Simeone il Nuovo Teologo
INNO XV
Quando tu ti riveli, Padrone di tutte le cose, e mostri più distintamente la gloria del tuo volto, nel guardarti sono tutto afferrato da un tremore dall'alto, per quanto è possibile a me, nella mia misera natura, e afferrato dal timore resto stupefatto e dico: « Oltre la mia comprensione è tutto quanto è tuo, Dio mio, perché sono impuro, indegno assolutamente di vederti, Padrone puro e santo: gli angeli ti venerano e ti servono con tremore, e dal tuo volto è scossa tutta la creazione ».
Ma quando dico così e socchiudo gli occhi, cioè rivolgo in basso la mia mente, perché non sono in grado di guardare e contemplare la tua vista dalla quale non c'è riparo, allora, privato della tua bellezza, Dio mio, mi lamento, perché non sopporto di essere separato da te, tu che solo sei l'amico dell'uomo. Ma mentre mi lamento e piango, tutto mi circondi di luce, ohimè!, e cado nello sbigottimento e ancor più piango, meravigliandomi della tua misericordia verso di me, figliol prodigo.
Allora guardo la grande vergogna del corpo e l'indegnità della mia misera anima, e riflettendo su di esse grido fuori di me: « Chi sono dunque io, Dio e creatore di tutto, e che cosa ho mai fatto di bene nella vita, o quale tuo comandamento ho mai praticato perché, nella mia miseria, mi glorifichi con una tale gloria? Come mai, perché ti sei degnato di circondare così della tua luce me misero, di notte e di giorno? Mai ti ho cercato assetato, mio Re, mai ho sofferto faticando a praticare i tuoi comandamenti, mai ho subito tentazioni e frustate, come tutti i santi, che da sempre hanno sopportato tutto questo, perché tu mi salvassi, Cristo, annoverandomi con loro! Certo tu non mi salverai, nella mia indolenza, senza le Opere, anche nel tuo ardente amore per l'uomo, creatore degli uomini. Ascolto Paolo, che dice che la fede senza le opere è morta (Giac 2,26) (e non Paolo!)], e tremo per le pene che mi attendono laggiù, negligente come sono. Come dunque potrei avere l'ardire, io, di essere annoverato come un fedele con coloro che hanno faticato, Padrone, io che non ho mai osservato nemmeno uno dei tuoi comandamenti? Ma lo so: tutto tu puoi, tutto tu compi come vuoi, e agli ultimi, Padrone, ti dai come ai primi, e meraviglia! agli ultimi anche prima dei primi ».
Quando rivolgo tutte queste parole a te, creatore del mondo, tu che prima mi apparisti in alto e poi un tempo ti sei nascosto e infine mi circondi tutto quanto di raggi, d'improvviso ti scorgo tutto intero dentro di me, tu che prima mi apparivi in alto, ma poi ti sei nascosto in una nube, come il sole, del tutto senza raggi. Come il sole, per chi lo guarda, proprio allora è accessibile e, per così dire, è più visibile per tutti, così anche tu ti rendi accessibile a me nascondendoti dentro di me, tu l'inaccessibile, lasciandoti vedere, come sai, agli occhi della mia mente, crescendo a poco a poco, mostrandoti più luminoso, più luminoso brillando; e ancora, di nuovo, mi appari del tutto inaccessibile. Per questo io magnifico la tua incomprensibilità e, facendomi araldo della tua bontà, grido a te: «Gloria a colui che ha così glorificato la nostra natura; gloria alla tua smisurata condiscendenza, o Salvatore; gloria alla tua misericordia, gloria alla potenza, gloria a te perché, rimanendo immutabile, invariabile, sei tutto immobile, pur essendo in perenne movimento; tutto intero fuori della creazione, e tutto intero in ogni creatura; tutto intero riempi Ogni cosa, pur essendo tutto intero al di fuori di tutto, sopra tutto, Padrone, sopra ogni principio, sopra ogni essenza, sopra la natura della natura, sopra tutti i secoli, sopra Ogni luce, Salvatore, sopra le essenze (angeliche) intellegibili - opera tua sono anch'esse, anzi, sono opera del tuo pensiero ».
Tu non sei nessuno di tutti gli esseri, ma al di sopra di tutti: degli esseri tu sei causa, come creatore di tutto, e per questo da tutto sei separato, elevato in alto per il pensiero, sopra tutti gli esseri, invisibile, inaccessibile, incomprensibile, intoccabile, ed essendo intellegibile rimani immutabile; pur essendo semplice, sei tutto varietà, e la mente è assolutamente incapace di comprendere la varietà della tua gloria e il fascino della tua bellezza.
Tu dunque, che non sei nessuna delle cose che sono, perché sei al di sopra di tutto, tu che sei al di fuori di tutto come Dio di tutto, invisibile, inaccessibile, incomprensibile, intoccabile, tu stesso sei diventato mortale, sei entrato nel mondo e ti sei mostrato accessibile a tutti assumendo la carne. Ti sei fatto conoscere anche ai fedeli nella gloria della divinità e per essi sei diventato afferrabile, tu del tutto inafferrabile, e tutto quanto visibile, tu invisibile a tutti. La gloria tua, della tua divina divinità, l'hanno vista e la contemplano solo i fedeli, mentre tutti gli infedeli sono rimasti ciechi, pur avendo visto te, la luce del mondo (Giov. 8, 12).
I fedeli, allora come adesso, ti vedono sempre ed hanno te, il creatore di tutte le cose, che vivi ed abiti con loro nella tenebra della vita, te, come sole che non tramonta, come lampada inestinguibile, te che le tenebre non possono assolutamente vincere (Giov 1, 3) mentre illumini sempre quelli che ti vedono. Poiché tu, come ho detto, sussisti al di fuori di tutto, anche quelli che tu illumini li trai fuori dal mondo visibile; e come tu, mentre sei lassù con il Padre tuo, sei anche tutto intero incessantemente con noi, e viceversa, essendo nel mondo sei incomprensibile al mondo - giacchè mentre sei in tutto, sei al di sopra di tutto - così porti fuori noi, tuoi servi, che viviamo in mezzo alle cose sensibili e all'interno di quelle visibili, e ci sollevi in alto interamente con te, splendenti della tua luce, e da mortali ci fai immortali; rimanendo quel che siamo, diventiamo, per la tua grazia, figli simili a te, dèi che vedono Dio (1 Giov 3, 2). Chi non correrà verso di te, solo amico dell'uomo, chi non ti seguirà, chi non dirà, mosso dall'amore: « Ecco, abbiamo gettato via tutto e abbiamo seguito te (Mat 19, 27), il padrone compassionevole, mite, misericordioso, che sempre aspetti il nostro ritorno a te, che non vuoi la morte di quelli che ti hanno offeso, che compi ora in noi gli stessi prodigi tremendi che ci riempiono di meraviglia quando sentiamo che un tempo accaddero nella casa di David »!
Ecco quali sono quei prodigi: casa di David siamo noi, in quanto parenti suoi; e infatti tu stesso, il creatore di tutto, sei diventato figlio suo, e noi figli tuoi secondo la grazia: tu parente a noi nella carne, noi a te nella divinità. Hai ricevuto la carne e ci hai dato il tuo Spirito divino, e siamo diventati una sola casa di David, tutti insieme, grazie alla tua proprietà individuale, alla parentela con te. Tu sei signore di David nello Spirito (Mat 22, 43), e noi figli di David, tutti tuo seme divino: e quando noi ci raduniamo, diventiamo una sola casa, cioè tutti parenti, tutti tuoi fratelli. Come non è meraviglia tremenda, come non tremerà chiunque consideri e comprenda fino in fondo che tu sei con noi ora e nei secoli (Mat 28, 20), rendi ciascuno tua casa e dimori in tutti, per tutti diventi casa ed in te dimoriamo, ciascuno di noi, Salvatore, tutto intero con te tutto intero, e mentre ti trovi solo con ciascuno solo, al di sopra di noi sei tutto intero solo!
Tu dunque operi in noi ora tutti i terribili prodigi. Quali prodigi terribili? Ascoltatene alcuni tra i tanti: anche se ciò che abbiamo detto è già oltre ogni possibilità di stupore, tuttavia ascolta adesso cose ancora più terribili di quelle! Membra di Cristo diventiamo (1 Cor. 6, 13), e Cristo membra nostre; di me sventurato Cristo è mano, Cristo è piede, e io miserabile mano di Cristo e piede di Cristo. Muovo la mano, e la mia mano è Cristo intero - indivisibile, pensaci!, è la divina divinità -; muovo il piede, ed ecco, sfolgora come lui. Non dire che bestemmio, ma accogli queste parole e adora Cristo che ti rende tale! Se anche tu lo vorrai, diventerai membro suo, e così tutte le membra di ciascuno di noi diventeranno membra di Cristo, e Cristo membra nostre, e tutte quelle sconvenienti le renderà decorose (1 Cor 12, 23) ornandole con la bellezza e la gloria della divinità; contemporaneamente, vivendo con Dio, diventeremo dèi, non vedendo affatto la sconvenienza del corpo, ma saremo resi simili a Cristo tutti interi in tutto il corpo, e ciascun membro nostro sarà Cristo tutto intero. Egli infatti, pur divenendo molti, rimane uno e indivisibile, e ciascuna parte è Cristo stesso intero: assolutamente, dunque, hai riconosciuto così il Cristo nel mio dito, nel glande - non hai forse tremato, non hai provato vergogna? Ma Dio non si è vergognato di diventare simile a te, e tu ti vergogni di diventare simile a lui? « No, non mi vergogno di diventare simile a lui, ma quando lo hai chiamato simile al membro sconveniente, ho pensato che tu bestemmiassi! Male hai pensato! Non Sono sconvenienti queste cose! Sono membra nascoste di Cristo tanto è vero che vengono coperte, e in questo sono più degne di venerazione delle altre (1 Cor. 12, 23), come membra nascoste, invisibili a tutti, di colui che è nascosto, dal quale nell'unione divina viene dato il seme divino, formato con tremendo arcano nella forma divina, proveniente da tutta intera la divinità stessa: è tutto intero Dio, infatti, che si unisce a noi. O tremendo mistero! Avviene realmente un matrimonio, ineffabile e divino: egli si unisce a ciascuno - sì, voglio dirlo ancora, per il piacere! - e ciascuno si unisce al Padrone.
Se dunque ti sei rivestito di Cristo intero (Rom. 13, 14) con l'intera tua carne, capirai senza vergogna tutto ciò che sto dicendo. Se invece hai messo sulla tua anima solo una piccola parte del manto immacolato, cioè di Cristo, sul tuo abito vecchio (Mat 9, 16), quella parte si trova su un posto soltanto, e tu ti vergogni di tutte le altre membra, anzi, hai il corpo tutto quanto insozzato. Rivestito di abiti sporchi, come non arrossirai? Mentre io dico queste cose tremende riguardo alle membra sante e contemplo la grande gloria e, con la mente illuminata e gioiosa, non penso a niente di carnale, tu guardi le tue carni insudiciate e con la mente scorri le tue stolte azioni e in esse la tua mente continua a contorcersi come un verme. Per questo rovesci su Cristo e su di me la tua vergogna e dici: « Non ti vergogni di parlare di cose sconvenienti, anzi, di abbassare Cristo a membra sconvenienti? » Ma io a mia volta ti dico: contempla Cristo nell'utero, pensa a ciò che è nell'utero, e a lui che ne esce, e per dove è passato, uscendone, il mio Dio! Oltre quel che ho detto, troveresti ancora di più, cose che egli ha accettato per la nostra gloria, perché nessuno si vergogni di imitarlo o di parlare di ciò che egli ha subito o di patirlo personalmente. Egli si è fatto completamente uomo, essendo realmente interamente Dio, ed è uno, non diviso (1 Cor. 1, 13), uomo assolutamente perfetto; egli è insieme Dio e tutto intero nelle membra tutte intere. Così è avvenuto anche ora negli ultimi tempi: Simeone il Santo, il Pio studita, lui non si vergognava di vedere le membra di qualsiasi uomo o persone nude, né di essere visto nudo. Aveva infatti tutto intero il Cristo, lui stesso era tutto intero Cristo, e tutte le membra sue e quelle di chiunque altro, singolarmente e tutte insieme le considerava sempre come Cristo e rimaneva immobile, indenne, impassibile, essendo egli stesso tutto Cristo e considerando come Cristo tutti i battezzati rivestiti del Cristo intero (Gal 3, 27). E se tu, quando sei nudo e la carne tocca la carne diventi pazzo per la femmina come un asino o uno stallone, perché osi calunniare anche il santo o bestemmi Cristo, che si è unito a noi ed ha donato l'impassibilità ai suoi santi servi? Egli infatti diventa sposo - intendi? - ogni giorno, e spose sono tutte le anime alle quali il creatore si unisce, e a loro volta esse a lui, e si compiono le nozze spiritualmente, quando egli si unisce a loro in modo degno della divinità. Egli non le viola affatto, non sia mai!; anzi, anche se le prende violate, unendosi a loro le rende subito incorrotte: quello che prima era macchiato dalla corruzione, lo vedono reso di nuovo tutto santo, incorrotto, perfettamente cicatrizzato. Glorificano il misericordioso, bramano il Bello e si stringono tutte al suo totale amore, anzi, ricevendo il seme santo, come abbiamo detto, posseggono Dio intero formato dentro di loro.
Tutto questo non è dunque la verità, padri? Non abbiamo parlato rettamente delle cose divine? Non ho forse detto cose fedeli alla Scrittura? Se tu sei rivestito della vergogna della tua carne non hai denudato la mente; non hai spogliato l'anima e, avvolto di tenebre, non sei stato capace di vedere la luce, che cosa posso farti io? Come potrò mostrarti i tremendi misteri? Come introdurti, ohimè, nella casa di David? Essa infatti è inaccessibile ai negligenti come me, è del tutto invisibile ai ciechi simili a me, è lontanissima dagli infedeli e dai pigri, distante da tutti i cattivi, da tutti gli amici del mondo; dai vanagloriosi poi dista così incomparabilmente come oltre l'altezza del cielo, oltre la profondità dell'abisso. E chi, o come, salirà mai in cielo o potrebbe scendere sotto terra per scrutare gli abissi? (Rom 10, 6-7). E cercando la perla, che è piccolissima, come un granello di senape (Mat 13, 31.45), come riuscirà a trovarla? Ma radunatevi, giovani, venite qui, donne, correte, padri (Gioel 2, 16), prima che arrivi la fine, e insieme a me lamentatevi e piangete tutti (Gioel 1,5) perché, avendo ricevuto da piccoli Dio nel battesimo, anzi, essendo diventati figli di Dio da bambini, col peccato fummo subito cacciati fuori dalla casa di David, e questo lo abbiamo subito senza rendercene conto.
Corriamo attraverso la penitenza! Di li entrano tutti coloro che sono stati cacciati fuori. Non lasciatevi ingannare! Non c'è altra via per entrare e in altro modo è impossibile vedere i prodigi che in essa sono stati compiuti e che si compiono ora e nei secoli infiniti nel Cristo mio Dio, al quale sì addice ogni gloria, onore e adorazione ora e nei secoli. Amen.
Testo greco in: Symèon le Nouveau Thèologien, Hymnes. Introduction, texte critique et notes par J. Koder, traduction par J. PARAMELLE, s. j., I (SC, 156), Paris 1969, pp. 276-98.