LETTERA DI PAISIJ ALLO STARETS SOFRONIO
SULLA DIREZIONE SPIRITUALE
Lettera di risposta dello starec Paisij inviata allo ieromonaco Sofronio di Transilvania, igumeno della skiti di Robaia, dipendente dal monastero di Arges, il quale aveva scritto allo starec Paisij in Dragomirna con la preghiera che inviasse alcuni monaci per ricostituire la vita cenobitica.
Venerati e in Gesù Cristo, Signore nostro e Dio, amati padri e fratelli spirituali della mia povera persona e di tutta la comunità che si è riunita nel nome del Signore, per l'illuminazione e la grazia dello Spirito santo, sotto la mia povera guida spirituale. La misericordia e la grazia dell'Onnipotente Signore Iddio riposi sulle vostre persone, padre Sofronio e fratelli tutti, e vi accordi la salvezza dell'anima.
La vostra venerata lettera
comune, amati e benedetti padri e figli, l'ho ricevuta da parte dei fratelli per
mezzo dei quali mi era stata inviata, come segno del vostro amore. Rassicurato
in tal modo del profondo affetto, gradito al Signore, che mi portate, mi sono
molto rallegrato.
Quanto alla vostra domanda, amati figli, siamo assolutamente
incapaci di rispondervi come si dovrebbe, sconcertati soprattutto dal fatto che
la grandezza della cosa sopravanza di molto il potere della nostra semplice
intelligenza. Tuttavia, per quanto ci è possibile, confidando nella misericordia
del Signore nostro Gesù Cristo, rispondiamo ai vostri desiderata con l'offrirvi
una parola di consolazione.
Riguardo all'invio di qualche padre allo scopo di ricostituire la
vita cenobitica, secondo il vostro desiderio, non sappiamo in verità che dire.
Noi tutti siamo ancora novizi e ancora per molto abbiamo bisogno noi stessi di
consigli. Ma nei limiti delle nostre possibilità, senza voler essere esaurienti,
intendiamo rivolgervi una parola di ammaestramento e di
testimonianza sul come si debba costituire, anche in questi nostri tempi, la
vita comunitaria dei cenobi secondo il potere e le indicazioni della Scrittura
divinamente ispirata, come pure secondo le istruzioni e
le direttive dei padri teofori. Vogliamo mostrarvi l'unico modo
possibile, come cioè si possa costituire un tal genere di vita con le
indicazioni della tradizione comune di tutte le divine Scritture.
Per prima cosa, figli miei, occorre che
la guida sia molto versata in tutte le divine Scritture, in pieno possesso del
dono di un vero e retto discernimento, capace di istruire e di guidare i
suoi discepoli secondo la potenza delle sante Scritture.
Abbia amore vero e sincero per tutti. Sia mite e molto umile, molto paziente.
Sia assolutamente libera dalla collera.
Quanto alle altre passioni, come l'avarizia, la vanagloria, la
golosità, eccetera, per quanto è possibile all'uomo, sia senza macchia davanti
al Signore nelle opere, nelle parole e nei pensieri.
In secondo luogo, i discepoli siano nelle sue
mani come utensili nelle mani dell'artista, come argilla nelle mani del vasaio,
come la pecora nelle mani del pastore. Non facciano nulla senza la sua
benedizione e a sua insaputa: né bere, nè mangiare, né dormire, nè andare da
qualche parte, né proferire parole vane. Ma tutto compiano, a gloria di Dio, con
la sua benedizione e con il suo permesso. Non
posseggano beni particolari, nulla di nulla, nemmeno un ago. Ma
tutto, vestiti, libri, coperte, celle e qualsiasi altra cosa, tutto - ripeto -
usino con la benedizione esplicita della loro guida spirituale.
Non confidino in se stessi a proposito di nulla, ma
solo nel loro padre spirituale.
In breve, devono essere come morti.
Per tutta la vita non disporre della propria volontà e del
proprio parere: questo è l'atteggiamento dei veri obbedienti.
Quanto al luogo dove condurre tal genere di vita non sia una skiti,
ma un monastero, in qualunque posto esso sorga, evitando di dover versare un
qualsiasi tipo di tassa o imposta. Non essendo sottomesso nè “inchinato”, ma
sovrano e indipendente, sarebbe veramente possibile, con una guida siffatta
secondo Dio, costituire una comunità cenobitica, sempre con l'assenso, la
benedizione e il permesso di fondazione da parte dei due poteri sovrani, vale a
dire del principe e del vescovo del luogo.
Gli abitanti nelle immediate vicinanze del monastero siano comunque senza mogli, nè si permetta alle donne l'entrata nel monastero. E così, con molte fatiche, si potrà costituire questo tipo di vita, amato da Dio e portatore di salvezza per l'anima.
Quanto al fatto che qualcuno di voi, secondo il vostro desiderio,
venga qui da noi, lo sa Iddio. Tale fratello dovrà
possedere un amore divino e un fervore molto grande perché possa sopportare fino
alla fine, per la propria salvezza le strettezze e la povertà che
contraddistinguono la nostra vita, nelle celle e in molte altre cose.
Queste cose vi ho scritto e inviato, figli miei, secondo quanto ci
ha permesso la nostra pochezza. Il Dio nostro, Signore e Salvatore Gesù Cristo,
sia per voi, figli miei, luce e raggio beato dello splendore intramontabile del
Padre, per la salvezza e la vita eterna nel fulgore della gloria divina,
al di là di ogni immaginazione. Amen.
Anno 1767 dalla incarnazione del Signore, 30 luglio.
Di voi, venerati padri e figli amatissimi, umile padre nel Signore e imperatore di vita eterna ieromonaco Paisij, starets di Dragomirna, insieme a tutta la comunità.
Tratto da PAISIJ VELICKOVSKIJ, Autobiografia di uno starec - ed Qiqajon Comunità di Bose, a cui si rimanda per l'approfondimento della vita e degli insegnamenti di Paisij Velickovskij.