Giovanni e Barsanufio monaci
reclusi
Dalle Lettere: consigli, istruzioni, insegnamenti spirituali
Lett.186, Solesmes, 1971, p.151.
Carissimo, non smetto di pregare Dio
notte e giorno di colmarti di sé stesso, di abitare nel tuo animo e camminare
con te, di mandarti infine il suo Spirito, lo Spirito di verità. Egli venga ad
insegnarti tutto, a ricordarti ogni cosa e a guidare i tuoi passi verso la
verità completa. Cosi ti renderà coerede dei grandi santi, là dove si trovano
quelle cose che occhio non vide, nè orecchio udì, né mai entrarono in cuore di
uomo (1 Cor 2,9).
Perché tu possa conoscere come inizia la strada che
conduce a tale gioia, stammi ad ascoltare; anzitutto viene nell'uomo lo Spirito
Santo; allora gli insegna tutto, come debba pensare alle realtà celesti, ciò che
tu ora non sei in grado di fare senza il dono divino.
Poi, guidato da questa
prima fiamma, l'uomo sale progressivamente fino al cielo dove può contemplare
cose ineffabili e terribili, di cui nessuno udì parlare tranne quelli che sono
giunti a tale perfezione, di cui il Signore giudica degni. Chi è perfettamente
morto al mondo, grazie alla sopportazione di numerose sofferenze, può giungere
colà. O fratello caro, il Signore ha sopportato la croce e tu non ti rallegri
della tribolazione che accettata con pazienza mena al regno dei cieli? Il
Signore ha detto che nel mondo avremmo avuto tribolazioni (Gv 16,33).
Sia
lui ad aiutarti in tutto.
Lettera n..196; Op. cit., 1971,pp.160-161.
Fratello carissimo nel Signore; chiedi
a Dio che è tutta bontà, di mandarci lo Spirito Santo, il Consolatore. Quando
egli viene, ci insegna ogni cosa e ci rivela tutti i misteri. Chiedi di essere
guidato da lui. Egli non lascia né errore né agitazione nel cuore. Non lascia né
tedio né torpore nella mente. Illumina gli occhi, fortifica il cuore, innalza la
mente. Aderisci a lui, abbi fede in lui, amalo! Egli rende sapienti gli
insensati, comunica la sua dolcezza all'intelligenza, procura la forza, insegna
e dà gioia, giustizia, pazienza e tanti altri doni. Hai dunque la roccia salda.
Non aver paura. Prega invece assiduamente, perché venga a noi tutti la gioia
dello Spirito.
Colmati da questa letizia i Padri aderirono a Dio nella carità
perfetta. Essi esclamavano: Chi ci separerà dalla carità di Cristo?
(Rm 8,35).
E rispondevano: Nulla. Amiamo perciò per essere amati. Accostiamoci di
tutto cuore, per essere ricevuti. Umiliamoci profondamente per essere esaltati.
Rattristiamoci, per rallegrare!. Accettiamo di essere in lutto, per venir
consolati. Supplichiamo lo Spirito di venire a noi per guidarci alla verità
tutta intera. Infatti non mente colui che ha detto: Chiedete e otterrete (Gv
16,24).
Il Signore perciò ci accompagni in tutto secondo la sua
misericordia, perché ci insegni quello che siamo, ciò di cui abbiamo bisogno e
dobbiamo volere. A lui la gloria nei secoli.
Lettera 256. Op.cit. pp.201-203.
L’uomo vigile e prudente, che vuole essere salvato, vedendo da dove viene il pericolo, bada con cura minuziosa a respingere ogni riflessione cattiva per non indugiare sulle passioni stesse; evita ora uno sguardo, ora quella conversazione oppure questo pretesto, nella tema di accendere in sé l’incendio.
Ecco la lotta che viene dalla volontà libera. Sii dunque vigilante, fratello, e non gettare mai a terra lo strumento senza del quale la terra non produrrà frutti. Questo strumento è l’umiltà che è messa in opera dal sommo Iddio, e grazie a cui è sradicata tutta la zizzania dal campo del Padrone divino. L’umiltà infatti procura la grazia a coloro la cui vita è guidata da tale virtù. L’umiltà non cade, ma rialza da ogni caduta quelli che la posseggono.
Corri fratello, corri verso Gesù per afferrarlo. Se vuoi essere
salvato, se vuoi progredire, lavora. Cerca di essere con i santi, rivestito
della gloria ineffabile, e non con i luridi demoni, nel supplizio innominabile.
Aspira ad essere nel regno dei cieli e non nella geenna del fuoco. Aspira ad
ascoltare rivolte verso di te queste parole: Venite, benedetti del Padre Mio
(Mt 25,34). E anche: Bene, servo buono e fedele (Mt 25,21). Invece del
temibile: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno (Mt 25,26.41). La
gloria del Signore sia nei secoli. Amen.
Lett.288 e 614. Op.cit.,pp.221s. 409.
Fratello, chi vuole essere monaco, deve amputare in modo assoluto la volontà propria in ogni cosa. Ce l’ha insegnato Cristo, dicendo: Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà (Gv 6,38). Infatti colui che stabilisce di far questo, ma di rifiutare quello, probabilmente si crede dotato di maggiore discernimento rispetto a chi lo comanda, oppure è lo zimbello del maligno.
Obbedisci perciò in tutto. Se l’ordine ti pare troppo pesante, interroga il tuo abate e abbandona l’affare al suo discernimento, ché sarà lui ad assumerne la responsabilità. Se a comandarti sono i fratelli e vedi che l’ordine ti fa del male o supera le tue forze, interroga ancora l’abate e fa’ quello ch’egli ti dirà. Se invece riservi a te il discernimento, corri il rischio di cacciarti nei guai.
Qualora su di un punto rinneghi la tua volontà e invece su di un altro punto non lo fai, è ovvio che anche là dove rinunzi a te stesso, compi ancora quello che vuoi tu. Infatti chi è sottomesso, è sottomesso in tutto. Costui è senza affanni per la sua salvezza, perché risponderà per lui il fratello al quale si è affidato.
In conclusione: vuoi essere salvato e avere la vita in cielo e sulla terra? Osserva quanto si è detto.
Lett.401. So1esmes, p.282.
Come ben sappiamo, se colui che digiuna mescola al suo digiuno un po’ di volontà propria oppure ricerca la gloria umana e ne fa il suo guadagno, quel digiuno è abominio davanti a Dio. Anche gli Israeliti digiunavano, ma per aver commesso l’ingiustizia e compiuto la volontà propria, incorsero nei rimproveri di Dio, per bocca del profeta Isaia: Non è questo il digiuno che voglio (Is 58,6).
Perciò, ogni opera buona che non è fatta per l’amore di Dio e per
lui solo, ma per volontà propria, è macchiata e allontana il Signore. Ce lo
insegna proprio la legge divina, perché sta scritto: Non seminerai nella tua
vigna semi di due specie diverse, non ti vestirai con tessuto misto, fatto di
lana e di lino insieme (Dt 22,9-11).
Per comprendere che ci si riferisce
alle opere, leggiamo Qohelet che dice: In ogni tempo le tue vesti siano
bianche (Qo 9,8). Qui va inteso cioè che l’opera deve essere sempre pura. E
quando vi si mischia un po’ la volontà propria, l’opera è guasta e non piace a
Dio. Sicché il Signore diceva ai discepoli: Guardatevi dai falsi profeti che
vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li
riconoscerete (Mt 7,15-16).
Sforziamoci perciò di compiere l’opera di Dio
per Dio solo, giacché se non sarà così, Dio non ci chiamerà né ricorrerà a noi,
perché l’opera da noi sia compiuta. Infatti egli non manca di operai per
realizzare la sua opera in modo irreprensibile, secondo il suo volere. Siamo
vigilanti nel compiere il bene, per tema che, cedendo alla volontà propria,
rendiamo inutile la nostra fatica.