ISLAM E CRISTIANESIMO: UNA COMPARAZIONE
Questo testo è la
traduzione di un riassunto di conferenza di un islamologo e teologo cristiano,
riprodotto con permesso dell'autore sul sito http://www.answering-islam.org/.
Si tratta di un buon aiuto al dialogo tra musulmani e
cristiani, e un aiuto a chiarire alcune delle molte mutue incomprensioni sulle
rispettive fedi.
Il
cristianesimo e l'islam condividono molto terreno comune. Entrambi fanno
risalire le proprie radici ad Abramo. Entrambi credono nella profezia, nei
messaggeri (apostoli) di Dio, nella rivelazione, nelle scritture, nella
risurrezione dei morti, e nella centralità della comunità religiosa.
Quest'ultimo elemento è particolarmente importante. Sia il cristianesimo che
l'islam hanno una dimensione comunitaria: ciò che la chiesa è per il
cristianesimo, lo è la "umma" per l'islam.
Nonostante queste significative similarità, tuttavia, queste
due religioni mondiali hanno pure un numero di significative differenze. Vorrei
fare su queste alcuni commenti - non per dedicarmi a un qualunque tipo di
polemica (dato che considero la polemica un segno di immaturità religiosa), ma
per promuovere una migliore comprensione. Un vero dialogo tra religioni si può
costruire solo sulla comprensione sottile, e non sulla caricatura.
Discuterò di queste differenze sotto quattro titoli
generali:
I - La comprensione di Dio
Musulmani e cristiani credono che vi sia un solo Dio / Allah.
La testimonianza fondamentale dell'islam è chiamata 'shahada', e la sua prima
clausola dice "la ilaha illa Allah" - "Non c'è dio all'infuori di Iddio." Questa
è certamente una dichiarazione che anche i cristiani affermano.
Ma come cristiani e musulmani concettualizzino Dio nelle loro
rispettive teologie, è di fatto una cosa alquanto differente. L'enfasi di Dio
nella teologia islamica può essere riassunta in una parola: 'tawhid', che
significa "assoluta unità." I musulmani insistono a dire che non c'è distinzione
nella Divinità. Dio è sublimemente Uno. Così la polemica islamica contro il
cristianesimo si è centrata sulla dottrina della Trinità. Questa è la dottrina
che causa i problemi principali ai musulmani che osservano il cristianesimo. I
musulmani hanno fatto caricature dei cristiani come triteisti colpevoli di
"shirk", vale a dire, di attribuzione di un associato a Dio. Credendo nella
Trinità, dicono i musulmani, i cristiani credono in tre dei. Quest'attitudine è
espressa nel Qur'an:
Non dite "trinità", Desistete. Sarà meglio per voi. Poiché Dio
è Dio Uno (4:171).
Bestemmia chi dice: Dio è uno di tre in una trinità, poiché non
c'è Dio all'infuori del Dio Uno (5:76).
Ma chiunque conosca la teologia cristiana sa bene che la
dottrina della Trinità è stata articolata precisamente in opposizione all'idea
di credere in tre dei! Apparentemente la comprensione della Trinità era molto
inadeguata tra i cristiani con i quali interagirono i primi musulmani. Questi
primi musulmani, pertanto, giunsero a comprendere la dottrina cristiana della
Trinità in termini molto distorti, inadeguati. Sembra persino che alcuni
credessero che i cristiani adorino Maria come parte della Trinità! Questa
incomprensione della Trinità ha trovato espressione nello stesso Qur'an:
Ed ecco, Dio dirà; "O Gesù figlio di Maria! Hai detto tu agli
uomini, "Adorate me e mia madre come dei in deroga di Dio?" (5:119).
Sembra che nell'era del Qur'an molti dessero per scontato che
la Trinità fosse composta dal Padre, dal figlio Gesù, e dalla madre di Gesù
Mariam (Maria)! Così, la Trinità era incompresa.
Con questo non voglio incolpare la gente di allora. La Trinità
non è facile da comprendere; di fatto, è una verità ineffabile, non afferrabile
dalla mente umana. Quante eresie sono sorte nella storia cristiana perché
qualcuno ha tentato di fare detrazioni dal mistero della Trinità, producendo
dottrine più facilmente "digeribili" dalla mente umana. No, la dottrina della
Trinità non può essere ridotta alle pallide categorie della ragione umana. È un
atto di arroganza pensare di poter afferrare il mistero della Divinità! Dunque,
il fatto che la dottrina della Trinità non sia facilmente comprensibile nei
termini della ragione umana non ci dovrebbe preoccupare. Questa è ciò che
dovrebbe essere l'appropriata risposta cristiana a qualsiasi polemica contro la
dottrina della Trinità. Noi in tutta umiltà e sottomissione a Dio possiamo solo
dire questo: Dio ha rivelato Se stesso come Trinità, ovvero il Padre, il Figlio
e il Santo Spirito. Noi non lo comprendiamo razionalmente; qualsiasi spiegazione
a cui arriviamo sarà imperfetta. Ma poiché Dio ha rivelato Se stesso come
Trinità, noi ci sottomettiamo a Lui come Trinità anche se non comprendiamo
completamente come Egli possa essere Trinità! È blasfemo "ridurre" Dio a
qualcosa che possiamo capire. Lo scopo della teologia non è quello di
"accorciare Dio" alla misura della ragione umana, ma di elevare la ragione umana
alla contemplazione del Mistero Divino - il Mistero che ci insegna che il Dio
Uno - in modo ineffabile, incomprensibile - esiste in tre Persone.
Forse il modo migliore per mettere i nostri amici musulmani in
grado di capire perché crediamo che Dio debba essere una Trinità è sottolineare
l'insegnamento fondamentale del cristianesimo su Dio, vale a dire che DIO È
AMORE. Ora, l'amore non può 'mai' essere esercitato in isolamento. Non puoi
essere onni-amante ed essere solo. L'amore si manifesta 'in relazione', e per
tale ragione il Dio che è AMORE deve esistere in una "comunità all'interno di Se
stesso," ovvero, entro una comunità di tre Persone, tra le quali il mutuo amore
è così perfetto, che esse, benché tre, sono perfettamente Uno! Questa è la
fondamentale verità che sta alla base della dottrina della Trinità. Perciò non
cercate di tirar fuori una spiegazione razionale della dottrina della Trinità
per cercare di "provare la Trinità" ai vostri amici musulmani. È uno spreco di
tempo. Piuttosto, cercate di aiutarli a comprendere come l'affermazione del
Mistero della Trinità - nonostante le limitazioni della ragione umana - è parte
della resa e della sottomissione ('islam') del cristiano al Dio che è al di là
di ogni comprensione! Noi ci arrendiamo alla tuttasanta Trinità non perché
possiamo comprendere questo sublime Mistero, ma semplicemente perché questo è
ciò che Dio ha rivelato di essere.
È da questa stessa prospettiva - che DIO È AMORE - che dovremmo
cercare di spiegare come Gesù possa essere il Figlio di Dio. Tale dichiarazione
è blasfema per i musulmani; essi credono che Dio sia "ben al di sopra"
dell'avere un figlio. Al contrario, i cristiani vedono la Figliolanza di Gesù
non come una bestemmia ma come una testimonianza dell'amore divino, che è così
intenso (di nuovo, al di là di ogni comprensione umana) che Dio non si è
accontentato unicamente di benedire la sua creazione dall'esterno. No, di fatto
si è umiliato fino al punto di divenire parte della sua creazione attraverso
l'Incarnazione del suo Figlio Gesù Cristo! Divenendo parte dell'ordine creato,
prendendo una piena e completa natura umana, Dio ha santificato l'umanità
"dall'interno," per così dire. Sia l'islam che il cristianesimo dicono che Dio è
totalmente altro e al di là della comprensione umana, completamente al di là
dell'abilità umana di comprenderlo, eppure i cristiani aggiungono qualcosa di
completamente differente: che Dio ha santificato il mondo degnandosi di divenire
parte di esso, amandoci a tal punto da essere disposto a "scendere dal suo
trono", a divenire parte di questo caos che chiamiamo mondo. In questa audace -
e meravigliosa - asserzione, il cristianesimo si separa sia dal giudaismo che
dall'islam, che sottolineano la totale alterità e trascendenza di Dio, al punto
che è per loro incomprensibile che Egli possa divenire parte dell'ordine
creato.
Noi cristiani non dobbiamo mai perdere di vista il fatto che
anche se siamo trinitari, affermiamo che vi è solo "un Dio". Di fatto, i
cristiani ortodossi arabi del Medio Oriente dicono sempre: "Nel nome del Padre e
del Figlio e del Santo Spirito, IDDIO UNO!" (in arabo: "Bismilabi wal-ibni
war-ruhi-l-quddus, ALLAH WAHID!"). Questo per mostrare che nell'affermare la
Trinità, noi non neghiamo in alcun modo che Dio sia uno.
II - La comprensione della rivelazione
Il cristianesimo crede che Dio si sia rivelato per redimerci,
per salvarci - e cioè per portarci a una pienezza di vita, liberi dai legami del
peccato sia in questo mondo che nel mondo a venire. Secondo l'islam, invece, la
rivelazione non ha lo scopo della redenzione, ma quello della "guida". Ovvero,
la rivelazione di Dio intende fornire ai viventi una guida per la vita in questo
mondo.
Nel cristianesimo, la rivelazione è mediata. Noi crediamo che
la Bibbia sia la parola di Dio, ma non crediamo che questa parola sia stata
trasmessa meccanicamente da Dio attraverso certe persone, come se queste fossero
"canalizzatori" di qualche genere. I cristiani sostengono che la Bibbia sia
stata scritta da esseri umani sotto ispirazione divina, l'ispirazione dello
Spirito Santo. La rivelazione divina è stata così "filtrata" attraverso una
lente umana e scritta in parole umane e all'interno della storia umana. È per
questo che le nostre scritture si riferiscono a circostanze storiche; descrivono
non qualche rivelazione mistica e a-storica di Dio, ma piuttosto sono cronache
dell'intervento meraviglioso di Dio nella storia umana.
Nell'islam, invece, il Qur'an è considerato la parola
"immediata" di Dio. In altre parole, l'islam sottolinea con molta forza che nel
ricevere la sua rivelazione Muhammad era analfabeta - e pertanto completamente
passivo. Egli ha semplicemente recitato ciò che gli è stato immesso in bocca,
senza alcun apporto da parte sua. ("Qur'an" significa "recitazione.") Il Qur'an
- che è visto come eternamente esistente in cielo - è semplicemente disceso (un
altro nome per il Qur'an è 'at-tanzil', "ciò che è disceso") e si è espresso
passando attraverso Muhammad come strumento passivo di rivelazione. Chiunque sia
familiare con la teoria linguistica critica moderna metterebbe in dubbio questo
punto di vista. Secondo tale teoria, 'ogni' comunicazione è mediata; appena un
pensiero è messo in parole, è mediato. Il fatto stesso che un pensiero sia messo
in parole significa che esso viene "elaborato" e passato attraverso una lente
umana, per così dire. Tutto il proposito della rivelazione è che Dio, i cui
pensieri sono così superiori ai nostri, possa mediare la sua comunicazione a noi
attraverso il linguaggio umano. Dio non pensa in linguaggio umano; dire così
significa limitare la sua onniscienza, che è ben oltre le limitazioni del
linguaggio umano! Così i cristiani devono mettere in discussione il punto di
vista islamico della "rivelazione immediata" su basi sia linguistiche che
teologiche.
Si dovrebbe anche notare che l'islam è una religione molto più
'librocentrica' del cristianesimo. È sbagliato dare per scontato che il Qur'an
sia per il musulmano ciò che il Nuovo Testamento è per il cristiano. Non è così!
L'analogia appropriata è questa: ciò che il Qur'an è per il musulmano, 'Cristo
stesso' è per il cristiano. Noi non siamo centrati sul 'libro'; siamo centrati
sulla 'Persona' (vale a dire, 'cristocentrici')! I musulmani dicono che il
Qur'an è il Verbo Eterno di Dio; ma noi non diciamo che il Nuovo Testamento è il
Verbo Eterno di Dio. Solo "Cristo" è il Verbo Eterno! Pertanto siate sensibili
verso i musulmani. Non insultate mai il Qur'an; insultare il Qur'an sarebbe
tanto offensivo per un musulmano quanto insultare Cristo sarebbe per un
cristiano! A proposito, i musulmani, affermando l'eternità del Qur'an, devono
affrontare un problema teologico che è direttamente analogo a quello affrontato
dai cristiani che affermano che Cristo è il Verbo, che esiste da tutta
l'eternità. I musulmani ci chiedono come noi cristiani possiamo dire che c'è un
Dio, che è l'unico eterno, eppure sostenere che Cristo sia esistito da tutta
l'eternità. Ci accusano di ascrivere un associato a Dio quando affermiamo ciò.
Ma essi si trovano di fronte al nostro stesso problema quando insegnano
l'eternità del Qur'an. Come si può sostenere che qualcosa che non è Dio - vale a
dire il Qur'an - esiste da tutta l'eternità senza ascrivere un associato (in
questo caso un oggetto, piuttosto che una persona!) a Dio? È interessante che
sia i cristiani che i musulmani abbiano risolto questi dilemmi teologici
paralleli virtualmente nello stesso modo: l'islam asserisce che, dato che il
Qur'an è il Verbo di Dio, è sempre coesisitito con Dio - "come parte di Dio,"
per così dire, dato che Dio non potrebbe mai essere senza il suo Verbo. Noi
usiamo lo stesso ragionamento nel difendere la dottrina cristiana dell'eternità
di Cristo: Come Verbo di Dio, Cristo è sempre esistito con Dio il Padre. Cristo
è co-eterno al Padre poiché Dio il Padre non potrebbe mai esistere separato dal
suo Verbo! Un Padre della Chiesa orientale, Gregorio di Nissa, spiegò questo
Mistero nel modo seguente: Dio ha fin dall'eternità pronunciato il suo Verbo
(ovvero, suo Figlio). e quando fin dall'eternità ha pronunciato il Verbo, è
uscito fin dall'eternità dalla sua bocca lo Spirito (ovvero il Santo Spirito,
"ruh ul-quddus"), per mezzo del quale il Verbo è stato pronunciato. (Il respiro,
dopo tutto, è necessario al discorso!)
Così, fin da tutta l'eternità, il Verbo e lo Spirito sono
co-esistiti con il Padre! L'islam sostiene la stessa cosa riguardo al Qur'an
come Verbo di Dio! Vedete la similarità nel ragionamento?
In breve, mentre sia l'islam che il cristianesimo affermano che
Dio ha parlato e ha rivelato Se stesso all'umanità, v'è ancora una grande
differenza: mentre l'islam insegna che il Qur'an è il Verbo di Dio all'umanità,
il cristianesimo proclama che Gesù stesso è il Verbo di Dio all'umanità. Per
l'islam, perciò, Dio ha parlato attraverso un Libro: per il cristianesimo, al
contrario, Egli ha parlato attraverso una Persona. Nell'islam, il Libro arabo
scritto è la meraviglia; nel cristianesimo, la Persona di Cristo è il vero
miracolo! I cristiani credono che se l'Onnipotente Iddio può rivelare
perfettamente la sua volontà attraverso un Libro, come i musulmani asseriscono,
sicuramente Egli può fare altrettanto e anche più perfettamente e pienamente
attraverso una Persona. Infatti se Dio è un Dio personale, allora una vita
personale sarà chiaramente un modo molto migliore di rivelare Se stesso rispetto
a qualsiasi Libro, per quanto eccellente questo possa essere.
Dobbiamo anche menzionare qui un altra argomentazione standard
dei musulmani contro i cristiani: che le loro scritture abbiano sofferto
corruzione e distorsione. Questa è chiamata la dottrina del 'tahrif'.
L'articolazione della dottrina del 'tahrif' è iniziata con il
Qur'an stesso. L'islam affermava la veracità delle rivelazioni precedenti date
al Popolo del Libro; in teoria, esse erano pienamente coerenti con il Qur'an.
Ebrei e cristiani, perciò, erano esortati ad accettare la rivelazione data
attraverso Muhammad:
O voi Popolo del Libro! Credete in quanto Noi abbiamo (ora)
rivelato, confermando ciò che era (già) con voi. (4:47)
E questo è un Libro che Noi abbiamo inviato, che porta
benedizioni e che conferma (le rivelazioni) giunte prima di esso. (6:92)
Quando ebrei e cristiani portarono argomentazioni contro
Muhammad e i suoi seguaci sulla base di ciò che insegnavano le loro scritture,
tuttavia, i musulmani dovettero prendere in considerazione le discrepanza. Come
poteva il testo dell'Antico e del Nuovo Testamento contraddire quello del Qur'an
se quest'ultimo era una conferma dei primi?
Un certo numero di risposte si trova nelle 'sure' di Medina.
Gli ebrei sono accusati di pervertire coscientemente la parola di Dio dopo
averla ascoltata e compresa (2:75). Alcuni di fatto "scrivono il Libro con le
loro mani e dicono, 'Questo è da Dio'" (2:79); questi "trasgressori hanno
cambiato la parola da ciò che era stato dato loro" (2:59). Altri corrompono il
testo spostando parole, cambiandole dal loro posto giusto (4:46, 5:14), o
"distorcendo" le loro lingue e pronunciandolo in modo non corretto:
V'è tra di loro una sezione che distorce il Libro con le loro
lingue. (Mentre leggono) penseresti che sia parte del Libro, ma non è parte del
Libro; ed essi dicono, "Questo è da Dio," ma non è da Dio. (3:78)
Tra gli ebrei vi sono quelli che spostano le parole ... e
dicono: "Udiamo e disobbediamo ... con una distorsione delle loro lingue....
(4:46)
Per di più, si lancia l'accusa di occultamento (ikhfa') contro
la Gente del Libro. Essi conoscono la verità così come conoscono i loro figli,
"ma alcuni di loro la nascondono (2:146); essi pertanto "inghiottono fuoco" e
riceveranno una dolorosa pena per la loro duplicità (2:159; 2:174). "Perché
vestite la verità di menzogna," si chiede al Popolo del Libro, "e nascondete la
verità mentre avete la conoscenza?" (3:71) Muhammad è descritto come colui che è
inviato a rivelare loro molto di quanto erano soliti nascondere nel loro Libro
(5:16). Gli ebrei sono inoltre rimproverati per avere smembrato la Torah
sistemandola in fogli separati "per metterla in mostra" mentre nascondevano
molto dei suoi contenuti (6:91). Dei cristiani, si dice che "hanno dimenticato
una buona parte del messaggio che è stato inviato loro" (5:15).
Era un modo creativo di tentare di spiegare le discrepanze tra
il Qur'an e le scritture precedenti, ma un modo che non ha assolutamente alcuna
base nella tradizione manoscritta. Chiunque abbia studiato i manoscritti delle
scritture ebraiche e cristiane sa che non esiste alcuna prova della corruzione
postulata dalla dottrina del 'tahrif'. Di fatto l'evidenza dei manoscritti, se
prova qualcosa, prova quanto accuratamente siano stati tramandati i testi
dell'Antico e del Nuovo Testamento!
III - La comprensione del peccato e della
salvezza
Il peccato e la salvezza sono categorie centrali nella teologia
e nella spiritualità cristiana. Il cristianesimo insegna che gli effetti del
peccato originale hanno corrotto il mondo e gli esseri umani che vi abitano.
Nell'islam, invece, non esiste una cosa simile al peccato originale. Il Qur'an
dice invero che Adamo ed Eva hanno peccato, ma secondo la credenza islamica, si
sono pentiti e sono stati pienamente perdonati, tanto che il loro peccato non ha
avuto ripercussioni sul resto della razza umana.
Credo che il rigetto islamico del peccato originale sia in
realtà un rigetto di una 'comprensione specifica' - quella che io considererei
una comprensione 'ristretta' - del peccato originale. L'islam rigetta la
dottrina del peccato originale che asserisce che tutti gli esseri umani hanno
ereditato la colpa - la colpevolezza - del peccato di Adamo ed Eva. Questo
sembra ingiusto ai musulmani: Perché dovremmo accettare la colpa per la
disobbedienza di qualcun altro?
Per rispondere a questa domanda, noi cristiani dobbiamo andare
al di là di una ristretta comprensione agostiniana del peccato originale, la
visione che "in Adamo tutti abbiamo peccato." I calvinisti hanno in seguito
portato questo punto di vista all'estremo, dicendo che il risultato del peccato
di Adamo è la totale depravazione umana; vale a dire, che il peccato originale
ha reso gli esseri umani completamente incapaci di fare alcunché di buono senza
l'assistenza della grazia divina! Una simile nozione è completamente
incomprensibile per i musulmani!
Vi sono tuttavia altre (a mio parere, migliori) comprensioni
del peccato originale nella storia della teologia cristiana. Queste possono
spiegare il peccato originale all'interessato musulmano in termini più
accettabili. I cristiani occidentali (sia protestanti che cattolici) hanno
bisogno di muoversi al di là della consueta comprensione agostiniano-calvinista
del peccato originale e guardare all'antico Oriente cristiano per quelle che io
considererei le spiegazioni più soddisfacenti. Il cristianesimo orientale
comprende il peccato originale in questo modo: Nessun peccato commesso è privo
di effetti. Ogni peccato che voi e io commettiamo - ogni peccato mai commesso -
turba l'intero cosmo. Il vostro peccato non ha solo effetto su di voi ma su
chiunque altro e su qualunque altra cosa. Ogni peccato che voi e io commettiamo
ha un riverbero in tutto il mondo, in tutto il cosmo. Ogni boccata della vostra
sigaretta inquina l'aria che tutti gli altri respirano, per così dire. Così
quando l'Antico Testamento sostiene che i peccati del padre ricadranno sui
figli, non sta annunciando una minaccia; sta semplicemente descrivendo la
realtà. Pensate a questa frase, e io penso che riconoscerete che è vera. È
realistico sostenere, come fanno i musulmani, che il peccato di Adamo ed Eva -
il primo della razza umana! - non abbia avuto effetti nel mondo in cui tutti gli
altri esseri umani sono nati? Penso di no!
No, il peccato ha veramente un "effetto a valanga": si accumula
per tutto il corso della storia umana, creando un impatto su tutti quelli che
nascono nel mondo. (Di fatto, percepiamo gli effetti del peccato anche prima
della nostra nascita, mentre siamo ancora nel grembo di nostra madre!) Ciò che
ha iniziato questo effetto è stato il peccato di Adamo ed Eva - il primo
peccato, o quello originale, in questo processo. Per i cristiani orientali, dire
che tutti soffrono gli effetti del peccato originale non significa dire che
tutti sono "nati colpevoli" ma piuttosto che tutti gli esseri umani devono fare
i conti con la potente forza del peccato che si è accumulata dal peccato dei
nostri Progenitori fino al giorno presente. Se spiegassimo in questo modo il
peccato originale ai nostri fratelli musulmani, forse sarebbe più comprensibile
per loro (e per noi, potrei aggiungere!).
Una volta che uno comprende il peccato originale in questo
modo, penso che il bisogno della salvezza - l'abilità di liberarsi dagli
opprimenti legami del peccato che sono cresciuti sempre più forti attraverso i
secoli - divenga evidente. Con gli effetti del peccato ovunque attorno a noi,
abbiamo una innegabile propensione al peccato; e nessuno di noi è capace di
liberarsi da solo dalla presa del peccato. Dato che l'islam ha comprensibilmente
reagito contro la comprensione deficitaria del peccato originale che ho
descritto prima, ha avuto una tendenza a non essere ricettivo a questa
comprensione più realistica degli effetti pervasivi del peccato su tutti gli
esseri umani. Perciò, non vede alcun bisogno di salvezza; non può capire come la
morte e la risurrezione di Cristo portino salvezza. "Salvezza da cosa?" ci
chiedono. Così come è impensabile per i musulmani che una persona debba
prendersi sulle spalle la colpa del peccato di un'altra persona, è impensabile
che un'altra persona (in questo caso, Cristo) sia in grado di pagare la penalità
dei peccati di un'altra persona.
Inoltre, poiché i musulmani credono che i profeti siano senza
peccato (questa dottrina è nota come isma'), sembra loro una bestemmia dire che
Cristo sia morto della morte vergognosa di un peccatore sulla croce. Essi
pertanto negano che sia stato Gesù a essere crocifisso; dicono che fu Giuda (che
Dio rese simile d'aspetto a Gesù in modo che soffrisse la sua giusta pena per il
tradimento). Per mezzo di questa storia, i musulmani si vedono come protettori
dell'integrità profetica di Gesù, dato che un vero profeta, secondo l'islam, non
potrebbe soffrire l'indegnità toccata a Gesù. I musulmani affermano che Gesù sia
asceso al cielo ma negano che sia morto sulla croce.
Ma torniamo al nostro punto principale: dato che i musulmani
non riconoscono il potere universale e corruttivo del peccato, lasciato senza
freni come risultato del peccato originale, essi non vedono un bisogno di
salvezza nel senso cristiano. Se non esiste una peccato che abbia su di voi una
presa soffocante, non avete bisogno di esserne salvati. Ciò che avete da fare,
secondo la prospettiva islamica, è vivere una buona vita, compiacendo Dio in
tutto ciò che fate. Sottomettetevi a Dio e seguite le Sue direttive. La
religione, per il musulmano, non significa salvezza dal peccato; significa
seguire il sentiero retto, o la shari'a, circoscritto dalla legge islamica.
Mentre il cristianesimo è una fede che si preoccupa principalmente di
"ortodossia," o "retta fede," l'islam è una fede che si preoccupa principalmente
di "ortoprassi," o retta pratica. È una religione della legge, e vede nel
rigetto della legge operato dal cristianesimo (come insegnato da San Paolo nei
suoi scritti, specialmente Romani e Galati) come una seria deficienza nello
stile di vita cristiano. Questo, naturalmente, non significa che l'islam non si
preoccupi affatto della retta dottrina, né che il cristianesimo non si preoccupi
affatto della retta pratica. Significa semplicemente che l'enfasi delle due
religioni è differente.
Ma questa differenza di enfasi è molto importante. Se uno
riconosce il potere pervasivo del peccato, la salvezza non è solo un'opzione; è
una necessità. I cristiani lamentano il fatto che una presentazione viziata del
peccato originale abbia condotto l'islam dei primordi a "gettare via il bambino
con l'acqua del bagno" riguardo alla loro comprensione del peccato. Reagendo
contro una comprensione anemica del peccato originale, così come ho descritto, i
musulmani hanno mancato quella che i cristiani considerano la verità centrale
dell'esistenza umana: che a prescindere da quanto rigidamente uno cerchi di
conformarsi alla "retta pratica," cadrà ben prima della meta prevista. Noi non
possiamo vivere il tipo di vita voluto da Dio con le nostre forze... Ed ecco
perché la salvezza è necessaria.
Tali questioni, naturalmente, sono molto profonde, e io non
pretendo di avere esaurito ciò che se ne dovrebbe dire. In questa parte della
mia presentazione, ho semplicemente voluto far notare la divergente comprensione
cristiana e islamica dei punti cruciali del peccato e della salvezza.
IV - La comunità religiosa
Permettemi di concludere con un tema che riverbera nei cuori sia dei musulmani che dei cristiani: la comunità religiosa. Ciò che la chiesa è per i cristiani, la " umma" è per i musulmani.
I cristiani e i musulmani si considerano allo stesso modo
responsabili davanti a una comunità di fede. Non è abbastanza credere isolati;
dobbiamo collegarci a fratelli e sorelle nella fede.
Nondimeno, vi sono alcune differenze degne di nota tra la
visione cristiana e quella musulmana di comunità religiosa. Non c'è ministero
ordinato o "gerarchia" nell'umma islamica. Inoltre, nell'umma islamica c'è un
accento maggiore sull'omogeneità - su di un comune modello di vita in tutto il
mondo islamico, regolato dalla 'sharia', o legge religiosa - che nella
generalità della chiesa cristiana. I cristiani hanno cercato di "incarnare" il
cristianesimo per quanto possibile nella cultura locale. Per esempio, la Bibbia,
gli inni e i testi liturgici sono tradotti nella lingua locale e adattati alla
cultura locale. Al contrario, uno deve imparare l'arabo se vuole essere un buon
musulmano. Il Qur'an è considerato "intraducibile"; cioè, per il musulmano il
messaggio del Qur'an è inestricabilmente legato alla lingua originale. Sì, uno
può cercare di rendere il testo del Qur'an in inglese, francese, tedesco, etc.,
ma allora non è più davvero il Qur'an, ma solo una sua interpretazione. Così,
quando fece la sua famosa traduzione del Qur'an in inglese, il convertito
britannico all'islam, Marmaduke Pickthall, non chiamò la sua opera 'Il Glorioso
Corano', ma 'Il SIGNIFICATO del Glorioso Corano'. Una traduzione è pertanto
vista come una deviazione. Per il musulmano, l'arabo è una lingua sacra; perciò
uno può percepire la perfezione e l'inimitabilità (i`jaz) del Qur'an solo in
arabo, secondo l'islam.
Inoltre, musulmani e cristiani hanno differenti comprensioni
del culto. Ora, riconosco che è difficile parlare di "culto cristiano" come di
un singolo fenomeno, perché, come tutti sappiamo, vi sono molte, molte
differenti tradizioni di culto nel cristianesimo. Differenti denominazioni
pregano in modi marcatamente differenti, rispondendo a differenti contesti
sociali e culturali. Nell'islam, tutti i musulmani pregano nello stesso modo, in
tutto il mondo, senza variazioni significative, a prescindere dal contesto
sociale e culturale. In tutta onestà, mi sembra che ci siano punti di forza sia
nell'enfasi cristiana sull'adattabilità che nell'enfasi musulmana
sull'uniformità.
Quando si discutono le differenze tra il culto cristiano e quello musulmano, dovremmo anche notare che i musulmani sono molto attenti non solo agli aspetti interiori del culto, ma anche agli aspetti esteriori. In questo i musulmani hanno molto più in comune con il cristianesimo orientale che con il cristianesimo occidentale, specialmente il protestantesimo. Come i cristiani orientali, i musulmani usano l'intero corpo in preghiera. Entrambi, per esempio, fanno prosternazioni a Dio nel proprio culto. Questo sembra strano a molti protestanti, il cui culto consiste nello stare seduti (o forse qualche volta in piedi) in un ambiente confortevole (banchi con cuscini, chiese con aria condizionata, etc.) Ciò che uno fa con il corpo nella maggior parte del culto cristiano occidentale sembra quasi privo di importanza. Non così nell'islam. La sottomissione dello spirito è simbolizzata dai gesti di sottomissione del corpo, fatti secondo uno schema ritualizzato. I musulmani hanno vita molto più facile, pertanto, a comprendere lo spirito che sta dietro al culto liturgico altamente sviluppato dei cristiani orientali, rispetto alla comprensione di ciò che considerano l'eccessivamente informale e sregolato culto dei cristiani evangelici. Per me questo è un tema interessante nelle relazioni tra cristiani e musulmani che ha bisogno di essere esplorato più pienamente nel mondo accademico e nel dialogo inter-religioso: cristiani e musulmani hanno bisogno di esaminare più pienamente - e più obiettivamente - le similarità e differenze tra le loro esperienze di preghiera e di culto.