SCHIMONACO ILARION EREMITA
"SULLE MONTAGNE DEL CAUCASO": INSEGNAMENTI SUL SANTO NOME DI DIO E DI GESU'

 

 


Premessa di  Ilarion Alfeev di Kerc

All'inizio del secolo scorso la pubblicazione di un libro dell'eremita Ilarion  Sulle montagne del Caucaso  scatenò dibattiti infuocati tra i monaci russi del Monte Athos e un'ampia discussione nella stessa società russa prerivoluzionaria.
Condannate dalle autorità della Chiesa russa e all'origine dell'espulsione di centinaia di monaci russi dall'Athos, le tesi attorno al Nome di Dio contenute in quell'opera appartengono invece al patrimonio aureo della letteratura spirituale ortodossa, assieme ai più noti Racconti di un pellegrino russo.
La questione, sollevata al concilio di Mosca del 1917-1918, rimane sino ad oggi aperta. L'unica differenza è che all'inizio del XX secolo la teologia russa non disponeva di quella riflessione filosofica che le avrebbe consentito di risolvere la controversia sulla venerazione del Nome di Dio in spirito autenticamente ortodosso. Ma ora questa base esiste: i lavori di Florenskij, Losev e Bulgakov aprono una prospettiva assolutamente nuova per lo studio di questo tema e consentono di considerare tutta la problematica dell' imjaslavie a un livello più profondo.
Dopo novant'anni, è anche possibile dare una valutazione adeguata alle figure coinvolte nella controversia, da una parte e dall'altra della barricata. Basterebbe notare che molti di coloro che presero le parti degli onomatodossi sono ora canonizzati, e molti altri, come padre Pavel Florenskij, morirono martiri dopo la rivoluzione. Lo stesso Ioann di Kronstadt, cui si deve la formula "il Nome di Dio è Dio", è stato proclamato santo. Al contrario, il più attivo oppositore dell' imjaslavie, il metropolita Antonij, costretto a lasciare la Russia, avrebbe guidato in esilio il cosiddetto "scisma di Karlovci", tuttora in essere, e negli ultimi anni avrebbe sostenuto idee sostanzialmente eretiche sulla dottrina dell'espiazione.
Ovviamente, il destino personale dei partigiani o dei detrattori dell' imiaslavie non dice ancora nulla della sua correttezza dottrinale. E tuttavia mi sembra significativo che alcuni dei sostenitori della venerazione del Nome di Dio siano ora davanti al trono di Dio, nella schiera dei nuovi martiri e confessori russi.


SCHIMONACO ILARION EREMITA: "NEL SUO SANTO NOME IL SIGNORE GESÙ DIMORA IMMUTABILMENTE"


Di quale indicibile altezza e onore è stato reso degno il genere umano nella sua vita terrena, perché Cristo Signore ci offre la beatitudine celeste, che consiste proprio nella comunione con lui, dicendo: "Rimanete in me e io in voi" (Gv 15,4).
Ma rimanere in lui non ci è possibile se non nella preghiera, unendo la mente e il cuore con il suo santo Nome, nel quale egli stesso è presente con il suo essere santissimo
.Ecco un dogma veritiero: "Tre sono i testimoni nel cielo; il Padre, il Figlio e lo Spirito santo, e questi tre sono uno" (cf. 1Gv 5,8). Come il Figlio di Dio, nel suo essere divino preesistente, nato dal Padre prima dei secoli, uguale al Padre e di una stessa sostanza con lui, è immutabilmente presente in tutta la pienezza del suo essere divino nella santa eucaristia, nelle chiese cristiane, così egli dimora integralmente nel suo santo Nome con tutte le sue perfezioni e tutta la pienezza della sua divinità.

 

Noi crediamo e riconosciamo che il Signore interamente e integralmente è presente in tutti i luoghi del suo dominio; non c è istante di tempo o il più piccolo tratto di spazio in cui egli non ci sia. Ma tutta la terra e il cielo sono pieni della sua presenza, così che proprio allo stesso modo bisogna indubbiamente credere, comprendere e sentire, che anche nel suo santo Nome il Signore Gesù Cristo dimora immutabilmente con i suoi infiniti attributi divini.

 

Nei cieli il Signore mostra apertamente la sua gloria eterna ... alle anime beate dei suoi santi nella misura delle loro possibilità. In terra nelle chiese si rende presente sensibilmente ai credenti nei sacramenti.

Allo stesso modo anche nel suo santo Nome il Signore rivela la sua presenza a coloro che lo amano e portano nel cuore il suo santissimo Nome, nel quale comunicano alla sua santità, beatitudine e vita eterna. Solo questi eletti di Dio, che hanno raggiunto l'autentica unione con il Signore Gesù Cristo attraverso l'incessante preghiera nel suo santissimo Nome, possono testimoniare innanzi a tutto il mondo che il Nome del Signore Gesù Cristo è egli stesso, il dolcissimo Redentore nostro, con tutte le sue divine e infinite proprietà, qualità e perfezioni e con tutto il suo amore senza limiti, che è riversato su ogni creatura, e lo attestano non con immaginazioni intellettuali, ma sulla base del senso del cuore, pervaso dalla grazia di Cristo.

 

Il nome "Gesù" era custodito nell'eternità in seno al consiglio dell'inconoscibile Dio, prima ancora della sua manifestazione al mondo; e quando si fu manifestato, sparse la sua fragranza su tutto l'universo e fece scendere sulla terra pace e benedizione. Tutta la creazione trema a questo Nome, come innanzi al suo Signore e Creatore ... fuggono i demoni atterriti, trasaliscono le potenze infernali; in esso si rallegrano i terrestri, esultano le nature angeliche ...

Così il santissimo Nome di Gesù, portato dall'arcangelo Gabriele sulla terra come nome della Parola, era custodito dall'eternità nel mistero della Trinità divina. Dall'eternità nei cieli Unico Dio: Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito santo. E se là preesisteva il nome "Gesù" allora anch'esso è Dio, perché nello spazio divino non vi può essere nulla di creato.

 

Questo Nome salvifico di Gesù prima di tutti i secoli nel consiglio della Trinità era predisposto, scritto e fino ad oggi custodito a nostra salvezza, quale inestimabile gioiello tratto dai tesori celesti per riscattare tutto il genere umano…

L'inconoscibile potenza (sila) del Nome di Gesù nel Consiglio dell'Eterno, come in un vaso fu conservata; e come dai cieli sulla terra apparve questo Nome, come mirra aromatica la fragranza della grazie ... ricolmò l'universo: e ogni lingua ora proclama "Gesù Cristo Signore a Gloria del Padre" ... In questo Nome altissimo di Gesù ogni ginocchio si pieghi di celesti, terrestri e inferi (cf. Fil  2,9-11) ... Ti veneriamo con amore, o dolcissimo Nome di Gesù! Ci inginocchiamo pieni di ardore al tuo Nome, o dolcissimo e misericordioso Gesù! Lodiamo l'altissimo tuo Nome, o Gesù!

 

Nel Nome di Gesù Cristo... come è contenuta tutta la nostra fede cristiana, così è contenuta ogni preghiera della chiesa e tutta la pietà. Esso è la radice e il fondamento di tutto questo.

Nel Nome di Gesù è contenuta ogni cosa ... Se allontanassimo da noi il Nome di Gesù Cristo, tutto verrebbe meno: la fede cristiana, la chiesa, le preghiere liturgiche, e tutti i sacramenti e i riti ... e il vangelo stesso. Così si deve intendere anche riguardo all'uomo: se in lui non vive Gesù Cristo con la sua energia di grazia, allora non vi è in lui nulla di spirituale, ma si muove solo una vita psicofisica secondo gli elementi di questo mondo, poiché la radice e l'illimitata pienezza della vita spirituale è Gesù Cristo, che dobbiamo amare più della nostra stessa vita; con tutte le forze, per tutta la vita, dobbiamo cercare di tenere in alto nel nostro cuore il suo nome temibile, così che vi si radichi, e ne divenga il principio attivo e il Signore. Affinché, nelle parole dell'Apostolo, "non noi viviamo, ma viva in noi Cristo" (cf. Gal 2,20).

Tutta la devozione cristiana confluisce nel Nome di Gesù Cristo, che per questo si chiama "sì e amen", come perfezionatore di tutte le preghiere che da terra salgono al cielo ... e anche di suppliche, ringraziamenti, lodi, dei sospiri del cuore, fede, speranza, carità, in una parola tutto il contenuto della vita spirituale si trova nel Nome del Signore Gesù Cristo.

 

Ascendendo al cielo, egli lascia sulla terra il suo onnipotente Nome, pieno di grazia e di verità, annunciando che al suo Nome appartengono quella stessa potenza divina, energia e proprietà presenti in lui stesso, Dio onnipotente. Nell'ultimo colloquio con i suoi discepoli, salendo con loro sul monte degli Ulivi, da dove sarebbe stato assunto in cielo con il suo purissimo corpo, tra le altre cose egli disse: "Nel mio nome scacceranno i demoni, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno" (Mc 16, 17-18).

Ed ecco, da quando Cristo visse sulla terra, il Nome di Gesù Cristo stette a fondamento e radice di ogni celebrazione cristiana e del nostro servizio a Dio. Da allora esso, come sole, illumina tutto l'universo e ha ricolmato i cuori con la luce della visione di Dio, riversandovi la sete della vita migliore e dell'essere dell'alto. È apparsa sulla terra una nuova vita, mai prima veduta: la vita divina, discesa dall'alto, santa, straniera alle passioni terrene, che ha per fine l'acquisizione di Dio e della beatitudine eterna. In vista di questo apparvero intere schiere di zelatori di questa vita: e le montagne deserte, i boschi e le foreste impenetrabili si riempirono di intercessori e di eremiti.

 

Quando l'uomo ... invoca notte e giorno con la mente o con le labbra il Nome di Dio ... certo adempiendo per quanto possibile anche tutti gli altri comandamenti evangelici, ... dopo breve o lungo tempo ... sperimenterà cose meravigliose e soprannaturali. Il Nome del Signore Gesù Cristo, se così ci si può esprimere, è come se si incarnasse, e l'uomo sente chiaramente con il senso interiore dell'anima la presenza del Signore stesso nel Nome di Dio. Questa percezione del Signore stesso e del suo Nome confluisce nell'identità, in cui non è più possibile distinguere l'uno dall'altro…

Ecco che, portando questo Nome nel cuore, noi in esso ci accostiamo, secondo le parole di san Macario d'Egitto, all'essenza stessa di Cristo alla sua natura divino umana e in questa unione interiore (che avviene nel più profondo del cuore ovvero in questa per così dire fusione del nostro spirito con lo spirito di Cristo e cioè con la sua divino umanità) noi formiamo con lui, come attesta il santo Apostolo,  un solo spirito (1Cor 6,17).

Da ciò, indubbiamente anche noi, secondo 1'immagine di colui che ci ha creati, siamo resi buoni, miti, mansueti, umili, portiamo nel cuore un indicibile amore verso tutti e sentiamo in noi stessi la vita eterna. Solo un tale uomo, a causa dell'unione con il Signore che avviene nel suo cuore, sentendo chiaramente con il suo spirito nel Nome di Gesù Cristo la sua divina presenza (Lui stesso), può testimoniare con parrhesìa davanti a tutto il mondo che il Nome del Signore Gesù Cristo è Lui stesso, il Signore Dio, che il suo Nome è inseparabile dalla sua santissima sostanza, ma è una cosa con lui, basandosi non sulle costruzioni della ragione, ma sul sentimento della preghiera, pervaso dello Spirito del Signore.

 

Avviene sul mare, quando l'imbarcazione deve fermarsi, che i marinai gettino l'ancora in acqua ed essa, attaccandosi al fondale, con gran forza tragga a sé la nave e la tenga saldamente, senza assolutamente lasciarla allontanare, nonostante il vento e le onde ... così non appena la forza del cuore si unisce al Nome del Signore, avvertendo in sé l'energia divina, o più esattamente il Signore stesso, subito nell'uomo si innalza l'albero della vita, dal quale Adamo era stato cacciato per la sua disobbedienza.

 

Oltre all'osservanza di tutta la legge cristiana è necessario custodire in purezza ... la santa fede, che Cristo ha portato sulla terra, compiendo tutto ciò che egli ha comandato. Accostarsi con la dovuta preparazione ai santi misteri di Cristo ... e poi invocare il suo Nome santo in ogni tempo, in ogni occupazione e in ogni luogo: con le labbra, la mente e il cuore...

La comunione ai santi misteri del corpo e del sangue del Signore Gesù Cristo ci unisce sostanzialmente a lui, rendendoci, secondo le parole del santo apostolo, "partecipi della natura divina" (2Pt 1,4). Ma noi possiamo mantenere in noi questa nostra unione e autentica comunione con il Signore Gesù solo quando nella mente  e nel cuore terremo il suo santissimo Nome “Gesù Cristo”.