario non bada alle singole parole.(...) Se ci si lasciasse avvolgere completamente dal silenzio e soltanto lo spirito si sprofondasse nella meditazione, si potrebbe facilmente entrare nel mondo dei sogni. Le parole sante della preghiera sono come sponde verso le quali vanno continuamente a sbattere i nostri fugaci pensieri, per poi ritornare nuovamente al centro a ricostituire il loro flusso. A questo serve anche la corona; il conteggio delle Ave Maria avviene meccanicamente, senza badarvi. in tal modo si rimane liberi per l'essenziale. I grani grossi ci avvertono che un mistero è trascorso. Il rosario attacca, per così dire, i nostri pensieri alla - corda - o al - guinzaglio -. Se la nostra concentrazione si disperde, allora il duro grano nella mano serve da richiamo e noi ritorniamo di nuovo alla preghiera"F. Krenzer, ibidem, pag. 272-273 ).

 

2) La seconda concezione erronea sulla preghiera è quella di credere che non ci sia tempo di pregare o di pensare che la preghiera richieda sempre un tempo ideale e speciale che difficilmente può essere trovato.

La preghiera è la ricerca della unione con Dio e poiché il cristiano deve sempre cercare l'unione con Dio, egli deve sempre cercare di pregare.

  Questo significa che è indispensabile trasformare in preghiera ogni aspetto della vita ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2743 ).

  La vita di preghiera è la continua ricerca della presenza e della comunione con Dio in tutto ciò che facciamo: pensieri, parole, opere, gesti, ringraziamenti

 ( cfr Catechismo della Chiesa cattolica n. 2565, 2660).

  La preghiera è continua se in ogni cosa cerchiamo di fare la volontà di Dio: " pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie a Dio ( 1 Tes 5,17-18 ) .

  " L'unione con Dio non comprende solo gli esercizi di preghiera in senso proprio, ma anche il lavoro, lo studio, i rapporti familiari e sociali, il divertimento e la sofferenza, la vita e la morte. Occorre però evitare la dispersione e orientare tutto al Signore(...). Dio è in ogni persona, in ogni cosa, in ogni evento lieto o triste, ordinario e straordinario.

  Tutto è voluto o almeno permesso da lui. Tutto viene offerto a noi come un dono e una possibilità di bene. Se sappiamo riconoscere la sua presenza e accogliere la sua volontà, se facciamo ogni cosa nel modo migliore, con prontezza e pace interiore, la nostra vita diventa un dialogo permanente, una preghiera continua " ( CEI, La verità vi farà liberi, op. cit. n. 988, 989 ).

  Ogni cosa fatta per amore di Dio è preghiera ed è anche possibile in ogni momento ravvivare l'attenzione al Signore, anche per un istante, con la pratica delle giaculatorie, forme brevi e semplici da ripetere frequentemente: come, Dio aiutami, Ave Maria, sia fatta la tua volontà ecc.

  Nostro Signore ha voluto stabilire delle analogie fra i doni dello spirito e quelli del corpo. Egli ha voluto che il battesimo, il quale dona all 'anima la vita spirituale ( con i doni della fede, della speranza e della carità ) fosse simile alla vita che viene donata al corpo.

  Ha voluto che la comunione fosse per l'anima  un nutrimento spirituale analogo a quello che il nutrimento è per il corpo, ha voluto che esistesse un'analogia fra la capacità di difendere la fede, tipica della cresima, e la forza fisica che è necessaria per difendere il corpo.

  Ha voluto che la confessione fosse una medicina spirituale necessaria per guarire i mali dell'anima come la medicina naturale è necessaria per guarire i mali del corpo.

  Infine ha voluto che la preghiera fosse necessaria all'anima come il respiro al corpo                          ( cfr Catechismo della Chiesa cattolica n. 2697, 2742 ).

  Scrive san Francesco di Sales: " con l'adorazione noi parliamo a Dio e Dio reciprocamente parla a noi; aspiriamo a Lui e in lui respiriamo e vicendevolmente egli ispira noi e respira in noi"  ( cfr. Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, ed. Paoline, Torino 1987, pag. 765 ).

  Come la respirazione deve essere continua, così deve essere incessante la preghiera. Anche se non sempre abbiamo tempo per eseguire esercizi di respirazione, tuttavia dobbiamo respirare sempre. Allo stesso modo, anche se non sempre abbiamo tempo da dedicare alla preghiera pura, liberi da ogni attività, tuttavia dobbiamo continuare a pregare trasformando la vita in preghiera. “ -- Non ci è stato comandato di lavorare, di vegliare e di digiunare continuamente, mentre la preghiera incessante è una legge per noi “ ( Catechismo della Chiesa Cattolica n.2742 ) –

  - Pregare è sempre possibile: il tempo del cristiano è quello di Cristo risorto, che è con noi “tutti giorni ” ( Mt 28,20), quali che siano le tempeste. Il nostro tempo è nelle mani di Dio:

 E’ possibile, anche al mercato o durante una passeggiata solitaria, fare una frequente e fervorosa preghiera. E‘ possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia mentre vendete, o anche mentre cucinate - ( Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2743 ).

    Scrive Madre Teresa di Calcutta: “se stai cercando Dio e non sai da che parte cominciare, impara a pregare e assumiti l’impegno di farlo ogni giorno. Puoi pregare in qualsiasi momento, ovunque.  Non è necessario trovarsi in una cappella o in Chiesa. Puoi pregare al lavoro: il lavoro non deve necessariamente fermare la preghiera né la preghiera deve fermare il lavoro” (  Madre Teresa, con Lucinda Vardey, Il Cammino semplice, trad. italiana, p. 6, Mondadori, Milano 1995 )

 

  - Senza preghiera non riuscirei a lavorare nemmeno per mezz’ora. Mediante la preghiera ricavo la mia forza da Dio- ( ivi, p. 6 )

   Le altre due obiezioni erronee sono quelle sulla inutilità della preghiera e sul fatto che la preghiera sarebbe una fuga dalla vita.

  Se la preghiera è la ricerca della presenza e della comunione con Dio, l'assenza della preghiera è l'assenza di Dio ma l'assenza di Dio è propriamente l'inferno con tutto ciò che ne deriva. Lungo tutta la storia umana voler escludere Dio da tutta la vita o da qualche ambito della vita è l'origine di ogni male.

  L'esclusione di Dio produce la morte dell'uomo e provoca la divisione tra i fratelli. La Bibbia mostra che viene alterata la relazione fra l'uomo e la donna e poi la relazione tra i fratelli: Caino uccide Abele.

  L'esclusione di Dio dalla società, nell'episodio di Babele, provoca la distruzione della società stessa:" la creatura senza il Creatore svanisce", dice il Concilio Vaticano II  ( Gaudium et spes n. 36 ) e Cristo ammonisce: " (...) senza di me non potete fare nulla " ( Gv 15,5 ).  

  La preghiera è la ricerca della presenza e dell’unione con Dio perché l'uomo è un essere religioso,  per natura e per vocazione  ( cfr Catechismo della Chiesa cattolica n. 44 ).

  Religioso significa che è fatto per vivere in amicizia con Dio nel quale trova la propria felicità: poiché viene da Dio e va verso Dio, l'uomo non vive una vita pienamente umana se non vive il suo rapporto con Dio ( ivi n. 27, 44, 45 ).

  L'uomo è religioso per natura nel senso che il suo istinto religioso lo porta a cercare Dio con tutte le sue facoltà naturali. L'uomo è religioso per vocazione perché Dio stesso va incontro all'uomo e lo chiama per farsi conoscere ed amare ( cfr ivi n. 36, 27 , 28, 33, 35, 37, 38 ).

  La vera preghiera, poi, non è mai una fuga dalla vita, da tutto ciò che, in senso lato, può essere chiamato come il – lavoro – dell’uomo. Ora et labora, prega e lavora: questo è il compito del cristiano indicato dal San Benedetto da Norcia. Con la parola lavoro viene indicato tutto ciò che l’uomo riesce a costruire con la forza delle sue mani e del suo intelletto: dall’economia alla cultura, dalla politica all’arte, dalla scienza alla tecnica.

  Giovanni Paolo II insegna che – l’uomo è immagine di Dio, tra l’altro, per il mandato ricevuto dal suo Creatore di soggiogare, di dominare la terra. Nell’adempimento di tale mandato, l’uomo, ogni essere umano, riflette l’azione stessa del Creatore dell’universo.

  Il lavoro inteso come un’attività “transitiva”, cioè tale che, prendendo l’inizio nel soggetto umano, è indirizzata verso un oggetto esterno, suppone uno specifico dominio dell’uomo sulla “terra “ e a sua volta conferma e sviluppa questo dominio. E’ chiaro che col termine “terra”, di cui parla il testo biblico, si deve intendere prima di tutto quel frammento dell’universo visibile, del quale l’uomo è abitante; per estensione, però, si può intendere tutto il mondo visibile, in quanto esso si trova nel raggio d’influsso dell’uomo e della sua ricerca di soddisfare alle proprie necessità. Le parole “soggiogate la terra “ hanno un’immensa portata. Esse indicano tutte le risorse che la terra ( e indirettamente il mondo visibile ) nasconde in sé e che, mediante l’attività cosciente dell’uomo, possono essere scoperte e da lui opportunamente usate –

( Giovanni Paolo II, Laborem exercens, lettera enciclica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II suo lavoro umano, nel 90° anniversario dell’Enciclica Rerum Novarum, 14 settembre 1981, n .4 )

 

Dio non vuole che la preghiera sostituisca l'azione dell’uomo nel mondo visibile, il suo impegno e la sua responsabilità,  ma che preceda le opere, le accompagni e le concluda.

  Dio non vuole sostituirsi all'azione dell'uomo nel mondo visibile ma vuole servirsi della cooperazione delle creature. Dio, infatti, alle sue creature non dona solo l'esistenza ma anche la dignità di agire e di collaborare al suo disegno ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.306, 307 ).

  Una bellissima frase attribuita a S. Ignazio di Loyola e riportata dal Catechismo della Chiesa cattolica dice: " Dobbiamo pregare come se tutto dipendesse da Dio, e agire come se tutto dipendesse da noi " ( ivi n. 2834 ).

  Nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci Gesù volle, prima di intervenire, che ci fossero dei pani e dei pesci procurati dall'azione dell'uomo.

  Dio aspetta che ci sia una persona come Abramo, che segue prontamente la sua parola affidandosi completamente a Lui, per iniziare il dialogo di salvezza con gli uomini.

  Dio attende che ci sia una persona come Maria, che accetta con fede totale il suo progetto, per dare inizio all'incarnazione del Verbo.

  Dio agisce in questo modo: non vuole fare alcuna cosa se l'uomo non inizia a fare tutto ciò che rientra nelle sue possibilità.

  Quando Gesù sceglie gli apostoli, inizialmente li manda a predicare senza bisaccia, senza calzari, senza soldi: Egli vuole che vivano solo del vitto e dell’alloggio che verrà dato loro da coloro che, divinamente ispirati, li ospiteranno ( Mt 10,9 ) . Questo è solo un periodo temporaneo e speciale che Gesù concede agli apostoli, un periodo in cui Egli provvede direttamente a tutto ciò che serve loro affinché possano predicare senza alcuna preoccupazione, anche lecita, per le cose temporali, senza la preoccupazione di dover lavorare e neppure di dover comprare il necessario per mangiare: essi imparano, in questo modo ad affidarsi totalmente a Lui .

   Che si tratti di una fase straordinaria lo si deduce, infatti, da altri passi del Vangelo dove  si rileva, invece, che conservare il denaro e operare per procurarsi altri beni è conforme alla perfezione insegnata da Cristo:  si legge, per esempio, che Gesù aveva la borsa dei denari, affidata a Giuda, in cui venivano riposte le offerte a Lui fatte e che – i discepoli andarono in città a comperare da mangiare -

   Nell’imminenza della passione molte delle concessioni speciali che Gesù aveva fatto agli Apostoli vengono tolte: - ma ora chi ha un sacco lo prenda; così pure la bisaccia e chi non ha spada venda il mantello e ne compri una”- ( Lc 22,35 ).

  Dopo questo periodo speciale, in cui Gesù era fisicamente presente ed educava e assisteva gli apostoli, così come un padre educa e assiste i figli quando sono piccoli, i discepoli dovranno occuparsi personalmente della loro vita, dovranno lavorare ( quando non troveranno comunità di laici disposti a mantenerli affinché possano dedicarsi totalmente a diffondere il messaggio di Cristo e la sua grazia agli uomini  ) e dovranno anche difendersi se sarà necessario: a loro dovrà bastare la grazia, anche perché San Paolo insegna che la virtù si rafforza nella debolezza.

   Dio non si sostituirà al loro lavoro e alle loro fatiche, ma li aiuterà spiritualmente nelle loro opere,  – moltiplicandone- i risultati solo quando lo riterrà opportuno

( cfr San Tommaso D’Aquino, Summa Teologica,, I –II, q. 108, a. 2; II-II, q. 185, a. 6, ad 2, q. 188, a. 7, ad 5 ).

   Dio aiuta il cristiano che – prega e lavora – con un’azione che può essere definita  sussidiaria: Dio non è mai assente, non lascia fare come fosse un puro osservatore, nello stesso tempo Egli non fa direttamente sostituendosi al libero agire degli uomini, ma li aiuta a fare.

  Questa azione sussidiaria  consiste in un sostegno spirituale – la grazia -, cioè in una forza che illumina la mente e incoraggia la volontà, facendoci amare la strada da percorrere, ma senza sostituirsi all’impegno che dobbiamo profondere.

  Un secondo aspetto dell’azione di Dio consiste nella Provvidenza la cui esistenza ( diceva il filosofo tomista Cornelio Fabro ) è dimostrata dagli effetti non prevedibili e non misurabili che nascono dalle nostre – povere – opere.

   Santa Giovanna D’Arco discerne con sorprendente lucidità la differenza fra l’azione temporale degli uomini e la Provvidenza di Dio:- Agite, e Dio agirà”, ella dice ai soldati che la seguono. 

 Senza dubbio in nessun’altra occasione ella si è meglio espressa su questo punto che in occasione del processo di Poitiers, sul quale non possediamo altre informazioni all’infuori dei ricordi del domenicano Seguin. Ma quel ricordo è rimasto vivo nella memoria del frate predicatore che, a distanza di vent’anni, si ricorda ancora quanto fu colpito dalla risposta di Giovanna. Un suo confratello teologo, incaricato di interrogarla, le disse: “ La voce ti ha detto che Dio vuole liberare il popolo di Francia dalle calamità in cui versa. Ma se Egli vuole davvero liberarlo, allora non è necessario disporre di uomini armati”. Al che Giovanna rispose: “ In nome di Dio, gli uomini in armi daranno battaglia, e Dio darà la vittoria”. Di questa risposta, conclude frate Seguin, il teologo “ si ritenne soddisfatto “-

 ( Régine Pernoud, La spiritualità di Giovanna D’Arco, trad. italiana, presentazione di Inos Biffi, pp. 49-50, Jaca Book, Milano 1998 ).

 

 

Appendice sui sacramentali

 

I sacramentali sono forme di preghiera che imitano i sacramenti perché si concretizzano in un segno o si - incarnano - in un oggetto o usano la materia utilizzata nei sacramenti ( acqua benedetta, olio benedetto ) chiedendo le grazie del sacramento che imitano.

  I doni della creazione e della salvezza sono - benedizioni - di Dio: la parola di Dio , il Verbo, ha creato il - bene - ( bene dicere ) e il – bene - di ogni cosa consiste nell'essere secondo la propria natura e nel raggiungere il proprio fine naturale.

  Quando persone o cose vengono benedette significa che su di esse viene invocato l'intervento di Dio affinché aiuti a valorizzare pienamente secondo il suo disegno le cose, gli ambienti, le esperienze proteggendoli dal male e indirizzandoli al loro giusto fine  ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1078, 1671, CEI,  La verità vi farà liberi, op. cit.  n. 661 ).

   Nostro Signore Gesù Cristo pronuncia una benedizione prima di moltiplicare i pani  ( Mt 14,19 ), prima di distribuire il pane divenuto il suo corpo ( Mt 26,26 ), prima di spezzare il pane ad Emmaus ( Lc 24,30). Il suo ultimo atto è la benedizione che lascia alla sua Chiesa ( Lc 24,51 ).

  La benedizione è una preghiera la quale chiede a Dio che le sue - benedizioni - rimangano tali e cioè che i doni della creazione vengano protetti dal male e valorizzati pienamente secondo il suo progetto .

  La benedizione è una preghiera e non un atto magico. Nell'atto magico si attribuisce alle parole e al rituale una forza che ottiene un risultato concreto. Nel caso della preghiera di benedizione il risultato dipende da Dio e dalla disposizione di fede e, come in ogni preghiera, Dio interviene ma non sempre secondo la nostra volontà e nella maniera che egli sa essere più utile per la nostra salvezza.

  Ogni preghiera di benedizione viene accompagnata dal segno della croce che è il simbolo della professione di fede nel Dio uno e trino e nella redenzione ed è un segno di affidamento a Cristo.

  I genitori benedicono i figli e colui che fa il segno della croce benedice se stesso ( cfr F. Krenzer, op. cit., pag 293 ).

  Alcune benedizioni sono riservate ai ministri ( acqua benedetta, olio benedetto ). Gli oggetti benedetti, come le catenine che si portano al collo, non sono dei talismani che hanno una virtù propria. Gli oggetti benedetti sono preghiere incarnate in un oggetto e, come in ogni preghiera, ciò che conta è la disposizione di fede: anche solo baciando o toccando con fede l'oggetto benedetto si partecipa alla preghiera che, a nome della Chiesa,  è stata fatta su di esso, si ripete, dunque, un atto di affidamento a Dio.

La potenza dei sacramentali deriva dalla libera volontà di Dio e dalla fede di chi li usa: chi usa i sacramentali deve partecipare con fede alla preghiera della Chiesa.

  L'acqua benedetta e l'olio benedetto, ad esempio, sono preghiere della Chiesa  incarnate in un oggetto ( l'acqua o l'olio ) che chiedono le grazie del sacramento che imitano. Lo scopo dei sacramentali è quello di preparare gli uomini a ricevere il frutto dei sacramenti e di santificare le varie circostanze della vita accompagnandole con la preghiera della Chiesa   

( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1677 ).

  Tra i sacramentali rientra l'esorcismo pubblico che è una particolare preghiera di liberazione, fatta da un ministro della Chiesa a nome della Chiesa, che usa formule e segni stabiliti dalla Chiesa per liberare dal maligno coloro che ne sono posseduti.  Nell'esorcismo pubblico, riservato al ministro incaricato dal Vescovo, vengono usate parole di forma imperativa nei confronti del demonio, cioè l'esorcista ordina direttamente al demonio, a nome della Chiesa e con l'autorità di Cristo, di lasciare la persona posseduta. Esistono anche forme di esorcismo privato ( come l'esorcismo di Leone XIII ) consigliate a tutti i cristiani  ma  con il divieto di usare tale esorcismo privato  in forma di esorcismo pubblico e cioè su altre persone o insieme ad altre persone senza la presenza del sacerdote autorizzato. ( cfr  Sacra Congregazione per la dottrina della fede , lettera agli ordinari del 29 settembre 1985, Enchiridion Vaticanum, IX, 1615, 1617 ): bisogna ricordare che, tra le forme più potenti di esorcismo, va annoverata, in primo luogo, la partecipazione alla Santa Messa e, poi, il Santo Rosario.

  Sia gli esorcisti che i posseduti non devono, come in ogni situazione di sofferenza, pretendere di conseguire risultati ad ogni costo ma accettare umilmente e fiduciosamente ciò che Dio, nella sua provvidenza, permette o dispone

 ( cfr  CEI, La verità vi farà liberi, op. cit.  n. 385, 386,387 ).

  Bisogna ribadire e sottolineare che i sacramentali sono utili ma sono e restano delle forme di preghiera che servono per cercare la comunione con Dio, per santificare ogni circostanza della vita e per preparare gli uomini a ricevere il frutto dei sacramenti.

  I sacramenti, invece, sono segni sensibili ed efficaci della grazia divina ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1131 ), forze che escono dal corpo di Cristo, sempre vivo e vivificante ( cfr ivi, 1116 ), che agiscono per il fatto stesso che l'azione viene compiuta.

  Tuttavia i frutti elargiti dai sacramenti dipendono anche dalle disposizioni di fede di chi li riceve e dal suo libero arbitrio ( cfr ivi 1128, cfr Pio X, op. cit. n. 533 ): indispensabile, per ricevere un dono e farlo fruttificare, è la volontà almeno implicita di accoglierlo e di utilizzarlo ( cfr Giacomo Biffi, Io credo, breve esposizione della dottrina cattolica, Jaca Book, Milano 1989, n. 2106, p.  90 ).

  I sacramenti, dunque, sono forze vive che escono dal corpo di Cristo, essi sono superiori all’esorcismo: l’esorcismo è solo un sacramentale e i sacramentali servono per preparare gli uomini a ricevere il frutto dei sacramenti.

 Come deve fare il cristiano per difendersi dal male che proviene dalle forze preternaturali e quando si deve ricorrere all’esorcismo? Di fronte al male che proviene dal mondo degli spiriti la terapia non può essere che spirituale.

  La migliore terapia, insegna la Chiesa, è la prevenzione la quale consiste nel vivere in stato di grazia: la preghiera ed i sacramenti danno ogni aiuto per combattere contro il male che proviene dagli angeli decaduti.

  Ordinariamente, l’influsso nefasto del demonio viene esercitato attraverso le tentazioni mediante le quali il diavolo cerca di ingannare gli uomini facendo loro credere che la felicità si trovi nel denaro, nel potere, nei piaceri momentanei e disordinati della carne.

  Inganna gli uomini cercando di persuaderli che non hanno bisogno di Dio e che sono autosufficienti, senza bisogno della grazia e della salvezza. Inganna gli uomini diminuendo e, anzi, facendo scomparire il senso del peccato, sostituendo alle legge di Dio come criterio di moralità, le abitudini o le convenzioni della maggioranza. Attraverso questa continua opera di confusione, cerca di convincere gli uomini che la libertà consiste nel fare quello che si vuole.

  In qualche caso l’azione straordinaria degli angeli decaduti può giungere, con il permesso di Dio e dei suoi misteriosi disegni di giustizia e di amore - solo Dio, infatti, può ricavare il bene dal male - ad attuare varie forme di violenza fisica e psichica: la vita di molti santi ha presentato queste modalità straordinarie di violenza demoniaca.

  In questi casi, quando l’individuo si è allontanato dalla grazia di Dio o è impossibilitato a pregare e a ricevere i sacramenti, tutti i segni sacri istituiti dalla Chiesa  - il segno della croce, le benedizioni, gli oggetti benedetti, l’acqua benedetta, l’olio benedetto, le reliquie dei santi, le immagini sacre, lo stesso suono delle campane benedette,  la Sacra Scrittura,  gli esorcismi -, il cui scopo è quello di preparare gli uomini a ricevere il frutto dei sacramenti e di santificare le varie circostanze della vita ( cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1677 ), servono per smascherare l’eventuale azione demoniaca e per dare all’individuo la possibilità di utilizzare la sua libertà in modo da poter  ricevere l’aiuto della grazia sacramentale ( cfr  Presentato dal Card. Medina Estévez il nuovo rito degli esorcismi del – Rituale Romanum -, Un’espressione importante della lotta contro il maligno, L’Osservatore Romano, Edizione settimanale n. 6 ( 2952 ), 12 febbraio 1999 p. 7 ).

  Giova ripetere che i sacramentali non vanno confusi con i talismani: vanno considerati come preghiere della Chiesa che si concretizzano in un segno, si  – incarnano – in un oggetto ( oggetti benedetti )  o usano la materia utilizzata nei sacramenti ( acqua benedetta, olio benedetto ) per chiedere, insieme alla preghiera di tutta la Chiesa, le grazie del sacramento che imitano.

  Anche il tenere in onore le reliquie dei santi e le loro immagini rappresenta una forma di preghiera a Dio attraverso la richiesta di intercessione dei Santi: il cristiano non dimentica che il corpo di colui che nella vita terrena fu unito a Dio è stato tempio vivo dello Spirito Santo ( cfr 2 Re 13,20 – 21 2 Re 4, 32 – 37  ; At 19,11-12; Lc 8,44 - 47 ).

 Negli atti magici si attribuisce alle parole, al rituale o ai talismani una forza propria che ottiene un risultato concreto. I sacramentali, invece, sono solo forme di preghiera ed il risultato dipende da Dio e dalla disposizione di fede: come in ogni preghiera, Dio interviene ma non sempre secondo la nostra volontà e nella maniera che Egli sa essere più utile per la nostra salvezza. Anche se i sacramentali non sono sacramenti, tuttavia, in quanto segni sacri essi non possono non disturbare l’azione degli Angeli decaduti.

Quando l’individuo, pur ricevendo i sacramenti, resta disturbato, bisogna supporre, oltre all’azione degli angeli decaduti, che Dio può permettere in vista di un suo misterioso piano provvidenziale, anche i disturbi della sfera psichica.

  Non bisogna confondere la parte materiale della psiche con l’anima. La parte materiale della psiche è una sorta di archivio pieno di memorie da cui partono emozioni che non dipendono dalla nostra volontà. La Chiesa cattolica insegna che disagi e malattie di ordine psichico possono essere affrontati e curati con la psicoterapia.

  La psicoterapia è per la psiche ciò che la fisioterapia è per l’apparato locomotore: un uomo che è rimasto privo, per esempio, dell’uso della gambe, ha bisogno della grazia di Dio, che è una forza che illumina e incoraggia, che dà la volontà di guarire e la motivazione per sopportare, ma ha bisogno anche delle cure e delle fisioterapie adatte per il corpo: lo stesso vale per la psiche.

  La psicoterapia, purché sia rispettosa della legge di Dio, ( ed è consigliabile farsi curare da uno psicologo cattolico )- è essenzialmente un processo di crescita, cioè un cammino di liberazione da problemi infantili, o comunque passati, e di promozione dell’individuo alle capacità di assumere identità, ruolo, responsabilità- ( Pontificio Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari, Carta degli operatori sanitari, Città del Vaticano 1994, p. 77 ).

  Lo psichiatra cattolico Ermanno Pavesi, professore di antropologia psicologica alla Gustav-Siewerth Akademie in Germania,  ricorda  che la teologia cattolica, con il suo discernimento degli spiriti, ha cercato di analizzare origine e natura di certi contenuti psichici che spingono l’uomo ad agire. San Bernardo elenca sei differenti - spiriti    –  intendendo per spiriti le entità intrapsichiche - che premono sul comportamento umano: lo spirito divino, angelico, diabolico, umano, del mondo e della carne (intendendo per carne il vasto mondo del subconscio: dalle ghiandole alla parte vegetale e animale della psiche da cui originano sensazioni e fantasie che sfuggono al controllo diretto della volontà e della coscienza, da cui originano immagini che abitano in noi senza che noi ne serbiamo un ricordo cosciente, da cui originano attrazioni, repulsioni, aggressività e affettività che ci influenzano e che non dipendono dalla nostra volontà).

  Tra tutte le possibili influenze – naturali, preternaturali e sovrannaturali – è difficile riconoscere il vero movente del comportamento umano o l’origine di certe fantasie e il vero pericolo, dice Pavesi, consiste nel semplificare il problema riducendo tutto a una sola causa. Se gli psicologi materialisti interpretano tutti i fenomeni in modo esclusivamente psicologico, vi è anche il rischio di interpretare in chiave demonologica comportamenti che hanno come movente lo  spirito  umano o lo  spirito della carne ( cfr  Ermanno Pavesi, Magnetismo animale, ipnotismo, psicologia del profondo, in Lo spiritismo, a cura di Massimo Introvigne, editrice Elle di Ci, p. 116, nota n. 10, Torino 1989).

 

Nota sul modo di agire dello spirito diabolico

 

- Il demonio agisce come un capitano o capo d'esercito, che piantando il suo accampamento e osservando le forze o disposizione di un castello, lo assale dalla parte più debole. Allo stesso modo il nemico della natura umana, girandoci attorno incessantemente, osserva da ogni parte ciascuna delle nostre virtù e quando ha scoperto in noi il lato più debole e meno protetto dalle armi della salvezza, là ci attacca e cerca di riportare su di noi completa vittoria -   (Sant'Ignazio di Loyola )

 

 Scrive Egon von Petersdorff, - ex occultista e parapsicologo convertitosi al cattolicesimo,  considerato il più grande demonologo del nostro secolo - :

 

“ Fantasia, passioni, istinti e memoria sono il campo d'azione preferito dai demoni, perché qui possono operare non avvertiti, in un primo tempo, dall'intelletto e dalla volontà. Così è loro possibile, per esempio, ricomporre in modo nuovo immagini sensibili preesistenti, sopprimendo un particolare, accentuandone un altro: fare insomma, come fa il fotografo quando ritocca le fotografie; non possono però produrre nuove immagini, come per esempio fare apparire nella fantasia di un cieco nato le immagini proprie di chi ci vede.

  Possono inoltre attenuare o spegnere la coscienza della colpa, oscurando le immagini corrispondenti impresse nella memoria; viceversa possono suscitare un falso senso di colpa, mettendo in forte evidenza un peccato passato, magari solo immaginario, e stornando l’attenzione dall’idea del perdono già ricevuto con la confessione e la penitenza: ed ecco nascere così scrupoli che sembrano inestirpabili. Oppure possono rievocare e far sorgere dalla memoria, sotto forma di apparizioni fantastiche, le immagini di persone defunte già venerate e così far risuonare nella fantasia voci illusorie, che vengono scambiate per “messaggi dell’aldilà”. Solitamente però questi messaggi ( ed ecco un importante segno distintivo ! ) contrastano, da principio solo un po’ e dopo sempre più spesso e più apertamente, con l’insegnamento della Chiesa.

  Ciò può accadere anche nel sonno naturale come pure nel sonno artificiale detto trance: in entrambi i casi dunque fuori dal controllo della mente e della volontà.

  Altrettanto si deve dire infine, in modo ancora più particolare, del cosiddetto “subcosciente”, nel quale rientra anzitutto quello che la memoria ritiene sì, ma senza averne chiara coscienza, e poi, (…) tutto ciò (…) che, cacciato via dal piano della coscienza, ha trovato rifugio in un piano inferiore, detto della subcoscienza. Qui i demoni possono lavorare indisturbati, facendo nascere dai desideri ( rimossi: ndr ) (…) dei complessi e facendo poi in modo che questi complessi (…) acquistino sempre maggior risalto, fino allo stadio finale ( e non è caso raro) di una malattia mentale grave (…)-

 

( Egon Von Pertsdorff, Demonologia, le forze occulte di ieri e di oggi, traduzione di Giuseppe Magna, invito alla lettura di Massimo Introvigne, prefazione di Pietro Cantoni, pp.111-112, Leonardo, Milano 1995 )

 

“ La semplice tentazione è la forma più comune di cui si serve il demonio per esercitare la sua nefasta  azione sul mondo. Nessuno ne va esente (…). Variano le forme, aumenta o diminuisce l’intensità, ma il fatto della tentazione rimane. L’ossessione (…) si distingue per la sua violenza e durata. L’ossessione può essere interna ed esterna. La prima si rivolge alle potenze interiori, in modo particolare all’immaginazione, provocando impressioni intime. La seconda tende ai sensi esterni (…). E’ raro che l’esterna si trovi sola, dal momento che il tentatore mediante i sensi intende turbare la pace dell’anima. Tuttavia le vite dei santi ci offrono esempi in cui ai più furiosi attacchi di ossessioni esterne si accompagnava la più serena pace dell’anima.. (…) L’ossessione interna può prendere gli aspetti più diversi. Alcune volte si manifesterà in forma di idea fissa sulla quale sembrano concentrarsi tutte le energie intellettuali; altre volte in forma di immagini e rappresentazioni tanto vive, che si impongono con la forza delle più toccanti e assorbenti realtà; ora causa una ripugnanza quasi insuperabile per i doveri del proprio stato, ora fa desiderare con ardore ciò che è proibito, ecc.(…)  L’ossessione può avere origine anche dalla propensione naturale dell’ossesso che offre a Satana il punto debole per attaccarlo. Questa ragione non vale per le ossessioni esterne, che non hanno nulla a che vedere col temperamento di colui che le patisce; ma è importante per le ossessioni interne, che trovano il terreno favorevole in un temperamento melanconico e incline agli scrupoli, alle inquietudini, alla tristezze. In ogni caso, l’ossessione, per quanto violenta, non priva mai il soggetto della sua libertà, e con la grazia di Dio può sempre essere vinta “

( Antonio Royo Marìn, o. p., Teologia della perfezione cristiana, trad. italiana, pp.389-394, ed. paoline, Cinisello Balsamo ( Milano ) 1987

 

La Vergine di  Medjugorje a Mirjana:

“  Era necessario che tu sapessi che Satana esiste. Egli ha il permesso da Dio di provare la Chiesa, ma non la

distruggerà. Quando saranno realizzati i segreti affidati a voi, il potere di Satana sarà distrutto. Ora è diventato aggressivo, distrugge i matrimoni, mette litigio fra i sacerdoti, ossessiona le persone… Perciò proteggetevi da lui con la preghiera, col digiuno; innanzitutto con la preghiera comunitaria. Portate con voi i segni sacri e nelle vostre case rinnovate l’uso dell’acqua benedetta. Satana non può nulla contro coloro che hanno fede ferma in Dio”

( cfr Patrizia Lori, Un evento per immagini, Medjugorje, p. 28, ed. Bertoncello, Cittadella ( Padova ) 1985 )

 

 

Le Preghiere di Consacrazione

 

  Sempre all'interno della preghiera e delle sue forme bisogna spiegare la differenza che esiste fra la consacrazione sacramentale e le preghiere di consacrazione. Per sacro si intende tutto ciò che è riferito a Dio. Consacrare qualcuno significa renderlo sacro e cioè farlo partecipe della vita di Dio.

  La consacrazione fondamentale è quella che si riceve con il battesimo e con la cresima. Il battesimo ci rende partecipi della vita divina  cioè ci dona il potere o capacità della vita spirituale con i doni della fede, della speranza e della carità. La cresima o confermazione ci dona il potere o capacità  di difendere e testimoniare la fede. Attraverso il battesimo e la cresima si diventa sacerdoti, si tratta del sacerdozio comune dei fedeli da non confondere con il sacerdozio ministeriale: infatti sacerdote è colui che è stato fatto sacro.    

  Altre consacrazioni particolari di tipo sacramentale sono, poi, quelle del matrimonio e dell'ordine sacro ( cfr Catechismo della Chiesa cattolica n.1535 ).

  Tutte le altre forme di consacrazione come quelle all'Immacolata, a San Francesco di Assisi, a San Giuseppe eccetera, sono solo forme di preghiera, richieste di aiuto ai santi che sono amici di Dio. Il cristiano non può pregare i santi per se stessi, ma solo affinché questi intercedano presso Dio. Solo Dio è autore delle grazie, i Santi sono solo creature di Dio che godono della sua amicizia e che possono pregare per noi.

  Consacrarsi ad un Santo è una disposizione interiore, una richiesta di aiuto, un atto di affidamento alla sua guida e alle sue preghiere per mantenersi nella consacrazione a Dio ricevuta con il battesimo.

 

Il dogma della comunione dei santi, la speciale venerazione riservata a Maria e il Santo Rosario

 

Il dogma della comunione dei santi spiega che le preghiere, i  sacrifici e i meriti di coloro che sono in grazia di Dio possono andare anche a beneficio degli altri che sono in tale stato di grazia: la comunione dei santi è per l'anima ciò che le trasfusioni di sangue sono per il corpo.

  L'Adorazione è riservata solo a Dio, cioè solo Dio può e deve essere amato per se stesso. I santi, invece, non possono essere amati per se stessi ma solo in quanto creature di Dio che sono in amicizia con Lui e che possono pregare Dio per noi: questo atteggiamento viene definito venerazione. Venerare significa onorare e cioè ascoltare, imitare e rispettare chi è migliore di noi e chiedere il suo aiuto. La Regina dei santi è Maria che, in quanto Madre di Gesù, per prima ha ricevuto Dio dentro di sé e per prima è stata assunta in cielo anche con il corpo. La Chiesa insegna che una specialissima venerazione è riservata a Maria la quale intercede sempre presso il Figlio per noi peccatori: per volontà di Dio, Maria intercede presso Gesù ( cfr Gv 2,3-11; cfr Lc 1,41-44 ). 

  Questa speciale venerazione è testimoniata dalla preghiera del Rosario dove si Prega Dio chiedendo aiuto a  Maria ( cfr San. Pio X, op. cit., n. 340-341-338-368-369-370-371  ).

    Maria è un dono del Signore, un segno della sua vicinanza, della sua misericordia, del suo amore, della sua continua e premurosa assistenza.

   Il Santo Padre Giovanni Paolo II insegna che alla preghiera del Rosario hanno attribuito grande importanza tanti suoi predecessori (  cfr Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, lettera apostolica all’Episcopato, al Clero e ai fedeli sul Santo Rosario, 16 ottobre 2002, n. 2 ).

  La Vergine Santa esercita attraverso questa preghiera la sua premura materna, quella premura materna alla quale il Redentore moribondo affidò, nella persona del discepolo prediletto, tutti i figli della Chiesa: - Donna, ecco il tuo figlio ! -  ( Gv 19,26 ) ( cfr idem, n. 7 ).

  Maria Santissima è il modello della contemplazione, recitare il Santo Rosario significa contemplare Cristo con gli occhi della Madre, imparare Cristo da Maria, conformarsi a Cristo con Maria, supplicare Cristo con Maria, annunciare Cristo con Maria (cfr ibidem, cap. 1).

  Il Rosario non solo non si oppone alla liturgia, ma le fa da supporto, perché la introduce e la riecheggia, consentendo di viverla con pienezza di partecipazione interiore, raccogliendone frutti nella vita quotidiana ( Cfr ibidem, n. 4 ).

  Il Rosario si pone nel più limpido orizzonte di un culto alla Madre di Dio, quale il Concilio Vaticano II l’ha delineato: un culto orientato al centro cristologico della fede. Per tale motivo, se riscoperto in modo adeguato, il Rosario è un aiuto all’ecumenismo ( Cfr Ibidem, n. 4 ).

  Il Santo Rosario è soprattutto un aiuto efficace per ottenere la pace perché recitare il Santo Rosario significa immergersi nella contemplazione del mistero di Cristo che è la nostra vera pace: pace nel cuore, pace in famiglia, pace fra gli uomini, pace fra i popoli ( cfr ibidem, n. 6 )

 

B. M. Bruti