Vescovo Alessandro (Mileant)
Il Drago dalle sette teste
Induismo, Buddhismo e Occultismo alla luce del Cristianesimo

PARTE II
I principali culti orientali

 

Induismo

L’Induismo nacque prima del 1500 a.C., dopo l’invasione dell’India da parte delle tribù arie provenienti dall’Asia centrale. Da allora ha attraversato molti stadi di evoluzione e divisione. I conquistatori ariani portarono con loro il Vedismo, una religione che venerava molti dei, il cui numero cresceva costantemente. Questi invasori credevano nella trasmigrazione delle anime, e praticavano riti di purificazione col fuoco e di cremazione dei defunti. All’inizio le credenze pagane degli Arii erano trasmesse oralmente, ma dal 1000 a.C. esse cominciarono a venire trascritte in una collezione di poemi e preghiere chiamati Veda (“detti di saggezza” o “conoscenza”). Questa collezione di testi esercitò una profonda influenza sullo sviluppo del più tardo Induismo. Molte delle divinità dell’antico Induismo, esseri dalla moralità assai discutibile, divennero i patroni di molte pratiche sadiche e perversioni sessuali. La dottrina della trasmigrazione delle anime dette origine al sistema castale indiano.

A partire dal VI sec. a.C., con l’inizio del periodo delle Upanishad, la religione indiana assunse un carattere più pessimistico. L’ascetismo indù si sviluppò proprio in questo periodo, e la figura del guru, o maestro spirituale, acquistò grande autorità. Mentre i principi fondamentali dell’Induismo contemporaneo prendevano forma, il primitivo politeismo pagano iniziò ad essere sostituito da un principio monistico, secondo il quale tutto ciò che esiste, compresi Dio e il mondo, è in essenza una sola cosa. Questa idea panteistica divenne la base dell’Induismo, la sua credenza principale. La vita terrena venne considerata come un’incessante serie di migrazioni dell’anima (samsara, o metempsicosi); e il fine della vita era liberarsi dalla legge punitiva del karma. La completa libertà (moksha o mukti) dai cicli dell’esistenza viene raggiunta allorché l’anima umana (atman) si fonde e si dissolve completamente nell’anima del mondo (Brahman). Questa idea è la base del Brahmanesimo. All’incirca nello stesso periodo, il Buddhismo fece la sua apparizione come una reazione contro gli abusi del sistema castale brahmanico.

L’ultimo stadio nello sviluppo dell’Induismo ebbe inizio dopo la nascita del Cristianesimo. La letteratura dei Veda acquisì l’importanza di una scrittura sacra, e il filosofo religioso Sankara elaborò l’idea di maya, secondo la quale tutti gli oggetti e gli eventi sono una mera illusione. L’ascetismo divenne ancor più severo, e la consapevolezza di una legge morale (dharma) divenne parte della via per liberarsi dalla natura illusoria del mondo ed unirsi con l’ “Uno”. Il dio Brahma divenne il primo fra gli dei; e il “Signore” Krishna (la decima incarnazione del dio Vishnu) diventò oggetto di universale devozione.

Lungo tutto il corso della sua storia l’Induismo evitò il proselitismo, e non ebbe alcun impulso missionario. Dal 1890, tuttavia, questa religione iniziò a diffondersi negli USA, quando Swami Vivekananda, un discepolo del riformatore Ramakrishna, fondò la Vedanta Society a New York. Da allora, è sorta una miriade di movimenti che si ispirano all’Induismo: la Meditazione Trascendentale, la Società Internazionale per la Coscienza di Krishna, la Divine Light Mission, Eckankar... Molte sette contemporanee, culti e gruppi religiosi orientali, fra cui la Teosofia, l’Antroposofia, la Scienza Cristiana, la Massoneria, i Bahai e la Scientologia, sono pieni di idee indù. Nello stesso tempo, molti sedicenti guru hanno fatto la loro comparsa, diffondendo fra il pubblico i loro metodi di auto-consapevolezza miranti a scoprire il proprio “potenziale interiore”.

 

Dottrine indù

La letteratura vedica è una compilazione di diversi materiali religiosi e filosofici, nonché di epica nazionale. La prima parte dei Veda, il Rig Veda, contiene inni, istruzioni per compiere sacrifici, leggende e preghiere, pieni dello spirito del politeismo indù. La seconda parte dei Veda, le Upanishad o Vedanta, che apparvero più tardi, comprende la visione filosofico-religiosa dell’Induismo. Mentre l’Induismo antico includeva una moltitudine innumerevole di divinità, nel corso del tempo esse furono considerate come diverse manifestazioni di un unico Principio. L’affermazione indiana che “Brahman è uno, e non c’è nessun altro oltre a Lui”, sembra una professione di monoteismo. Brahman, tuttavia, non è un essere trascendente e personale, ma piuttosto un principio su cui si basa l’essere. Fra le numerose divinità dell’antica religione indiana, tre in particolare acquisirono importanza. Brahman venne considerato il dio creatore, Vishnu il dio che conserva la creazione, e Shiva il distruttore. In questa differenziazione non vi è nulla di simile alla Trinità cristiana, poiché i tre dei sono rappresentazioni dell’unico principio impersonale dell’esistenza. Nello stesso tempo, a Vishnu venne attribuita la capacità di incarnarsi e di prendere forma umana.

Poiché il mondo è composto di pura energia, la materialità delle cose è solo una nostra illusione. Così come un sogno esiste nell’immaginazione del dormiente, il nostro mondo è una specie di sogno della divinità. Dio è l’anima del mondo (Mahatma), ed ogni anima individuale (atman) è la sua rappresentazione.

Come già abbiamo notato, l’Induismo attribuisce grande importanza al karma ed alla trasmigrazione delle anime. Dall’Induismo questa dottrina si è diffusa nella Teosofia, nel movimento New Age e in altri culti orientaleggianti.

L’Induismo non offre un solo metodo di salvezza. La filosofia Yoga (illuminazione mistica ed unione con l’anima del mondo) propone una varietà di vie, ognuna delle quali può essere scelta a seconda delle proprie capacità ed inclinazioni. La meta finale di tutte le forme di Yoga è scoprire la propria “divinità”. Le diverse vie conducono alla stessa meta: alcune sono più rapide e facili, altre più lunghe. Chi non realizza l’illuminazione è costretto a reincarnarsi migliaia di volte prima di poter raggiungere la pace del nirvana.

L’esistenza del paradiso e dell’inferno non è affatto negata; ma questi non sono considerati come destinazioni finali: sono soltanto stadi transitori nel ciclo delle reincarnazioni.

Poiché l’uomo è parte dell’anima del mondo, e quindi è un “dio”, il peccato è solo un’illusione. Sentimenti di colpa e di responsabilità morale dinanzi ad un Giudice  più alto sono idee buone solo per le masse superstiziose. Vivekananda diceva che "peccato è considerare qualcuno un peccatore." Con questa idea, un seguace dell’Induismo non sente alcun bisogno di pentirsi e di correggere la sua vita in accordo coi comandamenti rivelati da Dio. Lo scopo della vita, con le sue numerose reincarnazioni, è il nirvana: l’unione con Brahman e la dissoluzione in lui – o, in altri termini, l’annullamento dell’esistenza personale, equivalente alla morte eterna. Questa, per l’Induismo, è la suprema beatitudine.

Mentre ogni religione ha la sua gerarchia ed il suo sistema di governo, l’Induismo esiste in una completa anarchia. Questa religione trova espressione nelle più diverse forme di rituali, da quelli incruenti e spirituali a quelli volgari e crudeli. In alcune branche dell’Induismo si trova una completa avversione ai sacrifici di sangue, mentre in altre è l’esatto contrario. L’Induismo passa dagli estremi dal più stretto ascetismo a quelli della più selvaggia depravazione. Non ha un codice morale comune, o una forma codificata di culto.

"La verità è una, ma la gente la esprime in modi diversi” - proclamano gli scritti sacri dell’Induismo. Questo principio dà un’immagine veridica dell’Induismo: la più mutevole ed adattabile tra le false religioni dell’umanità. L’Induismo non nega le verità delle altre fedi, poiché le considera tutte come parti di un’unica verità. Nel corso della lunga esistenza, l’Induismo ha assorbito un gran numero di credenze molto diverse fra loro, ed è dunque pieno di contraddizioni: ma ciò non turba affatto i suoi fedeli.

Nonostante il carattere amorfo e adattabile dell’Induismo, non dobbiamo pensare che esse sia privo di dogmi. La sua onnicomprensività e tolleranza deriva dal suo principio fondamentale: tutto è uno. Questa è la base di tutte le peculiarità dell’Induismo: il suo carattere multiforme, le contraddizioni delle sue idee filosofico-religiose e l’assenza di norme morali ben definite.

 

Buddhismo e Buddhismo Zen

Il Buddhismo è sorto dall’Induismo, e ne ha ereditato molti elementi. Come l’Induismo, anche il Buddhismo non possiede un’organizzazione ed un corpo definito di dottrine. E’ perfino discutibile se il Buddhismo sia una religione o una filosofia. Il suo fondatore, il Buddha, non riteneva che le sue idee costituissero una religione. Egli non accettava né dei, né dottrine, né fedi. Uno dei fondatori della Teosofia, Olcott, scrive nel suo Catechismo Buddhista : “Fra tutte le religioni, solo lui (il Buddha) insegna il sommo bene senza Dio, il prolungamento dell’esistenza senza un’anima, la beatitudine senza il paradiso, la santità senza un Salvatore, e la redenzione compiuta solo coi propri sforzi, senza preghiere, riti o pentimento, senza alcun aiuto dal clero o dai santi; infine, egli insegna una perfezione che può essere realizzata adesso, in questa vita terrena.” E’ corretto quindi definire il Buddhismo ateo: nessun Buddhista negherebbe tale affermazione.

Tutti gli elementi del Buddhismo, tutti i suoi rituali, le sue pratiche, la sua filosofia a la sua arte, hanno come fine l’eliminazione dell’illusione che l’uomo esiste. Non solo l’uomo, ma qualsiasi altra cosa nell’universo è priva di sostanza: tutto è illusione. Per questa ragione, tutto ciò che il Buddhismo insegna è solitamente espresso in termini negativi. Il Buddhismo è una filosofia pessimistica.

 

Storia

Il Buddhismo venne fondato da  Siddhartha Gautama (563-483 a.C.). Gran parte delle notizie che abbiamo di lui sono leggendarie. Si narra che egli fosse un ricco principe indiano, circondato fino dall’infanzia, per volere dei genitori, solo da cose belle e piacevoli.  Quando crebbe e lasciò per la prima volta il palazzo reale, vide come viveva l’altra gente, e fu colpito da scene di estrema povertà e sofferenza. Poco dopo rinunciò alla sua ricchezza, lasciò moglie e figli e si mise in cammino come un mendicante, in cerca della verità. Una volta, mentre si trovava in uno stato di profonda meditazione, comprese che la sete di esistenza è la causa di tutte le sofferenze umane. Se si potessero eliminare tutti i desideri, la sofferenza cesserebbe. Dopo questa comprensione, il Buddha dedicò il resto della sua vita a sviluppare e predicare tale idea. Venne chiamato il “Buddha”, che significa “l’illuminato”, poiché aveva ricevuto questa illuminazione.

Il Buddha predicò contro il sistema di caste del suo paese, e insegnò che tutti sono uguali dinanzi a Dio. Egli incoraggiò la carità e la compassione; e spingeva tutti a diventare monaci, perché solo i monaci possono condurre una vita di ascetismo, necessaria all’ illuminazione”. Qualsiasi attività che lega l’uomo al mondo materiale gli reca sofferenza. Il Buddha non disse nulla intorno alla vita futura, perché pensava che tali cose non avessero alcun rapporto con la realtà. Egli considerava il nirvana come il vero fine dell’esistenza: una condizione di totale riposo, libero da pensieri, sentimenti e desideri. Questo era, per lui, lo stato di somma beatitudine.

Nel 236 a.C. un concilio di cinquecento monaci buddhisti raccolse e mise per iscritto le tradizioni orali degli insegnamenti di Buddha. Questa raccolta è nota come Tripitaka. L’attiva opera missionaria del sovrano indiano Asoka (274 - 236 a.C) riuscì a diffondere rapidamente il Buddhismo a Burma e Ceylon. Tuttavia, dopo la morte di Asoka, il Buddhismo si divise in molte sette.

 

Dottrina

Il Buddha non era interessato a domande circa Dio, l’origine del mondo e dell’uomo, o altre questioni puramente “astratte”. Il punto di partenza del suo sistema è l’analisi di un problema pratico: Cos’è che causa la sofferenza? e: Come liberarsene? Il Buddha stabilì quattro verità fondamentali, come base di tutto il suo insegnamento: (1) La sofferenza pervade tutti gli aspetti della vita umana, dalla nascita alla morte; (2) La causa della sofferenza risiede nel desiderio di vivere e di provare piacere; (3) Quindi, per liberarsi dalla sofferenza, si devono estinguere tutti i desideri; (4) C’è un ottuplice sentiero che conduce a questa meta: retto modo di vedere, retta aspirazione, retta parola, retta condotta, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, retta attenzione e retta contemplazione.

Se si segue l’ottuplice sentiero indicato dal Buddha, si può evitare la legge del karma e il vano ciclo delle reincarnazioni. L’uomo, una volta libero da ogni desiderio, è finalmente immerso nello stato “beato” del nirvana; in altri termini, la sua esistenza è estinta. Mentre l’idea fondamentale del Buddhismo è estremamente semplice, le regole del “sentiero” sono numerose e complesse: per apprenderle ci vuole una vita intera. Ciò rende il Buddhismo il sistema più complesso e paradossale che esista.

Un tema centrale del Buddhismo è la padronanza di sé. Tutto ciò che accade è considerato conseguenza di “irrequietudine”, “preoccupazione” o “ignoranza” nella coscienza trascendentale del Principio Assoluto. Tale “irrequietudine” è qualcosa di negativo, qualcosa che non dovrebbe esistere. Colui che “impara la verità” che l’esistenza non dovrebbe esistere, poiché essa contraddice l’esistenza del Principio Assoluto, ha trovato il sentiero che conduce alla pace ed al riposo finale nel nirvana. Il Buddhismo predica un radicale rifiuto di questo mondo. Il suo ideale è l’annullamento dell’esistenza personale. Da questo punto di vista è direttamente opposto al Cristianesimo, per il quale la personalità è la più importante caratteristica dell’uomo.

Il saggio buddhista si sforza non di scoprire il lato positivo dell’esistenza o la verità, bensì di smascherare la natura illusoria ed ingannevole della vita. In questo processo, in parte filosofico ed in parte mistico, il buddhista tende continuamente ad affievolire l’intensità dell’esistenza, ed infine ad estinguerla del tutto. Il suo fine non è la crescita spirituale, come nel Cristianesimo, ma l’estinzione spirituale.

Il Buddhismo  considera la virtù come un fenomeno transitorio, che diviene perfino un ostacolo nei più alti stadi della perfezione, poiché tutti gli atti compiuti in questa vita conducono inevitabilmente ad una nuova reincarnazione. Le cattive azioni sono ancor più pericolose, poiché accrescono le sofferenze nella prossima rinascita. Il concetto della Caduta e il problema del male non hanno posto alcuno nel Buddhismo, secondo il quale “il male deve esistere insieme al bene, come la luce con l’oscurità, il piacere col dolore; altrimenti, l’ordine perderebbe il suo significato senza il caos, proprio come l’alto non è concepibile senza il basso, o il piacere senza la sofferenza”. Leggiamo anche nel codice morale buddhista: “Non importa quanto gli altri siano bisognosi, nessuno dovrebbe sacrificare la sua salvezza per loro”..

Poiché la filosofia buddhista rifiuta l’idea di un Creatore, e considera il mondo malvagio, essa introduce il male nell’Assoluto stesso. Allorché qualche incomprensibile “irrequietudine” o preoccupazione sorge nell’Assoluto, essa genera il nostro “insignificante” mondo, che merita solo di essere annichilato. Il Buddhismo propone la meditazione al posto della preghiera, e l’illuminazione mistica al posto della comunione con Dio.

 

Scuole buddhiste

Col tempo il Buddhismo si divise in due correnti principali: una più “liberale”, il Mahayana (“Grande Veicolo”), caratterizzata da una via più ampia per la salvezza; l’altra più “conservatrice”, il Theravada (“Via degli Anziani”), destinata ai santi, ai pochi. Queste correnti sono così diverse fra loro che potrebbero essere considerate come due religioni differenti.

La corrente “liberale” Mahayana si è diffusa nel nord: Cina, Giappone, Corea, Tibet, Indonesia e Vietnam. Essa pone l’accento sull’aspetto rituale della religione buddhista, che comprende cerimonie magiche e rituali occulti. Vengono venerate le statue del Buddha, e si rende culto ad una moltitudine di dei. La forma tibetana del Mahayana è la più “occulta”. In essa vi è una classe dirigente di monaci ( lama) , la cui funzione è quella di studiare ed interpretare gli aspetti filosofici del Buddhismo. Viene incoraggiato uno stile di vita contemplativo, pacifico e quieto. L’uomo deve imparare a vivere in armonia con la natura.

I più conservatori Theravada si sono diffusi nel sud: Ceylon, Burma, Cambogia e Thailandia. Essi si basano sugli insegnamenti del Tipitaka, che invitano l’uomo a seguire una vita monastica e a dedicare tutta la propria vita al Buddhismo. Il fine dell’esistenza è il nirvana. La virtù principale è la sapienza. La scuola Theravada sminuisce l’importanza dei rituali, e preferisce la meditazione. L’idea di un Dio personale è del tutto assente.

C’è anche un altro tipo di Buddhismo: il Buddhismo Zen, o semplicemente Zen, che è una versione sino-giapponese del Buddhismo. Per lo Zen, l’analisi logica è tabù. E’ impossibile per un uomo insegnare alcunché ad un altro essere umano; ed è altrettanto impossibile imparare alcunché da un altro. Ogni uomo deve liberarsi dalle nozioni preconcette e dalle opinioni altrui. Lo Zen rifiuta tutte le dottrine e le religioni, e considera i miracoli ed i fenomeni soprannaturali come miraggi ed illusioni. Questa scuola insegna che la realtà non possiede alcun contenuto oggettivo: vi è solo percezione soggettiva. La “verità” viene raggiunta in un modo diretto ed intuitivo, allorché colui che conosce e ciò che è conosciuto diventano uno.

La parola scritta può essere utile all’inizio, come aiuto per la meditazione. L’illuminazione è buona, ma non è un fine, poiché lo Zen insiste sul fatto di non avere alcuno scopo. Ciò che è importante non è il futuro, ma solo ciò che accade qui ed ora. Lo Zen ritiene che l’intuizione umana sia infallibile, e dunque rifiuta qualsiasi altra autorità. Questa scuola insegna l’auto-sviluppo tramite l’esercizio intensivo della meditazione, che viene praticata molte ore al giorno. 

Quando si medita, si deve liberare la mente da ogni attaccamento alle cose terrene, senza pensare al bene o al male. La cosa più importante è concentrarsi su un pensiero, profondandosi pienamente nel suo contenuto. Tutto ciò che un uomo può conoscere proviene dal suo intimo. E’ essenziale sentire che si è una parte organica del Tutto. Allora si sperimenta uno stato spontaneo di “illuminazione”, che viene considerato la più alta forma di beatitudine. In realtà, allucinazioni e visioni di demoni sono risultati comuni nella meditazione Zen.

La dottrina Zen è caotica; essa non afferma né nega nulla: si limita a “indicare la via”. Come l’Induismo, lo Zen insegna che Dio e l’uomo sono uno. Viene dunque negato ogni oggetto di culto, ogni scrittura sacra, ogni rito e cerimonia. Non vengono riconosciuti neppure il vizio e la virtù, considerati il frutto della percezione soggettiva. Lo Zen è interamente centrato sull’uomo e sul suo benessere: tutto ciò che lo circonda non è importante. Questa scuola attira coloro che detestano il dogma e l’autorità; perciò attrae alcuni intellettuali contemporanei, che avvertono di avere la testa piena di “informazioni” disanimate.

Vi sono circa 300 milioni di Buddhisti: è la quarta religione al mondo per numero di fedeli.

Negli USA degli anni ‘60 il Buddhismo Zen fu all’origine degli hippies, con la loro pratica dell’”amore libero”. Benché lo Zen imponga severe regole morali ai praticanti, i maestri sono liberi di comportarsi come meglio gli aggrada. Il Buddhismo moderno è contaminato con l’occultismo, la magia ed i contatti col mondo degli spiriti.

Il Buddhismo attrae per il suo carattere non-dogmatico, e per la facilità con la quale convive con le altre fedi. Il Buddhismo esoterico invita i suoi adepti a porsi al di là del bene e del male, di amore e odio. Per il Buddhismo l’amore è altrettanto pericoloso che l’odio, poiché incatena alla ruota del divenire. L’unico stato in cui dimorare è quello di equanimità e di indifferenza. Ai più alti livelli del Buddhismo si ritiene che il bene e il male, come categorie morali, semplicemente non esistano. Esse appartengono alla sfera dell’esistenza; e n Buddhista deve estinguere in sé ogni desiderio di esistenza

Il Cristianesimo, al contrario, non considera il desiderio come qualcosa di negativo. Dio stesso ha posto in noi una tendenza ad essere creativi, a migliorarci, a godere la vita. Il problema è che il peccato ha alterato l’equilibrio originario fra i desideri fisici e quelli spirituali, e l’anima, che dovrebbe essere padrona del corpo, è diventata la sua schiava. Abbiamo confuso la giusta gerarchia dei valori, così che spesso desideriamo le cose sbagliate, perfino le cose che ci recano danno, mentre trascuriamo quelle che sono davvero preziose, come la comunione con Dio e la nostra vita interiore. La vita cristiana ha lo scopo di aiutarci a mettere ordine nei nostri pensieri e desideri, e a dirigere tutti i nostri sforzi verso l’ottenimento della vita eterna. 

 

La Teosofia

La teosofia è un complesso insieme di vari insegnamenti occulti, antichi e moderni: Gnosticismo, Neoplatonismo, Kabbala e misticismo medievale, con una spruzzata di Buddhismo. Il tutto è tenuto assieme dalle fantasie della sua fondatrice, Helena Blavatsky.

Mentre la maggior parte delle asserzioni di questa fantasiosa e confusa setta sono vecchie come l’Induismo, il colpo di genio della Blavatsky è stato di riuscire ad attirare l’interesse del pubblico su antiche e dimenticate idee occulte, presentandole in una forma che affascinava gli individui dotati di un’inclinazione al misticismo, e desiderosi di scoprire i misteri della vita. La Teosofia li adesca con le sue melliflue frasi ad effetto: una “fratellanza universale” che unirà gli uomini di ogni razza e credo; lo studio delle religioni, della filosofia e delle più recenti scoperte scientifiche; l’esplorazione delle forze misteriose della natura, e dei fenomeni paranormali.

Benché faccia uso di una terminologia in parte cristiana, la teosofia ha una visione del mondo fortemente panteistica. Tutte le sue affermazioni circa lo sviluppo spirituale dell’uomo e la sua unione col principio divino sono basate su una metafisica “occulta” e su una psicologia ad hoc. I suoi insegnamenti etici ricusano la natura assoluta dei principi del bene e del male e del libero arbitrio. Come l’Induismo, accetta la dottrina del karma. Negli ambienti teosofici abbondano le dichiarazioni di principi in termini pseudo-scientifici; ma si tratta in realtà di affermazioni sprovviste di alcuna prova, basate interamente sulle testimonianze dei loro leader, avvezzi ad un malsano misticismo, al ciarlatanismo ed ai falsi “miracoli”.

Benché, in termini numerici, le logge teosofiche non siano mai state molto frequentate, le loro idee hanno esercitato una forte influenza sulla concezione del mondo delle classi superiori nella Russia pre-rivoluzionaria. Ora queste idee sono state liberamente prese in prestito da vari movimenti occulti, soprattutto quelli della corrente New Age.

 

Soria

La fondatrice della Teosofia, Helena Petrovna Blavatsky, nacque in Russia nel 1831 da una famiglia benestante di nome Hahn, di origini tedesche. Fino dall’infanzia la Blavatsky dette prova di capacità medianiche, che la spinsero ad interessarsi allo spiritismo. All’età di 17 anni  sposò un anziano generale, Nikolai Blavatsky; ma il matrimonio durò solo tre mesi.

Dopo il divorzio la Blavatsky viaggiò molto, visitando l’India e il Tibet. Più tardi, nei suoi scritti teosofici, asserì di essere venuta in contatto, durante quei viaggi, con esseri “superiori” incorporei, i mahatma, che le rivelarono i misteri dell’esistenza. Fra questi maestri disincarnati ve n’era uno particolarmente importante, che la Blavatsky chiamava “il Maestro” (questi era, con ogni evidenza, il “principe di questo mondo” di cui parla Giov 12:31...).

Nel 1872 la Blavatsky giunse a New York e intraprese la pratica dello spiritismo. Nel 1875, in compagnia del colonnello  Henry Olcott, fondò la Società Teosofica, che esiste ancora. Tre anni dopo visitò ancora l’India, dove, nel 1882, stabilì con Olcott la sede internazionale della Società ad Adyar. Allorché furono smascherate le sue attività fraudolente, la Blavatsky dové lasciare l’India, e iniziò a viaggiare per l’Europa, diffondendo instancabilmente le sue idee occultistiche.

M.me Blavatsky si stabilì infine a Londra. Nel 1884 i suoi pretesi miracoli e le comunicazioni dai “maestri incorporei” furono esaminati dalla Society for Psychical Research, che li trovò infondati e la accusò pubblicamente di far uso di pratiche stregonesche, ipnotizzando le sue vittime e imbrogliandole con vari trucchi fraudolenti. Nonostante i gravi colpi inferti alla sua autorità,  la Blavatsky non si perse d’animo: continuò instancabilmente a scrivere e a diffondere le sue idee. Ad un attento esame delle sue opere, è chiaro che molte delle sue concezioni derivano dalla vecchia letteratura occulta, e soprattutto dalla Kabbala. I suoi scritti più importanti sono La dottrina segreta  e La voce del silenzio. Il celebre autore Vsevolod Soloviev, che conobbe da vicino la Blavatsky, la accusò di frode e inganno (vedi il suo libro Una moderna Sacerdotessa di Iside).

M.me Blavatsky era bassa e tozza, con gli occhi sgranati, ed era nota per il suo comportamento eccentrico. Nei primi anni della sua vita si allontanò dalla fede Ortodossa in cui era stata battezzata, e prese a odiare il Cristianesimo; anzi, dedicò tutti i suoi sforzi ad abbattere le idee cristiane ed a sostituirle con l’occultismo. La Blavatsky basava la sua autorità sui “miracoli” da lei compiuti, come le materializzazioni di oggetti, e sulle rivelazioni dei maestri incorporei, che avrebbero fatto cadere biglietti in cui rivelavano i misteri dell’universo. Nella sua giovinezza pubblicò una rivista chiamata Lucifero, il cui scopo era di riabilitare quello spirito caduto, il suo primo amore, a cui rimase fedele per tutta la vita. La Blavatsky si sposò varie volte, ebbe molti amanti ed un figlio illegittimo. Era rude, usava di frequente un linguaggio volgare, fumava continuamente e faceva uso di narcotici (hashish). Da un punto di vista psicologico, la Blavatsky rappresenta un complesso caso di personalità multipla. Nel leggere la sua biografia vengono in mente le parole di Cristo riguardo ai falsi profeti: “Dai frutti li riconoscerete”. Uno scrittore come Gogol l’avrebbe definita una donna “da storie”, perché, ovunque andasse, la sua presenza era causa di storie spiacevoli. Questa donna-guru morì a Londra nel 1891.

Dopo la sua morte, Olcott continuò a dirigere la Società Teosofica. Vi fu un periodo di declino, ma William Judge (1851-1929) riuscì a dare nuovo impulso alla Teosofia. Dopo la morte di Olcott, la Società Teosofica fu guidata da una fedele discepola della Blavatsky, Annie Besant (1847-1933), che riprese e chiarì molte idee della fondatrice, e si pose alla guida anche del ramo “esoterico” della Società, specializzato in magia e spiritismo.

Logge teosofiche, benché non in gran numero, esistono ancora in varie città d’Europa ed America. Le idee occulte della Blavatsky ebbero una certa influenza sull’atteggiamento ostile alla Chiesa dell’intelligentsia russa pre-rivoluzionaria, e nell’importazione e diffusione del Comunismo in Russia. Molte idee teosofiche sono state adottate dal movimento New Age, e sono sostenute anche dalla Chiesa Liberal-Cattolica.

 

Dottrina

E’ alquanto difficile esaminare e confutare le idee della Teosofia una ad una, poiché sono estremamente confuse. In sostanza, la Teosofia è basata su fantasie e affermazioni infondate. L’inverisimiglianza di queste dottrine non ha limiti, se non quelli dell’immaginazione dei “profeti” degli insegnamenti occulti.

Come i Neoplatonici e gli Gnostici dei primi secoli del Cristianesimo, la Teosofia insegna che i libri sacri di tutte le religioni contengono una sola dottrina segreta, che li attraversa come un filo rosso. E’ sufficiente scoprire quella dottrina segreta, e l’unità delle religioni diventerà un fatto compiuto. Questa asserzione è, in realtà, priva di alcun fondamento. La Bibbia cristiana non contiene alcuna “dottrina segreta”: tutto è esposto in termini chiarissimi, così che anche le persone più semplici possono comprendere la parola di Dio ed avere una solida base per la loro vita.

Come l’Induismo, anche la Teosofia insegna che c’è un Principio onnipresente, infinito ed immutabile (l’Assoluto, o l’”anima del mondo”) che è incomprensibile alla mente. Il mondo è eterno, e periodicamente attraversa fasi cicliche di nascita, crescita e morte, per apparire ancora una volta in una nuova forma. Le anime degli uomini sono parte di un’anima universale che tutto riempie. Il mondo contiene un gran numero di dei, spiriti (deva) disposti in una complessa gerarchia, basata sulle correlazioni numeriche della Kabbala. 

Come quello indù, il “Dio” dei teosofi ha un carattere decisamente astratto. E’ impersonale e del tutto passivo nei confronti del destino dell’umanità. Seguendo le dottrine degli antichi Gnostici, la Teosofia attribuisce alla Divinità anche un principio femminile, chiamato Sophia (sapienza). La Teosofia elabora inoltre le dottrine indù, riguardanti il giorno e la notte di Brahman. All’ingresso di Brahman (il giorno), appare l’universo, e minuscole particelle di Brahman, gli “ego” degli esseri umani, si rivestono di vari corpi: fisici, astrali, mentali, etc. Questa è l’origine di ciò che chiamiamo “vita”. Allorché Brahman se ne va (la notte), ogni cose viene distrutta, e gli “ego” umani tornano a dissolversi nel Brahman. Questo processo si ripete per sempre: i mondi sorgono e vengono distrutti in cicli eterni. Divinità, spiriti ed anime umane sono emanate (come gli eoni gnostici) dall’infinita inconoscibile Realtà. Il mondo e i suoi abitanti devono passare attraverso sette stadi di evoluzione (?!). Simili affermazioni sono, ovviamente, del tutto arbitrarie.

Benché la Teosofia non sia ufficialmente opposta al Cristianesimo, lo considera tuttavia come una forma inferiore di coscienza religiosa. Come nella Massoneria, in cui i ranghi inferiori possono professare la fede cristiana, mentre gli alti gradi devono aderire alla “vera” religione, così nella Teosofia solo coloro che si trovano agli stadi più bassi della conoscenza possono andare in chiesa ed osservare le pratiche cristiane. Mme Blavatsky dichiarò pomposamente: “La verità è più in alto della religione”. Considerava infatti tutte le religioni come vie che conducevano ad un punto centrale; e incoraggiava lo studio di tutte le fedi, la loro conoscenza diretta e l’uso di questa per arricchire la propria esperienza

La Teosofia passa sopra all’ascetismo, sostituendolo con un misticismo contemplativo e con uno studio indipendente delle idee filosofico-religiose. Insiste sul fatto che chiunque abbia appreso i metodi teosofici sarà capace di penetrare i misteri dei sacerdoti egiziani e i segreti degli astrologi caldei: egli potrà abbeverarsi alla sapienza di tutte le epoche. La Teosofia promette l’acquisizione di poteri soprannaturali, come la chiaroveggenza, la telepatia e la capacità di influenzare e soggiogare gli altri.

Quella di Mme Blavatsky è dunque una confusa mistura di insegnamenti occulti, basati su una prospettiva panteistica. Poiché la Teosofia nega l’esistenza di una suprema Autorità o di una Volontà che guida tutte le cose, le sue affermazioni sono solo materia di congettura, e la virtù non è che una questione di preferenze personali.

 

Yoga

Col diffondersi delle idee occulte di origine indù in Occidente, un’altra antica disciplina indiana ha guadagnato grande popolarità. Sorprendentemente, anche molti medici difendono lo Yoga come un metodo “sicuro ed efficace” per assicurarsi la salute fisica e mentale.

L’Induismo concepisce lo Yoga - nel senso più ampio del termine - come una serie di azioni che conducono all’ unione con l’anima del mondo.  Questo fine può essere raggiunto in modi diversi, alcuni veloci e facili, altri più lunghi e ardui. Ad es., il Bhakti Yoga, la forma più popolare in India, è la via della venerazione della Divinità. Ciò comporta la ripetizione costante di un nome occulto, o mantra. Il Karma Yoga è la via del “servizio”, che attrae persone inclini all’attività pratica. Lo Jnana Yoga è la via della conoscenza, che conduce l’uomo a cercare guida da un guru ed a studiare le sacre scritture dell’Induismo. Il Raja Yoga è la via della contemplazione, che include vari metodi di meditazione, in cui il praticante deve imparare a disciplinare mente e corpo per raggiungere il samadhi (unione con l’Assoluto). Ma comunemente il termine “Yoga” viene usato per indicare un sistema di esercizi, che comprende varie posizioni corporee, la regolazione del respiro e la meditazione. Esso offre anche metodi per sviluppare la chiaroveggenza e l’ “apertura del terzo occhio”. Lo sviluppo delle facoltà chiaroveggenti dovrebbe rendere l’uomo capace di vedere ciò che accade in luoghi lontani, o eventi del passato e del futuro. Ad un certo stadio di questi esercizi, il discepolo può avere la visione del volto splendente di un “maestro”, che diventa la sua guida.

I sensi del praticante si aprono nella misura in cui egli progredisce negli esercizi yogici. Ad es., secondo le prescrizioni dell’Agni Yoga (lo Yoga “del fuoco” di Nikolai Rerikh [noto anche col nome di Nicholas Roerich]), ad un certo stadio si può ottenere “la visione degli astri dello spirito”, in cui si comincia a scorgere lampi di luce nello spazio, che appaiono come punti splendenti di vari colori. Questa capacità può essere ottenuta anche solo con la lettura di libri occulti. Segue la “contemplazione dei fuochi purificatori dei centri”, cioè dei chakra, che dovrebbero percepire il mondo invisibile, e attraverso i quali il mondo invisibile agisce sull’uomo. In uno stadio successivo si comincia a udire “la voce del proprio maestro invisibile”, che rivela occulti misteri. (Mme Blavatsky e Rerikh hanno scritto molti volumi dettati da tali “voci”). Allo stadio più elevato appare il “fuoco esterno”, che unisce la coscienza della personalità con quella dello spazio. Questo stadio comporta la completa “apertura” dei sensi, che consente di unirsi col mondo degli spiriti. Questo è ciò che l’Induismo considera “illuminazione mistica”.

Il Mantra Yoga, metodo usato dai Krishnaiti, dal Buddhismo Tibetano e dalla Meditazione Trascendentale, persegue la visione diretta della “divinità” del mantra e l’unione con essa. Ciò è fonte di beatitudine e felicità, e permette la scoperta di capacità soprannaturali.

Ogni forma di Yoga è pericolosa, perché mette a nudo prematuramente e forzatamente il verde "germoglio" della natura spirituale dell’uomo. Gli esercizi dello Yoga “mutilano” il centro spirituale dell’uomo, che secondo la volontà di Dio dovrebbe essere svelato solo nella vita futura, quando l’uomo verrà purificato dal contagio letale del peccato. Molte voci autorevoli ci ammoniscono contro gli esercizi dello Yoga, denunciando le loro distruttive conseguenze.

Ad es., Gopi Krishna scrive: "Tutti i sistemi di Yoga hanno lo scopo di provocare mutamenti psicofisici nell’uomo, necessari alla trasformazione della sua coscienza.” Questi mutamenti hanno luogo tramite certe posizioni e metodi di respirazione, che richiamano l’energia occulta ed i poteri psichici dell’uomo. Ciò produce drammatici cambiamenti nella coscienza, così potenti che la maggior parte di coloro che li sperimentano ne restano per sempre psichicamente trasformati.

Al giorno d’oggi molti praticano lo Yoga come una semplice forma di esercizio fisico o di ginnastica dolce, ma non si rendono conto di ciò a cui vanno incontro. In alcuni casi, anche i più (apparentemente) innocenti esercizi yogici hanno provocato follia e possessioni demoniache. Ma il peggio è che alcuni accettano i cambiamenti psichici provocati dallo Yoga, anche le manifestazioni di squilibrio, come una positiva esperienza spirituale che conduce all’illuminazione mistica.

Non sorprende che la pratica dello Yoga possa rovinare la mente e il corpo. La vera meta dello Yoga è l’annullamento della personalità, considerata una “ingannevole illusione”, allo scopo di raggiungere il “Vero Io” del Brahman impersonale. Moti Lal Pandit afferma: "Lo scopo dello Yoga è liberare l’uomo dalla sua condizione di “normalità”. Per giungere a tanto, devono essere usati molti metodi: psicologici, psichici, mentali e mistici. Tutti questi metodi sono innaturali e antisociali, poiché lo Yoga prescrive un modo di vivere che implica: ‘La mia esistenza mortale non merita di vivere’ ”.

Poiché si basa su idee occulte, non sorprende che farsi irretire dallo Yoga provochi irreversibili  mutamenti psichici, e perfino malattie. E ciò non perché lo Yoga è stato praticato male, ma proprio a causa della sua natura occulta.

Molti, fra cui non pochi medici, affermano erroneamente che lo Yoga è innocuo. Ma i fatti lo dimostrano: lo Yoga ha causato molte infermità psichiche, e perfino la morte. Ad es., Swami Prabhananda così scrive a proposito degli esercizi respiratori: “Consentitemi di mettervi in guardia: questi esercizi di respirazione posso essere molto pericolosi. Specialmente se vengono eseguiti in modo scorretto, c’è il serio rischio di danneggiare la mente. Coloro che praticano questi metodi respiratori senza la dovuta supervisione possono soffrire di disturbi che né la medicina né la scienza possono curare, e neppure diagnosticare con esattezza.” 

Shri Purohit Swami, commentatore degli Yoga Sutra di  Patanjali, avverte: "In India e in Europa ho incontrato circa trecento persone che hanno sofferto a causa di pratiche errate. I medici li hanno visitati, ma non hanno trovato danni organici e quindi non hanno potuto prescrivere alcuna cura.”

Un’altra autorità sullo Yoga, Hans-Ulrich Rieker, autore del volume Yoga and the Spiritual Life, mette in guardia: "Lo Yoga non è un gioco. Dovremmo ricordare che la sua pratica può portare alla follia o alla morte. Nel Kundalini Yoga, se il prana (respiro) viene rimosso troppo presto, per lo yogi vi è un serio pericolo di morte."

Gopi Krishna, l’esperto di Yoga già menzionato, avverte dei pericoli degli esercizi yogici, che possono provocare una potente reazione del sistema nervoso centrale, fino a causare la morte.

Nel secondo capitolo dello Hatha Yoga Pradipika, una guida classica allo Hatha Yoga, si legge: “Come si devono temere i leoni, le tigri e gli elefanti, così anche il prana (la ‘divina’ energia del respiro) deve essere tenuta sotto controllo, altrimenti potrebbe uccidere il praticante."

Swami Prabhavananda (Yoga and Mysticism) include, fra le possibili conseguenze di un’errata pratica dello Yoga, disturbi cerebrali, malattie incurabili, follia, depressione e trance incontrollabile. Tutto ciò per “un piccolo errore”...

Se coloro che insegnano lo Yoga fossero più espliciti riguardo a questi pericoli, molte disgrazie sarebbero evitate.

 

Meditazione Trascendentale

Nella seconda metà del XX secolo un insegnamento orientale chiamato “Meditazione Trascendentale”, o “MT”, si diffuse ampiamente negli USA. Esso veniva presentato come una semplice forma di auto-terapia, accessibile a tutti; una pratica che recava sollievo alle tensioni interiori ed aiutava la concentrazione mentale. Sulle prime i suoi risultati sembrarono così eclatanti che la “MT” fu adottata da caserme, scuole, ospedali, ed anche da alcune comunità cristiane.

In realtà, la MT è una forma semplificata di mantra yoga. Nella pratica della MT ci si siede sul pavimento in una certa posizione, si chiudono gli occhi, si respira lentamente e ci si concentra mentalmente sulla ripetizione cantilenante di una parola, il mantra. Questo esercizio dovrebbe essere eseguito per circa venti minuti, due volte al giorno. Lo scopo immediato di questa pratica è favorire il rilassamento delle tensioni eccessive, raggiungere uno stato di calma ed acquisire forza interiore: tutte cose di cui si sente il bisogno, ovviamente, nella nostra frenetica vita moderna. Coloro che promuovono la MT tendono a sorvolare sui suoi aspetti religiosi e filosofici; in effetti, essi nascondono ai principianti il fatto che la pratica della MT porta l’uomo a contatto con le idee panteistiche dell’Induismo e dell’occultismo. Per rendere popolare la MT negli USA, il suo principale “apostolo” - Maharishi Mahesh Yogi, un Indiano - ha eliminato gran parte della terminologia indù, sostituendola con un moderno vocabolario scientifico e psicologico. Ma ciò non cambia affatto l’essenza della sua dottrina.

Quando un novizio viene iniziato alla MT deve portare con sé tre tipi di frutta dolce, fiori freschi e un fazzoletto pulito. Questi oggetti vengono posti in una cesta e collocati davanti ad un ritratto del guru  nella stanza dove avrà luogo l’iniziazione. Si accendono una candela e dell’incenso, mentre vengono recitate formule in Sanscrito. Infine, all’iniziato viene dato un mantra, una parola sanscrita il cui significato non gli è rivelato. Da ora in poi, egli dovrà ripetere questa parola durante le sue sessioni di “meditazione”.

Ma cos’è un mantra? La parola “mantra” deriva da due termini: man (mente, pensare) e tra (protezione, o liberazione dalla “schiavitù” dall’esistenza fenomenica, il samsara). In altri termini, un mantra  è una parola, una frase o un suono in Sanscrito. Generalmente i mantra  sono presi dai Veda. I nomi delle divinità del pantheon indù sono tutti mantra, così che la ripetizione continua di un mantra  può infine evocare la “visita” della divinità invocata, con la quale il fedele può conversare. Alcuni mantra sono “concreti” e contengono il nome di una “divinità” come Krishna, Shiva, Sarasvati, etc.; altri sono “astratti” e si rivolgono all’Assoluto impersonale, al fine di raggiungere la liberazione ed entrare in uno stato di  samadhi, ovvero di unione con l’Assoluto.

Il celebre yogi Sivananda scrive nel suo libro Japa Yoga (cioè lo yoga che consiste nel ripetere mantra) che ogni mantra è caratterizzato da un particolare ritmo, e possiede una cifra o un codice che, se ripetuto, consente all’uomo la contemplazione della divinità del mantra. In altre parole, l’uomo perde le sue difese spirituali ed entra in contatto con gli spiriti caduti. Parlando della presenza di una divinità, o davata, in ogni mantra, Sivananda la definisce “un essere soprannaturale, di natura bassa o elevata”, che è la fonte del potere del mantra. E’ dunque chiaro che il mantra può evocare esseri bassi e malvagi, il “lato oscuro della Forza”...

Apprendere la MT non è difficile. Praticando questa forma di meditazione due volte al giorno, si ottiene ben presto lo stato di trance, rilassato e semi-desto. E’ uno stato di “assoluta soddisfazione”, simile all’effetto di alcuni narcotici. Questa è la Meditazione Trascendentale...I  suoi seguaci proclamano entusiasticamente la semplicità e l’efficacia del loro metodo, mentre passano sotto silenzio l’aspetto religioso delle loro pratiche e le tristi conseguenze spirituali che esse comportano.

Mentre al praticante di MT non viene chiesto di cambiare credo religioso o di accettare nuovi principi morali, il fatto che la MT includa un rito pagano di iniziazione e la ripetizione rituale di una frase occulta rende, a conti fatti, partecipi della religione indù. La MT si basa su una concezione panteistica della Realtà Originaria, con la quale il praticante cerca di unirsi. Nella MT, dopo aver asceso la “scala della coscienza”, il fine è quello di raggiungere il settimo ed ultimo gradino e dissolversi nell’oceano della “supercoscienza” cosmica. A questo punto si dovrebbe ottenere la pace perfetta, e realizzare la propria divinità... Ma questa è un’allucinazione; o, più probabilmente, un inganno demoniaco.

La MT è l’antitesi indiana della vera meditazione cristiana, che consiste in una reverente riflessione su Dio. Il Cristianesimo consiglia una meditazione attiva, al fine di comprendere più profondamente la propria fede e rafforzarla. Il Signore ordinò a Giosuè: "Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma mèditalo giorno e notte" (Gios 1:8). Quando un Cristiano medita sulle verità della fede, giunge a comprenderle meglio. Come il Signore promise ai Suoi discepoli: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Giov 8:32). L’esatto opposto accade nella MT. Lo stesso termine “meditazione” perde il suo significato: “meditazione” indica un’attività della mente in cui si tenta di comprendere qualcosa, di capirlo meglio.

Nella MT, invece, si deve sopprimere qualsiasi attività della mente, e ripetere, senza pensare, una parola che non si comprende neppure. In questo modo la mente e il sistema nervoso si sovraccaricano, e il cervello viene “spento”. La moderna ricerca ha dimostrato che la ripetizione costante di una frase qualsiasi, come “torta di mele”, può provocare considerevoli cambiamenti nel proprio stato psico-fisiologico.

Gli esercizi di MT eliminano le difese dell’uomo, aprendo così l’accesso agli spiriti caduti, contro il quali S.Paolo Apostolo ci mette in guardia nella Lettera agli Efesini (Ef 6:10-17).

La MT dovrebbe essere dunque ritenuta pericolosa e dannosa. Essa produce gli stessi frutti delle pratiche occulte: diminuzione della fede, aumento dell’orgoglio, per giungere addirittura all’esaurimento mentale. 

Il Cristianesimo possiede metodi assai migliori per dare all’uomo quiete e sollievo. C’è, anzitutto, la preghiera sincera e fatta col cuore. La preghiera del mattino promuove la disciplina interiore, che protegge contro le eccessive preoccupazioni nel corso della giornata. La preghiera serale dà conforto, sollievo e un senso di pace prima di dormire. E’ buona cosa imparare a mantenere una disposizione alla preghiera durante il giorno. A questo fine è di grande aiuto la “preghiera di Gesù” (Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore), che ci rende sempre consapevoli della presenza di Dio.

L’esaurimento nervoso e il senso di insoddisfazione sorgono principalmente dalla coscienza macchiata dal peccato, e dalle passioni che ci combattono interiormente. E’ dunque necessario purificare periodicamente la propria coscienza col sincero pentimento, la Confessione e la Santa Comunione.

E’ molto benefico, subito dopo le preghiere del mattino, pensare a Dio e ad argomenti riguardanti la fede. Leggi un capitolo o un passo delle Sacre Scritture, e prova a comprendere ciò che hai letto, applicandolo alle circostanze della tua vita. Questa forma cristiana di meditazione, rafforzata dalla preghiera, ci dà veramente un senso di pace, raccoglimento e illuminazione spirituale.

 

Il movimento "New Age"

Il movimento occulto chiamato “New Age” è molto popolare. Alcuni lo considerano una nuova religione, altri un nuovo modo di concepire la vita. Bisogna notare, anzitutto, che le sue pretese di essere “nuovo” sono del tutto false. Nell’ambito della religione e della filosofia il New Age non insegna nulla di nuovo: è piuttosto un’amorfa mistura di vari insegnamenti occulti, già noti da tempo. La vera novità del New Age sono i suoi metodi commerciali per vendere ogni tipo di materiale occulto, in modo da attrarre “consumatori” con diversi gusti e inclinazioni. Da questo punto di vista, il New Age è una specie di supermercato della spiritualità, in cui ognuno può trovare qualcosa di interessante ed utile.

 

Storia

Il movimento New Age cominciò a svilupparsi rapidamente nell’America degli anni ’70, come un’alternativa al breve successo dell’ “umanesimo laico”. La base per la crescita delle idee occulte del New Age era stata preparata da numerose organizzazioni indù e teosofiche, come il Vedanta e la Meditazione Trascendentale. Le idee propagate dal movimento New Age attraevano sia coloro che erano stanchi delle “antiquate” dottrine cristiane, sia coloro che non erano soddisfatti del grigio materialismo dell’”umanesimo laico”.

Il New Age non ha mai preteso di essere un movimento organizzato o unificato. Esso prende piuttosto la forma di una rete, in continua crescita, di gruppi indipendenti, che condividono alcuni interessi “occulti”. Il successo del movimento New Age è fortemente sorretto dalla sua capacità di adottare e di assimilare le più svariate dottrine e pratiche in un grande calderone, con la prospettiva costante di promuovere il benessere dell’individuo e della società. Il New Age non butta via nulla: assorbe tutto ciò che può essere interessante dal punto di vista “mistico”, o praticamente utile.

Per tale ragione il New Age, benché apparso solo di recente, è riuscito ad esercitare la sua influenza occulta in molte sfere della vita privata, familiare e sociale, raggiungendo milioni di persone negli USA, in Russia, in Europa e in altre aree del mondo. Questo movimento è assai ingannevole, perché non si pone apertamente contro il Cristianesimo: vuole solo “completarlo” con alcune “idee nuove”. Quando un centro per gli studi religiosi della Princeton University compì un’indagine sui Cristiani negli USA all’inizio del 1992, chiedendo quale influenza avevano avuto le idee New Age sulla loro fede, un quarto degli intervistati affermarono di non vedere alcuna contraddizione fra il Cristianesimo e gli insegnamenti New Age. Ancor più sorprendente fu la risposta dei Cattolici: il 60% risposero che Cattolicesimo e New Age erano in completo accordo. Il motivo di queste risposte è che la loro conoscenza delle dottrine cattoliche era inferiore a quella delle idee New Age. Ciò non è affatto sorprendente, se si considera che le librerie cattoliche sono piene di volumi “occulti” come Joshua, No Other Name, Turning Point, Nizam Ad-Din Awliya, The Web of the Universe, The Unity of Reality, Beyond Patching ... Perfino sacerdoti, monaci e suore hanno cominciato a manifestare un interesse per le idee New Age.

Un libro molto popolare, intitolato A Course in Miracles, viene studiato dai gruppi giovanili cristiani come una semplice guida per comprendere gli insegnamenti di Gesù Cristo e la loro applicazione pratica nella vita moderna. Questo libro di 1200 pagine somiglia alla Bibbia nel suo aspetto esteriore e nella sua divisione in capitoli. Alcune parrocchie cattoliche organizzano corsi di introduzione a quest’opera. Agli studenti americani vengono offerte lezioni “New Age” per imparare a concentrarsi negli studi, a rafforzare il loro potenziale energetico, ad ottenere maggior successo nella vita, a manifestare la propria creatività ed a trovare un nuovo significato nell’esistenza.

 

Insegnamenti

La filosofia New Age accosta in un confuso mosaico una quantità di idee e fenomeni, privi di connessione fra loro. Nascita e morte, medium e guaritori, il paranormale e la metafisica, realtà ed illusione, la Bibbia e le leggende, vite passate e future reincarnazioni: niente viene lasciato fuori nel New Age. Si può trovare del comune panteismo, il karma, la trasmigrazione delle anime, e tutto l’edificio del misticismo occultistico, riveduto e corretto in modo da apparire attraente ai moderni “consumatori”.

Le idee olistiche contemporanee, e i metodi di cura non tradizionali, occupano un posto di rilievo nel New Age. La medicina scientifica è accusata di non essere efficace. Un’idea fondamentale è che deve essere curata la persona nella sua interezza, non solo un determinato organo. Quindi vengono prescritti trattamenti olistici, fra cui l’agopuntura, l’uso dei cristalli, il biofeedback, la terapia dei massaggi (con particolare enfasi sul “ri-orientamento dei campi energetici”), la dieta indiana o vegetariana, erbe medicinali e metodi di autosviluppo fisico e spirituale. Non si può negare che fra questi metodi ve ne siano alcuni effettivamente benefici, e già da lungo tempo noti nell’ambito della medicina popolare; ma altre cose, come l’uso dei cristalli per “concentrare l’energia cosmica”, sono sicuramente frutto di pura ciarlataneria. Disgraziatamente, tutti i metodi di cura non-tradizionali sono stati contaminati in senso “occulto” dall’ideologia New Age. Infatti, accanto all’uso di erbe e minerali benefici, il New Age offre esercizi respiratori di tipo yogico, metodi per sviluppare la propria autostima, per scoprire il proprio potenziale interiore e il modo di liberare la bioenergia; tutto ciò condito con predizioni astrologiche e letture di Tarocchi.

A chi possiede un’inclinazione per il misticismo, il New Age offre un ampio assortimento di pratiche occulte, fra cui meditazione in stile “indiano”, esercizi psicologici, spiritismo, chanelling, Yoga e proiezione astrale. L’ideologia New Age accetta qualsiasi pratica e fede religiosa, anche le più bizzarre. Questo movimento ha preso in prestito dalla filosofia orientale la credenza nell’esistenza di un’energia invisibile dentro e fuori l’organismo umano: è il chi dei Cinesi, il ki dei Giapponesi e il prana nella terminologia dello Yoga. Centri olistici, diffusi in tutto il mondo, conducono sedute in cui i partecipanti si immergono in una trance di massa e sperimentano un intimo senso di unione con la natura. Sono popolari anche la fede negli UFO, la vita segreta delle piante e il significato mistico dei numeri (preso in prestito dalla Kabbala). Il New Age ha assimilato idee provenienti dalla parapsicologia, ufologia, Antroposofia, Rosicrucianesimo, astrologia e psicoanalisi. Il movimento invita la gente ad esplorare stati alterati di coscienza. Lo sviluppo dell’auto-consapevolezza ha lo scopo di cancellare i confini fra il mondo materiale e quello spirituale, e di sentire “il cosmo nella sua interezza."

L’idea di “illuminazione” ha un posto molto importante nel movimento New Age. Per ottenere questa illuminazione si deve anzitutto rivedere la propria scala di valori, e sottoporsi ad una trasformazione psicologica. I vecchi modi di considerare il mondo devono essere sostituiti da una nuova prospettiva, in sintonia con la prossima “Età dell’Acquario”. Questo stato viene raggiunto tramite una personale esperienza mistica, in cui il discepolo degli insegnamenti New Age avverte improvvisamente con tutto il suo essere l’unione con lo spirito cosmico: lui e il mondo sono una cosa sola.

Una ben nota missionaria del New Age in America, l’attrice Shirley MacLaine, descrive così l’ “illuminazione” mistica da lei sperimentata mentre faceva un bagno caldo: “Sentii improvvisamente come se tutto il mio corpo si dissolvesse nello spazio. Lentamente, gradualmente, mi trasformai in acqua...Potevo sentire l’intima unità del mio respiro con l’energia che mi circondava. Divenni realmente aria, acqua, il cielo oscuro, le mura della casa, bolle di sapone, candele, marmo bagnato sotto l’acqua, perfino il rumore del fiume vicino.” Questo senso di unità con la natura e della propria “divinità” riempie di beatitudine, e dà l’impressione di possedere un’inesauribile energia “divina”.

Per raggiungere l’illuminazione, il movimento New Age propone un sentiero che consiste di quattro stadi: 1) “entrata”, in cui vengono eliminate le idee abituali sul mondo; 2) “esplorazione”, in cui vi è un tentativo di raggiungere un nuovo livello di consapevolezza con l’aiuto di tecniche psichiche; 3) “integrazione”, allorché la percezione razionalistica dell’interconnessione tra i fenomeni viene indebolita dal metodo intuitivo; e 4) “l’incantesimo”, uno stadio in cui si scoprono identità diverse dalla propria, fonti di energia e modi per realizzarle “per il bene dell’umanità”. a

Aiuti supplementari per realizzare questa illuminazione mistica possono essere: meditazione ed esercizi yogici, sedute spiritiche, ipnosi, talismani e cristalli, la pratica della stregoneria, e perfino l’uso di narcotici. In questo stato di illuminazione sembra di aver acquisito un’assoluta padronanza del corpo e dell’anima: tramite il contatto con l’ “energia divina” si diventa un “dio-uomo”.

L’idea di una religione universale fa parte integrante della filosofia New Age. Come nei sistemi occulti indù, il movimento New Age aderisce al principio che tutte le religioni, in essenza, insegnano la stessa cosa, benché in modi differenti. Ci si deve innalzare al di sopra di ogni particolarismo e pregiudizio. Il movimento New Age non possiede un proprio sistema dottrinale, bensì abbraccia varie idee occulte e fedi orientali. Ovunque crea nuove branche, come le trame di una grande rete che avvolge il mondo intero. Nonostante il suo pluralismo onnicomprensivo, il New Age in realtà dimostra un atteggiamento anti-cristiano, benché non arrivi a negare apertamente Cristo o il Vangelo.  Gli “apostoli” del New Age affermano che il Cristianesimo è antiquato, e non risponde ai bisogni spirituali dell’uomo d’oggi. Per questa gente, Cristo è semplicemente una delle molte incarnazioni di Vishnu. L’uomo non ha bisogno di Cristo, perché ha la divinità dentro di lui, ed è capace di rendere perfetta la sua coscienza e diventare uno con l’Assoluto cosmico.

Fra le numerose attività di cui si occupa il movimento New Age, ve ne sono alcune che assumono un’importanza planetaria: lo sviluppo di una coscienza ecologica, la soluzione dei problemi sociali, l’unificazione politica delle nazioni, la realizzazione dell’unità dell’umanità intera.

Il New Age tenta di dirigere l’attività di organizzazioni e individui in modo da diffondere le sue idee e trapiantarle negli ambiti degli affari, dell’arte, della filosofia e della cultura. A questo scopo, vengono organizzati appositi seminari di training. Dopo la trasformazione personale dell’individuo, il passo successivo è il rinnovamento dell’intero pianeta, poiché tutto è uno. L’ipotesi di Gaia afferma che la terra ha una vita propria: è la Madre Terra. Il New Age asserisce anche la necessità di un cambiamento politico, per giungere ad una soluzione comune del problema della fame nel mondo: “Poiché siamo tutti cittadini dello stesso mondo, abbiamo bisogno di un mondo unito e di una spiritualità universale. Prima della fine di questo secolo, i capi religiosi dovrebbero incontrarsi e stabilire leggi universali, le stesse per tutte le religioni. Dovrebbero poi comunicare queste leggi ai capi politici, così che essi possano sapere ciò che Dio, gli dei o il cosmo si aspettano dalla razza umana...Per realizzare l’armonia fra le genti, sarebbe necessario un solo sistema politico mondiale. Il nostro pianeta è in uno stato di grande confusione. Dobbiamo cominciare ad agire.” 

La leadership del movimento New Age opera tramite banche internazionali e coopera con le maggiori imprese finanziarie, il cui scopo è stabilire un sistema di governo mondiale. Essi affermano che un sistema del genere unirebbe tutti i gruppi politici, economici e religiosi allo scopo di abolire la guerra, evitare la catastrofe ecologica, risolvere l’attuale crisi finanziaria e porre un freno all’instabilità politica. Il New Age proclama l’avvento della gloriosa “Età dell’Acquario”, simile al Regno di Dio, ma senza un Dio personale e senza Cristo. Questa nuova era è considerata come un nuovo stadio nell’evoluzione della società, in cui l’umanità acquisirà una coscienza planetaria. Per ulteriori dettagli su questo argomento, si rimanda ad un libro scritto da un assistente del Segretariato Generale delle Nazioni Unite: New Genesis: The Shaping of a Global Spirituality, di Robert Muller (New York: Doubleday 1984); vedi anche The Global Brain: Speculation on the Evolutionary Leap to Planetary Consciousness, di Peter Russel (Los Angeles: J. P. Tarcher 1983.).

Il movimento New Age è particolarmente pericoloso, perché applica un approccio mondiale di mercato ad una mistura di idee “occulte”, confezionate come ricette pratiche per migliorare la salute, il benessere e il successo. Se dovesse apparire una super-religione, capace di unire uomini di ogni razza e cultura, probabilmente sarebbe qualcosa di simile al movimento New Age.

 

Altri movimenti occulti, in breve

Kabbala

La Kabbala, che significa “tradizione orale”, è un sistema teosofico ebraico che ebbe origine all’inizio dell’era cristiana, ma fu gradualmente arricchito con idee prese in prestito dal Pitagorismo, dallo Gnosticismo e dal Neoplatonismo. Questa corrente mistica costituì probabilmente una specie di reazione contro il disanimato ritualismo e formalismo della religione giudaica.

Il fine immediato della Kabbala è scoprire l’insegnamento nascosto che si suppone celato nella Torah (i primi cinque libri della Bibbia, scritti dal Profeta Mosè), aggiungendovi idee mistiche trasmesse oralmente. Allo scopo di scoprire il significato occulto della Torah, i Kabbalisti elaborarono un complesso metodo di combinazioni numeriche, basato sul valore delle lettere del testo biblico.

La dottrina Kabbalistica è esposta in libri redatti in varie epoche. Le opere principali sono il Sefer Yezirah (Libro della Creazione), scritto probabilmente nel secolo VI o VII, e lo Zohar (Splendore), scritto da Mosè de Leon intorno al 1300. Il Sefer Yezirah è uno studio della natura della Divinità, il “nulla infinito” che rivela se stesso tramite emanazioni, e in questo processo crea i mondi. Tale processo corrisponde ai dieci numerali (sefirot) e alle ventidue lettere dell’alfabeto ebraico, che, nel loro insieme, costituiscono trentadue mistici “sentieri di saggezza”. Le sefirot si riferirebbero alle “creature viventi” o angeli descritte dal Profeta Ezechiele (Ez 10). Le lettere dell’alfabeto corrispondono ai tre mondi paralleli dell’uomo, delle sfere planetarie e delle stagioni dell’anno. I dettagli di questo sistema occulto, in cui lettere e numeri sono considerati riflessi mistici di una realtà soprannaturale, sono alquanto confusi e contraddittori. Le basi religiose della Kabbala sono le stesse di ogni dottrina occulta: un’idea panteistica di Dio.

Nelle applicazioni pratiche della loro dottrina, i Kabbalisti elaborarono metodi di magia “bianca”, di predizione del futuro, di evocazione dei morti, di esorcismo dei demoni, di chiromanzia [divinazione eseguita tramite l’esame della mano], di fabbricazione di amuleti e di illuminazione mistica. Gli antichi Kabbalisti erano considerati maestri di alchimia e di astrologia. La Kabbala attribuisce grande importanza ai significati mistici di numeri e lettere, ed al potere magico dei nomi biblici di Dio.

Il secolo XVI fu un periodo di particolare interesse per la Kabbala. Questa corrente esercitò una notevole influenza su numerosi sistemi occulti occidentali, fra cui la Massoneria, la Teosofia e l’Antroposofia. Fra i pensatori che studiarono la Kabbala vi furono Pico della Mirandola, Reichlin e Paracelso. La Kabbala è all’origine dei movimenti messianici di Shabbatai Zevi e di Jacob Frank, e - più tardi -  del Chassidismo. 

 

Gnosticismo

Le sette gnostiche, così chiamate dal termine greco gnosis (conoscenza), apparvero all’alba del Cristianesimo. Fino al III secolo esse rappresentarono un grande ostacolo per la Chiesa. Gli insegnamenti di queste sette erano un tentativo di “elevare” il Cristianesimo, e di integrarlo con i tesori della cultura pagana: le credenze occulte orientali e la filosofia greca. Questo tentativo di sintesi, in realtà, finì per deformare il Cristianesimo in modi inimmaginabili.

I maestri gnostici vengono classificati come “orientali” (Siriani) e “occidentali” (Alessandrini). Il primo gruppo comprende gli Ofiti, Satornilo, Basilide, Cerdo e Marcione; il secondo, Carpocrate e Valentino. La forma orientale di gnosticismo denota un’influenza del dualismo persiano, che insegnava l’esistenza di due principi: il Dio buono, creatore del mondo spirituale, e il dio malvagio, creatore del mondo fisico.

Lo Gnosticismo occidentale mostra chiare tracce di Platonismo e di Neo-Pitagorismo, con i loro molteplici gradi di emanazione della Divinità. Gli Gnostici asserivano che al di sopra di tutte le cose vi è un Essere Supremo, cui essi davano molti nomi che ne indicavano l’assolutezza: L’Altissimo, l’Onnipotente, l’Incomparabile, l’Infinito, Colui che è Compreso in Se Stesso. Nello stesso tempo, gli Gnostici non potevano fare a meno di vedere il mondo, pieno di disordine e di caos, e di cui dovevano, in qualche modo, spiegare le origini. Agli Gnostici sembrava impossibile che questo mondo potesse essere la creazione del Dio Altissimo; altrimenti, si sarebbe dovuta cercare in Lui l’origine di tutto il male presente nel mondo. Gli Gnostici pensarono allora che la base di questo mondo dovesse essere la materia, che le scuole orientali considerarono un principio indipendente, vivo e malvagio, mentre quelle occidentali la considerarono come un’emanazione o ombra dell’Assoluto, dotata solo di un’esistenza fantasmatica. La materia inerte da sola, tuttavia, non avrebbe potuto produrre il mondo, in cui si trova, ovviamente, una particella della Divinità. Così le varie scuole gnostiche elaborarono varie spiegazioni sull’origine del mondo, che consiste di particelle di luce precipitate nell’oscurità della materia.

Per risolvere questo problema, gli Gnostici ritennero necessario escogitare un complesso sistema di eoni, esseri che emanano o fluiscono dall’Assoluto come una serie di cascate. In certi sistemi gnostici il numero di intermediari fra il Grande Inconoscibile e il mondo materiale era trentadue, numero magico derivato dalla Kabbala. Più lontano un eone era dall’Assoluto, più debole era l’influenza della Divinità su di esso; e ne conseguiva un aumento dell’oscurità della materia. Il primo eone emanato dall’Assoluto venne chiamato Demiurgo: il creatore del mondo, composto di elementi spirituali mescolati alla materia. La materia è l’eone più basso, considerato equivalente al male. Coloro che seguono una vita spirituale sono oppressi dai limiti dell’oscurità, poiché - loro malgrado - sono prigionieri del mondo inferiore. Essi desiderano raggiungere un piano più alto di esistenza, ed unirsi alla vita dell’Assoluto. Tale unione si realizza grazie alla conoscenza dei misteri dell’esistenza: la gnosi.

Poiché gli Gnostici consideravano malvagia la materia, essi non potevano accettare la realtà dell’incarnazione del Messia. Un essere spirituale come Cristo non avrebbe mai potuto entrare in contatto diretto con la materia: apparve dunque l’eresia del docetismo (da dokeo: apparire, sembrare), per cui il Cristo aveva solo assunto l’apparenza di un uomo, mentre in realtà era puro spirito.

Verso la fine del III secolo le sette gnostiche erano ormai in declino; ma le loro idee esercitarono una forte influenza su molti movimenti occulti posteriori, come la Massoneria, la Teosofia, l’Antroposofia; ed anche sulle scuole filosofiche di Jacob Boehme, Schopenhauer, Swedenborg, Paracelso, Schelling ed altri.

Lo Gnosticismo, dunque, introdusse vari esseri intermedi, gli eoni, fra il Dio Assoluto e il mondo inferiore. In alcune scuole era il Demiurgo questo essere intermedio; mentre in altre era il Logos, la Sophia, l’anima del mondo, il “principio femminile”, etc. Queste dottrine sono alquanto confuse e contraddittorie nei loro dettagli. Ciò che hanno in comune è l’idea dell’ emanazione dalla Divinità: in altri termini, un’altra variante del solito vecchio panteismo.

Bisogna notare che, disgraziatamente, la tentazione di creare un “ponte” fra il Creatore e la Sua creazione ha contagiato anche una certa teologia russa, primo fra tutti Vladimir Soloviev. Numerosi scrittori religiosi russi, fra cui l’Arciprete Paul Florensky, l’Arciprete Sergio Bulgakov, il Prof. Nicholas Berdiaev ed alcuni teologi della scuola teologica di Parigi adottarono le idee gnostiche di Soloviev e scrisse interi capitoli sulla Sophia, l’anima del mondo e l’ “aspetto femminile di Dio”.

In un’appendice separata parleremo ancora di altri movimenti occulti come l’Antroposofia, il Rosicrucianesimo, il Krishnaismo, Eckankar, l’Agni Yoga di Rerikh, etc. Bisogna comunque ricordare che, nonostante alcune differenze esteriori, tutti questi insegnamenti si basano sull’idea panteistica di un Dio impersonale. 

 

Conclusione

Volenti o nolenti, viviamo in un’epoca in cui ogni sorta di dottrine indù ed occulte proliferano selvaggiamente, giungendo a cancellare le tradizionali idee cristiane dal cuore della società. L’autore del libro della Rivelazione ci ha tramandato una visione dei tempi ultimi:

"Vidi poi una bestia che saliva dal mare; aveva dieci corna e sette teste; sulle corna v’erano dieci diademi e le teste portavano nomi blasfemi ... Così aprì la sua bocca blasfema contro Dio, lanciando bestemmie contro il Nome e la dimora di lui, contro tutti gli abitanti del cielo ... L’adoreranno tutti gli abitanti della terra, il cui nome fin dall’origine del mondo non sta scritto nel libro della vita dell’Agnello immolato.” (Ap 13:1, 6, 8). Queste parole si riferiscono a Babilonia: un governo mondiale che unirà tutte le nazioni della terra, ed eserciterà il più stretto controllo sui vari ambiti della  vita pubblica e privata.

Non rientra nei fini del presente scritto trattare gli aspetti politici dell’argomento, né i mezzi che potrebbero essere usati per realizzare questo governo mondiale; ma è necessario fare qualche accenno all’aspetto spirituale di tutto ciò. Bisogna anzitutto notare che il drago della Rivelazione ha molte teste. Se la testa può essere considerata un simbolo di saggezza e conoscenza, la moltitudine di teste sembrerebbe riferirsi alla molteplicità e diversità delle idee che formeranno la base ideologica della futura Babilonia.

Né il Cristianesimo né ogni altra religione esistente, presa singolarmente, potrebbe soddisfare i desideri e i gusti di tutte le nazioni. Ma qualcosa come il movimento “New Age”, con i suoi metodi di marketing e la sua capacità di assimilare “tutto il meglio” dalle diverse religioni, potrebbe essere adatto ad unire tutta l’umanità sotto l’egida di una pan-religione universale. Non sappiamo ancora quali saranno i particolari di questa futura religione; ma possiamo tuttavia affermare, con una qualche certezza, che il suo principio unificatore sarà il concetto il un Dio impersonale, come in tutte le sette indù ed occulte. Questo concetto sarà la spina dorsale che unirà le teste, il corpo e la coda del mostro infernale.

Nella libro della Rivelazione, il riferimento all’ “adorazione della bestia” non significa tanto l’accettazione di un particolare sistema politico, quanto l’adesione ad un’ideologia anti-cristiana. Il Dio personale non verrà formalmente  negato: più probabilmente, Egli sarà ignorato come se non esistesse affatto. Quanto a Cristo, verrà relegato al modesto ruolo di uno dei molti maestri  della razza umana. 

Una famosa leggenda della mitologia greca narra la vittoria di Ercole sull’idra dalle nove teste. In questa eroica battaglia, Ercole riuscì a sconfiggere l’idra solo quando tagliò tutte le sue teste. Questo, ovviamente, è un mito; e le teste del drago della Rivelazione non saranno così facili da tagliare. In un senso spirituale, l’idra dalle molte teste rappresenta gli insegnamenti delle sette indiane ed occulte, che rovinano milioni di anime con le loro idee e metodi pseudo-religiosi. Il libro della Rivelazione descrive il mostro dalle molte teste come feroce e assetato di sangue: ma questi sono, in realtà, gli effetti spirituali delle sue azioni. Il suo aspetto esteriore, al contrario, sembrerà a tutti innocuo, addirittura amichevole e sorridente; così attirerà a sé la gente, che non sospetterà di nulla. Altrimenti – è lecito chiedersi – come potrebbe un tale mostro infernale riuscire a distruggere tante anime umane?

Il fedele Cristiano non deve necessariamente dare battaglia a ciascuna delle teste del mostro: non deve confutare ogni idea dell’Induismo o del Teosofismo. Per sconfiggere il mostro è sufficiente colpirlo al cuore; e questo “cuore” è il punto fondamentale di tutte le dottrine occulte: la negazione di un Dio personale. Se un Cristiano riconosce con tutto il suo cuore che vi è un Dio personale, che ha creato il mondo, che ci ama, che si preoccupa della nostra salvezza come un Padre sollecito, e che si aspetta la nostra fedeltà, tutte le sofisticate trame degli insegnamenti occulti vengono dissipate come fumo. Non è una guerra visibile e collettiva, bensì un combattimento individuale, un corpo a corpo in cui il Cristiano deve sconfiggere l’inganno del falso misticismo occulto. E’ scritto: colui che sconfiggerà la bestia otterrà la corona della vita. Fortunatamente non siamo soli nel nostro combattimento: al nostro fianco abbiamo il Signore Gesù Cristo. Come Egli ha promesso, nessuno riuscirà a strappare un solo vero credente dalle Sue mani. (Giov 10:28).

Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, salvaci dalla bestia infernale, così che possiamo in eterno glorificarTi, insieme al Padre senza principio ed allo Spirito vivificante. Amen.

 

Il Credo Niceno

Credo in un unico Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, e di tutte le realtà sia visibili che invisibili. E in un unico Signore: Gesù Cristo, il Figlio di Dio, l’unigenito, il generato dal Padre prima di tutti i secoli. Luce da Luce; Dio vero da Dio vero; generato, non creato; coessenziale al Padre; mediante cui tutte le realtà presero esistenza. Che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli e si incarnò dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria, e si fece uomo. E fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, e soffrì, e fu sepolto. E risuscitò il terzo giorno secondo le scritture. E risalì ai cieli e siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà con gloria a giudicare i vivi e i morti; il cui regno non avrà fine. E nello Spirito, che è santo, Signore, vivifico, procede dal Padre, insieme col Padre e col Figlio è adorato e glorificato, parlò per mezzo dei Profeti. E nell’unica, santa, cattolica e apostolica Chiesa. Confesso un unico Battesimo per la remissione dei peccati. Aspetto la resurrezione dei morti. E la vita del secolo venturo. Amen. 

 

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PARTE I
Le dottrine orientali alla luce del Cristianesimo

 

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